Santarcangelo di Romagna (RN)

Il giovedì 20 giugno 2002, il tema della centrale termoelettrica a metano è stato il primo argomento trattato dal Consiglio della Comunità Montana, un organismo che comprende anche i quattro comuni più direttamente coinvolti. Vi ha partecipato anche Nando Fabbri, Presidente della Provincia di Rimini. Davanti a un numeroso pubblico, Mirella Venturini ha parlato dei problemi posti da questo impianto, sollecitando un intervento diretto delle autonomie locali per contrastare un eventuale avvio della procedura. I suoi emendamenti sono stati tutti accolti, per cui i quattro Comuni della Valmarecchia e la provincia di Rimini sono impegnati ad inoltrare i ricorsi di opposizione se la multinazionale deciderà di procedere. Rumoreggiati i consiglieri di Forza Italia e addirittura fischiato il consigliere di Rifondazione che ha riconfermato la sua posizione favorevole alla centrale.

CENTRALE TERMOELETTRICA:
I VERDI ALTERNATIVI PRETENDONO CONCRETEZZA

Mi spiace dover rilevare che l’ordine del giorno proposto in questo stesso istante, senza aver convocato la riunione dei capigruppo, senza neppure averci distribuito in serata un testo scritto, più che un ordine del giorno è un comizio, privo di sostanza operativa. Se non verranno accolti gli emendamenti che mi propongo di presentare, sarò costretta a votare contro, anche se il mio voto contrario trarrà sostanza da ben altre motivazioni rispetto alla destra e a Rifondazione Comunista.

