Atlantide con la sua struttura ad anelli concentriciAtlantide è l’intramontabile e leggendario racconto di un’antica civiltà insulare, scomparsa in seguito a una grandiosa catastrofe naturale, ravvisabile negli scritti del famoso filosofo e scrittore greco Platone (427 - 347 a.C.), e più precisamente in due suoi famosi dialoghi: il Timeo e l’incompiuto Crizia. Studiosi, archeologi, letterati, geologi o semplici appassionati, continuano la loro interminabile e problematica disquisizione sulla reale o meno esistenza di Atlantide, avanzando nuove e avvincenti ipotesi, con il conseguente presupposto di riuscire un.giorno a far luce sull’ardua ubicazione di questa leggendaria isola, sospesa com’è tra mito e archeologia.
Fin da quando Platone fece conoscere agli uomini il mito di quest'isola misteriosa, affascinante e temuta al contempo, questi ne sono rimasti subito attratti e stupiti e hanno tentato o di minimizzarla, considerandola una specie di fiaba, o di autenticarla localizzandone i resti. Questi due tipi di reazione sono rintracciabili già in chi visse subito dopo la scomparsa di Platone. Aristotele (384 - 322 a. C.), suo discepolo, traccia un parallelo tra il racconto di Atlantide e la descrizione, dataci da Omero, di un muro che i Greci avevano innalzato attorno all’accampamento davanti a Troia e che poi fu abbattuto per intervento divino. Per Aristotele entrambi i racconti sono fantasie poetiche escogitate dagli autori per favorire la scorrevolezza della narrazione. Aristotele procede avanzando l’ipotesi che, come Omero aveva eliminato il muro dopo che questo aveva esaurito il suo scopo, Platone aveva inabissato Atlantide nelle profondità oceaniche per prevenire il critico che gli avrebbe potuto chiedere l’attuale ubicazione dell’isola. «L’uomo che l’ha sognata, l’ha anche fatta scomparire»; quest’ultima fu la sbrigativa e disincantata soluzione del problema di Atlantide secondo Aristotele, e ancora oggi molti studiosi la pensano come lui, vedendo magari nel mito di Atlantide un racconto inventato da Platone per illustrare una società ideale.
Il problema però non si risolse con Aristotele.
Il primo editore del Timeo, Crantore (300 a. C. ca.), andò all’estremo opposto, ritenendo che il racconto platonico dovesse essere, in tutti i suoi punti, autentico, indiscutibile, parola per parola, sotto l’aspetto storico. Egli arrivò addirittura a promuovere un’indagine in Egitto per controllare l’autenticità delle fonti della narrazione. I sacerdoti avrebbero risposto che il racconto si conservava ancora ‘sui pilastri’.
Numenor, l'Atlantide di J.R.R. Tolkien Sin da allora i modi di concepire l’Atlantide avrebbero oscillato fra questi due poli. Nelle carte medievali e successive, per esempio quella di Paolo del Pozzo Toscanelli, pubblicata nel 1475 e utilizzata da Cristoforo Colombo, i mari a occidente dell’Europa e dell’Africa sono costellati di isole grandi e piccole. Tra queste si trova Antillia (donde il nome delle Antille) che quasi certamente tramanda, in forma alterata, il nome dell’Atlantide platonica. L’interesse per Atlantide rinacque, in effetti, con la scoperta delle Americhe, e da quel momento non ha fatto che crescere, trasformandosi in una vera e propria nevrosi. Nel 1492, lo stesso Cristoforo Colombo scoprì che, di là dell’Atlantico, esisteva davvero una terra: e il filosofo e studioso inglese Francis Bacon (Londra, 1561 – Highgate, 1626), facendo propria tale teoria nel suo incompiuto romanzo utopico The New Atlantis (opera postuma del 1627), suggerì che avrebbe potuto trattarsi del continente descritto nel Crizia. A questo romanzo, com’è noto, seguiranno poi nei secoli innumerevoli opere e trattati che includeranno Atlantide nella loro struttura narrativa, in primis, tra i recenti generi letterari, la Fantasy.
Platone, naturalmente, era consapevole della natura ambigua e affascinante del racconto e del potere fortemente suggestivo che esso poteva esercitare nella mente umana, così lo impiega consapevolmente attraverso l’uso del dialogo e di un’allegoria basata su un mito reale: Atlantide, racchiudendo in sé eventi realmente accaduti e stratificatisi in un ricordo apparentemente leggendario.
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