Fuori Tama 1102 Politica finta e miti (s)finiti
Nel Tama 1102 ho ripreso due miei vecchi post sul "mito (s)finito" di Antonio Di Pietro. Eccoli integralmente.
29 gennaio 2009 Ad Antonio Di Pietro. Dalla destra berlusconiana e dalla sinistra di Veltroni (si fa per dire, sinistra) la ringraziano. Lei ha ragioni da vendere per la questione del "lodo Alfano". Non lo dico io, l'ha spiegato lo scorso agosto Antonio Baldassarre, ex presidente della Corte costituzionale. In parole povere, il "lodo Alfano" ricalca in parte il "lodo Schifani", poi dichiarato illegittimo dalla stessa Corte costituzionale con sentenza del 20 gennaio 2004, n. 24. In luglio l'avevo scritto in un post, "Sono uguali?". Lo dico senza presunzione, soltanto per documentare i fatti. Il suo comizio di ieri le ha attirato fulmini e saette. Per l'ex capo di Stato Scalfaro lei ha commesso un reato. Le sue parole sono state queste: "Stiamo semplicemente dicendo che non siamo d'accordo sul fatto che si lasci passare il lodo Alfano... [...]". Poi ha aggiunto: "Lo possiamo dire o no? Rispettosamente, ma il rispetto è una cosa, il silenzio è un'altra: il silenzio uccide, il silenzio è mafioso, il silenzio è un comportamento mafioso". Credo che nelle sue intenzioni, non volesse attribuite il "comportamento mafioso" al presidente Napolitano. Se c'è stato un equivoco sintattico, i suoi avversari o finti amici hanno preso la palla al balzo in un momento in cui lei sta politicamente declinando. Qui il 28 dicembre ho scritto che il suo mito è "(s)finito": lei "ha avuto coraggio nel proporre il referendum popolare contro il "lodo Alfano", facilitato dal silenzio ambiguo, se non ricordo male, del Pd". La cosa non le è stata perdonata. Poi sono venute le ben note faccende famigliari. E' stato lei a parlare di "comportamento sbagliato e inopportuno" a proposito di suo figlio. Ciò che fa sorridere oggi, leggendo i giornali, è la carica dei 101 contro di lei con argomenti non sempre sostenuti da ferrea logica. Piero Ostellino ci perdoni se nel suo fondo del "Corriere" ravvisiamo un passo che è contraddetto dai fatti. Ostellino scrive che il capo dello Stato "può rinviare alle Camere le leggi del Parlamento per vizio di costituzionalità". Sulla incostituzionalità di un punto del "lodo Alfano" preso dal "lodo Schifani" la suprema Corte si era già espressa... Dunque? Anche Massino Giannini dimentica questo stesso aspetto, accusando Di Pietro di cadere, con le argomentazioni sul "lodo Alfano", "ancora una volta nella furia giustizialista". Egregi Ostellino e Giannini. Mettiamoci in testa una volta per tutte che la colpa della questione del "lodo Alfano" non è di Di Pietro. Il quale sta sbagliando tutte le sue mosse, è appunto "un mito (s)finito", e quindi alla grande stampa ed alla sotterranea alleanza fra governo e Pd sarà facile bruciare la terra attorno ad Antonio Di Pietro. Ma fatto (e detto) tutto ciò, la questione del "lodo Alfano" non è scomparsa, perché non è un'invenzione retorica dell'ex pm.
28 dicembre 2008 Miti (s)finiti Siamo veramente un "Paese virtuoso" come scrive Lucia Annunziata sulla "Stampa"? E' diventata davvero l'Italia nel dopoguerra, nel giro di due generazioni, "un Paese benestante e colto [...] grazie alla prudenza, al realismo, alla flessibilità e al coraggio" con cui si sono sempre affrontate le traversie? Oppure l'Italia è quel Paese corrotto descritto su "Repubblica" da Eugenio Scalfari per estraneità dello Stato rispetto al popolo, classi dirigenti barricate a difesa dei propri privilegi, criminalità organizzata, corruzione spicciola...? Sovranità popolare, democrazia rappresentativa e Stato di diritto, riassumo da Angelo Panebianco ("Corriere della Sera"), sono sopraffatti oggi dallo strapotere dei magistrati. Panebianco accusa "porzioni rilevanti" degli iscritti del Pd di essere giustizialiste alla Di Pietro. Soprattutto nella fascia giovanile, afflitta da tre dogmi. Primo dogma, l'Italia è il Paese più corrotto della terra. Secondo, in politica si giudica secondo i "valori" (etici) e non secondo gli "interessi". (Questo dogma priva quei giovani degli "strumenti necessari per pensare politicamente".) Terzo dogma, la giustizia serve a combattere "eroicamente il Male della corruzione". Lucia Annunziata è molto ottimista, Scalfari molto realista, Panebianco si chiude in un castello in cui è perfetto soltanto quello a cui pensa lui. Dimentica che i più giustizialisti di tutti furono, temporibus illis (quelli di "mani pulite"), gli uomini che sostengono ed adorano Berlusconi. Il quale avrebbe voluto Di Pietro con sé al governo. Di Pietro oggi è un mito (s)finito. Ha avuto coraggio nel proporre il referendum popolare contro il "lodo Alfano", facilitato dal silenzio ambiguo, se non ricordo male, del Pd. Suo figlio è un politico che, pur non avendo commesso nulla di penalmente perseguibile, "ha tenuto un comportamento sbagliato e inopportuno": sono parole dello stesso Antonio Di Pietro. Che da esse ne esce più bastonato che rafforzato. Se appunto la politica non è soltanto rispetto del Codice penale, ma pure e soprattutto di certe forme alle quali egli si riferisce con la sua frase apparsa su "Repubblica". Finito e sfinito anche l'altro mito della novità del Pd, del progetto veltroniano del Lingotto, che resta per il futuro? La scalfariana "triste storia dell'Italia corrotta"? La speranza che il "Paese virtuoso" di Lucia Annunziata ancora una volta abbia la meglio? Negli auguri di Capodanno, anticipa oggi il "Corriere della Sera", il presidente Napolitano inviterà ancora al dialogo, parlando della necessità di riforme e coesione sociale. Non ho compreso perché queste cose non le dica pure in un messaggio alle Camere come prevede l'art. 87 della Carta costituzionale. L'occasione formale renderebbe la situazione politica complessivamente più chiara, costringendo anche il capo del governo a fare meno bizze, con marce e retromarce su proposte di giornata che appunto durano la spazio di un mattino. Come quella della riforma presidenzialista di cui aveva sottolineato l'urgenza. E che adesso sembra essersi rimangiato, posticipandola a chissà quando. Un governo serio non abbisogna di queste recite a soggetto. Napolitano è consapevole della gravità del momento, sia sul piano nazionale sia su quello internazionale. Nel messaggio alle Camere potrebbe svolgere un ruolo di stimolo per la vita democratica e di argine per le fughe in avanti del populismo berlusconiano. [28.12.2008, Anno III, post n. 343 (720), © by Antonio Montanari 2008]
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