[homepage] [news] [<] [>]

WILPF Italia - Lega Internazionale Donne per la Pace e la Libertà

World Food Summit five years later 10-13 june 2002

A cura di Patrizia Sterpetti

Si è svolto a Roma dal 6 al 9 giugno il Committee on Food Security (CFS) organo incaricato dal World Food Summit di seguire i progressi realizzati rispetto al proprio Piano d'Azione. L'8 si è svolta la manifestazione-corteo delle NGOs-CSOs per la sovranità alimentare e dal 9 al 13 si è svolto il loro Forum presso il Palazzo dei Congressi.. Dal 10 al 13, in contemporanea presso la FAO, ha avuto luogo il Summit ufficiale a cui hanno partecipato 4000 delegazioni di paesi membri, 248 ministri dell'agricoltura e incaricati allo sviluppo, 6000 giornalisti, 550 ONG, 450 organismi intergovernativi, 200 parlamentari. L'edificio della FAO e tutta la zona circostante sono stati soggetti a delle esasperanti norme di sicurezza.

Come era prevedibile il World Food Summit ha prodotto risultati diversi nel settore governativo rispetto al Forum delle NGOs-CSOs. Partendo dal dato che per riuscire a dimezzare nel 2015 il numero di persone sottoalimentate (circa 800 milioni) bisognerebbe ottenere una riduzione annuale riguardante ventidue milioni di persone e invece la media raggiunta è di otto milioni, tutti concordano sulla necessità di operare con più efficacia ma le logiche di intervento espresse dai due fronti sono quasi del tutto divergenti.

I capi di Stato e i ministri dell'agricoltura presenti hanno adottato dal primo giorno, senza discuterla, una Dichiarazione denominata "International Alliance Against Hunger" che comprende una serie di misure per implementare il Piano d'Azione del WFS del 1996. Per altri tre giorni si sono susseguiti gli statements by heads of delegations di ogni Paese membro (vedi web: www.fao.org/worldfoodsummit). Come eventi collaterali ci sono state delle presentazioni dei servizi tecnici che la FAO offre ai suoi clienti e degli incontri misti fra delegations of countries, NGOs-CSOs, and international organisations su temi cruciali.
La WILPF ha collaborato con l'Ad Hoc Group of INGOs, permanentemente rappresentate nella FAO, inserendo alcuni dei suoi principi sul legame causale tra guerra e sicurezza alimentare nel Draft proposal della Dichiarazione che è stato presentato durante il Multistakeholder dialogue. Il testo finale non ha però recepito questi cambiamenti.

The International Alliance Against Hunger è una dichiarazione che ribadisce alcuni pricipi per ottenere il dimezzamento della popolazione sottoalimentata nel 2015: the right of everyone to have access to safe and nutritious food; che il cibo non può essere utilizzato come strumento di pressione politica ed economica; che bisogna astenersi da misure unilaterali non conformi al diritto internazionale e alla Carta delle Nazioni Unite. Si rifà alla United Nations Millennium Declaration, riconosce che oltre il 70% dei poveri vive di agricoltura nelle zone rurali; riconosce fra le cause dell'insicurezza alimentare: i conflitti, le mine terrestri, le munizioni non esplose, le catastrofi naturali, la desertificazione, il surriscaldamento del pianeta, la difficoltà di adeguamento dei paesi con economie in transizione all'economia di mercato; l'abbassameto dei crediti destinati alle least developed coutries, dell'Official Development Assistence e delle International Financial Institutions allo sviluppo agricolo e rurale; il debito; il VIH, la tubercolosi, la malaria e altre malattie; le crisi economiche e finanziarie internazionali.

Sostiene: l'importanza dell'aiuto alimentare rispetto alle crisi umanitarie e come investimento per lo sviluppo; il ruolo del commercio, della produzione e distribuzione nazionale del cibo, la sostenibilità dell'agricoltura, dello sviluppo rurale, della pesca e delle foreste. Ispirandosi alla International Conference on Financig for Development di Monterrey sostiene l'idea di creare partenariati fra developed ad developing countries rispettosi del ruolo delle autorità nazionali e la ricerca di nuovi finanziamenti.

Ribadisce l'importanza del International Treaty of Plant Genetic Resources for Food ad Agriculture; raccomanda ai paesi di redere conto dei progressi compiuti al Committee on Food Security della FAO. Riconosce la responsabilità di governi, società civile, settore privato e comunità internazionale nella sicurezza alimentare. Impegna ad aumentare la produttività agricola, la distribuzione delle derrate alimentari e a consentire l'accesso di uomini e donne al cibo, all'acqua, alla terra, al credito, alle tecnologie.

