U
L A C S M A H U L A C
NESSUN
PERDONO
L’insurrezione
in Algeria... |
Foto:New Press
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INSORTI
ALGERINI,
.la
lotta che, dall’aprile 2001, state portando avanti contro tutti i dirigenti
della società è un esempio per noi e per tutti gli sfruttati.
Le vostre sommosse ininterrotte hanno dimostrato che il terrorismo dello
Stato e dei gruppi integralisti, alleati da un decennio nel massacrare
i poveri a beneficio dei ricchi, non ha piegato la vostra fierezza. Avete
capito che di fronte al colera della dittatura militare e alla peste del
fondamentalismo islamico, l’unica cosa da scegliere è la rivolta
aperta. All’unione di due capitalismi, quello liberale che licenzia in
massa e privatizza e quello socialista-burocratico che tortura e assassina,
avete risposto con l’unione di una lotta generalizzata.Immaginiamo cosa
vuol dire per uno Stato e i suoi poliziotti trovarsi di fronte una massa
di rivoltosi i cui striscioni avvertono, come è successo ad Algeri
nel giugno del 2001, “Non potete ucciderci, siamo già morti”.Immaginiamo
appena, invece, cosa vuol dire una regione di qualche milione di abitanti,
come la Cabilia, in cui i gendarmi vivono asserragliati nelle caserme,
messi “in quarantena” dalla popolazione insorta, in cui le elezioni sono
disertate in massa, le urne elettorali e le sedi dei partiti politici bruciate;
in cui i municipi rimangono deserti, sbarrati. I politici che siedono in
parlamento con zero voti ottenuti hanno rivelato a tutti la menzogna della
democrazia rappresentativa e l’arroganza di un potere sempre più
mafioso.Siete riusciti a spezzare i piani di chi voleva dare alla vostra
lotta un’immagine particolarista e regionalista. |
Il contenuto universale delle vostre
rivendicazioni – come quella del ritiro immediato e non negoziabile della
gendarmeria – non è più mascherabile.
L’autonomia del vostro movimento,
organizzato in modo orizzontale negli Aarch (assemblee di villaggio), non
può che alleare contro di voi tutti i dirigenti della società
algerina e i loro complici degli altri paesi. Una rivolta senza capi e
senza partiti non troverà nemmeno i favori dei professionisti della
solidarietà internazionale, privati in questo caso di figure carismatiche
o sottocomandanti da idealizzare. Avete potuto finora contare solo su di
voi. E la repressione incalza, con centinaia di morti, migliaia di feriti
e di invalidi a vita, tantissimi dispersi, con la tortura e l’arresto di
molti delegati degli Aarch e manifestanti. Con i prigionieri in sciopero
della fame e tanti insorti costretti alla clandestinità.
È ora che la radicalità
di quello che avete già fatto trovi altri complici nel mondo, per
spezzare l’embargo informativo e la violenza assassina dello Stato. Le
pallottole che vi colpiscono sono pagate anche dal governo e dalle industrie
italiani, Eni in testa. Le armi che sparano contro le vostre manifestazioni
sono spesso di fabbricazione italiana.
COMPAGNI, NON SIETE SOLI. CHE
LA VOSTRA RIVOLTA ESPLODA OVUNQUE.
Alcuni amici degli Aarch |
...è
anche la nostra
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