Il Quaternario di un tratto della Val Lagarina

Cap. 6 - CONCLUSIONI

Verranno presentate, in quest'ultimo capitolo, alcune considerazioni conclusive che riassumano tutto il lavoro svolto per la stesura della tesi e basato sui risultati della fotointerpretazione, sui dati ottenuti in Laboratorio dalle analisi granulometriche e, soprattutto, sulle osservazioni effettuate durante il rilevamento in campagna.

6.1 Raccolta bibliografica

Per stendere l'elenco bibliografico di questa tesi di Laurea, è stata effettuata una ampia ricerca, estesa anche a testi e articoli non strettamente attinenti alla zona in studio.

Fin dall'inizio della ricerca si è visto che riguardo alla geomorfologia della Val Lagarina i lavori di altri studiosi erano quasi assenti (vedi capitolo 3). Per questo sono state inserite nella lista molte pubblicazioni riguardanti argomenti collegati od analoghi a quello del presente lavoro, ma relativi ad altre zone. Con ciò si è voluto creare un elenco abbastanza vasto di lavori di carattere geomorfologico o simile, onde facilitare ed indirizzare eventuali successive ricerche bibliografiche.

L'indagine si è svolta presso la Biblioteca del Dipartimento di Geografia dell'Università di Padova, la Biblioteca Centralizzata "A. Frinzi" dell'Università di Verona, la Biblioteca Civica di Verona e la Biblioteca del Museo di Scienze Naturali di Verona.

Una ricerca di dati sedimentologici riferiti a pozzi idrici o sondaggi è stata effettuata, con esito negativo, presso gli Uffici Tecnici di tutti i Comuni comprendenti l'area in esame.

6.2 I tipi di deposito sedimentario

Esaminiamo, in sintesi, tutti i diversi tipi di depositi sedimentari presenti in questo tratto di Val Lagarina, accennando anche alla loro distribuzione areale, sia in termini qualitativi che quantitativi.

Tutti i depositi possono essere raggruppati, per comodità, in tre grandi gruppi: i depositi fluviali, quelli detritici e quelli glaciali. Queste distinzioni sono basate, evidentemente, sull'agente di trasporto del materiale sedimentario e, in conseguenza, sulle caratteristiche sedimentologiche e sulla geometria del deposito.

Le analisi sedimentologiche effettuate sui campioni prelevati hanno permesso di interpretare le sezioni osservate, anche se, normalmente tutti i depositi sono facilmente identificabili e solo in certi casi si può presentare qualche dubbio.

6.2.1 Depositi fluviali.

Parlando di depositi fluviali, mi riferisco a quelli depositati dal fiume Adige; si riconoscono per l'elevata classazione e per la presenza di strutture sedimentarie tipiche di questo tipo di trasporto (laminazioni incrociate, concave, ecc.).

Sono probabilmente i materiali più abbondanti. Essi, infatti, formano tutto il fondo piatto della valle e molti dei terrazzi laterali. I clasti hanno dimensioni che vanno da quelle della sabbia a quelle della ghiaia medio-fine con l'eventuale presenza di ciottoli e blocchi e non sono mai cementati.

6.2.2 Depositi detritici.

I depositi detritici sono quelli dei conoidi di deiezione e delle falde detritiche; in questo caso l'agente di trasporto è la forza di gravità insieme all'azione dell'acqua dei torrenti. I clasti sono tutti di origine autoctona: derivano dalla disgregazione delle rocce carbonatiche che formano i fianchi della valle (specialmente Dolomia Principale e Calcari Grigi) ed hanno gli spigoli vivi; le dimensioni sono, normalmente, quelle dei ciottoli e dei blocchi; qualche volta compaiono clasti alloctoni provenienti da depositi glaciali ripresi e rimaneggiati.

I materiali detritici presentano una distribuzione areale notevole, con spessori anche superiori ai 10 m (la conoide della Val Fredda, per esempio, alla base ha uno spessore di almeno 20 m). Spesso c'è una alternanza, sia in senso laterale che verticale, dei depositi dei conoidi di deiezione (quindi, almeno parzialmente, di trasporto torrentizio) con quelli delle falde detritiche (in certi casi anche coni detritici), dove il trasporto è dovuto unicamente alla gravità. Essi si trovano sempre a quote relativamente elevate e ricoprono i depositi glaciali o fluviali che formano i terrazzi.

Solo tra Sabbionara e Pilcante, lungo la Strada Provinciale, si può osservare una falda detritica cementata; in tutti gli altri casi, i depositi detritici non presentano cementazione. Questo fatto confermerebbe l'ipotesi di un fenomeno arealmente limitato, probabilmente dovuto a percolazione di acqua localmente ricca di carbonato.

