Il Quaternario di un tratto della Val Lagarina

Cap. 1 - INQUADRAMENTO GEOGRAFICO

1.1 L'Adige e la sua valle

La valle dell'Adige è una delle più grandi valli trasversali della catena alpina ed interessa circa metà della lunghezza complessiva del corso del fiume; l'altra metà del corso è nella pianura padano-veneta.

L'Adige è, per lunghezza, il secondo fiume d'Italia; è lungo 410 Km ed ha un bacino di circa 12.000 kmq (vedi allegati).

Il corso del fiume è compreso interamente nel territorio di due sole Regioni: il Trentino-Alto Adige ed il Veneto.

Il regime è di tipo alpino con un periodo di piena in Giugno-Luglio ed un periodo di magra in Gennaio-Febbraio.

La portata misurata a Trento nel periodo 1951-1972 (BRAIONI, 1984) ha un valore medio di 210 m3/sec; il valore medio minimo mensile è di 107 m3/sec in Febbraio, mentre quello massimo è di 394 m3/sec in Giugno; il valore medio massimo giornaliero si ha in Settembre (1885 m3/sec), quello medio minimo giornaliero in Febbraio (43,1 m3/sec).

In 14 misure effettuate a campione a Trento tra il Luglio 1980 ed il Luglio 1981 (DUZZIN, 1984) la portata dell'Adige ha presentato valori variabili tra 118 e 371 m3/sec.

Il valore medio annuo delle precipitazioni, calcolato sull'intero bacino dell'Adige, è di 900 mm (PENATI, 1990).

A dimostrazione dell'importanza, anche economica, del fiume si può riportare, come esempio, il numero di impianti idroelettrici esistenti nell'intero bacino dell'Adige: sono 224, mentre altri 49 sono in fase di progetto (PENATI, 1990).

Nel marzo del 1959 è stata inaugurata la Galleria Adige-Garda che funziona da scolmatore per le acque dell'Adige nel caso di piene eccezionali: essa va da Mori a Torbole, per una lunghezza di quasi 10 km ed un dislivello di 106 m. Durante la piena del Novembre 1966 essa ha deviato nel Lago di Garda 67 milioni di metri cubi d'acqua, evitando così rotte ed esondazioni a valle (DE ANTONI, 1990).

Dalla sorgente (Passo Resia) fino a Merano la valle dell'Adige ha un orientamento dapprima N-S e poi W-E; da Merano a Bolzano assume una direzione circa NW-SE, poi piega e, fino al suo sbocco in pianura, si mantiene complessivamente NNE-SSW; in pianura, il fiume assume prima una direzione NW-SE e poi W-E fino alla foce, nel Mare Adriatico.

La parte iniziale della Val d'Adige, dalla sorgente del fiume fino a Merano, viene indicata col nome di Val Venosta.

1.2 La Val Lagarina

L'ultimo tratto della Val d'Adige, fino allo sbocco in pianura, ha preso il nome di Val Lagarina. Il limite superiore della Val Lagarina viene posizionato dai vari Autori in punti diversi: chi lo fissa a Trento, chi a Calliano, chi a Rovereto. Nessun problema invece per il limite inferiore: lo sbocco in pianura del fiume è segnato da un confine morfologico ben identificato che è la Chiusa di Ceraino (vedi disegno a lato).

Considerando il suo inizio a Trento (CORRA', 1973; ORTNER & MAYR, 1985) la Val Lagarina ha una lunghezza di circa 60 km; essa si trova a cavallo di due province: a Nord quella di Trento ed a Sud quella di Verona.

L'orientamento complessivo della Val Lagarina ripete quello generale della Val d'Adige (NNE-SSW); sono però presenti due deviazioni ad ampio raggio di curvatura: a Mori l'Adige devia verso Sud e poi verso SSE; tra Ala ed Avio, invece, assume una direzione verso SW per poi riprendere quella verso SSW.

La Val Lagarina è fiancheggiata su entrambi i lati da rilievi montuosi che superano frequentemente i 2000 m di altitudine; tenendo conto del fatto che il fiume si trova ad una quota inferiore ai 200 m s.l.m. ci si può fare un'idea della profondità di questa valle.

I principali rilievi che costeggiano la valle sono: in destra Adige, da Nord a Sud, il Cornetto (2176 m), il Monte Stivo (2059 m), il Monte Altissimo di Nago (2078 m) ed il Monte Baldo (2200 m), mentre in sinistra troviamo il Pasubio (2235 m), la Cima Carega (2259 m) e l'altipiano dei Lessini. Le formazioni rocciose che formano i fianchi della valle e le cime sono quelle carbonatiche mesozoiche (vedi capitolo 2).

