IV/a. Il paesaggio: la natura del mondo: gli eteri e gli elementi

il pensiero la tecnica

 

 

 

introduzione

Le quattro principali fasi alchemiche simboleggiano un sistema simbolico e ciclico, di cui l'alchimia diventa il cardine, di ogni altra quadripartizione antropologica e cosmica.

Così siamo arrivati ad introdurre gli elementi della natura:

L'elemento terra corrisponde alla "nigredo", la notte, l'inverno, la vecchiaia e la morte, la malinconia.

L'elemento acqua corrisponde all' "albedo", l'alba, la primavera, la fanciullezza e l'umore flemmatico.

L'elemento aria corrisponde alla "citrinitas", il meriggio, l'estate, la giovinezza, il sanguigno.

L'elemento fuoco corrisponde alla "rubedo", il temperamento collerico, la luce limpida dell'autunno e del tramonto, la maturità, la luce dell'illuminazione.

Il mondo naturale si fonda sulla combinazione di questi elementi che sono i veicoli delle forze eteriche o forze formatrici.

Nelle precedenti lezioni si è rapportata la fase del disegno come inizio dell'opus alchemico, la nigredo, e l'esecuzione del dipinto a tutte le altre fasi che si devono compiere per arrivare alla rubedo.

Ora passiamo ad analizzare il soggetto dell'opera attraverso i quattro regni del mondo naturale. Attraverso la lezione sul disegno e le tecniche pittoriche abbiamo visto come è costituito il mondo minerale, un mondo morto, privo di vita e forza eterica; la natura morta infatti rappresenta tutto ciò che è morto o di cui è rimasto solo la parte non vitale.

Il mondo vegetale al contrario rappresenta l'immagine morta del vivente che ritroviamo nel colore verde. Questo perché il vegetale è costituito da minerali, quindi un'immagine morta, ma la pianta nel suo verdeggiare ci viene incontro come vita.

L'artista fino al rinascimento ha sempre rappresentato nelle sue opere il mondo spirituale in temi sacri o profani; nel rinascimento con la nascita della prospettiva e la nuova concezione antropocentrica, inizia a rappresentare l'uomo nella sua misura. Ma dopo il sacco di Roma, cambia il senso della spiritualità e si va incontro al naturalismo. E' nel seicento che la natura inizia ad essere rappresentata come tema a se stante indipendente o meno dall'uomo, fino a culminare nel romanticismo come natura sublime o malinconica e ideale cornice neoclassica.

Durante l'impressionismo nasce la pittura "en plein air", la pittura all'aria aperta. Non si può studiare la luce che colpisce un soggetto naturale in studio, non si possono cogliere le varie sfumature che cambiano con l'ora del giorno, o l'adombramento di una nube passeggera. L'accostamento dei colori e non la sovrapposizione, fanno sì di accelerare l'esecuzione, la freschezza del dipinto con una resa cromatica pura, la cui unione dei colori avveniva scientificamente nella retina dell'osservatore. Si cercava di operare come fa la natura, attraverso le sue leggi, nel suo continuo mutarsi, nel suo divenire e procedere, ed è per questa ricerca dell'essenza del colore, di come esso vuole essere steso e di conseguenza comunicare il suo essere, diventa pittura spirituale. La prospettiva è data dalle tonalità del colore, sempre vivo, che eterna un attimo, l'attimo in cui la luce colpisce un determinato elemento della natura. Non si rappresenta la natura così come ci è data, non è realismo, è il suo superamento.

 

 

La natura del mondo: i quattro elementi

 

Il mondo naturale lo consideriamo suddiviso in quattro regni principali: il regno minerale, il regno vegetale, quello animale e l'umano. Ad ognuno di questi possiamo associare una caratteristica peculiare, infatti consideriamo il minerale come inorganico quindi morto, il regno vegetale come vitale, quello animale il portatore dell'anima e l'umano, lo spirituale.

 

 

Regno

Caratteristica

1.

minerale

inorganico

2.

vegetale

vitale

3.

animale

animico

4.

umano

spirituale

 

L’eterico è la forza vitale che si trova nel vegetale, nell'animale e nell'uomo e questa forza detta anche forza formatrice non solo  configura la specie ma preserva durante la vita il corpo fisico dalla distruzione. La scienza studia la vita, ma non la comprende nei suoi svolgimenti, perché è una realtà soprasensibile. Solo sviluppando organi di percezione animici si può contemplare l’eterico. I sensi dell’uomo invece percepiscono solo quanto è meccanico quindi occorrono dei metodi per destare e sviluppare la capacità soprasensibile dell’uomo. Sono metodi meticolosi e scientifici a disposizione di tutti. Le realtà spirituali si raggiungono attraverso dei gradi di conoscenza che sono l’immaginazione, l’ispirazione, l’intuizione. La scienza opera attraverso i sensi e il pensare. Allo stesso modo si possono scoprire le conoscenze del soprasensibile. I sentimenti sono fenomeni psichici che non sono percepibili ma si rivelano attraverso la mimica del corpo. Allo stesso modo l’eterico si rivela in manifestazioni sensibili. L’antroposofia individua quali fenomeni del mondo percepibile sono manifestazione dell’eterico.

L’uomo in antichità divideva il mondo in tre parti principali: in alto il cielo dove si trovava il supremo,  la parte centrale con l'uomo dove vi erano i quattro regni e la terra dove stavano gli inferi.

Con l'età moderna l’evoluzione ha spostato gli interessi dell'uomo fuori dall’ambito della natura. Al contrario in antichità l'uomo era molto legato alle divinità del mondo del supremo relazionando tutta la sua attività ad esso e questo a partire dalle civiltà assiro-babilonese, egizia, greca.

In particolare i greci furono i primi a diminuire l’importanza data all’astronomia per dedicarsi alla conoscenza della natura approfondendo gli studi sulla meteorologia, i venti, le acque e la geografia. Con la civiltà greca inizia l'era razionale.

I quattro elementi: fuoco, aria, acqua, terra, per loro agivano nella natura, ma essi erano presi in considerazione come idee primordiali di tutto ciò che esiste non rappresentavano le sostanze in sé. Di conseguenza si guardavano gli elementi per conoscere l’uomo e la natura. La loro era una scienza basata sull’osservazione e le leggi che regolavano gli elementi le si trovarono attuate nella struttura degli uomini e della terra.

"... la divinità mettendo in mezzo fra il fuoco e la terra, l'acqua e l'aria e interponendole fra loro, per quanto possibile, secondo la medesima proporzione, sicché l'aria fosse in relazione all'acqua ciò che è il fuoco in relazione all'aria, e l'acqua fosse in relazione alla terra ciò che è l'aria in relazione all'acqua, collegò e organizzò il cielo visibile e tangibile. E per questi motivi e con questi quattro elementi fu creato il corpo del mondo..." 

Platone, "Timeo".

Gli elementi erano stratificati in questo modo:

Fuoco

Aria

Acqua

Terra

In alto era il fuoco e nello strato più basso vi era la terra. Ciò che si trovava oltre i due confini era la regione del non percepibile. In questa regione dell’eterico roteavano le stelle e i pianeti, e nella sfera celeste più esterna era racchiuso tutto l’universo, chiamato cielo di cristallo. La terra era al centro di questo universo e i pianeti compivano sfere di azioni tali da ordinare le condizioni terrestri. L’uomo riuniva in sé tutto ciò che era presente nell’universo. Per i greci la terra era al centro di un universo racchiuso e ordinato secondo regole armoniche, ma non avevano la concezione dello spazio, solo del luogo.

Oggi l’universo si dilata verso uno spazio infinito. Dopo le scoperte dei grandi scienziati come Keplero, Galilei, Newton, si incominciarono a vedere le leggi che regolavano il cosmo solo in modo meccanico e nacquero le leggi fisiche che portarono la scienza verso il misurabile. L’uomo oggi vive la sua vita legato al progresso non indagando la sua conoscenza verso la natura e rischia di perdere il contenuto della sua vita, infatti ai primordi l’umanità possedeva una chiaroveggenza naturale che gradatamente si è persa a favore della capacità di percezione sensoriale.

La scienza antroposofica rileva che all'inizio dell'evoluzione della terra e del cosmo era associato l’elemento fuoco, infatti all’inizio dell’universo si hanno condizioni di calore. Poi comparve l’aria, in seguito l’acqua e nel quarto stadio la terra. Ogni stadio evolutivo planetario è legato ad un elemento ed ogni passaggio racchiude il precedente:

 

Ere Elementi
Antico Saturno fuoco      
Antico Sole fuoco aria    
Antica Luna fuoco aria acqua  
Terra fuoco aria acqua terra

 

Ad ogni stadio evolutivo inoltre comparve una forza superiore eterica e una forza inferiore fisica. Gli eteri diventano quattro e sono legati ognuno ad ogni elemento. Le forze eteriche sono: calore, luce, suono, vita. Le forze fisiche o subnaturali sono: elettricità, magnetismo, energia nucleare.

