| Tama 1005, 29.08.2010 Fatto riminese, scena nazionale
La vicenda della Fondazione Fellini non è una periferica lite di cortile. Per il livello dei suoi protagonisti, ha risonanza nazionale. Il 17 agosto il sindaco di Rimini ha accettato le dimissioni presentate dal direttore Vittorio Boarini per denunciare il rovesciamento dei buoni propositi fatti balenare dagli enti interessanti. Il sindaco ha manifestato la speranza che Boarini in futuro eviti colpi di coda "velenosi". Tutto il veleno possibile è già stato distillato negli ultimi mesi, non contro la Fondazione Fellini ma proprio verso Rimini nel suo complesso, dalle autorevoli voci che elenchiamo. Ha cominciato il 4 giugno Pupi Avati, presidente dimissionario, confidando a Manuela Angelini del Corriere Romagna che i riminesi hanno la cattiva abitudine di dare ragione a chi parla con la voce più alta. Il 12 agosto sulla Stampa, Fulvia Caprara ha raccontato che il regista Giuliano Montaldo, candidato presidente, era giunto a Rimini soltanto per fare il gran rifiuto, avendo letto cose poco simpatiche sull'età sua e del futuro presidente onorario, Ermanno Olmi: "Ci hanno dipinto come due vegliardi". Caprara chiudeva il suo lungo pezzo con l'amara constatazione: "Il quadro è desolante". Su "Repubblica" il 14 agosto Boarini si sfogava con Brunella Torresini, accusando Comune e Provincia di voler fare tabula rasa della Fondazione, indebitata per 340 mila euro. La Provincia due giorni prima per bocca del suo presidente Stefano Vitali parlava di pressappochismo gestionale e di una commedia all'italiana circa il rifiuto di Montaldo. Il 14 agosto il titolo del Corriere Romagna diceva tutto del veleno in circolazione, "Boarini: non resto in una simile città". Il 22 agosto si è appreso che l'ultimo (per ora) ad andarsene dalla Fondazione, è il prof. Mario Sesti, regista e critico, considerato molto vicino agli eredi di Fellini. Rimini non ha nessun amore particolare per Federico. Lo sosteniamo da molto tempo. Nel novembre 1998 scrivemmo: ai riminesi, di Fellini, non è mai interessato nulla, perché essi sono così 'pataca' proprio come il grande regista li ha ritratti in "Amarcord" (che non è pura autobiografia, ma soprattutto la feroce descrizione di un carattere collettivo). Aggiungevamo che una conferma veniva dalla decisione della Fondazione Fellini di trasferire nel 1998 da Rimini a Bologna l'annuale convegno dedicato al regista, perché quello del 1997 qui non aveva visto alcun interesse aldilà dei soliti addetti ai lavori. [1005] Antonio Montanari (c) RIPRODUZIONE RISERVATA
Tama 1004, 08.08.2010 Le bagnanti dalla Senna
Siamo lieti per l'imminente arrivo in città delle bagnanti dipinte da Manet sulla Senna (1862), grazie all'impegno profuso da alcuni imprenditori locali. Detto tra parentesi, il Comune non ha più un euro per comprare libri alla Biblioteca Civica Gambalunga. Speriamo che i visitatori delle bagnanti di Manet non subiscano il programma di un'amica piemontese, imbarcata la scorsa primavera verso Rimini ed una mostra d'arte, percorsa nel pomeriggio, poi la mattina dopo avviata a Forlì per analoga manifestazione. Null'altro di Rimini ha visto od apprezzato, tolto lillustre contenitore della mostra, Castelsismondo. Ha ragione Mauro Gardenghi: se non ci fosse stato il mercato bisettimanale, moltissimi turisti italiani e stranieri non avrebbero mai attraversato la ferrovia, e conosciuto il nostro centro storico. Che, nei pomeriggi di questa estate, è pieno di comitive di giovani mai apparsi anni fa. Buon segno. Oggi turisti e non viaggiano molto a Rimini, attraversando la ferrovia come dice Gardenghi. Ma sapete che cosa cercano? I grandi, mitici centri commerciali. Dalla vita di ogni giorno inoltriamoci nella foresta di carta degli archivi che raccontano Rimini. Un libro del compianto Giampaolo Dossena parla del volume d'un autore locale: "... l'ho sfogliato e l'ho messo da parte