1.2.1 La Val Lagarina durante il Quaternario

La peculiarità dell'Era Quaternaria è stato lo sconvolgimento climatico che ha portato al continuo succedersi di periodi caldi e periodi freddi. Durante questi ultimi, l'espansione dei ghiacciai era tale che essi rappresentavano circa il 5% dell'acqua totale presente sulla Terra, rispetto a circa il 2% attuale (SAURO, 1992).

In Val d'Adige, durante l'ultima glaciazione, lo spessore della lingua di ghiaccio superava spesso i 1500 m; ad Ala (TN) era di circa 1200 m (SAURO, 1992).

La Val Lagarina, come la maggior parte delle valli e dei laghi alpini, si presenta molto profonda, e, dalle poche informazioni disponibili, risulta che il fondo in roccia si trova ben al di sotto dell'attuale livello del mare. Tale notevole approfondimento non è imputabile soltanto all'azione glaciale, ma sembra essere precedente alle glaciazioni e risalire al Messiniano (Miocene superiore), intorno a 6 milioni di anni fa (CORRA', 1989; SAURO, 1992).

In quel periodo, infatti, il Mare Mediterrraneo per cause orogenetiche restò isolato dall'Oceano Atlantico e, a causa della elevata evaporazione, si disseccò quasi completamente in tempi molto rapidi (BOSELLINI, MUTTI & RICCI LUCCHI, 1989).

Ciò significò, contemporaneamente, l'abbassamento del livello di base di tutti i fiumi che nel Mediterraneo avevano la foce e che, per ristabilire la loro pendenza di equilibrio, furono soggetti ad una fase di erosione regressiva che durò circa 1 milione di anni (BOSELLINI, MUTTI & RICCI LUCCHI, 1989; CORRA', 1989).

Risalirebbe quindi a questo periodo di tempo l'approfondimento e l'ampliamento che avrebbero portato la paleo Val Lagarina a raggiungere un profilo simile a quello odierno; essa, allora, non era però percorsa dall'Adige, ma da un corso d'acqua locale che si originava dal complesso montuoso Monte Baldo-Monti Lessini e scorreva verso sud (SAURO, 1992).

La maggior parte degli Autori ritiene infatti che fino alle prime glaciazioni quaternarie il fiume Adige, o meglio il paleo-Adige, non scorresse nella Val Lagarina.

Come riferisce CORRA' (1970, pag. 31) "...L'Adige ancora nel periodo glaciale del Gunz defluiva a nord di Trento nella Valle del Sarca attraverso la sella di Terlago". In seguito il paleo-Adige cominciò a seguire il suo corso attuale, ma solo fino a Rovereto per poi fluire nuovamente nella Valle del Sarca attraverso Mori e la sella di Loppio. Successivamente il fiume ha allungato ancora il suo corso all'interno della Val Lagarina e verso la fine della glaciazione Mindel arrivava fino a nord della Chiusa di Ceraino dove piegava verso ovest per dirigersi verso il bacino del Garda. Soltanto durante l'ultima glaciazione, quella würmiana, si è aperto lo stretto passaggio attraverso la Chiusa che lo ha portato a formare il suo corso attuale.

Tuttavia l'alta soglia della Chiusa e la presenza ad ovest dell'anfiteatro morenico di Rivoli Veronese, fecero in modo che l'acqua dell'Adige ristagnasse a monte della Chiusa stessa e ciò provocò la formazione, nelle parti depresse della valle, di acquitrini e laghi; il nome "Lagarina" è dovuto proprio alla presenza di questi ristagni di acqua (CORRA', 1973; SAURO, 1992). Soltanto intorno al 1600 la Val Lagarina venne bonificata definitivamente ad opera dei Principi Vescovi di Trento che decisero di abbassare artificialmente la soglia della Chiusa per eliminare gli specchi lacustri e paludosi che ancora erano presenti nelle aree depresse della valle (VENZO, 1961).

1.3 Il tratto studiato

Lo studio geomorfologico svolto per la stesura di questa tesi di Laurea riguarda i depositi quaternari di un tratto della Val Lagarina: da Serravalle all'Adige in provincia di Trento fino a Peri, in provincia di Verona; l'area in questione è compresa amministrativamente nel territorio di quattro Comuni: quelli di Ala e di Avio della Provincia di Trento e quelli di Brentino Belluno e di Dolcè della Provincia di Verona.

La lunghezza complessiva di questo tratto di valle è di circa 21 km; l'orientamento varia tra NNE-SSW ed ENE-WSW (vedi figura).

Il fiume, all'interno della valle, varia continuamente la direzione del suo corso, assumendo valori di orientazione variabili tra NNW-SSE ed ENE-WSW con continui cambiamenti che lo portano ad assumere tutti i termini intermedi rispetto ai due estremi indicati; la sua lunghezza, nel tratto considerato, è di circa 22 km, quindi maggiore di quella della valle di circa 1 km.

