|
Progetti
~
PER UN LIBRO
SU LEO A BOLOGNA
Quattro incontri per ritrovare Leo dentro e fuori di noi
a cura di Claudio Meldolesi e Angela Malfitano
7
maggio, Laboratori DMS – Auditorium
primo incontro
ore 15 Un richiamo al Leo
precedente
A Charlie Parker di Leo de Berardinis e Perla Peragallo
ore 15.30 Il teatro di Leo a
Bologna
incontro con i suoi attori storici
partecipano Eugenio Allegri, Antonio Alveario, Elena Bucci,
Valentina Capone, Donato Castellaneta, Angela Malfitano,
Marco Manchisi, Francesca Mazza, Gino Paccagnella, Stefano
Randisi, Fabrizia Sacchi, Marco Sgrosso, Paola Vandelli,
Enzo Vetrano
presiede Claudio Meldolesi
ore 18.45 Novecento e Mille
registrazione audio dello spettacolo di e con Leo de
Berardinis (prima parte)
secondo incontro
ore 21 Totò, Principe di
Danimarca
visione dell’unico spettacolo registrato di Leo de
Berardinis
8 maggio, Laboratori DMS - Auditorium
terzo incontro
ore 9 Novecento e Mille
(seconda parte)
ore 9.15 Altre eredità
incontro con attori, tecnici e ospiti istituzionali
partecipano Jean Nacques Avernel, Paolo Cacchioli, Silvio
Castiglioni, Antonio Catalano, Marco Cavicchioli, Ciccio
Coda, Claudia Manfredi, Ivano Marescotti, Massimo Marino,
Stefano Perocco di Meduna, Loredana Putignani, Toni Servillo,
Roberto Soldatini
presiede Angela Malfitano
ore 13 Novecento e Mille
(terza parte)
quarto incontro
ore 15 Leo suscitatore di
espressivismo e cultura
incontro con intellettuali e artisti sostenitori
partecipano Sergio Colomba, Davide Iodice, Danio Manfredini
Gianni Manzella, Marco Martinelli, Mario Martone, Claudio
Meldolesi
Claudio Morganti, Enzo Moscato, Enzo Pezzella, Franco Quadri
Edoardo Sanguineti, Alfonso Santagata, Fiora Scopece,
Vittorio Volterra
presiede Marco De Marinis
ore 18 Conclusioni di
Claudio Meldolesi
» Laboratori
con esito spettacolare per il Festival Internazionale di
Montalcino e il Festival della Val d'Orcia
SAMUEL IN TUSCANY
Esperimento teatrale tra territorio e assurdi beckettiani
Quest’anno dedichiamo il nostro lavoro ad alcune opere Beckett,
pensandole però strettamente correlate e quasi create dal
territorio in cui ci troviamo. Questa magnifica montagna
dell’Amiata, le sue valli e la sua cultura. Beckett è un
autore divertente , surreale, tragico, straordinario, geniale.
Poiché penso che il teatro possieda il fantastico potere di
creare sempre qualcosa di nuovo, mi sono posta la sfida di
affrontare “Aspettando Godot” e “Giorni felici”:due
pieces forse tra le piu’ importanti del teatro del ‘900,
sconvolgenti e innovative. Lavoreremo con il gruppo di ragazzi
toscani che ormai da anni segue questo laboratorio e al quale ,
dall’anno scorso, si sono aggiunti allievi attori provenienti
da altre parti d’Italia. Tutto ciò ha creato valori e
arricchimento umano e artistico, che sono principi dai quali non
vogliamo mai staccarci. Prosegue un lavoro sulla propria
maschera, sul clown, sulle esperienze e i vissuti ,
naturalmente. Con Beckett andremo ancora alla ricerca del
comico, questa volta anche nella tragicità. Dopo il lavoro
sulle tradizioni del luogo e quello su Fellini , prosegue il
progetto di valorizzazione delle risorse umane e culturali di
questi luoghi incantati che possono produrre esplosioni di
significato e vertigini artistiche se accostate alla magia del
mondo dell’assurdo beckettiano. Il teatro ci insegna l’arte
dell’essenzialità: il nostro percorso scenico è tutto
incentrato sullo spazio vuoto del teatro e su quello della
natura potente nella quale saremo immersi. Importante e sempre
con me è il tema dell’incontro umano. Quando un gruppo di
attori vive relazioni positive e sincere a livello personale,
inevitabilmente questo diventa una forza sul palcoscenico. In
questo senso, il gruppo di Campiglia e della Val d’Orcia , e
tutta la comunità, possiedono una carica veramente speciale.
Dedicato al tempo dell’attesa, dell’attesa di ognuno di
noi…
Con le armi del teatro cerchiamo di comprendere a fondo
l'umanissimo senso di attesa che pervade la nostra vita. Godot e
Winnie racchiudono in sè questo mistero. Sono l'Attesa , la
somma di tutte le attese possibili...
Angela Malfitano
“Mi domandate cosa ne penso del teatro e in particolare di
"Aspettando Godot". Non ho idee sul teatro...
Purtroppo questo è il mio caso.. Non ne so di più di
quest'opera di colui che la legge con attenzione. Non so in
quale spirito l'ho scritta. Non so nulla dei personaggi se non
ciò che dicono, ciò che fanno e ciò che succede loro. Del
loro aspetto ho dovuto indicare quel poco che ho potuto
intravedere. Non so chi sia Godot. Non so neanche, soprattutto,
se Godot esiste. E non so se ci credono o meno, i due che lo
aspettano.”