con un oscuro senso di ribrezzo sul quale non ho voluto indagare". Altra notizia. Luglio 2009, le quattro sedi romagnole all'Alma mater studiorum di Bologna, sono reclamizzate da un manifesto che prende alla lettera la definizione di "corpo accademico". Raffigura fanciulle in tutina bianca e slip nero, e con il nome di Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini stampato sul cuore: nessuno, per amore di cultura e rispetto della tradizione, osa pensare che sia impresso soltanto sul petto. Il tutto sotto la sigla delle fantastiche quattro sedi, "il massimo per i tuoi studi universitari". Gli sponsor messi sotto accusa, rispondono: "Non si sfrutta il corpo femminile ma si rappresentano quattro città". Occorre essere sponsor per capire certe cose. Che sfuggono invece alle docenti di Bologna le quali protestano, denunciando il ricorso al "prototipo delle veline che, soprattutto in questo momento, è estremamente negativo". Il massimo del velinismo alla nostra Università si era registrato nel 2005 con larrivo di Lapo Elkan, allora noto soltanto per l'allergia ai congiuntivi e non ancora protagonista (ottobre successivo) dello scandalo con un anziano travestito. [1004]
[Alla pagina del 1998 su Giampaolo Dossena ed il Tempio malatestiano.] Antonio Montanari (c) RIPRODUZIONE RISERVATA
Tama 1003, 01.08.2010 Allegre consorterie di Rimini
Rimini non è l'Italia. Da Roma il capo dello Stato ha parlato di squallide consorterie, per ben note vicende politiche. Anche a Rimini esistono consorterie che però hanno un carattere più allegro, pure se non divertente. L'allegria è una sensazione soggettiva. Se due o più persone si riuniscono per raggiungere uno scopo, non sono per forza di cose un'associazione a delinquere, ma una compagnia la quale vuole essere consapevole del proprio peso e nello stesso tempo dimostrare che il fine a cui pervenire, non è un sogno impossibile. Dalla certezza che l'operazione ha prodotto l'effetto desiderato, nasce poi un sentimento di felicità psichica e di constatazione politica che quanto si voleva ottenere non è più soltanto un pio desiderio, ma una lecita conquista. Fatta alla faccia di quanti non stanno dentro la consorteria. I più pessimisti propendono per un'interpretazione negativa del fenomeno. Luciano Canfora ad esempio osserva sul "Corriere della Sera" (25.7) che nello scenario italiano ormai vi è un solo partito che, governando, fa la parte sia della destra sia (di tanto in tanto) della sinistra. Canfora si riferisce all'Università, il cui sistema dei concorsi sarebbe incentrato sul "cretino locale". Per essere ottimisti, noi preferiamo vedere le allegre consorterie come indispensabili all'equilibrio sociale e politico della città. Se non ci fossero, come potrebbero accadere fenomeni tanto strani che, se li definiamo ridicoli, rischiamo di essere soltanto noi considerati incapaci di intendere le cose dell'universo? Le supreme consorterie nascono da un preciso accordo democratico: loro rappresentano tutti, e quindi tutto quanto decidono va bene per tutti. Da che mondo è mondo, gli amici si riconoscono nel momento del bisogno, quindi non meravigliamoci se qualcuno è preferito rispetto ad altri. I bravi di don Rodrigo sono stati sempre più bravi degli altri. Dai tempi di Renzo e Lucia le raccomandazioni dettano legge. Dal giorno dell'assalto ai forni, l'innocente rischia di essere scambiato per colpevole. Quindi non è fondamentale che chi vince abbia i necessari meriti. Bastano orgoglio e volontà di emergere. A Rimini per le future amministrative un qualche accordo si raggiungerà per non fare del male a nessuno, accettando che tuttavia esistono delle differenze, senza le quali non avrebbe senso la vita. Chi comanda troverà sempre il modo più giusto per fare allegri e felici gli amici che lo circondano od i nemici che gli hanno permesso la vittoria. [1003] Antonio Montanari (c) RIPRODUZIONE RISERVATA
|