Afferma l'importanza di rispettare i diritti umani e le libertà (diritto allo sviluppo, alla democrazia, allo Stato di diritto, al buon governo, a politiche economiche sane, all'eguaglianza senza discriminazioni). Sostiene la risoluzione dei conflitti conformemente alla Carta delle Nazioni Unite, nel rispetto del diritto umanitario internazionale e rilancia la cooperazione internazionale. La FAO, il WHO, l'UNICEF sono considerate organizzazioni chiave per seguire i progressi compiuti verso la sicurezza alimentare e ugualmente the Inter-Agency Working Group on FIVIMS (Food Insecurity ad Vulnerability Information ad Mapping Systems). Lo sradicamento della povertà rurale, specie nell'Africa subsahariana, viene considerato una priorità.

Governi, organizzazioni internazionali e istituzioni finanziarie sono sollecitate a usare razionalmente le risorse finanziarie, ad essere più efficaci, a cooperare maggiormente rafforzando l'agricoltura e lo sviluppo sostenibile. Sollecita il prossimo Consiglio FAO a creare un Gruppo di lavoro intergovernamentale tenuto a fare rapporto al Committee on Food Security, per elaborare entro due anni delle direttive volontarie per sostenere gli sforzi degli Stati Membri. (È stata invece rifiutata la proposta di adozione di un Codice Internazionale per il Diritto all'Alimentazione, sostenuta anche dal governo italiano e tedesco, con il voto contrario di USA, Svizzera, Norvegia e il gruppo dei G77 che sono i paesi più poveri del mondo).

Chiede agli Stati membri del WTO di attenersi agli impegni assunti alla Conferenza di Doha per la riforma del sistema commerciale internazionale dei prodotti agricoli. Dichiara il sostegno all'autonomizzazione delle donne per la loro sicurezza economica. Proclama l'attenzione alle questioni nutrizionali, alla qualità del regime alimentare, all'acqua potabile. Si impegna a contrastare il VIH offrendo alle famiglie rurali colpite tecnologie e produzioni vegetali. Viene accolta favorevolmente la creazione di un Fondo mondiale di lotta contro l'aids, la tubercolosi e il paludismo. Riconferma l'importanza della Commissione del Codex Alimentarius, della International Plant Protection Convention e l'Office International of Epizooties che garantiscono la sicurezza sanitaria degli alimenti, la sanità delle piante e degli animali e sono riconosciuti dal WTO.

Impegna a rispondere meglio alle crisi e alle situazioni di emergenza attraverso interventi integrati allo sviluppo sostenibile al quale devono essere associate tutte le parti riceventi. Chiede che i meccanismi di protezione sociale siano estesi. L'alimentazione scolare viene riconosciuta importante per lo sviluppo sociale, ma deve essere culturalmente compatibile e i prodotti devono essere locali o regionali. Il World Food Programme è invitato ad estendere tali programmi. Esprime la volontà di contribuire al World Summit on Sustainable Development riconoscendo il ruolo della FAO, WFP e di IFAD (International Fund for Agricultural Developement).

Raccomanda di introdurre attività sostitutive per le popolazioni che sono dedite alla coltivazione di piante illecite e il sostegno alle zone di montagna. Impegna a far sì che i paesi in transizione attingano maggiormente alle tecnologie e alle nuove tecnologie assumendo la sfida della mondializzazione. La FAO è invitata ad incrementare la ricerca agronomica, le nuove tecnologie, le biotecnologie per migliorare la produttività agricola delle developing countries attraverso un uso responsabile di queste. Tutti i possibili soggetti dello sviluppo sono invitati a dare contributi al Fondo fiduciario FAO. Richiede che l'aiuto in favore delle developing countries arrivi allo 0,7 del gross national product e che lo 0,15-0,20 sia destinato alle least developed countries. Le developing countries devono far sì che gli aiuti allo sviluppo dell'Official Development Assistance siano spesi a questo fine.

Incoraggia la comunità internazionale a finanziare progetti a beneficio del NEPAD (New Patnership for Africa's Development) per l'agricoltura e della sicurezza alimentare. Sostiene l'Iniziativa rinforzata in favore dei Heavily Indebted Poor Countries e propone di trovare nuove soluzioni al problema del debito. Durante il Summit si sono verificate solo cinque ratifiche del International Treaty on Plant Genetic Resources for Food and Agriculture. Fino ad ora 57 paesi hanno firmato il Trattato, solo sette lo hanno ratificato e sono necessarie altre 40 ratifiche perché possa essere adottato.

