venerdì 10 maggio 2013 13:47



Strage al porto di Genova: trovata la scatola nera Avaria da una valvola.
Presto altri indagati

I sommozzatori dei carabinieri di Genova hanno ritrovato semisepolto nella melma sotto la Torre piloti crollata per l’urto della Jolly Nero il registratore digitale delle trasmissioni Vhf dei piloti. I carabinieri, in collaborazione con la Guardia costiera, stano recuperando l’apparecchiatura che sara’ messa sotto sequestro. Intanto ci saranno altri indagati nell'indagine della procura. Lo si apprende in procura. Il procuratore capo Michele Di Lecce ha confermato che sono stati sentiti tre dei quattro feriti. Le loro dichiarazioni al momento vengono definite 'ininfluenti'. La procura e' in attesa dei primi risultati delle perizie affidate ai consulenti tecnici e delle trascrizioni delle conversazioni tra nave, rimorchiatori e Torre Piloti. E interviene l'armatore della nave, il Gruppo Messina: ''Confermiamo che la manovra'' della nave ''si stava svolgendo in condizioni di piena e completa sicurezza, con condizioni meteo-marine ottime, il Pilota era regolarmente a bordo della nave, i 2 rimorchiatori che il nostro comandante aveva deciso di utilizzare erano regolarmente attaccati alla nave''. 

I FERITI MIGLIORANO - Migliorano le condizioni dei quattro feriti sopravvissuti all’incidente. Per Raffaele Chiarlone si registra un “lento miglioramento delle condizioni cliniche. Proseguono i controlli periodici. Prosegue il supporto psicologico quotidiano”. Circa le condizioni di Enea Pecchi, invece, il paziente “allo stato è ancora sedato e ventilato. Il piede è caldo e pulsante, sono stati eseguiti i controlli specialistici con esito, allo stato, favorevole. Pecchi rimane “ricoverato in rianimazione, in prognosi riservata”. Per quanto riguarda, invece, i due feriti ricoverati all’ospedale Villa Scassi di Sampierdarena, sta meglio Gabriele Russo, ricoverato nel reparto di Ortopedia, con una rivalutazione della prognosi tra 30 giorni. Rimane invece in prognosi riservata Giorgio Meo che, pero’, lascera’ oggi il reparto di terapia sub intensiva per essere ricoverato in Ortopedia.

LE RICERCHE - Vane, purtroppo, le ricerche nella notte del maresciallo di Guardia Costiera Francesco Cetrola, 38 anni, e del sergente Gianni Jacoviello, di 33, i due dispersi nella tragedia di molo Giano, a Genova. Le ricerche sono proseguite per tutta la notte e sono andate avanti senza sosta oggi. Secondo quanto si apprende, le squadre di soccorritori avrebbero identificato il punto dove si trovano le salme, ma non sarebbero ancora riusciti a raggiungerle. Il bilancio delle vittime resta invariato: 7 morti e 4 feriti.  Tre vittime della tragedia sono morte per annegamento; le altre quattro per politraumatismi da schiacciamento. E’ questo l’esito dei rilievi cadaverici autoptici effettuati all’istituto di Medicina legale dell’ospedale San Martino dove il personale, coordinato dal dottor Marco Canepa, ha accertato le cause dei decessi senza procedere ad autopsie complete essendo chiara la dinamica della morte dei sette militari della guardia costiera e piloti del porto. Da stamani le salme sono state liberate dall’autorità giudiziaria e potranno essere sepolte o cremate. 

LE CAUSE DELL'INCIDENTE - Il blocco temporaneo della valvola pneumatica di avviamento: è una delle ipotesi che investigatori ed inquirenti che indagano sull’incidente al porto di Genova stanno vagliano in queste ore. L’ipotesi sarebbe tra quelle al momento privilegiate per capire quanto accaduto quella notte. La valvola, spiegano gli esperti, è quella che consente l’inversione della rotazione dei motori e dunque il passaggio dalla marcia indietro alla marcia avanti. Il blocco temporaneo della valvola - un’avaria non impossibile fanno notare i tecnici - potrebbe quindi aver impedito al comandante della Jolly di dare il ‘marcia avanti’, portando la nave contro la torre. Subito dopo lo schianto, tra l’altro, il comandante avrebbe chiesto alla sala macchine di verificare se l’urto con la banchina avesse provocato una falla nella Jolly. L’altro aspetto su cui si sta cercando di far luce è quanto questo blocco sia durato: non è infatti ancora chiaro se la marcia avanti sia entrata subito dopo l’urto o successivamente, quando la Jolly si è mossa per raggiungere l’ormeggio indicato dalla Guardia Costiera, accompagnata dai due rimorchiatori, il Genua a prua e lo Spagna a poppa (quest’ultimo, dopo aver rotto il cavo in seguito all’urto, si e’ nuovamente attaccato alla Jolly con un cavo lanciato dalla nave). Quel che sembra ormai accertato e’ che, dopo l’incidente, la valvola pneumatica avrebbe ripreso a funzionare consentendo a chi era in plancia sulla portacontainer di eseguire il marcia avanti.


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