TamTama, "il Ponte", Novembre 2012

Tama 1104, 25.11.2012
Fare i conti

Ovunque si parla di crisi. Ma le tv più popolari nelle ore di massimo ascolto preferiscono addormentare la gente con la cronaca nera. Un titolo ovvio su La Lettura del 18 scorso, "La recessione aiuta i ricchi", nasconde una proposta rivoluzionaria: per superare la crisi che blocca la mobilità sociale, il Nobel per l'Economia James Heckman, citato da Federico Fubini, propone di investire sull'istruzione infantile.
Lo stesso giorno su La Stampa, Agnese Moro recensiva il libro di Giancarlo Visitilli ("È la felicità, prof?"), dedicato ai ragazzi delle scuole superiori: sono giovani "chiusi nelle pareti di vetro della nostra indifferenza e della nostra incapacità di comunicare". Per cancellare quelle pareti occorrerebbe investire sull'educazione degli adulti, aggiungo ispirandomi ad Heckman. Ma siano capaci, noi adulti, di ascoltare i giovani senza pretendere che la nostra età e l'esperienza li obblighi ad ascoltare in silenzio chi sale sempre in cattedra soltanto perché è vecchio?
Un Grande Vecchio come il presidente della Repubblica il 15 novembre ci ha offerto una lezione controcorrente parlando a Roma agli Stati Generali della Cultura, con un lungo discorso che tocca anche i temi economici. Lo riduco in pillole con sole due citazioni: non si può tagliare la spesa pubblica senza scegliere; questo compito tocca alla politica, ricordando che si tratta non di fare i ragionieri, ma di ragionare, "che sono due cose diverse".
A Venezia, al "Salone europeo della cultura" (23-25 novembre) sabato 24 interviene Ilaria Capua, una scienziata diventata famosa in tutto il mondo per aver rotto le convenzioni del corpo accademico internazione nel 2006, con la decisione di render nota a tutti la sequenza genetica del primo virus dell'aviaria che lei stessa aveva decodificato. Anche lei ha partecipato agli Stati Generali romani, in una tavola rotonda su "Cultura, emergenza dimenticata del Paese". La sua esperienza rivoluzionaria e le parole di Napolitano, ci obbligano a fare i conti per cancellare non le pareti di vetro ma le pareti di spessi mattoni che nascondono il bene comune della Scienza, della Ricerca, della Cultura, spesso utilizzate anche per agire in maniera sporca come lo scandalo nella Sanità modenese conferma.
Ecco perché con enorme tristezza ricordiamo le immagini dei volti sanguinanti dei giovani non violenti malmenati, mentre quelli violenti se la cavano sempre, come se la Fortuna avesse dato loro un lasciapassare. [Anno XXXI, n. 1104]

Antonio Montanari
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"il Ponte", settimanale, n. 42, 25.11.2012, Rimini


Tama 1103, 18.11.2012
Basta battute

Non farà più battute, il presidente del Consiglio professor Mario Monti: lo ha promesso in un'intervista a Federico Fubini del CorSera. Si è giustificato: era "abituato a parlare davanti ad un pubblico più limitato e spesso anglosassone, dove la battuta e l'ironia sono elementi essenziali". Un Paese come l'Italia, ci permettiamo di aggiungere, di battute in questi ultimi anni ne ha sentite troppe. Molti ne pagano le conseguenze, altri ne godono ancora i benefici.
Una volta una ragazza parlò per strada a Berlusconi del lavoro che manca, e si ebbe in risposta un consiglio da vecchia zia ottocentesca: cercare un marito ricco. Ad un processo milanese che lo riguarda, sfilano oggi delle signorine, dette Olgettine dal nome della via in cui sono ospitate. In cambio di nulla, continuano a ricevere da lui 2.500 euro al mese.
Sabato 10 novembre, accanto alla loro storia, sui quotidiani c'erano in rilievo altre due notizie, le tasse che Obama minaccia ai ricchi, e le dimissioni del capo della Cia. Al quale l'Fbi ha fatto pagare il disastro di Bengasi (dove l'11 settembre scorso fu ucciso l'ambasciatore Usa in Libia), sotto le mentite spoglie di una vicenda sessuale. Che indigna e fa dimenticare i veri problemi.
La notizia più vergognosa di sabato 10 era quella sullo scandalo al reparto di cardiologia del Policlinico di Modena, con l'arresto di nove medici specialisti. Ogni battuta anglosassone sul fatto, sarebbe oscena. Tranne quella che sottolineasse come la storiaccia italiana sembra ispirata ad un modello americano della sanità che vuole arricchire i privati e far morire i poveri. Obama, osserva Massimo Mucchetti sempre sul CorSera, ha compreso che lo Stato può portare libertà se cura "la bimba di Chicago con la leucemia ma senza i soldi per la polizza", facendo sparire un sistema sanitario "disumano e insensato".
Da noi Monti vuol chiudere molti ospedali. Per i quali sino all'altro ieri sono stati spesi tanti bei nostri soldini. Al governo ha risposto in proposito il presidente della Repubblica: il servizio sanitario del 1978 è una conquista per il progresso del Paese, voluta da tutte le forze politiche. La salvaguardia di questa conquista dev'essere compatibile con la "selezione e riduzione" della spesa pubblica. Ovvero, occhio a come si agisce. Per fare una battuta speriamo anglosassone, è meglio un letto d'ospedale in più che un letto d'albergo per i politici di Parlamento o Regioni che ricevono ricchi rimborsi spese. [Anno XXXI, n. 1103]

Antonio Montanari
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"il Ponte", settimanale, n. 41, 18.11.2012, Rimini


Tama 1102, 11.11.2012
Politica finta

A Palermo è andata in scena una rappresentazione con un'attrice americana. Dialogava con un robot di sesso femminile, talmente bello e ben congegnato nelle espressioni emotive e nel linguaggio, che nessuno degli spettatori s'è accorto di trovarsi davanti ad un frutto della più sofisticata tecnologia. La politica italiana degli ultimi anni è molto simile, se non identica del tutto, a quel robot, progettato da uno scienziato giapponese. È una politica finta, se sui principali quotidiani nazionali soltanto sabato 3 novembre appare in prima pagina una notizia scandalosa tenuta molto a lungo in frigo: la riduzione degli aiuti ai disabili, compresi quelli gravi come i malati di Sla, tra cui 60 sono in sciopero della fame. Esemplare il commento di Massimo Gramellini (La Stampa): "Forse le regole del gioco sono cambiate senza che ci avvertissero".
Aggiungiamo soltanto: il fatto non è nuovo, se si è passati da uno stanziamento di 929,3 milioni per il 2008 ai 44,8 previsti per il 2013. Il giorno prima le cronache avevano illustrato una situazione simbolica e spaventosa: costa 600 milioni il fantasma del Ponte di Messina che mai si farà. Il Governo di Roma ha dovuto rinviare di due anni i termini per l'approvazione di un progetto che (ripeto) non verrà realizzato, al fine di non pagare la super penale prevista. E deve così mantenere al lavoro una cinquantina di persone per lo stesso periodo.
Nella medesima categoria della politica finta facciamo rientrare una cronaca bolognese: un ex consigliere regionale dell'Italia dei Valori, accusato di peculato, ha ammesso di aver ideato una trentina di convegni fantasma per nascondere cene affollate di amici, e pagate con i soldi pubblici. Il segretario nazionale dell'IdV Antonio Di Pietro è stato oggetto di cronache tv, che lui accusa di killeraggio politico, circa le sue proprietà immobiliari.
Niente di nuovo, per fortuna. Nel 1997 Giuliano Ferrara scrive una gustosa prefazione al libretto intitolato "Di Pietro e i suoi cari", definendoli "un'allegra combriccola, una comitiva un po' così". Nel 2008, durante l'avventura politica del figlio Cristiano, Tonino dichiara: pur non avendo commesso nulla di penalmente perseguibile, ha "tenuto un comportamento sbagliato e inopportuno". Il mito politico di Di Pietro comincia allora ad apparire (s)finito. Ma si sa come vanno le cose in Italia. Tutto finge di cambiare ma resta solennemente fermo. Il valzer dei Potenti non finisce a mezzanotte. [Anno XXXI, n. 1102]
Al "Fuori Tama 1102"

Antonio Montanari
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"il Ponte", settimanale, n. 40, 11.11.2012, Rimini


Tama 1101, 04.11.2012
Non sono fatti loro

Non c'è ottimismo in giro. Il giurista Guido Rossi nel fondo domenicale del "Sole 24 ore" del 28 ottobre, parla di due crisi: quella economica davanti agli occhi di tutti, e quella nascosta che si va accentuando fra i tre poteri della vita democratica, Governo, Parlamento e Magistratura. Rossi fa un'amara previsione: con la conflittualità, quei poteri si vanno dissolvendo. Per le prossime elezioni, egli auspica che i cittadini rifiutino "che qualcuno imponga loro come devono votare e per chi, quasi che la lotta democratica non conti". Secondo Rossi sono evidenti i segni del risveglio, contro un'omologazione qualunquistica, "così come negli altri momenti difficili della vita del Paese".
Auguri, Italia, sperando che Rossi alla fine abbia ragione. I segni attuali non incoraggiano. Sabato 27 ottobre il presidente del Consiglio Monti ha detto che in passato si son fatte troppe promesse, senza poi mantenerle. Mercoledì 24 pure il presidente della Repubblica non era stato molto ottimista: non basta migliorare la legge elettorale per avere un "governo stabile che è sempre frutto di accordi politici". In passato aveva sollecitato a modificare quella legge. Ora ripropone il modello del governo Monti, scelto da lui e non attraverso le urne. Napolitano ha certificato la crisi della Politica italiana, degenerata nei recenti, nuovi scandali, prodotti da un solo principio egoistico: ci si fa eleggere per far soldi.
Sullo sfondo delle dichiarazioni di Napolitano del 24, c'è nello stesso giorno l'uscita di scena annunciata da Berlusconi, su ispirazione e testo di Giuliano Ferrara. Berlusconi il 27 si è riaffacciato alla finestra, prendendo spunto da una sua condanna al Tribunale di Milano, per attaccare duramente la Giustizia italiana ed il governo Monti, a cui ha minacciato di togliere la fiducia. Poi ha accusato la Germania di imporre all'Italia l'agenda politica; e, senza citarlo, il presidente Napolitano, affermando che non è più tempo di capi di governo a chiamata.
Come in tutte le tragedie che si rispettino, al secondo atto deve tener dietro quello finale, per svelare i misteri della rappresentazione. Forse lo spettacolo è mosso soltanto da quella regola che Indro Montanelli descriveva 60 anni fa: l'Italia è il perenne Paese dell'ipocrisia per fini personali. Insomma, la vecchia lezione del "particulare" di Guicciardini. Ma tutto quanto riguarda la vita dello Stato, non sono fatti loro, dei signori politici, ma pure fatti nostri. [Anno XXXI, n. 1101]

Antonio Montanari
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"il Ponte", settimanale, n. 39, 04.11.2012, Rimini


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Antonio Montanari, TamTama
Pagina 1770. 30.10.2012.
Agg. 19.11.2012, 17:20.