Una donna, due uomini, un cavallo

Una donna, due uomini, un cavallo

C'era una volta un regno stupendo, in cui tutti vivevano in pace e concordia, governati da un Re giusto e saggio. Il Re viveva in un grande castello e dava lavoro e ospitalità a molte persone.

Castello Se il castello era grande e bello, bisogna dire che le stalle erano una vera meraviglia: il Re possedeva più di cento cavalli scelti, uno più bello dell'altro, fra essi però ce n'era uno di speciale, il preferito della principessa sua figlia, uno splendido esemplare arabo dal carattere terribile, ma appena vedeva la principessa subito diventava docile come un agnello. Quel cavallo si chiamava Boqer.

Molte altre erano le bellezze del castello, ma certemente le superava tutte la bellezza della principessa sua figlia, ammirata da tutti.

Poiché il Re voleva molto bene alla figlia, le aveva concesso di scegliersi uno sposo adatto, perché il matrimionio potesse essere felice e ricco di amore, ed ella si era fidanzata ad un principe di un regno vicino, di cui era veramente innamorata.

Giunse il giorno del matrimonio, e al castello vennero molti invitati da tutti i regni vicini e lontani. Anche la maggior parte del popolo, che conosceva e stimava la figlia del Re gremiva il castello nel giorno delle nozze.

ColombeDopo aver celebrato le nozze, i festeggiamenti andarono avanti fino a notte inoltrata, anche perché era una delle poche occasioni in cui i governanti dei paesi confinanti si trovavano insieme senza preoccupazioni di guerre o altro.

Poco prima dell'alba però, avvenne una disgrazia che nessuno avrebbe desiderato: nelle stalle del castello, forse a causa dei servi che vi erano ospitati, scoppiò un incendio.

Quando si accorsero dell'incendio i vetturini che dormivano nelle stalle scapparono subito, ma lo stalliere, appena fu sveglio non esitò a lanciarsi in mezzo alle fiamme per liberare tutti i cavalli, che scapparono nel bosco salvandosi da una morte orribile.

Molte ore dopo, quando il rogo fu domato e i servi andarono nel bosco a cercare i cavalli, ci si accorse però che mancava all'appello proprio il cavallo della principessa. Per quanto cercassero, i servi non riuscivano a trovare Boqer. Le ricerce continuarono per tutta la settimana, ma senza successo.

La principessa era sprofondata in una tristezza infinita, si rifiutava di mangiare e di parlare perfino con il suo giovane sposo, e stava tutto il giorno alla finestra con lo sguardo fisso verso il bosco. Giorno dopo giorno si ammalava sempre di più e appariva chiaro che si sarebbe certo lasciata morire se il suo amato cavallo non fosse tornato.

Il principe suo marito e il re suo padre erano profondamente addolorati per lo stato della principessa, ma non capivano come mai lei desse così tanta importanza ad un cavallo.

Dopo tre giorni si fece avanti lo stalliere e chiese al Re il permesso di partire per cercare il cavallo al di fuori dei confini del regno.

"Maestà, conosco bene il dolore che ha fatto ammalare la nostra amata principessa, è chiaro che il cavallo è andato troppo distante perché i servi possano rintracciarlo, ma io sono sicuro di poter seguire le sue traccie e riportarlo a casa, altrimenti la principessa morirà".

Il principe sbottò: "Ma è solo un cavallo! Che senso ha che mia moglie non mi riceva e si lasci morire per questo? E voi che cosa credete di fare? Se fosse ancora vivo l'avrebbero già trovato!". Lo stalliere con calma rispose: "Voi un giorno sarete Re e porterete l'esercito in battaglia, ma ricordate che quando morirà un uomo, quello che per voi è solo un soldato su mille, in realtà lascia una vedova e degli orfani nell'afflizione e nella miseria. Non si conosce, se non si ama".