La concezione antrosopofica odierna della terra quindi risulta suddivisa in quattro forze superiori eteriche o forze universali, quattro elementi, quattro forze inferiori fisiche o forze centrali.

 

Per i greci la terra era al centro di un universo racchiuso e ordinato secondo regole armoniche, ma non avevano la concezione dello spazio, solo del luogo. Oggi l’universo si dilata verso uno spazio infinito. Per Steiner lo spazio era una linea infinita che partiva da una direzione e vi ritornava formando un circolo. L’idea era presa dalla geometria sintetica. Le forze fisiche hanno come origine il centro originario da dove agiscono irraggiando nello spazio-punto. Le forze eteriche agiscono dalla periferia originaria, loro luogo di origine e irraggiano verso l’interno nello spazio-superficie.

Lo spazio degli eteri è detto spazio negativo e quello delle forze fisiche spazio positivo.

Gli uomini e la natura vivono nella compenetrazione di queste forze e spazi. Per la filosofia kantiana lo spazio è una realtà soggettiva. Per Steiner la realtà è costituita da percezione e pensiero dove lo spazio è l’idea e le sue tre dimensioni sono la sua percezione.

Lo spazio e la materia sono nate originariamente insieme, nell’Antico Sole, dove la luce ha creato le condizioni per la comparsa dello spazio.

 

Lo spazio si è evoluto partendo dalla prima dimensione che compare nell’Antico Sole, la seconda nell’Antica luna, la terza nella Terra. Possiamo riassumere tutto in questa tabella:

 

Ere   Dimensioni Elementi
Antico Saturno tempo   fuoco      
Antico Sole spazio e materia I dimensione   aria    
Antica Luna   II dimensione     acqua  
Terra   III dimensione       terra

La forza elevatrice o eterica che ritroviamo nel piccolo seme che riesce a rompere persino l’asfalto è azione dell’eterico. Sul seme agiscono due forze: la gravità e quella contraria ad essa. La prima fa cadere il seme e l’altra lo fa crescere. La prima è calcolabile matematicamente cioè una forza fisica, la seconda no e si chiama forza eterica. Noi uomini percepiamo le forze solo attraverso il loro effetto sulle cose. Le forze sia fisiche che eteriche si manifestano nello spazio e generano spazio e controspazio e si compenetrano fra di loro. Per distinguere le forze fisiche dalle eteriche occorre che esse si rendano percepibili ai sensi attraverso un’essenzialità mediatrice. In realtà sono i quattro elementi che fungono da sfera mediana.

Ai tempi dei greci gli uomini basavano tutti i loro esperimenti sui quattro elementi e non occorrevano macchinari avanzati, ma si basavano solo su i loro sensi:

- Nell’Acqua l’uomo sperimentava l’azione della Luna.

- Nell’Aria sperimentava l’agire della forza del Sole.

- Nel Fuoco veniva la forza dell’inizio e fine che proveniva da Saturno.

- Nella Terra trovavano il centro dell’universo che sosteneva il tutto.

Non conoscendo la forza di gravità credevano che tutto cadesse sulla terra perché era il centro, ogni elemento tendeva a raggiungere il luogo assegnatogli dall’ordinamento della natura. La terra stava in basso, il fuoco in alto e sopra c’era l’etere. Nell’ordinamento orizzontale invece gli elementi erano collegati ai punti cardinali. Gli antichi collegavano i quattro punti cardinali ai quattro elementi  intendendo non la sensazione fisica ma quella interiore dell’anima, così da nord-ovest (freddo-umido) giungevano forze da loro percepite nell’interiorità come elemento acqua (ondine e ninfe). Allo stesso modo da sud–ovest sentivano gli spiriti dell’aria (fate); da nord-est gli spiriti della terra (gnomi); da sud-est gli spiriti del fuoco (salamandre).  Oggi l’uomo moderno ha perso questa conoscenza dell’esperienza, infatti  non percepisce più gli elementi come esseri ma come idee.

Steiner nel '900 pose i quattro elementi come idee primordiali non come sostanze. Essi non sono elementi percepibili, ma è la loro essenzialità che si manifesta in una cosa ad esserlo. Ad esempio l’acqua si manifesta con la pioggia. Quindi tutti i fluidi sono manifestazione dell’elemento acqua. L’uomo consiste dei quattro elementi e pure la natura, infatti nella natura troviamo i quattro elementi compenetrati fra loro. Il mondo quindi è diviso in tre parti: forze universali superiori, quattro elementi, forze fisiche inferiori.

Questo principio trinitario vale come principio ad usarsi per arrivare alla conoscenza di qualcosa di comprensivo e di valido in un certo campo della realtà. Ogni elemento ha in sé sia la forza superiore che quella inferiore, quindi possiede due caratteristiche opposte e allo stesso modo le forze hanno la caratteristica dell’elemento. Ad esempio l'aria può dilatarsi grazie alla luce e comprimersi grazie alla forza fisica. Gli elementi sono stati e gli eteri le forze. Le forze fisiche sono forze contrarie agli eteri.

Anche il corpo umano veniva collegato agli elementi della natura. Il corpo elementare nelle culture antiche era conosciuto tramite la medicina Ippocratica dove si parlava dei quattro succhi e dei quattro temperamenti. L’uomo antico sperimentava l’azione dei quattro elementi nella natura e in se stesso. Nel corpo umano i quattro elementi erano combinati con quattro umori e quattro temperamenti: il fuoco con la bile gialla e il temperamento collerico, l'aria era legata al sangue e al temperamento sanguigno. L'acqua al muco, flemmatico e la terra alla bile nera di temperamento melanconico.

Per Aristotele i quattro elementi erano insiti nell’uomo, definendolo un microcosmo. Nelle ossa vi era l’elemento solido, la terra, nel suo sangue e negli altri succhi, l'elemento acqua. Nella respirazione e linguaggio l'elemento aria, nei pensieri l'elemento fuoco. 

L’uomo moderno non percepisce più gli elementi come esseri ma come idee. La scienza dello spirito fa apprendere le conoscenze sul corpo elementare. Il corpo dell’uomo è composto da una quadruplice organizzazione elementare: organizzazione di calore e aria, acqua e terra. Dove il calore è il fondamento corporeo dell’agire dell’io, l’aria è il fondamento corporeo per il corpo astrale, l’acqua per l’eterico e la terra per il corpo fisico.

Gli eteri compiono un’azione congiunta che si manifesta attraverso i sensi nella sfera organica. L’azione di etere di luce e di calore fa determinare la crescita, la lunghezza e la grandezza di una pianta. La luce è la forza che estende e produce spazio, il calore genera. L’etere di luce e del suono insieme generano la suddivisione spaziale della pianta. Dove la luce rende lo spazio e il suono separa e ordina. L’etere del suono e della vita insieme formano gli organi come il fegato ecc., infatti l’etere del suono separa e ordina ciò che l’etere di vita vivifica e racchiude dentro una pelle. Etere di vita e etere di calore danno l’età della vita, la totalità di un uomo di una certa età dove per tutto quel periodo ha generato calore e dissipato calore. Quando si mettono insieme gli eteri opposti come etere di calore e etere del suono risulta un chimismo fruttificante, ossia processi di maturazione. Etere di luce e etere di vita dispiegano la crescita e la metamorfosi del vivente, formazione plastica o di metamorfosi.

Dalla forza di densità e di estinzione ne viene l’appassimento condizione che arriva con l’invecchiamento. Dall’agire della forza di densità e di immobilizzazione si produce la sedimentazione e l’indurimento, sono depositi di sostanze una volta vive. Anche le ossa umane sono sedimentazione calcarea, ma ciò si verifica con ordine e se l’ordine viene a mancare si hanno le malattie. La forza di immobilizzazione e scissione danno la decomposizione, attraverso lo sbriciolamento e il giacere immobile. La forza di distruzione e polverizzazione sono processi di disfacimento della forma e delle sostanze. Le forze fisiche sono forze di distruzione della natura, sono forze terrene, invece le forze eteree sono forze costruttrici cosmiche. Finché l’organismo vive le forze opposte sono in equilibrio.

Il mondo spazio-temporale dove agiscono eteri, elementi e forze fisiche è la natura i cui confini sono tra lo spazio reale, tra il luogo d’origine delle forze eteriche e il punto da dove agiscono le forze fisiche. Oltre il confine eterico si chiama natura superiore, al di sotto del confine fisico si chiama subnatura. Elettricità, magnetismo e forza nucleare sono forze subnaturali. Erano eteri decaduti e spinti in basso da esseri spirituali, una parte di etere di luce, di suono e di vita.

- L’etere di luce è diventato elettricità (è luce che distrugge se stessa nella materia, luce compressa)

- L’etere del suono, magnetismo (forza del suono alterata)

- L’etere di vita, forza nucleare (forza distruttiva)

In questo schema viene riassunta la configurazione del mondo naturale:

SOPRANATURA NATURA SUBNATURA
Devachan superiore mondo dello spazio e del tempo Elettricità: mondo astrale corrotto
Devachan inferiore   Magnetismo: devachan inferiore corrotto
Mondo astrale  

Forza nucleare: devachan superiore corrotto

 

In natura la cosa più vicina alla subnatura non-spaziale è il punto di origine delle forze fisiche, che è privo di dimensione. L’etere termina la sua azione in quel punto. Gli eteri e le forze fisiche sono polarità, le forze subnaturali sono contrarie agli eteri. Nella natura le forze fisiche hanno caratteristica di continuità, nella subnatura esse sono particelle. Infatti si chiamano particelle elementari perché la scienza pensò fossero al principio di tutto il mondo materiale. Ma essendovi problemi di calcolo visto che sono particelle puntiformi nasce tutta una matematica atta al calcolo statistico e probabilistico. Quindi magnetismo, elettricità e forza nucleare non hanno dimensione e spazio. Esse compaiono in natura solo grazie alle tre forze fisiche dimensionali.

L’elettricità tende alla terra e nasce da essa, l’etere di luce invece tende all’esterno. Rotazione e massa tendono a far avvenire magnetismo per via dell’etere del suono corrotto. L’elettromagnetismo crea una relazione fra elettricità e magnetismo in un legame atomico di relazione tra protone e neutrone. La forza nucleare è legata al principio dell’atomo: elettroni, neutroni, protoni. E li connette in una unità. La forza fisica di scissione serve a quella nucleare per comparire in natura come forza adimensionale, distruttrice e puntiforme. L’etere di vita invece è la forza risanatrice che crea, e si trova in natura nel neutrone che è la forza di unità che pervade nell’atomo. Nell’atomo il movimento è ordinato perché le varie particelle non si urtano.

Si può dire che forze fisiche e subnaturali messe insieme sono forze centrali le quali si applicano alla tecnologia moderna. Le forze subnaturali minano la vita e la fanno scomparire.

 

Gli elementi non sono forze. Esistono solo forze positive dello spazio fisico e quelle negative dello spazio eterico. Il fuoco è adimensionale, l’aria unidimensionale, l’acqua bidimensionale, la terra tridimensionale. Solo l’aria, l’acqua e la terra si inseriscono nelle dimensioni delle forze che non sono loro generatrici.

 

ELEMENTO DIMENSIONI

fuoco

adimensionale
aria unidimensionale
acqua bidimensionale
terra tridimensionale

 

Dall’orizzonte che separa, divide, dà il tempo, originano gli elementi. Esso è una circonferenza che tutto abbraccia ed ha un centro. Questo si estende all’infinito. Quando le stelle e i pianeti di sera e di mattina sono all’orizzonte, fungono da forze formatrici di vita, il loro movimento e le loro armonie generano vita, ritmi, colori e suoni. Quando gli astri sono sotto l’orizzonte divengono forze formatrici di sostanza.

Le stelle fisse sono ben salde in cielo, i pianeti si muovono col sole nella loro armonia delle sfere. Le stelle manifestano forze di esseri spirituali che sollecitano gli eteri facendo di essi delle forze formatrici eteriche. Le forze spirituali penetrano attraverso la terra negli elementi generando forze formatrici elementari. Mediante le forze spirituali vengono generate forze formatrici di vita e di ritmi. Tutte queste forze nella loro totalità danno la Parola Cosmica che agisce nelle stelle e attraverso esse.

E’ il LOGOS che parla, risuona e pensa tramite le stelle. Quando parla dall’alto attraverso le stelle si generano forze creatrici di forma; risuona il suo canto dalla periferia, sorgono forze creatrici di vita; agisce il suo pensare dal basso attraverso la terra, si originano forze creatrici di sostanza.

In ogni essere vivente possiamo riscontrare tre elementi: forma, attività vitale, la sua sostanza. Questi sono sorti per mezzo della vita, dell’eterico, del corpo eterico. Nel corpo eterico risiedono le forze per questi tre elementi che creano la forma, l’attività vitale e la formazione di sostanza.

Nella pianta l’eterico prevale sul fisico, quindi è più facile studiarne l’eterico. I movimenti di crescita della pianta si possono dividere in :

1. Seme posto in terra: si compenetra di umidità, la sua forza interna spezza l’involucro esterno e si crea un proprio spazio. È la forza del germinare.

2. L’embrione emette una piccola radice a spunta verso l’alto, è una forza che innalza e vince la forza di gravità, è lo spuntare.

3. Ora agisce una forza orizzontale che fa suddividere la pianta lateralmente e germoglia è una forza che si estende fino a colmare la forma e poi giunge a quiete, è il germogliare o distendersi.

4. Crescendo la pianta trova una resistenza che la fa ristagnare e qui inizia a gemmare.

5. La pianta è avvolta da una pelle verde che la protegge è la forza di avviluppare o avvolgere.

6. Le piante sono flessibili quindi hanno proprietà elastica, forza di attorcigliarsi, ondeggiare, arrotolarsi.

7. La gemma è in una condizione transitoria di ristagno, poi riprende con lo sviluppo, è la forza dello dispiegarsi, fiorire.

8. Una parte dei petali si è trasformata in stami, forza di polverizzarsi.

9. Una forza agisce dall’alto verso il basso e feconda è forza di fecondare.

10. La forza di crescita accumula sostanza attorno al germe, si forma il seme i cui involucri si ingrossano e formano il frutto: fruttificare.

11. Quando i frutti sono maturi, la pianta si curva e stacca da sé i frutti: alleggerirsi.

12. L’ultima forza irrigidisce il seme nella sua forma e i movimenti si fermano: irrigidirsi.

Vi sono 8 movimenti ascendenti e 4 discendenti:

Mov. Ascendenti Mov. Discendenti
Germinare  
Spuntare  
Germogliare Fecondare
Gemmare Fruttificare
Avvolgere Alleggerirsi
Attorcigliarsi Irrigidirsi
Dischiudersi  
Polverizzare  

 

Sono 12 forze che agiscono dall’esterno, forze eteriche spazialmente negative che costruiscono. La terra non possiede alcuna forza innalzatrice.

I quattro elementi sono ordinati e hanno origine dalle forze formatrici che parlano attraverso il Logos (Verbo o parola cosmica). La pianta sta ad ascoltare il linguaggio del Verbo cosmico; così essa ascolta, euritmizza e configura la sua forma. Lo spirito del mondo crea mediante le forze formatrici e gli elementi, chi comprende i segreti della forma, della vita, della sostanza, comprende pure come il Logos delle stelle parla, risuona e pensa.

 

Ernst Marti, "Eterico: ampliamento delle scienze naturali attraverso l’antroposofia".

 

"... è difficile dire quale di essi debba veramente essere chiamato "acqua" piuttosto che "fuoco", a quale attribuire una determinazione precisa piuttosto che tutte insieme o una alla volta, sì da parlare in modo credibile e sicuro... Innanzitutto, quello che ora abbiamo chiamato "acqua", quando si condensa, a noi pare che diventi pietre e terra, ma quando evapora e si disperde, allora diventa vento e aria, e l'aria infiammata diventa fuoco, e il fuoco, quando si comprime e si spegne, ritorna aria, e l'aria infiammata diventa fuoco, e il fuoco, quando si comprime e si spegne, ritorna aria e l'aria, a sua volta, quando si rapprende e si condensa, diventa nuvola e nebbia, e dalla condensazione di queste poi scorre l'acqua, e di nuovo dall'acqua derivano la terra e le pietre, e il loro divenire, a quanto pare, assume la forma di una successione ciclica." 

Platone, "Timeo".

 

 

Gli elementi e l'alchimia

Ogni trasmutazione alchemica, sia essa materiale o spirituale, è prodotta dal fuoco e si cuoce nell’Athanor, forno analogo all’anima umana. L’aspirante alchimista deve tener presente che in tutto il suo lavoro questo fuoco interno sia continuo e costante. Che non si accenda troppo, così che per causa sua arda e si perda il nostro animo, e nemmeno che diminuisca al punto di spegnersi. Nel mantenimento di questo fuoco e nel controllo naturale della sua potenza si radicano i principi base dell’Alchimia. Ciò nonostante per poter equilibrare queste energie è imprescindibile conoscerle, senza negarle né darle per scontate.  Poco sa l’uomo ordinario dello strato più elementare della conoscenza di altre realtà e di se stesso. L’Alchimia riconosce quattro elementi base, o principi della "materia", i quali combinati alternativamente tra loro producono la sostanza dell’universo. 

Questi elementi sono:   

 

Fuoco. In alchimia il triangolo equilatero con il vertice in alto è il simbolo del fuoco il cui colore è il rosso, ossia simbolo della vitalità di Mercurio ermafrodito. Mercurio è ermafrodito perché ha raggiunto l'unità degli opposti, è chiamato anche psicopompo degli dei, ossia portatore della volontà e dell'amore divino che procede dal Creatore verso ciò che ha creato, il cui colore simbolico è sempre il Rosso che infatti nella circonferenza cromatica sta nel vertice del triangolo dei colori primari, in alto nel punto di partenza del movimento vitale circolare. IL fuoco spesso simbolo del Sole, nella sua quadruplice fiamma si accomunano gli opposti essenziali: Sole e Luna, Maschio e Femmina, Zolfo e Mercurio. Esso è l'elemento alchemico puro ed è indispensabile per il compimento dell'Opera. Non brucia e non distrugge ma vivifica con il suo potere divino. L'elemento fuoco corrisponde alla "rubedo", il carattere collerico, la luce limpida dell'autunno e del tramonto, la maturità, la luce dell'illuminazione.

 

Aria. Il triangolo equilatero con il vertice in alto e il trattino orizzontale è il simbolo dell'aria, che a sua volta è un altro simbolo dello Spirito divino mercuriale. Il Rosso Mercurio con le ali ai piedi, portavoce del Dio e patrono dei ladri per meglio connotarne la doppia natura di questa figura della psiche materiale e spirituale che dovrebbe rappresentare la coscienza maschile, è contemporaneamente l'Animus della figura inconscia che appare nei sogni delle donne, nei sogni di entrambi i sessi appare spesso come colpo di vento o vortice d'aria e così sempre è stato rappresentato nei miti. Il suo colore è il giallo, la "citrinitas", il carattere sanguigno, il meriggio estivo, la giovinezza.

 

Acqua. In alchimia il triangolo equilatero capovolto è il simbolo dell'acqua, simbolo classico del regno inconscio. L'elemento acqua corrisponde all' "albedo", l'alba, la primavera, la fanciullezza e l'umore flemmatico.

 

Terra. Il triangolo equilatero capovolto con il trattino orizzontale è il simbolo della terra, Madre di tutte le cose.

Acqua e Terra sono entrambi simboli dell'Inconscio rappresentato da Venere ermafrodita, perché a sua volta ha raggiunto l'unità degli opposti, figura complementare femminile di Mercurio, corrispondente all'Anima nei sogni degli uomini, e la figura che dovrebbe essere integrata nella coscienza delle donne individuate, ed elemento trasformante della coscienza degli uomini, alla quale da sempre la mitologia ha attribuito il colore Verde che infatti nella circonferenza cromatica sta in basso come complementare del Rosso Mercurio.

L'elemento terra corrisponde alla "nigredo", la notte, l'inverno, la vecchiaia e la morte, la malinconia. E' la prima fase dell'opus alchemico.

 

Da tutte le geometrie dei triangoli equilateri corrispondenti gli elementi, combinate tra loro risulta la seguente figura:

 

 

Simbolo dei quattro elementi

A ribadire che quattro sono gli elementi necessari per raggiungere l'unità degli opposti, dove fuoco, aria, terra e acqua sono i quattro elementi simboli che si riferiscono alle quattro funzioni della coscienza, tre dello stesso sesso e una di sesso opposto nell'inconscio, rappresentato dall'acqua sia per l'uomo che per la donna, che bisogna rendere coscienti per poter raggiungere la perfezione di Mercurio per lui, e di Venere per lei.

Questo simbolo chiamato anche Sigillo Salomonico è un pentacolo, presente nelle tradizioni indù, buddista, ebrea, cristiana ed islamica, si trova anche nella Tradizione Ermetica. Questo accade per il suo stretto vincolo con l’analogia, presa come forma di Conoscenza. Il triangolo inferiore riflette e rispecchia il superiore ed è una sua espressione, del quale è complementare. Numericamente questo succede perché il numero 6 è una proiezione del tre, e la sua duplicazione.   

Il Sigillo Salomonico o Stella di David lo possiamo mettere in relazione con i tre colori primari, simboleggiati dai vertici del triangolo superiore. Questi colori, che sono l’azzurro, il giallo e il rosso, al combinarsi fra loro producono i colori composti o intermediari dei vertici del triangolo inferiore. L’azzurro e il rosso combinati creano il violetto; l’azzurro ed il giallo, il verde; il rosso e il giallo, l’arancione.  

Nel luogo centrale, a partire dal quale si è costruita tutta la figura, vi è il bianco come manifestazione simbolica della luce essenziale. Questi sono i sette colori dell’iride.

Il nero sarebbe non manifestazione occulta nella luce, o la sua negazione. Il Non–Essere o la negazione dell’Essere (le tenebre interiori e le esteriori).

Questo sigillo è il simbolo dell’analogia, ossia della corrispondenza di un ordine superiore con un’altro inferiore e viceversa. Da lì anche il suo vincolo con la Magia, l’Alchimia ed il Tarocco.  

Si deve sottolineare che i triangoli che formano il sigillo designano il macrocosmo ed il microcosmo, dunque: l’universo e l’uomo, e che si trovano invertiti l’uno rispetto all’altro; il punto più alto (o più lontano) dell’uno, è quello che si oppone con l’altro, nonostante il simbolo li riunisca e complementi, esprimendo anche il matrimonio indissolubile del maschile e del femminile, del cielo e della terra, dello spirito fecondatore e l’anima fecondata. 
  

 

il naturalismo

 

 

"Lieta, or son molt'anni,

Impegnata era la mente

A scoprire come vive

La natura nel creare.

Ed è sempre l'Uno eterno

Che in più forme si disvela,

Parvo il grande, grande il parvo,

Tutti al modo loro proprio.

Sempre vario, sempre quello,

Presso e lungi, lungi e presso,

Così forma Egli e trasforma.

Per stupirne io sono qui"



 

J.W. Goethe, "Parabase".

 

 

Che cosa si può dire natura e cosa arte? Che differenza intercorre tra l'opera eseguita dalla natura e l'opera eseguita dall'artista?

Capire questa differenza vuol dire arrivare ad intendere cosa sia il naturalismo e cosa invece sia la vera arte.

 

Secondo Steiner Goethe rappresenta l'artista scienziato che ha sentito come vera e urgente la necessità di passare dall'attività poetica allo studio scientifico dei fenomeni della natura, nell'intento di superare la dicotomia metafisica tra l'Essere e l'Ente, ha individuato il carattere essenziale del processo conoscitivo nella dinamica perenne del divenire e non già nella stasi rarefatta del divenuto:

 

"...in essa (nella natura) è eterna vita, divenire e moto e tuttavia non progredisce. Si trasforma eternamente..."

 

L'arte, nel lasciare libero il diveniente di divenire, è in grado di determinarsi come vero strumento di conoscenza. L'arte costituisce per Goethe: una delle rivelazioni della legge primordiale del mondo; la scienza l'altra..., lo scienziato s'immerge nel profondo della realtà per esprimerne in forma di idee le forze propulsive; l'artista cerca di plasmare, secondo quelle stesse potenze propulsive, la propria materia. Operare nella ricerca scientifica dopo avere sperimentato la messa in opera del pensiero artistico, porta con sé una visione della scienza in cui questo stesso pensiero creativo continua ad agire e a voler mantenere, nel campo scientifico, la stessa libertà di creare data all'artista.

In tale mantenimento "vi è un trapasso oggettivo dall'arte alla scienza, un punto nel quale entrambe si toccano, in modo che la perfezione in un campo esige la perfezione nell'altro." Questa libertà artistica insiste, in luogo di ciò che si dispone ai sensi dell'analisi scientifica, cercando nel fenomeno visibile ai sensi l'invisibile dei sensi; soltanto attraverso questa modalità della volontà di conoscenza si rende possibile per Goethe una ricerca libera dagli assiomi della scienza.