Il NGOs- CSOs Forum for Food Sovereignty dopo la sessione di apertura è stato introdotto dalle sintesi delle consultazioni regionali FAO/ONGs-CSOs (Popoli Indigeni, America Latina, Africa, Europa, Medio Oriente, Asia centrale, Asia, America del Nord), dalla presentazione del Condensed Position Paper per permettere ai delegati e agli osservatori di aggiungervi delle modifiche. Per il resto, durante i sei giorni si sono susseguite riunioni plenarie, discussioni, riunioni regionali, assemblee, conferenze tematiche e tutti i pomeriggi dei workshop.

La WILPF come osservatrice ha incontrato alcuni delegati con facoltà di voto per far introdurre nel testo della dichiarazione le responsabilità del militarismo e della guerra sulla sicurezza alimentare. Alcuni punti sono stati accettati, altri no. Essendo il documento delle ONG italiane molto avanzato sul tema del pacifismo, è stato proprio con altre organizzazioni italiane che la WILPF ha condotto un workshop su "war, hunger, poverty" presentando la nostra riflessione e il lavoro di pressione che svolgiamo in quanto unica ONG pacifista presente nella FAO.

Una conferenza introdotta da Maria Mies e Vandana Shiva ha trattato il tema "Hunger and war". Si è svolto anche un incontro con i rappresentanti della FAO sul ruolo dell'organizzazione e sulle sue responsabilità sulle politiche per la sicurezza alimentare. La platea ha così chiesto alla FAO di: individuare come portavoce dei paesi le popolazioni piuttosto che i governi; di fare studi sull'impatto degli OGM e del WTO sulla sicurezza alimentare. D'altra parte la FAO ha chiesto che nel corso del World Summit on Sustainable Development non si consideri l'agricoltura nemica dell'ambiente ma che la si integri pienamente onde evitare che l'agricoltura venga lasciata nelle mani di chi non ha preoccupazioni ambientali.

Il Political Statement of NGOs/CSO Forum for Food Sovereignty sostiene che:
(vedi web: www.forumfoodsovereignty.org)
"Il Piano d'Azione del 1996 non è fallito per mancanza di volontà politica o di risorse, ma piuttosto è fallito in quanto sostiene delle politiche che provocano la fame, politiche che sostengono la liberalizzazione economica del Sud e l'omogeneità culturale, che sono sostenute dalla forza militare se il primo cenno di azione imposta fallisce. Solo delle politiche fondamentalmente basate sulla dignità e sui mezzi di sussistenza delle comunità possono mettere fine alla fame". Noi affermiamo la nostra convinzione che ciò è possibile e necessario con urgenza.

Dal 1996 i governi e le istituzioni internazionali hanno diretto la globalizzazione e la liberalizzazione intensificando le cause strutturali della fame e della malnutrizione. Queste hanno spinto per l'apertura dei mercati, per la vendita a basso costo dei prodotti agricoli, le privatizzazioni delle istituzioni di base per l'assistenza sociale ed economica, la privatizzazione e la mercificazione delle terra comunale e pubblica, dell'acqua, delle aree da pesca e delle foreste. Parallelalmente noi testimoniamo l'incremento della brutale repressione dei movimenti sociali che oppongono resistenza al nuovo ordine mondiale.

Questa volontà politica ha anche aperto le porte ad una sfrenata monopolizzazione e concentrazione delle risorse e dei processi produttivi nelle mani di poche gigantesche corporazioni. L'imposizione di modelli di produzione intensivi, dipendenti dall'esterno, ha distrutto gli habitat e i mezzi di sussistenza delle rispettive comunità. Inoltre ha creato insicurezza alimentare e si è concentrata nei guadagni produttivi a breve termine utilizzando tecnologie dannose come gli OGM (...).

In contrasto con la proposta Alleanza Internazionale Contro la Fame che è peggio di "ancor più della stessa medicina", noi contrapponiamo il concetto unificante di Sovranità Alimentare come ombrello sotto cui tracciamo le azioni e le strategie che sono necessarie a mettere realmente fine alla fame.

Cos'è la Sovranità alimentare? La Sovranità Alimentare è il diritto di popoli, comunità e paesi a definire le proprie politiche agricole, il lavoro, la pesca, il cibo, la terra che sono ecologicamente, socialmente, economicamente e culturalmente appropriate alle loro condizioni specifiche. Ciò include il reale diritto al cibo e a produrre cibo, che significa che tutti i popoli hanno diritto ad un cibo sano, nutritivo, culturalmente appropriato, a produrre risorse alimentari e ad essere in grado di sostentare sé stessi e le proprie società.