I conoidi di deiezione, essendo forme caratteristiche della valle, sono stati oggetto di un'analisi morfometrica che, pur non evidenziando relazioni particolari tra i diversi parametri, contribuisce ad aumentare le conoscenze geomorfologiche di quest'area.

6.2.3 Depositi glaciali

I depositi glaciali sono costituiti dai materiali morenici. In questo caso, il carattere distintivo fondamentale per la classificazione è la granulometria: questi depositi sono tipicamente eterometrici, con ciottoli immersi in una matrice soprattutto sabbiosa, in quanto la frazione limosa è, in queste zone, normalmente scarsa. I clasti alloctoni (rappresentati, soprattutto, dai porfidi della Piattaforma Porfirica Atesina e, in generale, da rocce magmatiche e metamorfiche provenienti dall'interno della catena alpina) si presentano sempre ben arrotondati e con dimensioni molto variabili (dalla sabbia a grossi ciottoli) e talvolta sono alterati.

I materiali glaciali compaiono soltanto sui fianchi della valle e non sembrano essere molto abbondanti, anche se non sono sempre visibili in quanto, spesso, sono ricoperti dai coni e dalle falde detritiche. L'unico caso di morena cementata, è stato riscontrato in corrispondenza della scarpata del terrazzo che costeggia il canale artificiale a Sud di Belluno Veronese.

Non sono stati mai rinvenuti depositi di loess, possibilità, questa, che avrebbe permesso di stabilire utili correlazioni cronostratigrafiche.

6.3 I suoli

Questo argomento non è stato presentato in un capitolo separato in quanto l'osservazione dei suoli presenti in quest'area non ha apportato nessuna informazione utile o innovativa e, quindi, è risultato ininfluente sul tipo di lavoro svolto per questa tesi.

I suoli che si trovano in questa zona, infatti, sono tutti suoli attuali, potenti poche decine di centimetri e continuamente sottoposti all'intervento antropico.

Per quel che riguarda i paleosuoli, essi erano uno dei temi su cui concentrare la ricerca di campagna, ma non ne sono stati rinvenuti. Solo in due casi ho trovato dei livelli rossastri probabilmente dovuti a pedogenesi più prolungata, ma da non considerare dei paleosuoli: il primo si trova sopra ad Avio (a quota 215 m s.l.m.) sepolto tra due diversi depositi morenici (vedi figura 6.1), il secondo in una cava a circa 1,5 km ad Est di Sabbionara ed anche in questo caso si trova sepolto in un deposito morenico.

6.4 Neotettonica

Ben sapendo che questa area è tuttora soggetta a movimenti neotettonici (vedi paragrafo 2.3), durante il rilevamento non è mai stata dimenticata la possibilità di individuare testimonianze di movimenti recenti.

In effetti in certi casi, alcuni depositi sembrano essere stati soggetti a movimenti neotettonici.

Si tratta di depositi inclinati verso direzioni difficili da spiegare con un normale trasporto glaciale o fluviale (per esempio con una inclinazione contraria a quella della valle) oppure depositi in cui il materiale sedimentario si presenta con strutture irregolari.

Nei pressi di Peri, si trova un deposito fluviale sabbioso inclinato di circa 20° verso il centro della valle; a Belluno Veronese c'è un deposito fluviale sabbioso inclinato verso Nord. Nella cava ad Est di Sabbionara (vedi paragrafo precedente), intercalati a depositi morenici e fluvio-glaciali, ci sono dei livelli sabbioso-limosi con andamento del tutto irregolare.

Esiste, però, un'altra possibilità che potrebbe spiegare la presenza di depositi deformati e/o inclinati in modo anomalo: è quella dei movimenti legati alla cosiddetta "glacio-tettonica". Con questo termine vengono indicati tutti quei movimenti che un deposito subisce a causa dei movimenti e delle spinte di un ghiacciaio.

Siccome in questa sede l'argomento non è stato approfondito, non si è giunti ad una risposta certa e definitiva. Resta aperta come possibilità per studi successivi e mirati.

6.5 La carta geomorfologica

La carta geomorfologica allegata a questa tesi è stata elaborata utilizzando tutte le informazioni disponibili, presentate nei capitoli precedenti.

La base topografica che è stata usata è quella delle Tavolette alla scala 1:25.000 dell'Istituto Geografico Militare Italiano.

