___________________________________________________ L'inaugurazione del Villaggio Giuliano primo passo per la soluzione del problema profughi ___________________________________________________ gramma del Presidente della Repubblica - Una mostra del Comitato Rifugiati Italiani |
Nel momento in cui il Sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio On. Andreotti ha consegnato simbolicamente la
chiave del primo appartamento alla profuga polese Leonardelli, il Villaggio
Giuliano dell'E. 42 ha iniziato la sua vita ufficiale.
Con l'inaugurazione di domenica scorsa, Roma
si è arricchita di una nuova borgata periferica: l'ultima in ordine
di tempo, ma non la più piccola. Quasi 200 famiglie giuliano-dalmate
senza tetto hanno trovato complessivamente alloggio in quello che già
fu il villaggio operaio dell'Esposizione Universale, e che successivamente
divenne il maltrattato accantonamento di truppe nazionali e straniere.
Non si può dire con questa realizzazione di aver ancora risolto
il problema dell'alloggio per i profughi residenti a Roma; ma è
certo che un gran passo in questo senso lo si è fatto.
Il Villaggio è costituito da due lunghi
e bassi edifici paralleli, che si affacciano sulla via Laurentina proprio
dirimpetto al complesso monumentale dell'E. 42. I due bracci sono uniti
, in quel punto, da un porticato in mattonelle: l'entrata del villaggio.
Sullo sfondo la piccola cappella in stile moderno; al centro una piccola
fontana con uno zampillo di poche pretese. Un villaggio modesto, insomma;
ma lindo, ma accogliente, ma decoroso, ma razionale. Famiglie dalle più
disparate provenienze sociali vivono l'uno accanto all'altra, sotto lo
stesso tetto, in perfetta parità di comodità e di scomodità.
Il medico e il manovale, il professionista e l'operaio. Gli appartamenti
constano di una cucina, di un bagno, e di una, due o tre stanze a seconda
delle esigenze familiari.
57 milioni di spesa
I lavori costarono complessivamente 57 milioni,
di cui 25 ottenuti dalla Presidenza del Consiglio, 15 dall'AUSA e 17 raccolti
da Istituti bancari e da oblazioni private.L'Impresa Sensi, di Roma, eseguì
le opere in muratora, la ditta Leonardelli gli impianti idraulico ed elettrico,
la Falegnameria Giuliana gli infissi delle porte e delle finestre. Tanto
i titolari che il personale di queste due ultime ditte sono costituiti
integralmente da profughi. Si tratta di due ormai fiorenti iniziative di
lavoro cresciute nel villaggio e di pari passo col villaggio. Ad esse si
uniranno tra breve la Fabbrica Maraschino "Stampalia" e la "Cooperativa
giuliana lavorazione carni insaccate".
Il Villaggio è stato creato infatti
con un particolare criterio di autosufficienza. Vicino o dentro la casa
è nata la scuola, si sono aperti i negozi, sono sorte piccole industrie
artigiane, si è impiantato un ambulatorio medico, ecc. Si è
creata la casa, insomma, e il lavoro vicino alla casa. Maestri giuliani,
negozianti giuliani, laboratori giuliani, medico giuliano.
Viene a nascere così qualcosa di più
di una nuova borgata alla periferia di Roma: un vero e proprio angolo di
Venezia Giulia, miracolosamente si trapianta sulle rive del Tevere. E molti
dei presenti all'inaugurazione hanno afferrato questo senso profondo dell'avvenimento,
se è vero che moltissimi occhi erano lucidi di commozione.
Tutti i presenti hanno indubbiamente veduto, in quelle porte che si
aprivano per la prima volta, la porta della propria casa lontana; ed hanno
sentito in quel momento quasi fisicamente palpitare nelle vene della grande
famiglia giuliano-dalmata come un nuovo germoglio di vita.
La Messa al Villaggio
Alle 9,30 Mons. Munzani ha celebrato una Messa
nella piccola chiesetta del Villaggio. Intanto arrivavano le autorità
e gli invitati: l'on. Andreotti, la Signora De Gasperi, il Prefetto Varino
inviato dal Presidente della Repubblica, il Prefetto di Roma Trinchero,
l'on. Martino per la Camera dei Deputati, Padre A. Orlini, Presidente dell'Associazione
Nazionale per la Venezia Giulia e Zara. Il Principe Ruspoli, il Direttore
Generale Severini del Ministero dell'Interno, l'avv. Jurgens, presidente
della Banca Nazionale dell'Agricoltura; il dott. Bocca, direttore del Banco
di Roma; il generale Baduel, per il Sovrano Ordine Militare di Malta; il
ministro
plenipotenziario Grazzi; l'Ammiraglio Maroni e l'avv. Onesti, presidente
del C.O.N.I.
Terminata la messa l'Arcivescovo di Zara ha
unito in matrimonio il profugo da Fiume Armando Millevoi (*) con la signora
romana Fernanda Tomberi, ed ha quindi benedetto le nozze d'argento dei
coniugi Turrisi di Zara.