Dico subito, Presidente Fabbri, che avrei apprezzato maggiormente questo suo intervento in Comunità due mesi fa, non dopo essere stato tirato per i capelli insieme alle amministrazioni di Vallata. Quando le cose si gestiscono male, alla fine anche le migliori intenzioni finiscono per generare sospetto. Anche il miglior intervento, se tardivo, può apparire come un tentativo di salvare la faccia, propria e altrui. Sospetto d’altronde più che legittimo alla luce degli esempi a noi più vicini, che rafforzano la nostra diffidenza. Il riferimento è anche alle province di Forlì e Ravenna.
Così mi ha stupito non poco, due giorni fa, il comunicato stampa della Provincia che riprendeva la sua risposta al consigliere Mirra, quando si affermava che la proposta di costruzione della centrale termoelettrica era pertanto da cosiderarsi “congelata”, quasi fosse stata modificata la legge di conversione del “decreto Marzano”, una sorta di “legge truffa”. Penso si sia trattato di un errore poiché lei sa bene che alle Province la legge non ha attribuito questo potere, come non l’ha attribuito ai Comuni e alle Regioni, tant’è che pendono innanzi alla Corte Costituzionale una trentina di ricorsi mossi dalle Regioni che, indipendentemente dal colore politico dei loro governatori, avevano già fatto fronte compatto contro il provvedimento nella conferenza Stato-Regioni. Anche questi fatti stimolano la nostra diffidenza. Si sono proclamate crociate in difesa del federalismo poi, alla prima occasione, si calpesta ogni principio enunciato. Si è parimenti sbandierata la sottoscrizione del Protocollo di Kyoto per la riduzione dei gas climalteranti e dell’effetto serra poi, contestalmente, si autorizzano centrali energetiche al di fuori di ogni logica di piano, in stridente contrasto con gli impegni liberamente assunti. Sappiamo che, alla salute degli accordi mondiali, nel nostro Paese nel 2001 le emissioni sono aumentate dello 0,9% rispetto all’anno precedente. I dati non li ho desunti dai miei amici da voi definiti “politici”, Tamino, Calderoli e D’Angelo, che a vostro dire mi hanno spalleggiato lunedì a Palazzo Marcosanti.
I tecnici che hanno lavorato attorno alla progettazione della centrale di San Michele, ottimi comunicatori e giustificatori, hanno compiuto notevoli sforzi per accreditare ai nostri occhi una soluzione da paradiso terrestre, ma noi sappiamo che tutte le combustioni, anche quelle no-smog, anche quelle meno sporche come il gas naturale (non il più pulito ma semmai il meno sporco), concorrono ad aggravare la malattia del pianeta, l’effetto serra. So bene che, dicendo queste cose, mi gioco un’altra fetta di laicità, ma le dico lo stesso. Peccato non sia presente l’assessore Maggioli raramente partecipe ai problemi che esulano dal suo assessorato (Commercio e Turismo).
Ricordo che l’Unità Clima Globale dell’ANPA - Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, non Tamino, Calderoli e D’angelo - rendendo pubblico lo scorso aprile l’inventario delle emissioni di gas serra del 2000 ha reso noto che “le emissioni di CO2 nazionali complessive nel 2000 sono state superiori del 5,4% rispetto a quelle del ‘90 ed in particolare quelle relative al settore energetico sono superiori del 6.7%”.
La stessa fonte ci dice, per quanto “riguarda le emissioni di metano e di protossido di azoto” che “sono pari entrambe a circa il 7% del totale delle emissioni nazionali di gas serra espressi in termini di CO2 equivalente”.
Il provvedimento di legge, che dà il via a processi autorizzativi iperconcentrati ed ipercentralizzati, spazza via ogni competenza locale, stabilendo che per il rilascio dell’autorizzazione è fatto obbligo di richiedere il parere motivato del comune e della provincia a cui l’impianto energetico si riferisce, senza tuttavia far cenno ad alcuna indicazione in ordine all’obbligo di sospendere la procedura per l’autorizzazione dell’impianto nel caso in cui il parere richiesto sia negativo. Insisto su questi concetti perché si cerca di far passare informazioni fuorvianti: “se ha detto ‘no’ il sindaco, la centrale non si fa”. In parole povere, nel provvedimento di legge si prevede di consultare gli enti locali, senza che questi possano esprimere un parere vincolante sugli aspetti localizzativi di un impianto. Nel passaggio di conversione in legge del “decreto Marzano” si è tentato di recuperare il coinvolgimento di comuni e province, prevedendo semplicemente che ad essi venga richiesto un parere, senza garantire loro un adeguato ascolto nel caso in cui tale parere sia diverso da quello del proponente o di chi deve autorizzare l’intero ciclo di costruzione dell’impianto, tant’è che l’autorizzazione ministeriale supera anche le concessioni edilizie di competenza comunale e, di fatto, ogni competenza regionale.
Insisto su questo aspetto, Presidente, non per fare del terrorismo, o per fasciarmi la testa prima del tempo, ma perché siano chiari i residui poteri lasciati in capo agli enti locali in ordine a questa materia; perché sia chiaro che se un sindaco, o più sindaci, o un presidente di provincia dicono “no”, noi non possiamo abbassare la guardia, con il rischio di lasciarci sfuggire i termini per la presentazione dei ricorsi.
Esiste già un discreto elenco di Comuni i cui sindaci hanno risposto “no grazie”, ritrovatisi ugualmente con i progetti in fase di esame a Roma, presso il Ministero delle Attività Produttive, proprio perché il fattore “energia” è stato definito arbitrariamente di competenza statale, violando il titolo V della Costituzione, come ha sottolineato anche il sindaco Vannoni.
Ottima la decisione della Provincia di procedere ad uno studio preliminare per la programmazione della produzione di energia a livello provinciale, ma di pari passo occorre stimolare la Regione perché si decida sollecitamente in ordine al piano energetico regionale, di cui aveva annunciato la conclusione a fine dicembre 2000, tanto più che questi colossi della produzione energetica non sono interessati al nostro eventuale fabbisogno locale, essendo i loro progetti meramente speculativi. Chi si sta inserendo nel business dell’energia si prefigge di produrne tanta in più rispetto al fabbisogno locale, per poterla immettere a pagamento nella rete di distribuzione. E’ ovvio che più se ne produce, più aumentano gli effetti collaterali negativi mentre, dal punto di vista dell’investimento, più si guadagna, incrementando a dismisura i profitti. Non costa molto, dal loro punto di vista, nel pieno rispetto della normativa, ventilare regalìe notevoli che nei mesi scorsi hanno acceso più d’una fantasia. Si dice che qualcuno avesse già in animo di proporre un proprio sito per collocarvi una discarica delle polveri.
A questo proposito la stessa ipotesi di fornitura di energia elettrica a tariffe agevolate, che si dice sia stata fatta circolare nei giorni scorsi in prossimità del cementificio, quale compensazione di tipo socio-economico all’impatto ambientale che costituirebbe la centrale, se vera, rappresenterebbe una falsa informazione, anzi, un vero e proprio falso. Infatti con delibera 228/01 l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas ha escluso possano essere applicate tariffe geograficamente distinte a vantaggio di utenti posti in prossimità di centrali.
Sta a voi - che gestite il pubblico potere in Valmarecchia - muovervi anche nei confronti della Regione perché si decida a licenziare il piano energetico. Di rinvio in rinvio, finirà che il piano energetico regionale lo faranno le aziende proponenti.
Altrettanto francamente dico che non ho molta fiducia negli annunci di studi di là da venire. Anche il nostro Sindaco, al quale il progetto era noto ancor prima, il 18 aprile, in occasione dell’incontro con i dirigenti della multinazionale dell’energia, aveva preannunciato il ricorso a tecnici qualificati; annuncio reiterato a Palazzo Marcosanti nell’incontro voluto dall’azienda. Cito le sue parole: “Abbiamo bisogno di una Commissione tecnica di esperti, nostri, autorevoli, che rendano conto a noi, con il concorso di tutte le Amministrazioni, di tutti voi. Ma a questo punto li dobbiamo pagare noi, solo noi”.
E di Commissione tecnica non s’è più parlato, anche se intanto l’Amministrazione comunale santarcangiolese, nelle sue componenti di maggioranza, si è lodevolmente espressa contro l’ipotesi progettuale della centrale a San Michele.
Al di là, quindi, di tanti bei discorsi, chiedo che in questa sede, questa sera, si esca con l’impegno formale della Provincia e dei quattri Comuni che compongono la Comunità Montana a presentare gli opportuni ricorsi qualora la multinazionale E.On/Buzzi intendesse procedere, ricordando che dalla pubblicazione sui due quotidiani nazionali - che vi prego di tenere d’occhio - correranno solo 30 giorni per farlo. Veramente pochi per nominare una commissione ad hoc e raccoglierne la sintesi.
Che una centrale come quella ipotizzata bruci solo gas naturale, non significa che non inquini con l’immissione nell’atmosfera di grandi quantità di elementi anche tossici, oltre a surriscaldare il microclima circostante. Ma a questo proposito le nostre Amministrazioni pubbliche non hanno fatto ancora parola.
Ho preso atto da un comunicato stampa di un partito della coalizione di maggioranza di Santarcangelo che la preoccupazione per i 77 lavoratori del cementificio e gli altri dell’indotto non ha più ragion d’essere, poiché il nostro sindaco sarebbe in grado, in breve, di trovare loro altra occupazione, molto più gratificante. Se così stanno le cose ci saremmo preoccupati per nulla. Mi amareggia e preoccupa constatare con quanta leggerezza si affrontino i problemi della sopravvivenza di decine e decine di famiglie. Oltre al rispetto dello Stato, dei Prefetti, dei Sindaci, degli assessori, occorrerebbe far proprio anche il rispetto per il diritto al lavoro, alla salute, quindi alla vita degli altri.
Concludo ripetendo quanto ho già detto in altre occasioni. Purtroppo la posta in gioco, soprattutto economica, è troppo alta, per cui, al di là della buona fede dei nostri sindaci e del presidente Fabbri, dei quali non ho motivo di dubitare, gli interessi in gioco sovrastano l’entità dei nostri stessi enti locali.
Alla Provincia chiedo anche di coinvolgere i rappresentanti istituzionali delle altre comunità indirettamente coinvolte: Rimini, San Marino, Sogliano, Borghi, Longiano, Roncofreddo, Gatteo, Savignano, Bellaria, rientranti nella cosiddetta “area vasta”.
Si parla sempre più spesso di sussidiarietà. La sussidiarietà si dimostra anche in queste circostanze: deve scattare un meccanismo di solidarietà con tutta la popolazione, non solo di quella a ridosso della eventuale futura centrale, ma di tutti i comuni che le fanno corona, come sta succedendo ovunque si ipotizzino megacentrali.
Infine, non posso che respingere il riferimento alla centrale di Coriano contenuta anche nell’ordine del giorno, che chiedo di togliere. La sindrome del cassonetto non mi appartiene.
Queste sono le mie condizioni per votare positivamente l’ordine del giorno.