La Sovranità alimentare richiede:
  • Di dare una priorità alle produzioni alimentari destinate ai mercati domestici e locali, su base contadina e agricola familiare, basata su sistemi di produzione agroecologica.
  • Assicurare dei prezzi favorevoli agli agricoltori, il che significa la capacità di proteggere i mercati interni dai bassi prezzi, da importazioni con dumping. Accesso alla terra, all'acqua, alle foreste, alle aree ittiche e ad altre risorse produttive attraverso una ridistribuzione autentica, non attraverso le forze del mercato e le "riforme fondiarie assistite dal mercato" sponsorizzate dalla Banca Mondiale.
  • Riconoscimento e promozione del ruolo delle donne nella produzione alimentare, un accesso equo e il controllo sulle risorse produttive.
  • Il controllo comunitario sulle risorse produttive in opposizione alla proprietà corporativa della terra, dell'acqua, delle risorse genetiche e di altre.
  • La protezione delle sementi, base della vita stessa, per il libero scambio ed uso degli agricoltori, che significa no alle patenti sulla vita e una moratoria sui raccolti geneticamente modificati che conducono all'inquinamento genetico dell'essenziale diversità genetica di piante ed animali.
  • Investimento pubblico a sostegno delle attività produttive delle famiglie e delle comunità vincolato all'empowerment, al controllo locale e alla produzione di cibo per popoli e mercati locali.
Sovranità alimentare significa il primato dei diritti dei popoli e delle comunità al cibo e alla produzione di cibo sugli interessi commerciali. Ciò comporta il sostegno e la promozione di mercati e produttori locali rispetto alla produzione per le esportazioni e per l'importazione di alimenti.

Per ottenere la Sovranità Alimentare:
  • Noi vogliamo rafforzare i nostri movimenti sociali e sviluppare le organizzazioni di agricoltori, donne, popoli indigeni, lavoratori, pescatori artigianali e i poveri urbani in tutti i nostri paesi.
  • Vogliamo promuovere la solidarietà regionale e internazionale e la cooperazione e rafforzare le nostre comuni lotte.
  • Vogliamo lottare per realizzare un'autentica riforma agraria e della pesca, delle terre da pascolo e delle foreste e ottenere una ridistribuzione comprensiva e integrale delle risorse produttive a favore dei poveri e dei senzaterra.
  • Vogliamo combattere per una forte garanzia del diritto dei lavoratori ad organizzarsi, contrattare collettivamente, avere sane e dignitose condizioni di lavoro e salari che permettano di vivere.
  • Vogliamo lottare per un accesso paritario delle donne alle risorse produttive e porre fine alle strutture patriarcali in agricoltura e negli aspetti socio-economici e culturali dell'alimentazione.
  • Vogliamo combattere per il diritto dei popoli indigeni alla loro cultura, proprietà territoriale e risorse produttive.
  • Invochiamo la fine delle politiche economiche neoliberiste imposte dalla Banca Mondiale, dall'OMC, dal FMI e dai paesi del Nord e altri trattati multilaterali o regionali di libero mercato, come il FTAA e NEPAD.
  • Chiediamo il ritiro dell'agricoltura dall'OMC.
  • Vogliamo combattere per fermare l'ingegneria genetica e le patenti sulla vita e chiedere che siano messi al bando i terminator come altri usi genetici di restrizioni di tecnologie.
  • Chiediamo la fine immediata della guerra contro popoli o terre in tutto il mondo e una fine della repressione dei movimenti popolari, ugualmente una fine immediata all'occupazione illegale della Palestina, degli embarghi a Cuba e all'Iraq e l'uso del cibo come strumento di ricatto.
  • Chiediamo aiuto per lo sviluppo e la disseminazione di sistemi di produzione agroecologici.
  • Invochiamo una Convenzione sulla Sovranità Alimentare per custodire i principi della Sovranità Alimentare nel diritto internazionale ed istituire la sovranità alimentare come principale paradigma politico per occuparsi di cibo e di agricoltura.
Infine, le politiche "una taglia adatta a tutti" come quelle emanate dalla Banca Mondiale, dall'OMC e FMI devono essere sostituite da una visione di "un mondo con stanze di vari mondi", dove forza e dignità umana sono realizzate attraverso la solidarietà e il rispetto della diversità, e tutti i paesi e popoli hanno il diritto di definire le loro proprie politiche.
A questo fine noi decidiamo di costruire una vigilanza sociale e nostri movimenti in vista della battaglia per sconfiggere l'OMC a Cancun nel settembre 2003".


Per maggiori informazioni su questi temi: