Per fare un piccolo bilancio della vita a Rimini nel corso del 2006, pubblico due articoli apparsi sul blog di StampaWeb, e quattro mie lettere ospitate dal Corriere Romagna tra ottobre e dicembre.
Cominciamo dall'articolo del 30 maggio 2006, intitolato
Rimini, il voto
Il voto amministrativo di Rimini ha una clamorosa sorpresa.
Forza Italia passa da 25.335 voti a 12.128 (-52,13%). Qualcosa (+16,26) va ad AN che sale da 8.691 a 10.113.
Il Centro-Destra era senza un candidato storico, al contrario del Centro-Sinistra che ha rieletto il sindaco uscente Alberto Ravaioli.
Il candidato improvvisatosi all'ultimo momento, succedeva ad un altro gettatosi nella mischia e poi fermato.
Ufficialmente dal cuore (problemi di salute), ma immaginiamo anche dal «portafoglio»: lui gridava troppo forte un «sogno» nuovo che avrebbe rovinato molti affari in corso.
Con la vecchia amministrazione, il Centro-Destra non se l'è passata poi così male.
Due assessori dimessi (defenestrati) per la questione del troppo cemento non sono episodi da nulla.
Tutto ciò faceva prevedere non il ballottaggio per Ravaioli, ma addirittura la sua sconfitta al primo turno. Invece. Per la serie: l'orco non è poi brutto come lo si dipinge.
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Sul tema sono ritornato il 29 luglio con la nota intitolata
Larghe intese (da Rimini a Roma)
La scelta dell'ex candidato sindaco Alberto Bucci di non votare contro Alberto Ravaioli e la sua giunta, ma di astenersi sulle linee programmatiche del governo cittadino, suona ampiamente innovativa, per cui sembra (in apparenza) aver ragione il capogruppo di Forza Italia Alessandro Ravaglioli: «È come se Berlusconi si fosse astenuto sulla fiducia di Prodi».
Ma per comprenderne il vero significato, forse non è inutile ascoltare le voci romane dai giornali di oggi sabato 29 luglio. Il presidente della Camera Bertinotti ha detto alla «Stampa»: «Le difficoltà si possono superare allargando la maggioranza di governo» con una discussione franca che «sotto traccia è già in corso». Il presidente del Senato Marini ricorre ad una contorta formula per invocare più confronto con l'opposizione e meno voti blindati per addivenire a scelte condivise. Anna Finocchiaro ha detto no allo «stress da voto di fiducia» per arrivare a scelte bipartisan su «questioni d'interesse nazionale».
Intanto Silvio Berlusconi (che sarà a Rimini in agosto al Meeting di CL) secondo Francesco Verderami («Corriere della sera»), promette un radicale cambiamento: farà «l'uomo di confine» allo scopo di 'bruciare' Casini, e quindi non sarà più l'oppositore irato di Prodi come sinora è fermamente stato.
Dunque Bucci potrebbe aver anticipato Berlusconi ed aver avviato da Rimini un esperimento nazionale, per un diverso «clima» di governo della cosa pubblica. Insomma una specie di rivoluzione che in sede locale ha la sua premessa nel risultato elettorale amministrativo della scorsa primavera, quando Forza Italia perse il 52,13% dei voti, mentre AN salì del 16,26. Un risultato che dimostrava come con la vecchia amministrazione di Ravaioli il Centro-destra (od almeno una sua parte) non se la fosse poi passata così male. Due assessori erano stati
defenestrati per la questione del troppo cemento. Tutto ciò aveva fatto prevedere non il ballottaggio per Ravaioli, ma addirittura la sua sconfitta al primo turno. Invece
Per la serie: l'orco non è poi brutto come lo si dipinge.
Adesso Bucci debutta con l'astensione. Se si tratta di una rivoluzione, essa ha un precedente nella scelta fatta da Massimo Conti il 13 giugno 1989: la sostituzione dell'antico legame fra Pci e Pci con un pentapartito che vince le elezioni del 1990 forte di 26 seggi su 50 (Psi +2, Pci -3, altri 2 li aveva persi nel 1985). Divenne sindaco Marco Moretti che alla parola pentapartito sostituì la formula di «bicolore fra laici e Dc». L'anno dopo proprio a Rimini al XX congresso del Pci nasceva il Pds.
Forse Bucci entrerà nella storia per una mossa preveggente che oggi a molti della sua stessa parte politica appare invece come un classico inciucio.