A questo punto la natura si presenta a Goethe come teorema, come discorso già divenuto sulla cosa, e l'arte come problema: l'arte si occupa delle molteplici forme del divenire della natura, dalle quali è data la possibilità di pervenire, per strade diverse, agli "archetipi delle cose", all'immutabile nel perenne mutare.

La scoperta dell'osso intermascellare, prima negli animali poi anche nell'uomo, permette a Goethe di pensare ad un "Tipo generale": il Tipo non è un individuo al di sopra degli altri, sintetizza le parti e le rispettive differenze morfologiche degli organismi: "alla base di ogni trattazione sulle piante e sugli insetti deve stare il concetto di una trasformazione successiva di parti identiche, l'una accanto e dopo l'altra", poiché: le parti organiche della pianta che cadono sotto i nostri sensi, foglie, fiori, stami e pistilli, i più diversi involucri e qualunque altra cosa sia dato osservare, sono tutti organi identici che gradualmente si modificano, sino a divenire irriconoscibili, attraverso una serie di successive operazioni vegetative.

Il compito dell'artista in veste di scienziato è quello di indagare le possibilità, oltre ciò che ci è dato osservare, delle forme dei fenomeni, non ciò che in sé è già stato determinato per quello che essi sono in natura, ma per quello che potrebbero essere.

Così ha senso per Steiner la seguente proposizione goethiana: "Tutto ciò ch'è fatto è già teoria", poiché "nello spirito umano si manifesta un elemento ideale, quando esso contempla un fatto." Solo in questo perenne idealizzare può agire il pensiero dell'artista che sente il bisogno di distogliersi dal troppo umano per percepire l'Essere dell'Ente come appartenente al Tutto, come forma tra le altre in cui l'entità umana compartecipa del divenire del mondo:

 

"Nell'arte la realtà sensibile viene trasfigurata perché essa appare come fosse spirito. La creazione artistica non è una imitazione di qualcosa di già esistente, ma una creazione scaturita dall'anima umana del processo della natura."

 

Il processo in divenire è un processo formale concatenato e in movimento, è in sostanza il concetto della metamorfosi delle forme della natura a cui Goethe perviene attraverso l'osservazione della natura stessa. Per mezzo del recupero di questa scoperta goethiana Steiner intende porre in evidenza il ruolo fondamentale del pensiero creativo che rende l'uomo libero di sorpassare le forme della natura, legittimando il suo impulso a creare. Goethe "riconobbe inoltre in tale forma fondamentale (l'archetipo della pianta primordiale) la possibilità di infinite variazioni, per cui dall'unità deriva la molteplicità" .

La tensione delle molteplici forme verso l'unità implica che esse non debbano essere considerate come forme finite e chiuse in loro stesse, come perfezione unitaria e di per sé valida ad esempio del Tutto, poiché questa forma del divenuto: "non corrisponde più del tutto all'idea che vi si manifesta". Il molteplice che tende all'unità e che aspira alla perfezione, rappresentato da Goethe dall' Idea della pianta primordiale, segnala l'imperfezione dei singoli fenomeni. Ma attraverso la loro osservazione spiando "la natura mentre crea" è data all'uomo la possibilità di vedere concretizzarsi l'aspirazione della natura verso la perfezione nelle forme mancate. Nelle forme che "promettono" una forma e ne realizzano un'altra si scopre come tutte le forme tentino in realtà il compimento di un'unica forma fondamentale.

 

Così l'arte non è un'incarnazione del soprasensibile, ma di una trasformazione del concreto-sensibile. L'artista crea seguendo gli stessi principi che usa la natura, secondo le sue leggi. L'artista isola e coglie un'idea sviluppandola con quei principi. Ma la natura, sempre crea e distrugge perché vuole giungere alla perfezione non con i singoli, non isola, non si occupa degli individui, ma con il tutto. Nell'arte la realtà sensibile viene trasfigurata perché essa appare come se fosse spirito.

 

"La creazione artistica non è imitazione di qualcosa di già esistente, ma una continuazione, scaturita dall'anima, del processo della natura."

 

Quindi il bello è dato dalla manifestazione di leggi della natura. Il bello non sta nel frutto della pianta da cui non trasparisce la legge che è alla base della formazione della pianta, ma nel fiore dove appare l'idea che prende forma e vita. L'arte deve dare l'illusione di una realtà superiore mediante la parvenza, non realizzare una parvenza che rimanga una comune realtà. L'artista non porta il divino in terra, ma solleva il mondo alla sfera del divino. Il bello è realtà sensibile che appare come idea. Questa è l'estetica della concezione goethiana del mondo. L'estetica tedesca invece ha capovolto tutta la cosa affermando il contrario.

La missione cosmica dell'artista secondo Goethe: "Le grandi opere d'arte sono prodotte dagli uomini, similmente alle somme opere della natura, secondo leggi vere e naturali. Tutto quanto è arbitrario e illusorio cade: in esse vi è necessità, in esse vi è Dio".

 

Natura e Arte quindi partono da due principi di operazione simili, mentre la prima grazie a leggi divine, cerca di mutare le sue forme giungendo ad imperfezioni e aspirando alla perfezione del divino; la seconda è opera dell'uomo che adoperando le stessi leggi, la porta alla sfera del divino. Quindi mentre l'uomo per ideare un'opera va a prendere archetipi "puri" nella regione spirituale, isolandoli e concretizzandoli sulla terra; la natura che ha in sé il ricordo di tali archetipi, tende a ricostruirli, operando col tutto, mutando continuamente le sue forme nel tentativo di ritornare alla forma primaria. Ma l'imitazione della natura, il naturalismo è solo copiare qualcosa di già trasformato, non è fare arte. A ragione di questo fatto Steiner prende in considerazione il mondo greco.

Per i Greci infatti sarebbe stato assurdo rappresentare nelle loro opere la gente dal vero come al mercato o nelle loro case. Cosa che al contrario ha fatto il naturalismo oggi, rappresentando la vita naturale, compresa di scenari naturali.

Omero inizia l'Iliade con la frase. "Cantami, o Musa del pelide Achille l'ira funesta".   Ed a proposito di Ulisse scrisse: "Musa, dell'uom di multiforme ingegno dimmi, che molto errò".

Omero aveva bisogno di innalzarsi ad una entità divino-spirituale che si serviva del suo corpo per plasmare artisticamente un racconto epico. Epica significa appunto che Dei superiori parlano attraverso l'uomo; erano sentiti come divinità femminili, chiamate Muse, perché capaci di essere feconde. Nell'epica si fa parlare gli dei superiori, ponendo la propria entità umana a loro disposizione, per esprimere in tal modo i pensieri del cosmo negli avvenimenti umani. Omero non pensa mai di raccontare qualcosa che lui stesso ha pensato o visto. Solo le entità superiori grazie al suo organismo, possono raccontare come vedono gli eventi umani sulla terra.

L'arte drammatica invece nasce dalla rappresentazione del Dio Dionisio agente dal profondo. Dionisio e i suoi aiutanti che fungono da coro, agiscono da riflesso di ciò che fanno, non gli uomini, ma gli Dei sotterranei, Dei della volontà che si servono delle figure umane per fare agire sulla scena non la volontà umana, ma la volontà divina.

Solo gradatamente col dimenticare il nesso dell'uomo col mondo spirituale si passò sulla scena dall'agire di dei attraverso gli uomini al puro agire di uomini. Questo agire divino nell'uomo lo troviamo in Eschilo e invece l'uomo che rappresenta solo l'uomo in Euripide, dove gli uomini però mantengono ancora impulsi sopraterreni, infatti il naturalismo vero e proprio lo troviamo in epoca solo moderna.

Nella poesia drammatica abbiamo il mondo spirituale inferiore che sale, come vulcanicamente, e nella epica il mondo superiore che scende come una pioggia benedicente. Sul nostro piano in cui agiscono queste due forze noi siamo lirici, dove non le sentiamo, ma sentiamo vivere l'elemento lirico sottilmente spirituale che non piove sul bosco e non sale con forza vulcanica, ma che stornisce nelle foglie, si rallegra nei fiori, e soffia nel vento. Tutto ciò che sul piano materiale ci fa sentire lo spirito, tanto che l'anima ne gioisce. Ma allo stesso tempo può guardare in alto o in basso e svilupparsi in forme lirico-epiche o lirico-drammatiche. Sono liriche perché noi sperimentiamo quel che abbiamo attorno sulla terra con la nostra parte centrale, col nostro essere senziente.

