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Attualmente il mulino è di proprietà privata, è stato venduto dai gardesi al Sig. Franco Fava negli anni 70.
Il mulino apparteneva alla vicinia che opera fino alla prima metà del Novecento, essa aveva delle disponibilità di beni e con i quali  gestiva una serie di strutture economiche. La vicinia concorreva ad eleggere tramite un’assemblea di capo famiglia gli amministratori  che duravano in carica sei mesi.
Una delle strutture più importanti dell’ economia della vicinia è il monte di pietà. In Garda ne esisteva uno che durò fino a metà Novecento. (Questa istituzione pare sia nata intorno al 400 a Perugia in contrapposizione al prestito ebraico). Il prestito che erogava era suddiviso in monetario e frumentario. Si prestava denaro ad un basso interesse o le sementi ai contadini qualora ne fossero sprovvisti.
Verso la fine dell’Ottocento l’amministrazione di questo ente è devoluta al parroco, alla fabbriceria e a un deputato di Garda.
Lo scopo di questa istituzione era di soccorrere i bisognosi del paese.
Ogni anno si faceva una questua per  celebrare un ufficio mortuario e una processione a suffragio dei fondatori e benefattori del monte di pietà.
Il mulino era di proprietà della vicinia, gli abitanti del paese lo avevano fabbricato a loro spese.
Il mugnaio aveva un ruolo sia in campo specifico che in campo religioso. I suoi compiti andavano dalla manutenzione ordinaria a degli obblighi verso la parrocchia come ad  esempio tenere la chiesa pulita, suonare le campane per le funzioni.  Esso era al servizio della vicinia e veniva eletto dal parroco e dalla fabbriceria.
Da un registro contabile della vicinia che va dal 1867 al 1948 fornitomi gentilmente alcuni anni fa dal sig.Franco
si possono ricavare alcune notizie intorno alla sua attività in quel periodo; ne riporto alcune qui di seguito:

- Il primo maggio 1892 è stata fatta costruire una seconda macina al capomastro Ricci Angelo di Malonno per una spesa di  £ 604,75. Il danaro adoperato avuta la debita facoltà ecclesiastica e dai vicini di Garda fu tolto parte degli avanzi della cappellania Lela-Gulberti e parte dalla Vicinia stessa. Il parroco  Depedro  Giovanni ha offerto £ 5.    
- Da una nota spese risulta che le pietre delle macine erano trasportate da Lovere ma non era  specificata la loro provenienza.
- I prelievi in favore del parroco per l’ufficio ai benefattori del mulino e del monte di
pietà.
- I vari prestiti alla popolazione che ne faceva richiesta, con relativi interessi pagati.
- Le varie spese per la manutenzione del mulino.
- Le riunioni dei capi famiglia per eleggere gli amministratori della vicinia.
- Nel gennaio 1912 riunione dei  capo famiglia per la vendita all’asta del locale del monte di pietà compreso il mobilio.
- Riscossioni dei canoni di affitto per terreni agricoli,  attrezzature per la produzione del formaggio,
  il tutto di proprietà della vicinia.
Funzionamento del mulino
Il mulino era azionato da una grossa ruota disposta perpendicolarmente al corso d’acqua il cui movimento faceva girare l’albero di legno orizzontale sul quale era montata una ruota dentata il “lubecchio”, i cui denti si incastravano in un altro ingranaggio detto “lanterna” fissato su un perno verticale fa ruotare la macina superiore, azionando una leva si poteva alzarlo o abbassarlo per fermare o ruotare la macina  a secondo delle esigenze.
Questo meccanismo permetteva di aumentare la velocità di rotazione della macina rispetto a quella della ruota idraulica anche se gli ingranaggi erano sottoposti a una notevole usura che ne provocava spesso il danneggiamento occupando il mugnaio o vari artigiani in laboriose manutenzioni.
Quando venne aggiunta la seconda macina, sullo stesso albero orizzontale furono montati due “lubecchi”, ciò dava la possibilità di azionare le macine anche contemporaneamente consentendo così di aumentare la produzione.
L’acqua per il funzionamento della ruota veniva prelevata dal torrente Zazza, attraverso un lungo fossato arrivava ad un lavatoio (tuttora esistente) e da qui ripartiva. A monte del mulino attraverso dei canali in legno sopraelevati l’acqua veniva fatta cadere sulla ruota con un salto utile di circa 7 metri in modo da sfruttare il peso della caduta per produrre energia di circa 4 CV.
Come risulta dalla domanda del rinnovo dell’utenza acqua pubblica del torrente Zazza per uso industriale presentata dal presidente della vicinia Gelmi Battista
nel 1947.
L’edificio era articolato su due livelli: un piano terra nel quale si trovavano le macine, ed un piano seminterrato che alloggiava le ruote e i meccanismi e a lato il setaccio rotante per le farine, "la Farinera" .
Il grano veniva caricato in una specie di tramoggia posta sopra la macina, attraverso un convogliatore il mugnaio regola il flusso del cereale che cadeva in  un’ apertura centrale dove veniva frantumato.
Attraverso un meccanismo di leve che agivano sulla macina superiore rotante era possibile regolare la grossezza della farina che usciva da un’apertura posta sul retro e attraverso un canale di legno finiva nella "farinera" in cui un setaccio rotante chiamato “buratto” la separava dalla crusca pronta per essere messa nei sacchi.
Le macine venivano sostituite dopo un certo numero di anni e dovevano essere continuamente scalpellate in quanto l’attrito le rendeva lisce. In particolare quella inferiore doveva essere incisa con solchi a raggiera che permettevano una resa maggiore e facilitavano la fuoriuscita della farina. A tale scopo veniva usato una sorta di argano dotato all’estremità di un aggancio in ferro che permetteva il sollevamento della macina superiore

Bibliografia: Storia del comune di Sonico di Franco Bontempi

 

 

mulino

Edificio del Mulino già in disuso
 
data
Data incisa su una trave in corrispondenza della seconda macina
schema del mulino
Schema di funzionamento del mulino
   
bocca di carico
Bocca di carico del cereale nella macina superiore
   
macine  
separatore
 
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