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Ecco infine quattro lettere (sul totale di nove) apparse nel Corriere Romagna.
Donna morta vegliata dai figli, troppa superficialità [5.10.2006]
In Italia i pubblici amministratori oscillano quasi sempre tra due affermazioni in apparenza contraddittorie: non ci sono le leggi (e abbiamo le mani legate) è la prima; ci sono troppe leggi (e non sappiamo come cavarci gli zampetti), è la seconda.
La contraddizione cade quando si pensa che le due frasi sono un paravento aperto a posteriori per nascondere quello che è accaduto prima.
Il bravo ed onesto (anche intellettualmente) assessore Stefano Vitali non si sottrae all'abitudine dei pubblici amministratori, e questa volta sceglie la prima affermazione, in riferimento alla morte della maestra, il cui cadavere era custodito dai due figli seguìti dai servizi di igiene mentale del Comune di Rimini.
Bastava forse, durante la prima visita, avere un po' di naso (non soltanto nel senso di percepire olfattivamente il cattivo odore avvertito dai vicini). E chiedere l'intervento delle forze dell'ordine. Come è accaduto nell'ultima ispezione.
La pratica è stata accantonata, durante la prima visita, perché ci si è accontentati delle risposte logiche di una persona che di logica ne possiede soltanto per mascherare ciò che, secondo la sua mente, doveva rimanere assolutamente segreto.
Nessuno va accusato, per carità, per questa vicenda. Però non tiriamo fuori la storia della mani legate. La legislazione italiana è talmente cavillosa che tutto è previsto e tutto è permesso, se chi deve interpretare ed applicare le leggi ne comprende anche il margine di discrezionalità che in casi di emergenza è anche un margine di razionalità.
Vorrei ripescare un'altra storia molto recente. Quella del cadavere ritrovato, messo in cella frigorifera all'obitorio e dimenticato, mentre si stava cercando una donna scomparsa. Poi a dei vicini della scomparsa è venuto un dubbio. La scomparsa era proprio quella della cella frigorifera. Nessuno degli indaganti se ne era accorto, o ci aveva pensato.
Posso testimoniare il dramma di una povera donna ultraottantenne di una località vicina che anni fa incontrai in una pubblica struttura.
Era ridotta a quasi uno scheletro, viveva da sola alla periferia o nella prima campagna (ma esiste ancora, oggi, la cosiddetta campagna?), tra polli, galline, cani e topi.
I topi mentre lei dormiva l'aggredivano. Fu trasferita dall'ospedale a quella pubblica struttura con la parte inferiore del suo corpo lacerata dai morsi degli animali. Non era assolutamente in grado di parlare. Vegetava. Possibile che nessuno non si potesse accorgere di lei prima che fosse ridotta così?
Torniamo al dramma della maestra morta. Quei due suoi figli che stavano con le tapparelle abbassate, dove andavano ad acquistare il cibo, se ora sentiamo dire che non uscivano mai di casa? Oppure chi li aiutava magari per semplice pietà?
Una volta si diceva: adesso che l'uomo va sulla luna queste cose non debbono più succedere. Ma forse l'uomo sulla luna non c'è andato mai, e queste cose continuano a succedere.
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Rimini e il risparmio, una storia da riscrivere [7.11.2006]
Risparmio: a Rimini quello bancario (abbiamo letto) è aumentato del 37%. La spiegazione data dai tecnici è convincente: la gente sta alla finestra in attesa di tempi migliori, ed i soldi restano così nei conti correnti degli istituti di credito poiché la Borsa non convince (ma soprattutto fa paura) ed i prezzi delle abitazioni sono troppo alti (Corriere, 4.11.2006).
Il direttore di una banca vi ha dichiarato che i risparmiatori, con gli investimenti azionari e borsistici, hanno avuto «alcuni problemi». Nella vita, ci permettiamo di osservare, bisogna sempre non esagerare, ma ridurre a livello di «alcuni problemi» le grosse fregature prese generalmente dai risparmiatori alcuni anni fa, mi sembra un gioco al ribasso compiuto con un'eccessiva attenuazione dell'importanza e della gravità del fenomeno.
Per farla breve: credo che se i soldi investiti allora in modo fallimentare non fossero stati bruciati come invece è avvenuto, e che se quel risparmio fosse stato lasciato dormire nei conti correnti, l'aumento sarebbe stato più alto di quel 37% rilevato.