 

 

R. Steiner, "Arte e conoscenza dell'arte".

R. Steiner, "La missione universale dell'arte".

 

 

L'uomo e il paesaggio: l'impressione, il sublime e l'ideale

 

Il mutare continuo e inarrestabile del mondo che ci circonda e di noi stessi, il continuo divenire; un uomo che sente e intuisce, piuttosto che razionalizzare con la logica di rigidi schemi. Questo è l'uomo del Romanticismo, il sentimento prevale sul ragionamento. Questo movimento artistico nasce in opposizione al Neoclassicismo, che si basava sulla imitazione dei modelli greco-romani, con la ricerca del razionalismo illuminista che ponesse finalmente ordine alle stravaganze e agli eccessi del seicento Barocco. Così nascono le prime teorie sull'estetica ad opera di J. J. Winckelmann, amante del bello ideale, che non  è imitazione della natura, ma occorreva eliminare i suoi difetti per poi scegliere le parti di essa più belle e fonderle insieme. Solo la civiltà greca aveva raggiunto il bello ideale e quindi era assunta come modello da imitare, un modello eterno, valido in ogni epoca. Occorreva, come loro, non rappresentare l'agitarsi delle passioni umane, ma la nobile semplicità, la quieta grandezza nell'atteggiamento e nell'espressione. Nel settecento il razionalismo illuminista conduce alla graduale presa di coscienza collettiva della libertà naturale dell'uomo, che trova compimento nella dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, durante la Rivoluzione francese. Nasce così il mito dell'eroe, che si fa onere di questo compito, visto come un antico eroe classico, in Napoleone, che però deluderà le aspettative proclamandosi imperatore. Ma sia nell'ideale estetico che etico il Neoclassicismo raggiunge alti risultati soprattutto nel campo della poesia e della musica, esprimendosi invece con retorica e freddezza nelle arti visive, soprattutto in epoca imperiale, rifugiandosi in un mondo utopico, in quanto astorico è pretendere di raggiungere la grandezza dell'arte classica imitandola.

Così il Romanticismo sostituisce il valore assoluto e indiscutibile delle regole classiche, portando la libera creatività del pensiero umano individuale. L'artista romantico vive intensamente tutte le vicende, anche politiche della sua epoca; della prima metà dell'Ottocento sono le tendenze liberali che portarono ai moti insurrezionali di tutta Europa e che in Italia si concretizzarono nella prima guerra d'indipendenza.

D'ora in poi scuola e accademia sono i simboli dell'anti-individualismo, poiché l'insegnamento scolastico non era individuale, ma portava tutti gli allievi allo stesso livello, gli accademici furono considerati privi di personalità artistica. La convinzione che artisti si nasce e non si diventa, fa si che l'opera d'arte diventi espressione del sentimento soggettivo, transitorio e relativo ad un momento irripetibile. Così l'artista smette di essere un esecutore di un prodotto su commissione di un cliente, ma diventa libero creatore di un'opera, creata seguendo solo il suo impulso istintivo, priva di qualsiasi regola razionale.

L'opera d'arte diventa il frutto dell'intuito, del genio, non dell'intelligenza. Il genio, ispirato da una sorta di dèmone interiore e dotato di facoltà superiori, è capace di inventare e creare dal nulla, come un dio in terra. L'artista romantico è al di fuori delle regole e vive libero. L'opera d'arte nascendo dal sentimento, dovrà parlare con sentimento, commuovere toccando il cuore nell'esprimere i sentimenti che si agitano nascosti in ognuno di noi.

Due aspetti caratterizzano il Romanticismo: quello impetuoso, ardente, battagliero e quello malinconico, intimo, lunare; flamboyant, il fiammeggiante e il larmoyant, il lacrimoso, entrambi fortemente appassionati. Quindi mentre nel Neoclassicismo troviamo opere che hanno per tema il mito classico, qua ci si ispira al Medioevo, un mondo in cui la civiltà si era venuta formando, quando credeva fermamente in una nuova fede, quella cristiana. Non in Italia, paese legato alla civiltà classica, ma in Germania, Inghilterra, e Francia queste idee presero sostanza.

In realtà Neoclassicismo e Romanticismo hanno molte cose in comune: le teorie estetiche illuministe sostengono la poetica del sentimento, culminando nello Sturm und Drung, tempesta e impeto, che si contraddistingue da forte passionalità, individualismo, irrazionalità, e riaccostamento all'arte medievale. Infine la fuga nostalgica verso una civiltà scomparsa, un modello di perfezione irrimediabilmente perduto, il senso della morte e della vanità, il furore eroico e l'anelito alla libertà.

Il romanticismo prende piede con la caduta dell'impero napoleonico e termina a metà Ottocento lasciando il posto all'Impressionismo.

 

Caspar David Friedrich, "Il naufragio della speranza", 1822.

 

Caspar David Friedrich, Il naufragio della speranza. Ispirato ad un naufragio avvenuto nel corso di una spedizione polare, ha come tema la speranza dell'uomo, il suo eterno desiderio di conoscenza e di dominio sulla natura, che portandolo sempre a nuove imprese, come conseguenza della grandezza del suo animo, sono destinati alla sconfitta nella lotta impari contro le forze superiori della natura, che lo circondano.

 

John Constable,"The Glebe Farm", c. 1830
 

 

L'uomo nella concezione romantica è immerso nella natura, e il paesaggio è uno dei temi preferiti, non riprodotto con oggettività, ma vissuto intimamente dal pittore. Molto in voga in Inghilterra, trova in John Constable un osservatore della realtà ed un esecutore immediato che si serve di macchie di colore per rappresentare i fenomeni naturali.

Joseph Turner, al contrario di Constable che cattura la bellezza e la freschezza della natura, coglie lo smarrimento dell'uomo di fronte la grandiosità dei fenomeni della natura. I vortici di linee e di luci annullano la consistenza degli oggetti immergendo lo spettatore all'interno del quadro e facendolo protagonista. Non è rappresentata la realtà ma la reazione soggettiva dell'uomo, ed è per questo che i suoi quadri esprimono il "sublime".

 

Joseph Mallord William Turner, "Tempesta di neve", 1842.

 

In Francia, i paesaggisti nel periodo romantico si chiudono in un movimento che si fa chiamare "Scuola di Barbizon", dal nome del paese situato ai margini della foresta di Fontainebleau. Questi pittori erano animati dal desiderio di riscoprire la purezza della natura, immergendosi in essa, in un luogo incontaminato. Non è imitazione o realismo, il dipinto viene realizzato in studio in modo romantico non oggettivo, nel ricordo del sentimento patetico o grandioso che la natura ha suscitato in loro.

 

Théodore Rousseau, "La quercia", 1852.

 

A partire dall'illuminismo si genera la scienza come frutto della ragione, a metà Ottocento vi sono notevoli progressi tecnologici, che fanno contrapporre all'idealismo classico, all'indagine della realtà trasfigurata attraverso il sentimento, un'indagine che si serve del metodo scientifico. Nasce il realismo, la fotografia, invenzione che riprodurrà il vero oggettivo, solo successivamente diventerà un'arte accettata come tale; in principio era considerata un mezzo meccanico, impersonale, priva dell'espressione d'animo della pittura.

Così in questo periodo abbiamo dal punto di vista sociale delle aspirazioni liberali che vengono represse; in campo scientifico una spinta a voler spiegare i misteri della realtà. L'artista si fa portavoce di queste tendenze e cercherà due vie, l'una rivolta al metodo scientifico e all'indagine della natura e l'altro alla rivendicazione del proprio io individuale rifugiandosi nel sogno. La prima corrente di pensiero porterà al realismo, al naturalismo, al verismo; la seconda è una ripresa romantica e porterà al simbolismo visionario.

 

In ogni epoca anche se si rappresentava la realtà vi era sott'intesa una seconda lettura dell'opera quella che la portava ad essere vera arte. Il superamento del molteplice per raggiungere l'uno, nell'arte greca; l'affermazione della supremazia di Roma, nella Romana; l'espressione della verità divina, attraverso l'immagine concreta, nell'arte medievale cristiana; il dominio intellettuale dell'uomo sul mondo circostante attraverso la conoscenza delle leggi matematico-prospettiche, nel rinascimento; la trionfalistica priorità del magistero della chiesa cattolica, nel Barocco; la chiarezza razionale, nell'illuminismo; il bello ideale estetico ed etico, nel neoclassicismo; il sentimento umano ideale, appassionato, nel romanticismo. Anche nel realismo, pur volendo essere oggettivo, il pittore segue la libertà di espressione.

