Seabo sta mutando: si tuffa nel gas e nelle centrali, andrà in borsa, grandi società la finanziano.
 

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Ravenna
Con 11 partner nasce Eos Energia gestirà due miliardi di metri cubi di gas

Si chiama Eos Energia Spa, l'ultima nata nel mondo di Seabo e delle ex municipalizzate. Nasce per comprare e vendere due miliardi e mezzo di metri cubi di gas sui 70 miliardi che vengono consumati ogni anno in Italia ed è il secondo operatore del settore dopo Plurigas (la società costituita da Aem Milano, Asn Brescia e Amga Genova).
Eos avrà sede a Ravenna, che nel mondo dell'estrazione e della distribuzione di metano è un po' la capitale della regione. A farne parte sono gli stessi soci di Casa Web (Seabo, Ami Imola, Area Ravenna, Cis Forlì) più un gruppo di altre società del gas (Cesena, Rimini, San Clemente, Savignano) e di società multiservizi (Agea Ferrara, Aspes Pesaro e Asm Rovigo).
Undici partner per un business da mille miliardi.
06/06/2001 08:25


Aldrovandi: "Contro l'ingorgo di troppe ex municipalizzate"
Seabo, pronta alla borsa già alla fine dell'anno

LUCIANO NIGRO

«QUANDO portare in Borsa Seabo? L'ideale sarebbe arrivarci alla fine dell'anno». E' un annuncio a sorpresa questo di Stefano Aldrovandi. Il vertice della Spa dell'acqua, del gas e dei rifiuti intende tagliare il traguardo di piazza Affari tra pochi mesi, ben prima di quanto fino ad oggi immaginato. Mentre all'Aeroporto e in Fiera da anni si parla di privatizzazioni, il presidente della più grande Spa pubblica di Bologna rivela di essere già pronto al grande salto sul mercato. E' trascorso appena un mese da quando Aldrovandi ha presentato ai soci l'indagine dell'advisor (Abn Amro) sulle possibili vie per la privatizzazione di una azienda valutata tra i 1100 i 1200 miliardi, con 1800 dipendenti. Ma il gran lavoro è stato fatto prima, in silenzio, negli ultimi due anni. La società con la Falk per l'inceneritore del Frullo, Casa.Web, poi Energia Italia con Cir e Montepaschi per l'acquisto di centrali elettriche, e nei giorni scorsi Eos Energia Spa, per l'acquisto di gas metano. Ora Aldrovandi, dopo aver perfino evitato la parola per due anni, spinge sull'acceleratore delle privatizzazioni.
Perché tanta fretta, Aldrovandi?
«Con la quotazione a fine anno sfrutteremmo il momento della presentazione di una buona semestrale ed eviteremmo l'ingorgo di un arrivo in borsa di troppe aziende ex municipalizzate».
Nasconde nella manica una semestrale bomba?
«Semplicemente buona. Siamo un'azienda al passo lento e cadenzato».
Qual è l'obiettivo della privatizzazione, ingegnere? Fare cassa per pagare il metrò?
«L'ha già anticipato l'assessore Galletti. L'obiettivo primo è valorizzare l'azienda. Questo ormai è chiaro a tutti, dai dirigenti, ai dipendenti agli azionisti. Qui dentro le paure di una vendita sono passate perché è evidente che prima di tutto viene il futuro dell'azienda. Di un'azienda che ha i numeri per crescere e per diventare il terzo polo italiano dopo Roma e Milano».
Non starà esagerando, Aldrovandi? Al mercato Roma e Milano & c. ci sono arrivati da un pezzo.
«Neppure noi siamo stati con le mani in mano. Quest'azienda ha competenze straordinarie e può giocare un ruolo chiave in campi innovativi».
Pensa a Casa.Web?
«Alle telecomunicazioni, certo, ma soprattutto all'energia. Dai nostri soci abbiamo ottenuto il via libera ad un investimento fino a 150 miliardi nella partita delle centrali elettriche. Siamo nell'unica cordata italiana che concorre per Elettrogen e le altri centrali. Le altre cordate come è noto sono controllate dagli spagnoli (Endesa), dai francesi (penso all'ingresso di Edf in Edison) e anche Interpower che comprende Milano e Roma, ma è controllata dagli svizzeri di Atel».
Centocinquanta miliardi sono un bel gruzzolo.
«E questo spiega quanto i soci credano nell'azienda».
Vuole dire che di vantaggi dalla privatizzazione i soci non ne avranno?
«Ne avranno, ma prima di tutto viene la crescita di un'azienda che può diventare il terzo polo in Italia. Di questo sono certo».
Come avete fatto a convincere azionisti e sindacati?
«Mettendo la crescita industriale al primo posto. Prima i progetti di crescita, poi la finanza. Abbiamo messo da una parte ogni idea speculativa o consociativa e ci siamo concentrati sulle possibilità di crescita di un'azienda straordinaria il resto è venuto da sè».
Il modello Casa.Web, come dice qualcuno.
«E' il modello Seabo, in realtà, che abbiamo applicato ad ogni settore di attività. L'ultima soddisfazione ci è venuta da Engeneering che ha rilevato per 5,5 miliardi il 40% del nostro centro elaborazione dati che pareva da buttare»
Come avete chiuso il bilancio 2000?
«A 720 miliardi di fatturato, con un margine operativo lordo molto buono: 120 miliardi».
E gli utili?
«L'utile lordo salirà da 30 a 38 miliardi. Il netto, invece, sarà sensibilmente più basso, ma solo perché quest'anno non beneficeremo più, come nel passato, dei vantaggi fiscali della fusione. Dunque torneremo a pagare le tasse».