Notte Era una sfida aperta, così il principe volle accompagnare lo stalliere per dimostrare il suo amore alla principessa. Il mattino seguente, prima dell'alba, partirono su due cavalli, andando verso la foresta, dove il buoi era più fitto.

In poche ore arrivarono al fiume, che segnava il confine del regno. Gli altri cavalli erano stati trovati qui, probabilmente Boqer l'aveva attraversato. Scesero dunque nel fiume e cominciarono a perlustrare l'altra riva finché trovarono delle impronte: lo stalliere le esaminò e disse "E' lui!" E il principe disse:" Come fai ad essere sicuro?" "Riconoscerei dal ferro tutti i centoventi cavalli che sono nella stalla... voi, invece, fate difficoltà a riconoscere la principessa tra le sue ancelle. Dovete fidarvi."

Seguirono le impronte lungo una strada, poi notarono anche le impronte di un uomo che conduceva il cavallo a piedi. "Ce l'hanno rubato!" Esclamò il principe. Proseguirono lungo la strada finché arrivarono ad una baracca, fuori della quale si vedevano i segni della presenza di un cavallo fino a poco prima. Al loro arrivo dalla baracca uscì un mendicante vestito poveramente, lo stalliere gli si gettò addosso infuriato, lo prese per il collo urlando: "Che ne hai fatto del cavallo? Avanti! Parla!" Per poco non ammazzava quel poveretto, ma per fortuna il principe intervenne a dividerli, e poi si informò con le dovute maniere se avesse visto il cavallo che cercavano. Il mendicante disse che lo aveva trovato lungo la strada e l'aveva tenuto in casa due giorni, voleva portarlo al mercato, ma siccome era irrequieto e tirava la corda al punto che gli aveva quasi sfondato la baracca, l'aveva venduto a poco prezzo a un mercante di passaggio.

I due viaggiatori ringraziarono per le informazioni avute e proseguirono lungo la direzione che aveva preso il mercante. Riguardo l'incidente con il mendicante il principe non mancò di canzonare lo stalliere per i suoi modi bruschi: "Credevate forse di essere in stalla? Badate che al mondo non esistono solo cavalli!"

Il giorno successivo giunsero in un paese e si imbatterono nel funerale di un cavaliere. Poiché dalle insegne il principe capì che si trattava di un uomo valoroso chiese informazioni su chi fosse e se fosse morto in battaglia.

"Volesse il cielo che fosse morto in battaglia!" si sentì rispondere dal figlio "Aveva appena comprato per capriccio un cavallo selvatico, da un mercante di passaggio, ma ieri che si avvicinò alla bestia per domarla, ne ricevette un calcio tale da restare ucciso." I due cercatori si resero subito conto di essere vicini all'oggetto della loro ricerca e chiesero "Che fine ha fatto il cavallo?" Rispose il ragazzo: "Quella belva indiavolata l'ha portata via il macellaio del paese vicino, perché non possa più nuocere".

A questa risposta si sentirono gelare il sangue nelle vene, poi mossero in direzione del paese del macellaio, dove giunsero all'ora del tramonto.

Quando arrivarono a casa del macellaio, lo trovarono infermo a letto, con due costole rotte, anch'egli a causa di un calcio di Boqer. Il malato raccontò loro che quando aveva condotto fuori il cavallo per ucciderlo, si era liberato con dei colpi terribili ed era scappato verso la campagna.

Il mattino seguente ripresero a seguire le tracce del cavallo, finché, lungo una stradina di campagna, si trovarono di fronte proprio Boqer, con in groppa un ragazzino dall'aspetto povero e malato.

"Ladro! Quel cavallo non ti appartiene!" gli gridò lo stalliere. Il ragazzo scappò, e quelli lo inseguirono fino a dove abitava. Quando lo raggiunsero egli scoppiò in lacrime, supplicando: "Vi prego, non portatemelo via! E' il mio unico amico!" Dalla casa uscì una vecchia, la nonna del ragazzo, che spiegò come erano andate le cose.

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