dalla Rivista "L'ISTRIA" del Kandler
Sabato 1° Decembre 1849 N.° 61-62
Pag. 245
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Chiuso questo, e chiamato all'esercizio del suo diritto di nomina il juspatrono comune, nel dì 28 febbraio 1846, a voti unanimi dal consiglio comunale fu eletto il molto reverendo Don Giuseppe Angelini di Rovigno, figlio al sig. Dottore Giacomo i.r. commissario distrettuale colà, ed alla signora Anna de Volpi di Parenzo.

L'autorità diocesana, circolare e governiale fecero plauso all'ottima scelta colla loro approvazione, e colla di lui nomina in decano ed ispettore distrettuale scolastico, che consigliere concistoriale era prima.

Siccome trovavasi cancelliere vescovile, l'adempimento delle cure officiose non gli permise di stabilire la sua venuta prima del 27 giugno 1846, onde nel 28 ottenere il possesso spirituale e temporale della da tanti anni vedova parocchia.

E qui dovrei descrivere quanto di giulivo e festoso fu provato ed ebbe luogo in Dignano in quei due giorni; ma mi trovo prevenuto da penna migliore della mia (anno 1846, Osservatore Triestino Nro. 82) ed, a me cittadino nulla lice di aggiungere ad ovvio di taccia qualunque. Non restami quindi, dopo fatto eco a quei sensi, che il particolare mio tributo di paterna emozione agli ottimi di lui genitori, e di devozione alle virtù dell'edeficante loro figlio.

Li voti e le preghiere di questi, delli parocchiani, di me, degnisi il cielo pietoso di condurre a compimento. e di benedire insieme il pastore ed il gregge.

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Nel giorno in cui si conferisce al molto reverendo Don Giuseppe Angelini di Rovigno il possesso della parocchia di Dignano, il Dr. Angelo Borghi, di lui estimatore ed amico, dedicandolo agli amatissimi di lui genitori diceva:
 

Ti scorti, ti guidi
Il Cielo ed il sol:
Il Ciel cui sorridi
Col guardo e col cuor:
Il sol, cui affidi
La geggia, e il pastor.

Il lupo, ramungo
Dal bosco all'ovil,
E astuto e guardingo
Disperi l'asil;

Tu il veglia da lunge
Con l'occhio, e il pensier
E trovi, se giunge,
Guardato il sentier;
Lo insegua, lo vinca
Tuo immenso poter.

Dei vari colubri
Del lupo peggiori,
Che i fonti salubri,
Che i pascoli migliori,
Dei prati, dei rivi,
Nel sito men bel,
Celati, furtivi
Intridon di fiel;

Illeso il tuo gregge,
Pel Ciel che a te il diè,
Serbar fia tua legge
Onor di tua fè.
Insisti, contendi
Per tanta mercè.

Nell'arduo cimento,
nell'aspro cammin,
Non creder l'evento
Incerto, e il destin.

Che acuto hai l'ingegno,
hai conte virtù
E il seggio ch'hai, degno
Del merito fu.
Il voto ti chiama
Ti vuol di lassù.

Hai fido al tuo fianco
L'esempio eminente
Del padre che franco
Ti rende e valente,

Hai Lei che beata (1)
Dei divi fra i cori
Distinta, onorata
D'insigni favori,
Che i pregi maggiori
Ci fanno ammirar,

Presenta al cospetto
Di chi tutto può
Tuo gregge, e te eletto
Che tanto qui amò !

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E non odi quel suono, quel cantico,
Con cui gli angeli al Trono dinante,
Con insolito Osanna festante,
Empion tutto di giubilo il Ciel!
Anche l'arpe a' celesti serbate,
Fanno plauso al pastore novel.

E non vedi già fermo, e già scritto,
Che sarà la tua fine felice!
Terra e cielo esultando tel dice,
Cielo e Terra non ponno mancar.
Le vicine onde giulive,
Vanno a gara le sponde a baciar.

Or t'affretta: dell'Alto i consigli,
Segui e compi, e 'l tuo gregge devoto,
Pel suo Tromba (2) le lagrime e 'l voto,
Oggi in te vide giunto al suo fin.
Sua onorata memoria soltanto,
Sia la meta, che additi il confin.
 

Altre e migliori notizie avrei dato sui rispettivi oggetti, se l'altrui condiscendenza in favorirmene, conoscendo che a mio speciale vantaggio non scrivo, trovassi più pronta e sicura nelle mie ricerche, le quali, come dissi più volte, a null'altro tendono che ad illustrare la mia terra natale, e lasciare memorie di essa.

                                                                                                                                               Giovanni Andrea dalla Zonca

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(1) Si riferisce ad una zia dell'eletto, monaca Eremitana scalza, morta in opinione di santità.
(2) Si allude al precessore parroco D.n Giovanni D.r Tromba, che onorò e fu onorato dai suoi parocchiani.
 
 
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