Mirella Canini Venturini
Gruppo consiliare Verdi Alternativi

 

 

 

[quotidiano LA VOCE, 12 giugno 2002].
Nella mappa regionale 17 strutture, 2 già approvate
Il 20 Consiglio ad hoc della
Comunità Montana con Nando Fabbri
SANTARCANGELO - “La proposta avanzata dalla proprietà è già stata inserita nella planimetria depositata in Regione contenente le ipotesi di localizzazione delle nuove 17 centrali che dovrebbero essere realizzate in Emilia-Romagna basata su comunicazioni pervenute alla Regione stessa, in cui viene indicata semplicemente l’intenzione di presentare un progetto, indicando, appunto, i Comuni interessati. Al momento, di queste 17, tra le quali Santarcangelo, hanno in corso la procedura solo 3, mentre sono già state autorizzate quelle di Ferrara e Ravenna, che dovrebbero rientrare nelle 5 di cui parlava il sottosegretario Tortolì”. Ha messo subito le carte in tavola “per informare la gente come continuerà a fare e auspica farà anche il Comune”, il neo-comitato. Evidenziando subito dopo attraverso il portavoce Mirella Canini Venturini che “il pericolo per la salute c’è, perché ci saranno le piogge acide, le polveri...”.
Intanto il Presidente Alfredo Arcangeli annuncia che giovedì 20 il tema sarà al primo punto del Consiglio della Comunità Montana, cui parteciperà anche Nando Fabbri [Presidente della Provincia di Rimini, n.d.r.].