architettura-architettura
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TECNOLOGIA DEL COSTRUIRE STORICO GENOVESE 2.1 Gli individui edilizi analizzati sono tutti di età preindustriale; i sistemi strutturali relativi sono quindi costituiti da piani verticali (pareti) portanti in muratura e da piani orizzontali ( volte in muratura, solai in legno ) ; sistemi strutturali che dovrebbero risultare relativamente semplici ma che presentano, come vedremo, non pochi enigmi. 2.2 L'architettura contadina (fig.1-2) può essere a buon diritto considerata come il referente d'obbligo del costruire genovese, in cui periodicamente riaffiorano alcune particolarità specifiche: sistema strutturale a setti portanti: strutture verticali in pietre a spacco, forzate con scaglie a cuneo e con inclusione di pochissima malta. Molta cura nel realizzare i nodi, intorno alle bucature, e nell'incontro, sempre immorsato, delle murature; strutture orizzontali in legno; archi in pietra a spacco sulle bucature maggiori e travi in legno o pietra sui mezzarini delle minori: divisori interni in telai in legno con tamponamenti in arbusti intonacati; copertura a tetto, su un tavolato ligneo continuo, con <<lose>> in pietra e più tardi, con << abbadini >> in ardesia. 2.3 La tecnica costruttiva della Genova medioevale ( costruzioni di gran parte dell'attuale centro storico fino al 1400) è profondamente diversa da quella dell'architettura contadina: il sistema strutturale è ancora a setti portanti ma le pareti perimetrali presentano spesso, anche nei piani superiori al terreno, una successione di pilastri e grandi archi a sesto acuto (fig.3/5), la disposizione dei mattoni a filari con rare immorsature fa pensare non tanto ad un muro, quanto ad un paramento, forse a faccia a vista, data la lavorazione estremamente accurata, o ad una cassaforma a perdere. 2.4 Dal XV sec. è consueta per tutto il centro storico genovese una tecnica costruttiva ancora diversa nella quale riaffioreranno alcune caratteristiche dell'architettura contadina: il sistema è sempre a setti portanti che consentono di leggere la trama della lottizzazione medioevale, ma per le strutture verticali si generalizza l' uso della muratura, di pietre a spacco con scaglie a cuneo forzate col martello, già visto nell'architettura contadina, con l'importante aggiunta di catene in ferro fucinato longitudinali destinate a migliorare la stabilità della scatola muraria. Questo è un enigma del costruire genovese, perchè viene abbandonato un materiale, il mattone certamente più affidabile per l'esecuzione di murature portanti, e si preferisce invece l'uso della pietra a spacco, tecnicamente meno evoluta. Per l'impiego così diffuso delle catene metalliche, la spiegazione più logica, oltre alla volontà di leggere la scatola muraria realizzata con un materiale (pietra a spacco) non del tutto affidabile, è il terremoto del 1536 e la successiva ordinanza del 1545 che prescriveva appunto di assicurare la stabilità degli edifici mediante tiranti in ferro, piuttosto che con archi e contrafforti esterni, inevitabilmente riduttivi della fruibilità degli spazi pubblici. Inoltre a partire della seconda metà del XVI sec., nella copertura di grandi spazi (chiese, aule assembleari)e di edifici residenziali, si consolida un rapporto privilegiato e particolare tra la struttura del tetto e sottostante volta a soffitto. Nel primo caso la conclusione dell'edificio avviene con un sistema per così dire a duplice calotta (fig.6). Nel caso dei palazzi le due strutture, quella del tetto e quella del sottostante salone sono apparentemente dipendenti. Nei palazzi inoltre le strutture orizzontali sono generalmente a volte in mattoni tra piano terreno e primo piano, con solai in legno tra primo piano e quelli superiori, con volta autoportante o in canniccio. Sempre a partire dal XVI sec. come caratteristica del costruire genovese va segnalata la pratica delle facciate ad architettura dipinta a ''fresco''. Alla fine del XVI sec. sono quindi ben definiti i caratteri di un costruire genovese preindustriale che non varierà sostanzialmente fino alla fine del XIX secolo. Caratteri come: - la preferenza data alla e volte a vela lunettate e alla volte a padiglione lunettate per la soffittatura di solai e saloni, ed alle volte a crociera rampanti per gli scaloni monumentali. - La consuetudine di contornare il portale d'ingresso ed i vani porta con cornici lavorate in marmo, in pietra di promontorio ed in ardesia. - L'utilizzo per il vano scala di colonne di altezza minore, ma praticamente dello stesso diametro di quelle dell'atrio e della caratteristica forma a ''fiasco''. (fig.9) - Le inferiate in ferro fucinato alle finestre dei piani più` bassi (fig.24). - L` abitudine che genera non pochi equivoci, di riutilizzare il materiale provenienti da edifici piu` antichi demoliti. - La presenza; nell` edificazione piu` modesta di scale con struttura lignea, ad uno o piu` rampanti, mascherate con gesso incanicciato. - La finitura dei solai in legno con soffitti (appesi, piani alla volta) in gesso incanicciato, e delle travi principali in legno, con rivestimenti sempre in gesso. E` necessario aggiungere che la relativa ristrettezza, per ragioni geomorfoligiche, dello spazio edificato del centro storico genovese ha imposto da sempre, la consuetudine ad interventi rivolti ad riedificare, riusare, ristrutturare gli edifici esistenti .Nella prima meta` del XIX secolo, per un aumento notevole della popolazione, si assiste alla riedificazione del centro storico i cui effetti piu` evidenti sono un vistoso aumento in altezza ( non di rado fino a 3-4 piani). 3. ALCUNI OGGETTI DEL COSTRUIRE 3.1 Villa Imperiale a Terralba. L`edificio ospita una biblioteca per ragazzi ed il parco utilizzato come giardino pubblico e polmone verde del popoloso quartiere sorto tutt`attorno negli ultimi cento anni. Secondo Benedetto da Porto la villa (sud verso il giardino di fondo valle: le logge angolari con le colonne cerchiate sono l`elemento originale piu` importante),appena terminata per Lorenzo Cattaneo, ospita magnificamente Luigi XII di Francia nel 1502. La villa ha carattere tipico delle ville prealessiane. Si colgono nell`atrio asimmetrico e arcaicizzante, ma anche nel piano superiore ed ancor piu` nella singolare struttura del tetto,elementi che da un lato fanno pensare ad un edificio preesistente inserito nella sistemazione di Lorenzo Cattaneo, e dall`altro segnalano le trasformazioni avvenute nella seconda meta` del XVI sec. in tutta la parte centrale della costruzione: l`apertura o forse l`aggiunta di una loggia posteriore, l`aggiunta di due ali laterali sul retro, col risultato di una pianta ad ``U`` inconsueta a Genova. Il Salone presenta sulla volta a padiglione una decorazione pittorica, particolarmente importante e perfettamente conservata, dovuta a Luca Cambiaso intorno al 1563. Si e` cercato su segnalazione di E.Poleggi l`ignoto marchingegno statico che consente il rialzo centrale in una volta che la presenza di tre catene metallica induce a ritenere autoportante. Lo spaccato assonometrico e la sezione schematica, nonchè il particolare assonometrico forniscono la risposta al quesito: il soffitto del salone e` in gesso su canniccio portato da centine appese ad una struttura intermedia costituita da una serie di puntoni inclinati come le falde del tetto e di cui le tre catene metalliche, lasciate in vista nel salone costituiscono i tiranti destinati ad eliminare la spinta sulle pareti longitudinali. Non si sa se ammirare l`abilita` dell`architetto, ignoto, o la maestria degli artefici che hanno reso possibile il marchingegno tecnico arrivato fino a noi senza danni e alterazioni. 3.2 Villa Imperiale - Scassi e` costruita nel 1560 da Domenico Ponzello per Vincenzo Imperiale. Alla fine del secolo passa al Comune di Genova; attualmente ospita una scuola media. La soluzione funzionale adottata e` piuttosto quella di un tipo di transizione tra il prealessiano e l`allessiano: solo i fronti longitudinali sono tripartiti con semicolonne e paraste, in rilievo come le cornici delle finestre. Un' attenzione particolare è stata rivolta nella rappresentazione della volta del salone (autoportante in muratura di mattoni, con nrervature longitudinali e trasversali quasi sempre nel ponente della città) e dalla struttura lignea del tetto, per sottolineare la connessione tra queste due calotte ideali di copertura. La volta non presenta le solite catene in vista essendo la stabilità assicurata interamente dal notevole spessore della parete esterna; l'armatura del tetto è costituita da travi longitudinali portate, agli estremi, dai muri trasversali di perimetro della volta sottostante, prolungati fino alla falda del tetto e, in campata da puntelli inclinati, scaricantisi sempre sui predetti muri aventi la funzione importantissima di ridurre la lunghezza libera di flessione. Detti puntelli interpretati spesso come elementi provvisionali di rinforzo, sono invece originali e costituiscono i piedritti inclinati intermedi di una trave continua ideale, lunga non meno di 16 metri, i cui estremi si scaricano sui citati muri di spina trasversali. Questo tipo di struttura richiama l'immagine di una nave in costruzione sullo scalo. Non è azzardato quindi ritenere questa tecnica, consueta del costruire genovese. I vani ammezzati, ricavati sopra i salonetti sono soffittati con volte incanicciate in gesso e centine in legno appese alla struttura principale del tetto. A seguito di segnalazioni si sono svolti dei lavori di consolidamento, che sanassero la situazione di pericolo; la soluzione adottata prevedeva la completa demolizione del tetto monumentale e la sua sostituzione con un manufatto nuovo di cemento armato e di acciaio ritenuto più rigido e quindi capace di assicurare una maggiore durata del manto di copertura. 3.3 Villa Grimaldi, detta la ''Fortezza'' a Sampierdarena. I nome deriva dall'aspetto che richiamava quello delle fortezza a quattro bastioni d'angolo imposte, a partire dalla metà del sec. XVI, dalla Repubblica alle Comunità liguri per la difesa dalle scorrerie dei corsari barbareschi. L'edificio costruito per B. Grimaldi è monumento fondamentale dell'architettura genovese alessiana, inizio nel 1559 da B. Spazio. La villa ospita ora una scuola media. I fronti dell'edificio erano di architettura dipinta ''a fresco''. Il Gauthier mette in evidenza la partizione di evidente matrice alessiana, operata dai muri di spina sulla pianta del piano terreno, in nove vani con funzioni nettamente individuate. Una particolare attenzione è stata rivolta per rappresentare la compatibilità statica della rotazione dei due saloni, quello del piano terreno rispetto a quello del piano nobile, mettendo in rilievo che la disposizione a quadruplice croce dei muri di spina interni consente di scaricare la volta inferiore su quelli orientati in direzione est-ovest, e quella superiore su quelli orientati in direzione nord-sud. Si è cercato infine di dare l'immagine della doppia struttura di copertura, quella in muratura autoportante a soffitto del salone e quella lignea del tetto. Quest'ultimo che presenta una conclusione a ''canestro'' come ha come orditura principale una serie di travi continue su puntelli portate agli estremi dagli stessi muri di spina, prolungati fino alle falde, su cui insiste la volta sottostante. 3.4 Villa Di Negro Rosazza, detta lo ''dello Scoglietto''. La villa nel XIX sec. diventa proprietà dei Rosazza e in, tempi più recenti sede di un istituto scolastico. La ricerca ha accertato la presenza nel sottotetto dell' edificio di due tiranti metallici ad andamento diagonale che attraversandolo trasversalmente ancorano il centro del fronte sud con i fronti posteriori delle ali corte retrostanti; risulta evidente l'analogia degli stralli destinati ad assicurare la stabilità degli alberi di una nave. Questi sorprendenti stralli del Tagliafichi, che costituiscono in uno con la struttura a puntelli dei tetti, ad un tempo le caratteristiche forse più originali dell'edilizia genovese ed il legame più evidente, nel costruire di una città di tradizioni marittime millenarie, con cantieri navali. 3.5 Scuola G.B. Baliano. Gli elementi principali sono due capriate, incrociantisi in corrispondenza del colmo, i cui puntoni sono le diagonali del tetto, e le cui catene metalliche inclinate si incontrano alla base del monaco; sempre alla base del monaco si incrociano dei puntoni linei, che a contrasto delle travi orizzontali di falda, sono destinati ad irrigidire questa singolare, evoluta travatura reticolare spaziale. Esempio di un costruire ormai internazionalizzato, effetto della prima età dell'industria e della nuova cultura tecnico-architettonica. 3.6 Palazzo Ducale di Genova: le sale cantoniane. a) il sistema costruttivo adottato dal Cantoni per la ricostruzione delle sale maggiore e del minor consiglio, oltre costituire la naturale evoluzione del modo genovese di fare architettura, è un notevole esempio della più matura scienza del costruire preindustriale; Prima dell'incendio del 3 Novembre 1977 la copertura del Palazzo poteva con ogni probabilità essere ricondotta al solito sistema a duplice calotta, quella inferiore a volta e quella superiore con un tetto a quattro falde e struttura lignea, quella principale di travi e puntelli e quella secondaria con travetti e tavolato destinata a portare il manto di abbadini in ardesia. E' noto che Simone Cantoni vince il concorso, per la ricostruzione del palazzo, proponendo una copertura incombustibile, cioè senza uso di legname. 4. LA CONCEZIONE STRUTTURALE DELLE VILLE ALESSIANE 4.1 Glia anni che vanno dalla metà del XVI sec. alla metà del XVII sec. circa sono stati definiti dagli studiosi di storia economica, il '' Secolo d'oro dei Genovesi''; la città grazie all'opera di Andrea Doria, riacquista la libertà politica e raggiunge uno stabile ordine interno. Questo fiorire di architetture, a cui corrisponde, come abbiamo visto al punto 2.3, il definitivo consolidarsi dei caratteri tipici del costruire, è da ascrivere al manierismo genovese di cui Galeazzo Alessi può a buon giudizio essere considerato il primo e maggior esponente, e di cui Rubens documenta. 4.3 In base alla tipologia architettonica, la critica storica ha individuati due generi ricorrenti di villa nel territorio ligure e genovese in particolare: prealessiana, di tradizione locale, caratterizzata da edifici condizionati dall'ambiente ed armonizzati con paesaggio, l'alessiana, di importazione, caratterizzata da un volume cubico che, sul prototipo di Galeazzo Alessi, è reinterpretato e sviluppato da artefici locali fino ad assumere una fisionomia ben definita. Le ville liguri non sono quindi episodi sporadici, ma fenomeno complesso, di prolungamento del paesaggio urbano verso l'interno e verso le due riviere, quasi senza soluzione di continuità. In effetti la concentrazione degli insediamenti di villa nelle immediate vicinanze della città era favorita dalla bellezza dei luoghi e consigliata dalla assenza, pressoché totale, di agevoli linee di comunicazione verso l'interno, e dalla presenza dei feudi della vecchia nobiltà terriera attestata sui confini. Il gran numero di edifici del XVI giunti fino a noi può essere ricondotto a due tipi fondamentali: - quello a matrice storico - edilizia locale, - quello di matrice classicista o alessiana. Il primo e ben rappresentato dalla Villa Imperiale di Terralba; il secondo e legato alla mitica figura di G. Alessi, che rappresenta per Genova il maggior aggancio alla cultura architettonica ed urbanistica classicista in voga a Roma. Le maggiori architetture di villa attribuibili con ragionevole sicurezza all'Alessi sono: La Giustiniani in Albaro; La Sauli; e la Pallavicino ''delle Peschiere''. LA prima e l'ultima corrispondono ai caratteri enunciati e possono essere considerate l'origine di un tipo, che caratterizzerà anche urbanisticamente il paesaggio Genovese e ligure; la seconda per la pianta rettangolare, il salone con asse maggiore longitudinale e colmo rettilineo sembra accogliere alcuni apporti alla tradizione locale. L'architettura di villa del XVII sec. può essere considerata il prolungamento di quella del secolo precedente, mentre nel XVIII sec. predomineranno volumi allungati, meno monumentali e con una certa enfasi nella parte centrale, raggiunta con gli apparati decorativi del barocchetto e del neoclassicismo spesso applicati anche da edifici di età precedente. 4.4 L'organismo di Sampierdarena deriva dall'aggregazione, all'inizio del XVI sec., di un insieme di frazioni rurali, relativamente slegate fra loro. La colonizzazione praticata dal'aristocrazia con l'architettura di '' villa'', avviene secondo la struttura preesistente del territorio,; struttura prevalentemente agricola, e di cui l'attività cantieristica navale, favorita dall'ampia spiaggia e dall'abbondanza di legname, e quelle artigianali e commerciali costituiscono l'aspetto complementare. A Sampierdarena prevale l'edificio cubico con la mediazione della tradizione locale; la distribuzione interna è caratterizzata, ai piani terreno e nobile, dalla sequenza dell'atrio, del salone e dei loggiati che differenzia nettamente gli edifici di villa da quelli di città, e la sistemazione, a lato del vestibolo, delle scale che sboccano, al piano nobile, direttamente nella loggia e di, qui nel salone. 4.5 Nello svolgimento della prima parte di questa ricerca si è constatata la centralità e l'importanza della connessione tra copertura e tetto e salone sottostante negli edifici considerati, si è preferito perciò focalizzare proprio su questo punto,e sulle conseguenti implicazioni strutturali, l'attenzione ricolta ad alcuni individui edilizi, caratteristici del tipo così detto alessiano, di Via D'aste: - Villa Imperiale Scassi,''la bellezza'' - Villa Grimaldi, ''la Fortezza'' - Villa Lercari Sauli, ''la semplicità'' - Villa Spinola di San Pietro - Villa Pallavicino - Villa Negroni-Moro - Villa Doria-Masnata. Messi a confronto con gli ormai classici prototipi sicuramente alessiani: Villa Giustiniani-Cambiaso e Villa Pallavicino Peschiere, mediante elaborati grafici che rappresentassero sinteticamente gli elementi formalmente, funzionalmente e staticamente principali. 4.5.1 Ambedue le ville dell'Alessi sono caratterizzate da un asse compositivo che è anche l'asse maggiore del salone del piano nobile e l'asse di simmetria dell'atrio di ingresso e delle logge. I muri di spina, disposti a doppia H o quadruplice croce, disegnano così al piano terreno una divisione grosso modo in nove parti; di cui solitamente è occupata dalla loggia. L'eliminazione di uno di questi muri di spina al piano nobile determina il volume del salone; il prolungamento di questi elementi, specie quelli portanti del salone, costituisce la struttura verticale, direttamente e mediante puntelli, delle travi principali del tetto. Le fronti esterne sono tripartite a segnalare la gerarchia degli spazi interni. Un edificio che dall'esterno si presenta come un blocco quasi cubico, l'apparente contrapposizione con l'ambiente naturale si palesa in realtà come una più sottile e raffinata compenetrazione tra interno ed esterno. Si delineano così quattro caratteri peculiari: - la divisione in nove parti del piano terreno mediante muri portanti interni; - ottenimento del volume del salone con l'eliminazione, al piano nobile, di uno di questi muri; - lo stretto legame tra salone e tetto dovuto alla comunione delle stesse strutture verticali portanti prolungate fino alle falde; - la ripartizione delle fronti estrene. Il volume esterno dell'edificio è certamente bloccato, ma l'abile utilizzo della struttura portante consente di scegliere la posizione della scala nel vano più adatto. 4.5.2 L'esame degli esempi di Via d'Aste citati messi a confronto con i prototipi alessiani, consente di fare le seguenti considerazioni.
4.6.1 Il tipo prealessiano, ancora di matrice gotica, si presenta come un insieme di volumi indipendenti, anche nella copertura, che seguono l'andamento del terreno, alleggeriti della caratteristiche logge angolari, a due o più arcate, che si aprono lateralmente al piano nobile. I dislivelli del terreno sono abilmente sfruttati per creare un rapporto vivo tra l'ambiente paesaggistico rivolto verso a sud verso il mare o il fondo valle. Il risultato è una composizione allungata col salone principale anteriore e le camere disposte lungo un asse longitudinale è, agli estremi, le logge, in una delle quali sfocia quasi spesso la scala. 4.6.2 Si è già detto che le logge hanno, nella tipologia alessiana, il compito di legare sottilmente ed intimamente al paesaggio un edificio che vuole affermare l'immagine del committente. Infine la collocazione centrale del salone consente, come si è visto, il contenimento agevole delle spinte, l'irrigidimento della scatola muraria mediante puntoni ( muri di spina ) e tiranti annegati nella muratura e l'eliminazione di antiestetiche catene nei saloni e nelle logge. Concludendo il cubo alessiano si rivela da questa lettura analitica una sorta di cubo di Rubik in una configurazione in cui facendo perno su quello centrale dei nove cubetti elementari del piano terreno, rimasto fermo, ruotano a piacere i due piani soprastanti solidali tra loro ( fig. 143-144).
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luca caviglia webmaster |
ULTIMO AGGIORNAMENTO 22.03.2007 |
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