| L'impressionante viaggio nell'Italia del malaffare, che Roberto Galullo compie in "Economia criminale" (Il Sole 24 ore) ci interessa per i capitoli che parlano dell'Emilia-Romagna e del Titano. Anche la nostra regione ha sognato che questi problemi non ci toccassero. Il risveglio s'intravede soltanto in parte. Galullo narra del prefetto di Parma che (marzo 2009) tuona contro Roberto Saviano che ha parlato della presenza della camorra in quella provincia. Il prefetto cita come fonte l'Antimafia di Bologna. Ma è proprio il procuratore a capo della stessa Direzione distrettuale antimafia felsinea a difendere Saviano ed a smentire il prefetto di Parma, definendola città "interessata da infiltrazioni di organizzazioni criminali". Galullo cita da un suo archivio che va dal 2002 all'inizio del 2009. Leggiamo ad esempio il CorSera del 2002 su "Mafia russa, milioni di euro lavati in Romagna", e il Carlino del 2007, "Le lunghe mani dell'est sulla nostra Riviera". Non è tutto. C'è la relazione 2008 del sostituto procuratore antimafia nazionale Carmelo Petraia, dove si mettono nero su bianco le ragioni di Saviano (come sottolinea Galullo), con pagine che smentiscono il prefetto di Parma. Il quale le ignorava del tutto. Petralia, prosegue Galullo, era stato anticipato (2007) dal sostituto procuratore dell'Antimafia nazionale. Il 19 aprile 2009 il prefetto di Parma è poi smentito da un altro sostituto della stessa Antimafia nazionale, Mario Spagnuolo: un cui collega a fine 2009 parla di nuove realtà criminali che interessano la nostra regione: sono straniere (comunitarie ed extra). Per cui si invoca una forte attività di contrasto e prevenzione onde evitare danni peggiori. L'aeroporto di Rimini è citato per i capitali dell'Est che (all'inizio degli anni 1990) aprono la strada ad infiltrazioni peggiori (Russiagate, 2002) con il riciclaggio di provenienza illecita. Tutto finisce in una bolla di sapone: "è difficile cogliere con le mani nel sacco i mafiosi russi". Quando (2007) il Carlino parla di lunghe mani dell'Est sulla riviera, i riminesi sono entusiasti, scrive Galullo citando il capo dei nostri industriali, Alfredo Aureli: "I capitali stranieri sono sempre benvenuti" (p. 187). Lo studioso Enzo Ciconte precisa: "Gli italiani fungono da manovalanza. Comandano gli stranieri". Chiudiamo il libro (presentato a Rimini da Anpi ed associazione "Vedo sento parlo" il 3 giugno presso la sede della Provincia, dall'autore e dal Procuratore della Repubblica di Modena, Lucia Musti). E passiamo ad alcuni appunti di cronaca locale. 1993, il presidente dell'Antimafia, Luciano Violante, dichiara: "La mafia in Riviera ha vestito i panni puliti della intermediazione finanziaria, ma è ben presente". 1994, il sen. Carlo Smuraglia (Commissione antimafia) spiega: "In Romagna è ben presente la mafia che lavora in camicia e cravatta". Dicembre 2005, secondo il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, anche per Rimini vale il principio: il denaro si accumula al Sud e si investe al Nord. Nella mia rubrica "Tam Tama" nel 1984 riferivo l'allarme dell'on. Stefano Servadei sul racket in Romagna. Nel 1990 raccontavo che per il Questore di Forlì, Rimini non era Palermo. L'Antimafia è arrivata "soltanto" nel 1993.
[Archivio. Sul tema, si legga nel mio "Tam Tama" n. 362, appunto del 1990, la lettera aperta al Questore di Forlì, in questa pagina speciale.]
DOSSIER 6 maggio 2010 Rimini e la mafia Lettera aperta inviata ad Andrea Gnassi, segretario del Pd di Rimini, e pubblicata oggi sul "Corriere Romagna".
