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    Dalla Sardegna con cordialità 
     
    Da qualche tempo non scrivo. Continuo il mio peregrinare per l’Italia, accogliendo gli inviti di Vescovi (o di altri, ma sempre col benestare dei Vescovi), per conferenze od incontri sui due temi che mi sono più congeniali: la pace ed il Concilio. Di particolare rilievo la celebrazione a Bologna nella Basilica di San Petronio il 4 ottobre, festa del santo, invitato dal Card. Biffi trattenuto a Roma dall’udienza del Santo Padre al pellegrinaggio per la beatificazione di un sacerdote bolognese del secolo scorso. 
       Così ho ricordato il 36° anniversario della mia Ordinazione Episcopale nel luogo stesso in cui si celebrò quella liturgia. Non ho più scritto non solo per la discrezione che mi sono imposto, ma perché non vi sono, nei miei spostamenti, motivi di interesse diretto per la Diocesi, ormai affidata alla guida solerte di Mons. Arrigo. Posso ancora farmi presente qua e là... tanto per far vedere che sono ancora vivo ed attento a quanto avviene (da una visita agli operai di Op Computer di Scarmagno alla presentazione del libro sul Mombarone, alla Messa per gli anziani ad Albiano... dove sto da anziano), o a quella in Cattedrale per venerare il Beato Taddeo Mc Carthy, ma lo faccio... simbolicamente, tra i molti impegni esterni. 
       Voglio ricordare alcuni giorni passati in Sardegna, soprattutto per il ricordo che vi ho trovato del nostro Mons. Miglio, che ha lasciato un grande rimpianto: la frase scherzosa detta dal clero “l’abbiamo rispedito al mittente’’ era detta con l’amarezza di non poterlo più avere tra i Vescovi dell’isola, ed era detta non dai preti di Iglesias! E’ stato infatti l’Arcivescovo di Oristano, antico amico dai tempi in cui eravamo assistenti alla Fuci (lui di Cagliari, io di Bologna) ad invitarmi per una Tre Giorni del clero, partecipata da quasi due terzi degli oltre cento sacerdoti diocesani e da diversi religiosi. 
       Il tema era “L’Evangelizzazione’’e si ispirava alla lettera apostolica “Evangelii nuntiandi’’, pubblicata da Paolo VI nel 1975 - anno anche quello di Giubileo - per presentare i risultati del Sinodo episcopale tenuto l’anno antecedente. Pur con riferimento a quel Documento sono risalito soprattutto al Concilio, ed in esso alle quattro Costituzioni che - come ad Ivrea ben si sa, avendolo ripetuto fino alla noia - sono i messaggi fondamentali del Concilio, segno altresì della sua costante vitalità: la Parola di Dio riconosciuta e frequentata, la Liturgia partecipata, una Chiesa sempre più comunione al suo interno e sempre più in dialogo e disponibilità verso l’umanità sono infatti le grandi dimensioni e le grandi speranze per un’evangelizzazione attuale ed efficace. 
       Mi hanno colpito la larga presenza e l’interesse di quei sacerdoti, che han poi fatto seguire discussioni impegnative. Mi è stata chiesta anche una conferenza in città in preparazione alla Giornata Missionaria, così come una celebrazione presso i missionari saveriani a Macomer. Nell’ultimo giorno, destinato a trattazioni di pastorale locale, ho preferito assentarmi, chiedendo di poter raggiungere la sommità del Gennargentu (il monte più alto della Sardegna, anche se non raggiunge i duemila metri).  
       Ho pernottato al paese più vicino, Desulo, ma al mattino siamo stati investiti da temporali ed acquazzoni  che han durato fino alla mia partenza dalla Sardegna. Dopo mesi di siccità quella pioggia era così attesa (se ne faceva preghiera anche nella Messa!) ed è stata così associata alla mia visita che... a Desulo han deciso che quando avran bisogno di pioggia chiameranno me! 
       Certo, si rimane sconvolti girando per quelle montagne delle varie Barbagie (il nome deriva dai Romani che consideravano “barbare’’ quelle zone selvagge, cioè piene di selve) sentirsi dire: “qui venne sequestrato il tale, qui venne nascosto il tal altro’’. Ma anche qui - come per la mafia siciliana, iniziata come “onorata società’’ poi trasformata in centrale di affari sporchi e di facili omicidi - sta cambiando la mentalità di quando era considerato un modo per obbligare i ricchi a condividere le loro ricchezze raggiunte ingiustamente. 
       Oggi i sacerdoti predicano apertamente, pur evitando di apparire collaboratori delle Forze dell’Ordine, ed i Vescovi hanno preso posizioni chiare, fino a parlare di scomuniche per i sequestratori. Ho colto peraltro, dalla testimonianza dei preti ma anche nei contatti diretti con la gente - anche se rapidi e superficiali - tanto attaccamento alle tradizioni religiose e tanta cordialità. Ne serbo un caro ricordo. 

    + luigi bettazzi

 
 
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