Il problema adesso è capire quanto sia andato perduto con azioni e Borsa. Lo dicano i tecnici: cinque, otto, dieci per cento del risparmio di Rimini?
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L'attacco ingiusto a Carla Ravaioli [26.11.2006]
Carla Ravaioli, giornalista e scrittrice riminese, non meriterebbe il «Sigismondo d'oro» assegnatole dal Comune di Rimini. Questa l'opinione d'alcune forze politiche d'opposizione in città.
La colpa di Carla Ravaioli sarebbe quella di aver criticato «un modello turistico che è stato il vanto di un'intera classe dirigente che ha governato questa città per oltre 50 anni». Tali parole sono state pronunciate (leggo sul Corriere del 23 novembre) dal consigliere regionale di Forza Italia, Lombardi. Se ho ben compreso l'oppositore anti«cumunista» Lombardi loda quei governi cittadini comunisti (che naturaliter non dovrebbe amare), ai quali è fatta risalire ormai comunemente una serie di colpe riassumibili nella cosiddetta «riminizzazione».
Dunque, tutto andava meglio quando tutto andava peggio con le giunte Pci-Psi?
Un minimo di rispetto non dico verso la verità storica (che è un'istanza forse troppo ardita in questi chiari di luna), ma verso le persone come Carla Ravaioli, intellettuale onesta che si è duramente guadagnata la pagnotta nel mondo dei giornali, dovrebbe essere dimostrata da tutti e dappertutto, ed in primis dai politici.
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Il riminese Sigismondo e l'antica Turchia [5.12.2006]
Al gran parlare che s'è fatto in questi ultimi giorni dei rapporti tra mondo occidentale e Turchia, aggiungiamo un brevissimo ricordo che riguarda il riminese Sigismondo Pandolfo Malatesti. Dopo la presa di Costantinopoli, Sigismondo tenta un simbolico abbraccio culturale tra Oriente ed Occidente. Nel 1461 aderisce all'invito del sultano dei Turchi ad inviargli uno dei migliori artisti della sua corte, Matteo de' Pasti, con l'incarico di fargli un ritratto. A lui Sigismondo affida per Maometto II una copia del «De re militari» di Roberto Valturio. In una elegante epistola latina stesa dallo stesso Valturio, Sigismondo dichiara di voler far partecipe il sultano dei propri studi ed interessi. Matteo de' Pasti, arrestato in Candia prima di giungere a destinazione, è trasferito a Venezia dove è processato e liberato il 2 dicembre 1461, dopo esser stato riconosciuto innocente. Il «De re militari» sequestratogli è richiesto dal pontefice che lo vuole esaminare.
Contro Sigismondo i suoi avversari inventano un'altra grave accusa: d'aver invitato Maometto II a combattere il papa. In tal modo lo accreditano in un solo botto come nemico della Religione, dello Stato della Chiesa, delle signorie e dell'Italia tutta. Il 26 aprile 1462 tre fantocci raffiguranti Sigismondo sono bruciati in altrettanti diversi punti di Roma, ed il giorno seguente il papa Pio II emana una bolla per scomunicare ed interdire il signore di Rimini, inaugurando quella leggenda nera su di lui, che ritorna successivamente. Il 2 dicembre 1463 la Chiesa romana lascia a Sigismondo una città privata per lo più dei territori che aveva governato fin dai tempi del Comune.
Il tentativo di dono di Sigismondo a Maometto II avviene in un momento di forte tensione internazionale, anche se la presa di Costantinopoli ha provocato soltanto quello che uno storico ha definito «reazioni sentimentali o retoriche» come la bolla del papa sull'avvento della bestia dell'«Apocalisse», avanguardia dell'Anticristo. Il 18 aprile 1454 Venezia ha stipulato un accordo con il conquistatore di Costantinopoli. L'unico a rimetterci è il nostro Sigismondo. Al triste declino egli tenta d'opporsi come condottiero al soldo di Venezia nella crociata in Morea dal 1464 sino al 1466, quando il 25 gennaio fa ritorno in patria da uomo sconfitto. Reca però con sé un bottino, le ossa di Giorgio Gemisto Pletone, che gli garantisce un prestigio perenne. Se Pio II non fosse già morto il 15 agosto 1464, Sigismondo gli avrebbe fornito nuovi, forti motivi per un'altra condanna.