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Viaggio nella storia del paesaggio agrario del Tarantino

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La casa rurale del padrone

Parole chiave: Immagini, rural landscape history, storia paesaggio agrario, Villa rustica, feudalesimo, borghesia, galantuomini, demani, masserie, edilizia rurale

Il paradosso del mondo antico

Sommario: 

Il paradosso del mondo antico 

La rivincita della campagna

La rivincita della città 

La rivoluzione illuministica

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L'Antichità classica guardava al mondo agricolo come ad una realtà antitetica rispetto al proprio ideale di vita: quello dell'agognato otium contrapposto ai vituperati (nonché utilissimi) studium e negotium.
I grandi proprietari erano quindi per lo più inurbati, motivo per cui la campagna ha restituito poche tracce della loro presenza sino ad Età Imperiale avanzata. Una eccezione potrebbe essere rappresentata dai sontuosi corredi funebri restituiti da alcune tombe di Età Ellenistica, rinvenuti proprio in ambiente rurale, nei territori di Crispiano, di Castellaneta e di Ginosa, anche se questo fatto non significa necessariamente che i rispettivi proprietari, sicuramente dei Greci, abitassero in dimore rurali, all'interno dei propri possedimenti.
In Età repubblicana e primo-imperiale le poche villae rusticae rinvenute presentano quasi esclusivamente strutture produttive. Del resto lo stesso statuto municipale di Taranto faceva obbligo ai decurioni (cioè ai componenti del senato cittadino, quindi gli esponenti dell'aristocrazia cittadina, ma verosimilmente radicati economicamente nella terra) di risiedere in città.   

Il legame fra la proprietà e la terra si esprime spesso (quando si prolunga sufficientemente nel tempo) con la denominazione di questa. E' questa l'origine di molti prediali terminanti in -ano, originatisi molto probabilmente a partire da Età Tardoantica. Alcuni di questi sono stati sostituiti nel corso del tempo da nuove denominazioni.
Nelle immagini, dall'alto, le masserie Pizzica (Crispiano, già nota con il nome di Rascano), Caselle (Taranto,edificata a fine Settecento nella contrada Stigliano), Cigliano e Papale, che ha perso il prediale latino (Stizzano) per assumere quello relativo alla famiglia che ne è stata proprietaria nel '500.

La rivincita della campagna

La situazione muta radicalmente negli ultimi secoli dell'Impero romano, durante i quali i membri più eminenti della aristocrazia cittadina fuggirono letteralmente dalla città nel tentativo di sfuggire alla oppressione della macchina amministrativa statale. E' l'epoca delle sontuose villae  costruite lungo la costa, che ospitavano sia (nella pars urbana) i comfort della residenza di città, sia le necessarie strutture produttive
La presenza dei grandi proprietari nelle campagne ebbe conseguenze di rilievo nello sviluppo della signoria agraria.
L'Alto Medioevo consacrò la rivincita della campagna sulla città, che ne fu che ne fu permeata anche fisicamente, accogliendola al suo interno.Nel corso dello stesso periodo le ricorrenti guerre condussero anche al definitivo smantellamento del sistema delle villae rusticae e delle sontuose dimore rurali. 

La riaffermazione della città 

La ripresa economica che contraddistinse i secoli successivi al Mille si accompagnò anche alla generale rivitalizzazione della città, che riacquisì il controllo economico, sociale ed anche culturale della campagna. 
La nuova aristocrazia feudale raccolse l'eredità della antica signoria agraria e pose ad emblema della propria posizione di predominio territoriale il castello.
Con la crisi tardo-medievale anche i contadini abbandonarono le campagne per far largo al dilagante latifondo cerealicolo-pastorale, definitivamente impostosi nel corso dell'Età Moderna. Nel corso di questa l'aristoicrazia feudale, di ispirazione militare, si trasformò in signoria fondiaria, che al controllo degli uomini sostituì il controllo delle leve economiche del territorio.
La terra, con il suo valore di posizione, divenne il linguaggio semanticamente più esplicito del potere della nuova nobiltà.

La rivoluzione illuministica

La situazione mutò significativamente nel corso del '700, quando all'interno della nobiltà e (per emulazione) della borghesia agraria dilagò la moda della villeggiatura.
Alla tradizionale percezione del valore-terra si  aggiungeva una nuova cultura, ispirata a modelli fortemente innovativi, che in comune avevano una maggiore attenzione nei confronti dell'ambiente rurale. Oltre alla crescita degli investimenti verso il miglioramento fondiario, si registra un pari fervore nelle opere di ristrutturazione o di ampliamento dei corpi di fabbrica delle masserie,come pure nella edificazione ex novo di edifici residenziali (casini) precipuamente ideati in funzione ricreativa e di rappresentanza. 
La galantomia ottocentesca amplificò ulteriormente le linee di tendenza in atto, ammortizzando e ritardando gli evidenti segnali di crisi della masseria come azienda capitalistica. 

Da sinistra:  elegante villa extraurbana con annesso giardino, a Massafra; il casino Schiavoni, a Manduria; corpo di fabbrica di Masseria San Domenico (Taranto). In tutti i casi le forme architettoniche non conservano nulla delle precedenti strutture produttive. 

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17 dicembre 2001 00:07


La villa rustica


La masseria 


Il casino di campagna

 

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