 

Nel 1874 nasce l'Impressionismo, dove l'artista prende posizione di fronte alla realtà percependola dal vero, nella sua totalità, e continuità, scompaiono le regole prospettiche, è il colore che definisce lo spazio. L'impressione, il sintetismo, il colpo d'occhio, è la ragione che trascura il superfluo e coglie l'impressione generale, l'essenza della natura. La forma è vista attraverso il colore e le sue variazioni, a seconda della posizione rispetto alla luce. La luce e il colore continuamente in movimento in ogni istante, in ogni ora, stagione e cambia a secondo del nostro punto di vista. Riprendono la teoria sul colore contemporanea e comprendono che  ogni colore non è puro, ma dato dall'influenza del vicino, bianco e nero non erano considerati colori, le ombre sono colorate, e l'accostamento dei colori complementari dona una straordinaria luminosità alle loro opere. Non mescolano i colori sulla tavolozza, ma li pongono sulla tela, frammentandoli in tocchi disposti in modo libero a seconda di quel che sentivano nel proprio mondo interiore. Non importa il soggetto, si può dipingere in gruppo uno accanto all'altro e ognuno darà una sua versione della realtà.

Il pensiero di ognuno di noi muta continuamente, allo stesso modo anche i soggetti rappresentati potranno essere ritratti più volte e il risultato sarà sempre differente. Quindi più che basarsi su leggi scientifiche, operavano secondo le leggi della natura.

 

Claude Monet, "Stagno delle ninfee".
1899, olio su tela, cm.89x93, Musée d'Orsay, Parigi.

 

 

 

il caos

 

La nascita di una moderna teoria scientifica sul Caos l'abbiamo a partire dal 1963, con la definizione di "ordine complesso", la complessità. Questa complessità è originata da eventi, i quali formano l'intera struttura del cosmo.

Una volta si pensava che piccole cose avessero piccole conseguenze e grandi cose, grandi conseguenze.

Con la scoperta del caos si scopre che piccole cose, piccoli mutamenti, piccole circostante, piccole perturbazioni possono avere grandissime conseguenze, al punto che diventa imprevedibile ciò che esse andranno a produrre; questo si chiama effetto farfalla. L'enunciato infatti afferma che se una farfalla sbatte le ali in una certa zona del mondo, di conseguenza da un'altra parte si verifica un uragano.

L'effetto farfalla in termine tecnico si chiama sdic, ossia Dipendenza Sensibile dalle Condizioni Iniziali, ciò significa che se in un sistema c'è sdic allora ci sono dinamiche caotiche, ossia variando le condizioni iniziali, il sistema (che può essere il tempo atmosferico, o qualsiasi altra cosa) può avere le più disparate conseguenze od effetti.

Invece in un sistema lineare o non lineare semplice e prevedibile, modificando le condizioni iniziali (o cause) gli esiti sono sempre gli stessi e prevedibili, infatti in natura tutto e' non lineare.

Tutto non e' assolutamente prevedibile, però c'è un ordine, c'è un'intelligenza cosmica; se si prendono ad esempio due alberi vicini, crescono ugualmente assieme, e dalla parte dove si fanno ombra crescono di meno rispettandosi l'un l'altro, il sole e la luce arrivano di meno, e così si formano ugualmente delle forme armoniche che sono conseguenza della loro esposizione alla luce.

Per esplorare il caos occorre rifarsi alla statistica e alle probabilità, tutto diventa sfumato, incerto, e' possibile eseguire solo un'indagine qualitativa e non più quantitativa.

Quindi il sistema causa-effetto si può calcolare solo nel brevissimo periodo, se si pianta un seme si può anche prevedere dove spunterà il germoglio, ma poi interverranno innumerevoli variabili per giungere a determinare tutti gli altri rami e foglie.

Il caos quindi si comporta secondo sia l'effetto farfalla, che secondo il sistema causa-effetto, il primo vale per lunghi periodi, mentre il secondo per i periodi brevi.

Il concetto di "ORGANIZZAZIONE COMPLESSA" è da intendersi dinamicamente, da ciò deriva che in ogni sistema la quantità di entropia, disordine, casualità aumenta proporzionalmente al trascorrere del tempo. Queste ultime sono importanti variabili, unite alla causalità, prese in considerazione proprio nelle equazioni frattali. Anche la visione ciclica del mondo secondo la quale esso ritorna, dopo un certo numero di anni, al caos primitivo da cui uscirà di nuovo, per ricominciare il suo corso sempre uguale, ha un valido riscontro nella geometria frattale che si basa sui principio dell’interattività infinita e dell’autosomiglianza delle figure.

Nella recente e nuova impostazione interpretativa si ritiene che l’ordine si crei in condizioni limite per quanto riguarda l’equilibrio o addirittura mediante dei processi non prevedibili.

Come hanno cercato di rappresentare visualmente il caos, gli scienziati?

Con la rappresentazione dei frattali, essi sono probabilmente gli enti geometrici più curiosi e ricchi di sorprese che si conoscano. Del tutto ignorati fino a pochi decenni fa, quando vennero scoperti grazie all’uso dei calcolatori, essi sembrano rispecchiare nello spazio la complessità del comportamento dei sistemi caotici nel tempo.

Benché non esistano in natura insiemi frattali in senso stretto, come non esistono rette o piani geometrici, alcuni oggetti naturali posseggono una struttura che approssima quella di tali insiemi.

Prendiamo, ad esempio, una pianta; se ingrandiamo un singolo ramo, notiamo che esso ha una forma simile a quella dell’intera pianta; se prendiamo un rametto di questo ramo, e poi una foglia del rametto con le sue venature, ci accorgiamo che ogni volta la parte presenta una certa somiglianza con l’intero.

Esse sono forme complesse costituite da una raffigurazione di se stesse sempre più piccola, quindi un modello che rappresenta il macrocosmo e il microcosmo.

 

 

 

 

 

 

Spirale logaritmica.

Si possono creare infinite spirali partendo dai quadrati. L'albero di Pitagora è un buon esempio di frattale matematico.

 

Il Caos in Alchimia viene rappresentato spesso sotto forma sferica o circolare, o da un serpente che si morde la coda, è la confusione e lo smarrimento dello spirito di fronte al mistero dell'esistenza dell'uomo. L'Uroboros è una forma che raffigura un serpente che si morde la coda e rappresenta una evoluzione che si conclude in se stessa.  Quindi il caos è la rappresentazione del cosmo e delle sue leggi. Sono le leggi con cui la natura costruisce il tutto:

  1. I principi alchemici sono tre: Zolfo, Mercurio e Sale. Uno è attivo, l’altro passivo ed il terzo neutro. Sono anche assimilati a spirito, anima e corpo, e nella rappresentazione del simbolo della ruota corrisponderebbero al punto centrale, alla periferia o circonferenza, e al  raggio che li connette. Lo spirito sarebbe attivo, il corpo passivo, e il mezzo plastico che li unisce, neutro. La figura del triangolo equilatero illustra questa trinità di principi, origine archetipica di qualunque manifestazione che si trova immanente in tutto il creato.  Il triangolo equilatero sintetizza questa realtà dei principi universali, e la sua figura può mostrare, di colpo, le energie e le potenzialità dell’Idea, trasmettendoci così in forma esatta la loro conoscenza e gli innumerevoli suggerimenti a cui dà luogo. Possono trasporsi ora a questo triangolo i concetti di Creazione, Conservazione e Distruzione (o meglio, Trasformazione), presenti in ogni cosmogonia tradizionale, e che costituiscono la conosciuta Trimurti della tradizione indù, manifestata dagli dèi Brahma, Vishnu e Shiva.  

  2. La ruota o il cerchio (la sfera nella tridimensionalità) è la figura geometrica più perfetta, e senza dubbio il simbolo più universale, poiché si trova ripetutamente tanto nella natura come nelle espressioni culturali di tutti i popoli. Costituito da un punto centrale e la circonferenza a cui dà origine. Il punto geometrico è l’espressione dell’unità aritmetica ed entrambi simboleggiano l’Unità metafisica, la deità immanifesta o Grande Spirito da cui tutti gli esseri provengono ed a cui finalmente ritornano, in virtù di questo doppio movimento di espansione e contrazione –solve et coagula in Alchimia–, il primo centrifugo e il secondo centripeto, che anche l’aspirazione e l’espirazione respiratoria e la diastole e sistole cardiaca esprimono.  