Dei veri e propri meandri si trovano in corrispondenza degli abitati di Ossenigo e Peri, come del resto anche in altre parti della valle. Utilizzando la terminologia indicata da CASTIGLIONI (1986) riporto alcuni dati morfometrici riferiti ai meandri citati:

- il meandro in corrispondenza di Ossenigo ha una lunghezza di circa 1625 m, una ampiezza di 750 m ed un raggio di curvatura di circa 375 m;

- il meandro che si trova a valle di Peri ha una lunghezza di circa 1875 m, una ampiezza di 625 m ed un raggio di curvatura di 250 m.

Come tutta la Val Lagarina, anche questo tratto è densamente abitato e quasi completamente assoggettato all'opera dell'uomo: tutto il fondo valle ed i conoidi laterali sono lavorati e coltivati. La valle, poi, pur essendo relativamente stretta (da 1 km a 1,5 km circa sul fondo valle), è occupata da numerosi insediamenti urbani (tra i più importanti cito Ala, Avio, Borghetto all'Adige, Belluno Veronese e Ossenigo) ed industriali, dalla Autostrada A22 del Brennero, dalla linea ferroviaria, dalla Strada Statale n° 12 dell'Abetone e del Brennero in sinistra Adige e dalla Strada Provinciale n° 90 in destra Adige; inoltre tutto il fondo valle è percorso da numerose altre strade di minore importanza e da stradine di campagna.

In destra Adige, poi, è presente a partire da Ala il Canale Medio Adige o Biffis, utilizzato per la produzione di energia elettrica; esso scorre a tratti a cielo aperto e a tratti in galleria (vedi allegati).

Tutto questo, evidentemente, sta a confermare l'elevato grado di influenza e trasformazione, anche morfologica, che l'intervento antropico ha operato e continua ad operare sulla Val Lagarina (vedi paragrafo 4.6).

1.4 Il clima attuale.

La catena alpina è caratterizzata dalla presenza di due diversi tipi climatici: quello "alpino" e quello "prealpino" (CORRA', 1968b; FARNETI et al., 1972); il clima "prealpino" viene anche denominato "insubrico" (CORRA', 1968b; MASSA, 1978).

Il clima alpino presenta temperature medie annue piuttosto basse; spesso durante l'inverno si presenta il fenomeno dell'inversione termica (MASSA, 1978).

L'escursione termica giornaliera è molto elevata, mentre invece quella annuale è relativamente bassa.

Le precipitazioni sono abbondanti, con massimi estivi e minimi invernali; al di sopra di una certa quota le precipitazioni avvengono sotto forma di neve.

Una caratteristica importante del clima alpino è l'estrema variabilità locale: numerosi e diversi microclimi possono esistere anche a breve distanza tra loro; il fattore che risulta esserne la causa principale è l'esposizione dei versanti. Questo tipo di clima interessa soprattutto il versante settentrionale e la parte interna delle Alpi.

La parte meridionale della catena alpina presenta invece un clima con caratteristiche molto diverse.

Il clima prealpino o insubrico è tipico della zona dei grandi laghi prealpini che con le loro grandi masse d'acqua sono in grado di condizionare fortemente il clima stesso.

Come il vicino Lago di Garda, anche la Val Lagarina si trova influenzata dal clima prealpino.

Rispetto a quello alpino, il clima prealpino presenta temperature più elevate e precipitazioni con massimi primaverili ed autunnali; per questi motivi esso è più simile al clima sub-mediterraneo piuttosto che a quello alpino (CORRA', 1968b).

Un valore medio delle precipitazioni misurate a Trento e relativo al periodo 1921-1966 è di 959 mm annui, con un massimo annuo di 1401 mm; a Verona (nel periodo 1927-1966) si sono registrati mediamente 663 mm all'anno, con un massimo annuale di 1012 mm (DE ANTONI, 1990).

VILLI et al. (1986) riporta alcuni dati riguardanti le precipitazioni intense nel Triveneto. A Rovereto il valore medio delle precipitazioni in 24 ore è di 71,21 mm (periodo 1925-1977, con alcuni anni mancanti); a Verona lo stesso dato è di 51,24 mm (periodo 1928-1975, con alcuni anni mancanti).

A dimostrazione della situazione climatica della Val Lagarina, CORRA' (1968b) porta la presenza di specie vegetali tipiche delle zone mediterranee, in particolare del leccio e dell'olivo.

Il primo è sicuramente di origine spontanea ed è l'elemento tipico delle associazioni vegetali di tipo mediterraneo; in Val Lagarina è presente fino ad Ala ed anche oltre.

L'olivo in queste zone non è spontaneo, ma la sua presenza sta ad indicare temperature medie invernali non inferiori a -2°C ed un clima abbastanza asciutto.

Vai al Capitolo 2

Torna alla Home Page - Torna a "Scienza e Natura" - Torna all'indice

Ultimo aggiornamento: 07 maggio 2000