Egregio Andrea Gnassi, perdona la confidenza, che azzardo essendo un elettore del tuo partito. L'hai fatta grossa, parlando del rischio di "fattoidi" a proposito della mafia e della camorra in Riviera, e definendoli "fatti evocati e denunciati ma difficilmente rintracciabili" (Corriere, 4.5.2010). Tu prendi in prestito la parola dal rimpianto Edmondo Berselli, uno scrittore che conosco bene. Nel suo libro "Sinistrati. Storia sentimentale di una catastrofe politica" (2008), Berselli a p. 75, trattando del "catalogo virtuale di Berlusconi" e delle sue invenzioni "funzionali al mantenimento del carisma", scrive che l'amato premier "addita la sinistra come un altro fattoide, una cometa perversa, un'altra entità maligna". Berselli commenta: "Converrebbe prenderlo sul serio. In fondo, meglio essere cattivi che cretini". Torniamo a Rimini. Non definirei fattoidi le denunce (1994) del senatore Carlo Smuraglia (Pds) della Commissione antimafia che spiegava: "In Romagna è ben presente la mafia che lavora in camicia e cravatta", più difficile da combattere di quella che spara. Smuraglia fu estensore per la Commissione antimafia del dossier sugli insediamenti mafiosi in "aree non tradizionali". Era, ripeto, il 1994. Cordialità. Antonio Montanari
Antefatti della lettera ad Andrea Gnassi.
7 marzo 2010. Nei miei blog pubblico questo post "Rimini ricicla". Eccone il testo. «La crisi della squadra di calcio batte la presenza locale della mafia in Riviera Prima pagina del "Corriere di Rimini", unico giornale locale leggibile. Titolo su tutte le cinque colonne: "La fine del calcio. Acquistare il Rimini è impossibile", sostiene un costruttore. Sotto, molto in basso, tre colonne su cinque, e tra virgolette: "Mafia a Rimini grazie all'evasione". Un occhiello sempre tra virgolette avverte: "Siamo diventati la capitale del riciclaggio". Alegher, dunque. Alle pagine 6 e 7, un sottotitolo aggiunge: "A Locri ci hanno detto: datevi da fare nella vostra città, sta diventando la capitale italiana del riciclaggio". Parlano dei giovani volontari che cercano di illuminare da soli l'opinione pubblica. Qualche ente locale tempo fa non distribuì nelle scuole materiale della Commissione antimafia. Così, per non far fare brutta figura alla città e non gettare discredito, oltre che procurare allarme. Il 10 agosto 2008 avevo scritto una lettera allo stesso quotidiano che non fu pubblicata. La presento integralmente, qui. Precisando che le notizie in essa contenute le ho quasi tutte ricavate da un mio libro, intitolato "1987-1996, Fatti personaggi e idee di Rimini e provincia dalle cronache de "Il Ponte"", consultabile su Internet.»
Ecco la lettera cestinata dal "Corriere di Rimini" nell'agosto 2008. «Presidente della Provincia e sindaco di Rimini si sono detti notevolmente preoccupati per notizie che "configurano un quadro di infiltrazione malavitosa in diversi settori del tessuto economico-imprenditoriale" locale. Ma il problema non è nuovo, come documentano alcuni dati "storici". Nel 1993 il presidente dellAntimafia, Luciano Violante, dichiara: "La mafia in Riviera ha vestito i panni puliti della intermediazione finanziaria, ma è ben presente". Gli usurai hanno "i colletti bianchi": a gennaio sono stati eseguiti nove arresti, e quattro società dal credito facile sono finite sotto inchiesta con laccusa di truffa ed associazione a delinquere. Nel 1994 il prof. Giancarlo Ferrucini, occupandosi del "balletto dei fallimenti", ipotizza che vi sia interessata anche la mafia, con quelle infiltrazioni denunciate dalla Commissione parlamentare antimafia, che "potrebbero attecchire più facilmente nei settori dellabbigliamento e della ristorazione, dove fra laltro si verificano frequenti turn over nella titolarità delle aziende". Nello stesso anno il senatore Carlo Smuraglia, estensore per la Commissione antimafia del dossier sugli insediamenti mafiosi in "aree non tradizionali", spiega che "in Romagna è ben presente la mafia che lavora in camicia e cravatta, quella che è più difficile" da combattere rispetto a quella che spara e prepara stragi. Sempre nel 1994 la sezione riminese della "Rete" che fa capo a Leoluca Orlando, in occasione dellassemblea nazionale tenutasi a Riccione, lancia pesanti accuse alle Giunte di sinistra che avrebbero sottovalutato il fenomeno mafioso in Romagna. Dicembre 2005, infine. Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso spiega: anche per Rimini vale il principio che il denaro si accumula al Sud e si investe al Nord".»
© by Antonio Montanari / "Il Ponte" settimanale di Rimini, 2010 |