Prima che il Prefetto Ciampani Commissario
Governativo del Comitato Rifugiati Italiani, iniziasse la sua lunga relazione
sulle fasi della realizzazione del Villaggio e sull'attività del
Comitato che egli regge con tanto amore ed abnegazione, il Segretario Generale
del Comitato stesso, Aldo Clemente, ha dato lettura dei telegrammi augurali
inviati dal Presidente della Repubblica, dal Ministro dei Lavori Pubblici,
on. Tupini be dall'on. Saragat, Ministro della Marina Mercantile, impossibilitati
ad intervenire alla cerimonia. Ecco ilo testo del primo di essi:
"Nell'impossibilità d'intervenire
personalmente at cerimonia inaugurale villaggio giuliano desidero nondimeno
riaffermare in tale occasione mia affettuosa solidarietà verso fratelli
giuliani et dalmati. Mentre invio at autorità rappresentanze et
convenuti tutti mio cordiale saluto desidero esprimere a Lei et a quanti
collaborarono at realizzazione benemerita iniziativa mio fervido plauso
et augurale pensiero. - Luigi Einaudi".
All'esposizione del Prefetto Ciampani, esortante
il Governo a sistemare al lavoro i profughi prima della progettata chiusura
dei Campi Profughi, ha risposto con chiare ed eleganti parole il Sottosegretario
alla Presidenza. Egli ha assicurato l'interessamento governativo, pur augurandosi
che il carattere giustamente definitivo della sistemazione al lavoro che
ogni profugo cerca, in effetti sia soltanto temporanea. Cioè destinata
ad essere quanto prima superata dal ritorno dei giuliani nelle loro terre."Aspirando
a questo ritorno - ha soggiunto l'on. Andreotti - l'Italia non fa
dello sciovinismo o dell'imperialismo. Essa rivendica semplicemente anche
per sè quella giustizia che da tempo propugna a favore di tutti
i popoli".
L'appello di Padre Orlini
Applauditissimo, ha infine preso la parola
Padre Orlini, il quale ha rivolto un vibrante appello al Governo affinchè
la Patria non manchi al suo dovere di solidarietà verso i più
sventurati e più degni dei propri figli. "I profughi giuliani
e dalmati - ha detto P. Orlini - hanno dimostrato in questi tre anni d'esilio,
dovunque si siano fermati, d'essere un fermento insopprimibile d'idealità
patriottica e nazionale. Insegni un esempio per tutti: quello di Monfalcone,
che ad un anno dall'arrivo degli esuli ha radicalmente trasformato il colore
del proprio volto politico, come le recenti elezioni hanno dimostrato.
Il Governo ne tragga le opportune conclusioni".
Al termine dei discorsi, Mons. Munzani ha
benedetto il nuovo Villaggio e l'on. Andreotti ha consegnato la chiave
del primo appartamento alla famiglia Leonardelli di Pola.
Autorità e intervenuti sono quindi
passati a visitare una piccola Mostra che il Comitato Rifugiati ha decorosamente
e artisticamente allestito nelle aule della futura scuola per illustrare
la propria attività ed il programma futuro: collegi, colonie, iniziative
di lavoro, nuovi villaggi, ecc.
Abbiamo dimenticato di dire che l'on. Andreotti
nel corso del suo breve discorso ha sollecitato il Comune di Roma a migliorare
il servizio di collegamento autotramviario fra il Villaggio e la città
a favore di quanti debbono quotidianamente recarsi al centro per ragioni
di lavoro. Ci sia concesso segnalare al Comune stesso due urgenti necessità
del Villaggio: il collegamento telefonico con la città e la concesssione
del'uso della corrente industriale per gli usi domestici, stanti le condizioni
igieniche ed ambientali del tutto particolari delle abitazioni.
Alla fine della cerimonia inaugurale l'Impresa
di costruzioni Sensi, realizzatrice dei lavori edilizi, ha offerto un pranzo
ai propri dipendenti, cui hanno partecipato - in lieta fraternizzazione
- anche gli impiegati del Comitato Rifugiati Italiani e lo stesso Commissario
Governativo.
La rappresentazione teatrale
La bella giornata si è chiusa con una
rappresentazione della commedia "L'avvocato difensore", messa in scena
dal Teatro del Soldato della Cecchignola - gentilmente concesso dal Col.
Amati, Comandante la scuola di Motorizzazione- dal Gruppo Drammatico del
C.E.A., composto dai bravi insegnanti Ea Polimanti, Giuliana Falleni, Sandra
D'Angelo, Luciano Luciani, Giorgio Pioli, e Vittorio Pascucci. Regia di
Alfredo Salvucci, rammentatore Eron Polimanti. Il rovignese Giuseppe Nider,
anima dello spettacolo, ha ottenuto un successo personale nell'interpretazione
del personaggio principale.
Col coro delle "Campane di S. Giusto" cantato ad
una voce da attori e pubblico, e con gli applausi che ne seguirono, si
spense anche l'ultima eco dei festeggiamenti della giornata. Il Villaggio
Giuliano poteva finalmente assopirsi nella sua prima notte di sonno. Dall'alto
della sua torre, cento lampadine rompevano, con la loro luce tricolore,
il buio fitto della periferia romana. Possa questo essere un auspicio.
Possa il Villaggio Giuliano essere oggi e sempre una bandiera tricolore
levata incorruttibile ai margini di Roma: là dove magari, in quest'ora
di smarrimento, altre bandiere si levano, ad offesa di Roma e della sua
civiltà.
Duecento famiglie di profughi hanno da una
settimana la loro nuova casa. Dentro a quelle muraa esse cercheranno di
ritrovare serenamente il ritmo della propria vita d'un tempo. Ma quante
altre famiglie giuliane non possono ancora dire altrettanto? Quante altre
famiglie disperano ormai di ritrovare quel ritmo perduto?
(*) Si tratta in realtà del fiumano Armando Chioggia e della
romana Fernanda Tombesi
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