    Il punto simboleggia dunque il non manifesto – il più piccolo, il più sottile e potente – e la circonferenza la manifestazione. Quest’ultima non potrebbe esistere se non fosse per ciò che gli da vita e senso, e in realtà ognuno dei punti della circonferenza è solo un riflesso del punto centrale, così come tutti gli esseri sono la rappresentazione di questo Spirito unico che risiede nell’interiore di ognuno. D’altro canto il punto della ruota è immobile e la circonferenza simboleggia il movimento. Se non fosse per l’immobilità del suo centro, la ruota non potrebbe girare, incontrando pertanto ogni movimento la sua propria causa nell’immobilità, ed ogni manifestazione la propria causa nell’Immanifesto.  

    L’universo intero è una sfera, come lo sono anche tutti gli astri che lo popolano, i quali a loro volta realizzano rotazioni intorno al proprio asse o centro. Peraltro i movimenti apparenti che realizzano il sole, la luna ed i pianeti attorno alla terra –che sono ovviamente  ellittici– ci permettono di avere un’idea del tempo. La ruota o cerchio è anche il simbolo che ci serve per rappresentare i cicli temporali, tanto i diari, mensili, annuali, ecc., come i grandi cicli cosmici. Ricordiamo che lo Zodiaco è una ruota. Il punto e il cerchio sono inoltre il simbolo astrologico del sole, che corrisponde al segno alchemico dell’oro, entrambi come abbiamo visto simboli centrali. L'Essere è descritto come "un cerchio il cui centro è dappertutto e la circonferenza in nessun luogo".

     

  3. Un altro simbolo geometrico di fondamentale importanza è quello della linea retta, che può essere rappresentata come un’orizzontale o come una verticale. L’orizzontale simbolizza la materia e la terra, il tempo successivo che trascorre in una dimensione determinata e uniforme, in un solo livello piano e limitato. Benché questa simbolizzi anche la rettitudine nel comportamento e la stretta osservazione della legge, In estensione viene a rappresentare il materialismo e la visione letterale delle cose che la pura apparenza formale non riesce a oltrepassare. La verticale invece si riferisce all’autenticamente spirituale e celeste, al tempo assoluto e sempre presente, che non trascorre, la cui sperimentazione a diversi gradi ci farebbe conoscere altre dimensioni spazio–temporali e altri livelli scaglionati e gerarchici di noi stessi, dell’Universo e dell’Essere, che ci condurranno finalmente all’illimitato e assoluto, simboleggiato dal punto superiore della linea. Il verticale quindi va al di là della legge ed è capace di metterci in connessione con altri mondi che ciò nonostante coesistono con questo e sono presenti qui e ora.  

    Nel simbolismo costruttivo del tempio, la verticale si raggiunge con il filo a piombo, che insieme alla livella realizza la squadra perfetta, in cui l’orizzontale è un riflesso del verticale. L’orizzontale si raggiunge grazie alla proiezione della verticale con la quale si realizza il piano perfetto del pavimento. In termini esoterici l’iniziato cammina su questo piano orizzontale, attraversando i diversi labirinti che lo condurranno finalmente al centro (altare, ara o focolare), punto in cui questo piano prende verticalità. È a partire da questo centro che realizza l’ascensione che lo porterà fuori del tempio (attraverso il punto centrale della cupola, vertice della piramide o camino) dove conoscerà le sue possibilità sovraindividuali e sopracosmiche, e incontrerà la sua vera e suprema Identità.  

    Il punto che unisce la verticale e l’orizzontale è l’uomo stesso, che come essere intermedio fra le due si manifesta materialmente nel tempo orizzontale, senza perdere per questo la possibilità di prendere coscienza e di vivere queste altre dimensioni verticali, spirituali e celesti.  

  4. L’orizzontale significa la possibilità dell’espansione indefinita d’uno stato d’essere o mondo, la verticale simboleggia i gradi di esistenza o realtà di quest’essere o mondo, diviso in piani o gradi di esistenza dell’Essere Universale, tal quale si può vedere nel diagramma dell’Albero Sefirotico. Tutto questo si coniuga nell’uomo, che in questo modo è capace di unire i complementari presenti nella particolare.  

    Nel centro della croce si trova un luogo di riposo dal quale si derivano tutte le direzioni, facendo girare la ruota del mondo. In esso tutto è potenziale e pertanto qualunque possibilità si trova implicita in lui. La sua radiazione genera lo spazio e il tempo, e pertanto il movimento, e si imprime come un segno quaternario in ogni essere o cosa, manifesta o no, visibile o non visibile, del cosmo intero. (Esempio: le 4 divisioni dei tempo, siano questi giorno, mese o anno; le quattro direzioni dello spazio o punti cardinali; i 4 elementi della materia; le 4 età dell’uomo o del mondo).  

    Questo punto centrale è chiamato in alchimia la quintessenza, o etere; è anche il cuore nelle croce cristiana e corrisponde alla proiezione dell’asse verticale, creatrice del piano orizzontale in cui si manifesta e ai cui effetti occupa il punto centrale. È il punto in cui si risolvono tutte le opposizioni, luogo neutro di riposo ed incrocio virginale del possibile, ossia la direzione altobasso che dà luogo alle 4 direzioni dello spazio, l’elemento etereo dal quale si generano gli altri 4, e il non tempo o altro tempo che deve originare la temporalità. È da notarsi che gli opposti si dividono ora due a due, e si complementano in questo stesso modo.  

  5. Per la dottrina pitagorica il "Numero" è la "misura" di tutte le cose e la radice delle proporzioni dell’Armonia Universale, manifestata dalla musica, dalle matematiche e dalla grammatica, come testimoniano i suoi famosi versi d’oro in cui queste scienze sono riunite, formando una Cabala da cui non sono escluse le stelle e i pianeti e che tende alla trasmutazione dell’essere umano mediante l’Intelligenza, la Sapienza, l’Amore e la Bellezza. La sua Scuola, famosa fino al tempo presente, formò una pleiade di saggi e artisti che costituirono la sapienza del mondo antico. Come succede con determinati altri grandi maestri, si suole pensare che al di là della sua esistenza o vita storica incarnava un’entità spirituale che per mezzo suo si espresse in un gruppo o modo sociale.  

La scienza dello spirito antroposofica esplica e riassume il suo sapere sul cosmo a partire dal mondo Greco, constata le sue leggi nel pensiero di Goethe sulla natura, per avvicinarsi alla conoscenza Rosacrociana, arrivando a darne una moderna concezione, come conseguenza evolutiva delle precedenti.

Così definisce il mondo naturale diviso in quattro regni: il minerale ove governa il fisico, il non vivente; il vegetale che è il regno del vivente; l'animale dove agisce l'animico; il regno umano dove è lo spirito.

A questi quattro regni per la legge del microcosmo come riflesso del macrocosmo, si uniscono, i quattro elementi della natura ed ogni sorta di quadripartizione antropologica e cosmica.

Tutti questi elementi compreso l'uomo sono governati dalle polarità e dall'instaurarsi del loro equilibrio. Un grande esempio è rappresentato dal diverbio tra bene e male. L'uomo difatti fino alla venuta del Cristo non possiede un "io" individuale. Nell'apocalisse Michele combatte contro il drago che viene sconfitto e allontanato, a testimonianza del fatto che Arimane si è insinuato sempre di più nell'uomo fino ad arrivare in Terra. Il compito di Lucifero è di dare il male, quello che fa allontanare l'uomo dalla realtà concreta, che lo fa chiudere nei sogni. Arimane al contrario è il male che fa legare l'uomo troppo al materiale. L'anima cosciente cerca l'equilibrio tra Arimane e Lucifero poiché tutto è polare. Queste due forze polari servono all'IO per la nostra crescita-evolutiva.

Per trovare questo equilibrio è necessario migliorare se stessi e questa via di iniziazione ha come risultato la consapevolezza di se stessi verso un io superiore, come esseri formati da corpo, anima e spirito. In questo modo si può intervenire sul Karma e non subirlo passivamente. L'ego diventa positivo: Io sento, Io penso, Io voglio, sono conseguenze positive quando l'IO è cosciente.

Tutte le manifestazioni della vita sono polari e noi siamo in mezzo, siamo doppi: 2 fori nasali, due occhi, due braccia ecc, noi siamo due parti unite, la destra e la sinistra.

Lo scopo della vita è mettersi nell'equilibrio. Con la consapevolezza si può percepire il movimento che avrà il male, visto che al bene seguirà sempre il male. Il pensiero si trasforma in continuo, come ogni cosa del resto, perché tutto è sempre in movimento. Sapendo questo si va avanti nella vita consapevoli.

 

 

 

 

a cura di A. Delvecchio

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