DICHIARAZIONE DI INTENTI  " FUTURO IERI "


E' valore e insieme obiettivo primario la critica in profondità dei fenomeni economico-culturali della globalizzazione imperante nella società moderna. Una critica seria e coerente che non accetta le ipocrisie di chi - come i cosiddetti newglobal - vorrebbe distinguere fra una globalizzazione "buona" (ma chi ha titolo per definirla tale e quali i confini?) ed una "cattiva" (forse inscindibile conseguenza della prima?), ma che non si ferma alla necessaria contestazione e punta a costruire ad ogni livello, centrale e periferico, dei modelli sociali alternativi attraverso le seguenti sette battaglie prioritarie:
1] Formazione di una Confederazione delle regioni europee, fuori dalla Nato, neutrale, con un proprio autonomo esercito di difesa.
2] Ricostruzione delle piccole comunità locali, nelle quali superare la finta democrazia odierna (che non esitiamo a chiamare una presa per i fondelli del popolo col suo consenso!), definita rappresentativa ma in realtà egemonizzata dalle lobbies, dalle multinazionali e in generale dalle oligarchie, in favore di forme più genuine di democrazia diretta e partecipativa.
3] Incentivo a modelli di vita più sobri, meno consumistici, non tecnodipendenti, di ritorno ad organizzazioni di autoproduzione e autoconsumo, modelli economici protezionistici a difesa delle manovalanze, dei loro salari e soprattutto dei loro diritti.
4] Rispetto dell'ambiente, ripristino del cordone ombelicale uomo-natura, reciso per uno sviluppo mefistofelico e letale.
5] Riduzione della mobilità di capitali e merci, mediante apposite giurisdizioni ad hoc, e conseguente diminuzione anche della mobilità di masse di disperati verso l'ingannevole eldorado occidentale; interrompendo così gli attuali flussi di sradicamento dei mondi "altri" per finalità neoschiavistiche.
6] Tutela delle culture locali, delle lingue autoctone, dei dialetti, dei costumi e delle tradizioni popolari.
7] Ridimensionamento delle figure di leadership politica, attraverso progetti di educazione al cancellamento della condizione psicologica di sudditanza ottocentesca verso una vera e propria cittadinanza attiva del terzo millennio; attraverso, in prima istanza, una mobilitazione referendaria contro i privilegi economici, i pazzeschi benefits e le ingiuste guarentigie della classe politica del nostro Paese, sia a livello centrale che territoriale ma nondimeno anche europeo.

 

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