La legenda della carta è stata derivata, quasi completamente, dalle indicazioni contenute nella "Bozza normativa per la carta Geomorfologica Ufficiale alla scala di 1:50.000" approntata dal Servizio Geologico Nazionale e diramata in data 8 agosto 1992. Per completezza di dati e per esaminare la costruzione della legenda e l'impianto generale di una carta geomorfologica, sono state anche consultate le seguenti carte : "Carta geomorfologica degli alti Lessini" alla scala di 1:25.000 (SAURO, 1973), "Carta geomorfologica del territorio di Febbio tra il Monte Cusna e il fiume Secchia (Appennino emiliano)" alla scala di 1:20.000 (C.N.R. Gruppo Ricerca Geomorfologia, 1982), "Carta geomorfologica del bacino del T. Valda (Prealpi dell'Alpago)" alla scala di 1:10.000 (PELLEGRINI, 1975), "Carta geomorfologica del bacino di Lamon (Val Cismon, Alpi dolomitiche)" alla scala di 1:25.000 (TESSARI, 1973), "Carta geomorfologica dell'alta Val di Peio (Gruppo del Cevedale)" alla scala di 1:15.000 (C.N.R. Gruppo Nazionale "Geografia Fisica - Geomorfologia", 1985).

Rispetto alle indicazioni dedotte dai suddetti lavori, le differenze presenti nella legenda della carta geomorfologica di questa tesi sono dovute all'esigenza di rappresentare meglio certi fenomeni oppure alla necessità di rendere più leggibile la carta stessa.

I criteri generali addottati sono stati quelli di utilizzare un colore di fondo per indicare la litologia del deposito, ed un sovrassegno, di altro colore e spesso lineare, per indicare le forme.

Questa carta, oltre a portare nuove informazioni alle conoscenze geomorfologiche della zona, potrà contribuire ad una revisione ed a un aggiornamento, per l'area esaminata, dei Fogli geologici ufficiali (vedi paragrafo 3.2).

6.6 Evoluzione post-glaciale della valle

Attualmente le forme che caratterizzano maggiormente la valle sono i numerosi conoidi, più o meno ampi, che ricoprono i depositi morenici e/o fluviali presenti sui fianchi, mentre il fondo valle, formato da sedimenti alluvionali, si presenta piano e terrazzato.

Volendo disporre i diversi processi secondo un ordine cronologico relativo, risulta evidente che quelli che hanno portato alla formazione dei conoidi sono più recenti degli altri; tutt'al più possono essere contemporanei alla sedimentazione operata dall'Adige sul fondo valle.

E' ragionevole ipotizzare, comunque, che conoidi più antichi si trovino sepolti sotto la coltre quaternaria a formare corpi sedimentari cuneiformi in eteropia con i depositi del fondo valle.

I depositi morenici, probabilmente tutti della glaciazione würmiana, sono situati talvolta sopra a materiali fluviali: significherebbe che durante i precedenti stadi glaciali il ghiacciaio non è riuscito ad asportare totalmente i materiali fluviali già deposti; attualmente le morene sono presenti solo sui fianchi della valle: ciò significa che al fondo non sono state deposte, oppure che sono state successivamente erose dall'Adige o sepolte dai suoi depositi alluvionali.

Da notare anche che, almeno in questo tratto di Val Lagarina, non sono stati trovati depositi lacustri collegabili al lago (o ai laghi) presenti, secondo alcuni Autori, durante il post-glaciale (vedi paragrafo 1.2); probabilmente questa zona si trova troppo a monte rispetto alla Chiusa di Ceraino.

Riassumendo, si può ipotizzare questa situazione: prima dell'ultima glaciazione l'Adige avrebbe sedimentato alcuni depositi fluviali, asportati poi, solo parzialmente, dal ghiacciaio würmiano che ha lasciato depositi morenici; questi sono stati quindi parzialmente erosi e successivamente ricoperti da depositi alluvionali; in seguito l'Adige, riprendendo l'erosione, ha terrazzato tutta la serie di materiali (morenici ed alluvionali) presenti sul fondo della valle; nel frattempo, sopra ai diversi tipi di materiale, si sono formati i conoidi.

Schematicamente, si possono presentare le seguenti fasi:

1) deposizione, precedentemente all'ultima espansione glaciale, di depositi fluviali dell'Adige;

2) erosione parziale e locale dei suddetti depositi da parte del ghiacciaio würmiano;

3) deposizione discontinua di materiali morenici;

4) erosione parziale e locale dei suddetti da parte dell'Adige;

5) deposizione di sedimenti fluviali;

6) terrazzamento del fondo valle.

Tutti questi processi non presentavano un carattere di continuità lungo la valle, ma erano discontinui ed hanno operato, perciò, in modo diverso da zona a zona. Il risultato, quindi, è quello di avere una situazione non uniforme, e spesso complessa, nella successione sedimentaria quaternaria presente nei diversi tratti della Valle.

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Ultimo aggiornamento: 27 febbraio 2000