Samuel Beckett
~
FELLINI'S
PARTY
Suggestioni
da "I Vitelloni" e "La Dolce Vita"
Il
lavoro guarda alle sceneggiature di alcuni film di Federico
Fellini. Mantenendo la linea di approcio, che è quella del
rapporto col testo e con la parola, ci siamo proposti una
piccola grande sfida che è stata quella di utilizzare una o più
sceneggiature di film felliniani per realizzare, con i mezzi del
teatro, la mobilità, la magia, l'energia che possono scaturire
da testi e situazioni scritte per il cinema, senza alludere
esclusivamente e necessariamente alle immagini filmiche. Abbiamo
cercato di creare delle suggestioni di poesia felliniana
facendoci impressionare anche dalle sonorità delle situazioni
filmiche, dal "sonoro" vero e proprio dei suoi film.
Approciando film di un ristretto periodo (tra gli anni '50 e
'60), abbiamo utilizzato quindi le sceneggiature per trovare
soluzioni pertinenti alla mobilità teatrale, al
"fare" che è proprio solo del teatro, soluzioni che
potessero concretizzare le esigenze dei testi dai quali siamo
partiti. Una piccola sfida del teatro al cinema e ancor più al
grande Maestro che può ben essere considerato alla stregua di
autori che sono dei classici nel lavoro di studio e di ricerca,
dalle accademie alle università ho tenuto conto del gruppo che
generalmente si forma e così, gli argomenti che ho affrontato
sono stati colti da film "di giovani gruppi", maschili
e femminili, come "I VITELLONI" e "LA DOLCE
VITA". Non si potevano trovare istanze più pertinenti alla
vita dei giovani che sognano la grande città dalla provincia.
Nelle sceneggiature di questi film troviamo infatti tematiche
molto forti riguardanti i giovani: la vita di provincia o di
paese, il desiderio e la paura di partire per la grande città,
la "riminesità" che è forse di ogni provincia
europea, il rapporto con la famiglia, la ricerca di una
realizzazione, e ancora: la disillusione della grande città, il
perdersi, la paura del futuro. Naturalmente il percorso è stato
anche didattico, nei termini della pratica teatrale; un lavoro
di esercitazione e di esperimento condotto su alcune scene,
attraverso il training fisico vocale ma anche della drammaturgia
e della scrittura d'attore. Infatti alcuni brani sono tratti da
lettere che i ragazzi hanno immaginato di scrivere a un paese
lasciato, altri sono dialoghi sul "nulla", chiamato
anche "il parlar di niente" così pieno di struggente
malinconia e puro affetto come i Vitelloni davanti al mare
d'inverno ci ricordano.
Angela
Malfitano
~
»
Le
Anime e la Casa
Deaodissea
Bologna 2000
Capitale della Cultura
In occasione di "Bologna 2000
Capitale della Cultura" approdo e incontro di tre laboratori
costituiti interamente da donne, le cui dimostrazioni spettacolo
sono state riunite sotto il titolo "DEAODISSEA".
'Per Umbram ad Umbras' di Francesca Mazza
'Le Anime e la Casa' di Angela Malfitano
'Le Stanze di Penelope' diAnna Redi
»
Guarda la sigla del
documentario "Deaodissea"
di Anna Bianco
qui
produzione Tra un
atto e l'altro
fotografia Anna Bianco
montaggio e sigla Marco
Zaccaria
regia Anna Bianco
~
»
Rinchiusa
uno spettacolo della compagnia Korekanè
regia di Angela Malfitano
vincitore del
Premio Produzione Voci nel Castello 2002
Note di regia di Angela
Malfitano
Ho
collaborato alla messa in scena di Rinchiusa con la
curiosità e lo sgomento di chi scopre una realtà così vicina
a tutti noi e che tuttavia ci viene evitata o evitiamo di
conoscere e approfondire. Artisticamente ho cercato di dare
unità al percorso scenico di ogni personaggio e al tempo
stesso di tutto il gruppo di donne che si muove sulla scena,
poiché le attrici sono sempre in scena. Sono semplici esseri
umani a contatto con le proprie paure, bisogni, emozioni e
non ultimo i problemi fisici e fisiologici. Il corpo
acquista un importanza di rilievo in manicomio e così è
anche sulla scena. Ogni oggetto ha pure un suo percorso come
se fosse un "corpo", così come le relazioni tra i
personaggi. Gli scritti usati per la scena provengono da
poesie o biografie o autobiografie di artiste che hanno
avuto sì fama, ma sempre una fama postuma alla loro vicenda
in ospedale psichiatrico; ecco perché si può dire che queste
donne sono speciali mentre le vediamo in scena, non tanto
perché alcune sono figure ispirate a poetesse come Alda
Merini, ma perché il loro essere "speciali" consiste
nell'essere semplicemente rinchiuse. E rinchiuse in una
situazione di comunità che vivifica e fa emergere in maniera
a volte violenta, altre subdola, a volte persino grottesca,
le manifestazioni più profonde dell'anima e della psiche. È
stato un viaggio che definire interessante è molto
riduttivo; un viaggio di educazione all'umiltà, al rispetto
per delle vite così indifese e sofferte, un viaggio che non
dovrebbe finire mai.
»
Guarda dei video dello
spettacolo (dal sito
www.delteatro.it):
1;
2;
3;
4;
5;
6;
7
|
|