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2010 |
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"L'Ammuchiata" Michele Iorio, “Preside della Scuola di Specializzazione in Clientelismo e Cattiva Politica”, ha avuto il pudore di far trascorrere due anni, dall’inizio della legislatura, prima di far dimettere da Consigliere gli Assessori blindando il suo strapotere sia all’interno della Giunta che del Consiglio regionale. Di quella manovra, come è noto, beneficiò anche il nostro Enrico Fanelli il quale, nonostante si fosse dimesso da Sindaco a seguito dell’avviso di garanzia per la lottizzazione del Bosco Mazzocca, dichiarando che il suo gesto era determinato dalla convinzione che: “alle persone indagate non devono essere associate responsabilità amministrative”, subito si accomodò a Palazzo Moffa smentendo se stesso e prendendo in giro i riccesi ed i molisani. E’ opportuno osservare che la bozza del nuovo statuto della Regione Molise, con il chiaro intento di impedire il ripetersi degli abusi di Michele Iorio ed in ottemperanza ai principi della Costituzione italiana, prevede che solo i Consiglieri Regionali possano essere nominati Assessori non perdendo la carica elettiva ma avendola sospesa per il periodo in cui viene svolto l’incarico assessorile. Si certifica, in tal modo, l’artato comportamento “incostituzionale” di Michele Iorio il quale, obbligando gli Assessori a dimettersi da Consigliere, ha ottenuto il duplice scopo di alimentare nuove e fortissime clientele indebolendo, a proprio vantaggio, sia il Consiglio che la Giunta. Micaela Fanelli batte, d’un colpo, i suoi “maestri”, perché va ricordato che lei, insieme al “Gruppo Canova”, dettero inizio alla parabola politica di Enrico Fanelli. La democrazia, l’etica, la buona politica e la corretta amministrazione non sono categorie astratte o parole vuote di cui ci si riempie la bocca a seconda delle convenienze. Sono categorie morali e comportamenti pubblici il cui rispetto mi impone di essere critico nei confronti di Micaela Fanelli allo stesso modo con il quale lo sono stato verso Enrico Fanelli e Michele Iorio. Anzi, nel caso di Micaela Fanelli con l’aggravante di averne avuto stima. Analizzando la gravità e le criticità di questo atto è essenziale sgombrare il campo da una presunta necessità di dare maggiore forza all’Amministrazione finalizzata ad una più efficace azione di governo. La legge elettorale determina maggioranze inattaccabili ed il T.U.E.L. conferisce ai Sindaci poteri, probabilmente eccessivi, che consentono di amministrare con assoluta tranquillità. E’ altrettanto priva di fondamento l’argomentazione secondo la quale questa scelta determinerebbe un proficuo ed utile coinvolgimento dei non eletti della lista “Insieme per Riccia”. E’ evidente che non sia necessario essere Consigliere comunale per poter dare il proprio contributo fattivo all’attività amministrativa e, comunque, ciò non può avvenire limitando e stravolgendo le Istituzioni comunali. Questo atto, in realtà, rafforza a dismisura il potere del Sindaco, per le finalità indicate in premessa, mortificando e riducendo il ruolo della Giunta e del Consiglio comunale. Le dimissioni da Consigliere, da parte degli Assessori, generano come prima conseguenza quella di bloccare, da subito, ogni possibilità di ricambio “osmotico” tra Giunta e Consiglio. La Giunta, appena nominata, sarà la stessa fino alla fine del mandato amministrativo a meno di dissapori o contrapposizioni tra il Sindaco ed uno o più Assessori che determinerebbero la revoca delle relative deleghe. La dialettica ed anche la contrapposizione tra i componenti della Giunta ed il Sindaco è un qualche cosa di assolutamente normale, indice di democrazia ed utile anche ad una più corretta e pluralistica azione amministrativa. Questo atto, oltre a bloccare la Giunta fino alla fine del mandato, limita l’autonomia dei singoli Assessori sottomessi allo strapotere del Sindaco che, revocandogli la delega, li estrometterebbe anche dal Consiglio annientando il principio di rappresentanza che lega gli eletti agli elettori. La legge conferisce ai Sindaci il potere di revocare le deleghe da loro stessi conferite ma non gli attribuisce il potere di revocare il mandato che i Consiglieri hanno ricevuto dagli elettori. Questa ulteriore attribuzione di potere può avvenire solo attraverso questo meccanismo “truffaldino” che Micaela Fanelli esalta mentre il Consiglio Regionale del Molise si appresta ad eliminare. E’ da evidenziare che, durante le Amministrazioni guidate da Enrico Fanelli, puntualmente, si sono verificate contrapposizioni con qualche Assessore che, pur determinando il ritiro della delega hanno consentito, comunque, la permanenza all’interno del Consiglio comunale per continuare a svolgere il mandato elettivo. La stessa Micaela Fanelli che, ricordiamo, ha amministrato con Enrico Fanelli, subì la revoca della delega assessorile da parte di quest’ultimo conservando, però, lo status di Consigliere. Per questo dico che Micaela Fanelli ha superato, da subito ed in negativo, sia Michele Iorio che Enrico Fanelli. Considerazioni analoghe possono essere fatte per le conseguenze che questo provvedimento avrà sul Consiglio. I cinque nuovi Consiglieri (pari a quasi un terzo dell’intera Assemblea) di colpo sono stati trasformati da eletti dei cittadini in “nominati” del Sindaco al quale dovranno essere riconoscenti per tanta “magnanimità” e “bontà”. Il solo fatto che un Consigliere possa pensare che la sua nomina sia da attribuire alla volontà del Sindaco ne riduce l’autonomia e l’indipendenza con la conseguente limitazione del principio di rappresentanza che lo lega agli elettori . Come si può non definire questo atto un grave vulnus alla democrazia, all’etica, alla buona politica ed alla corretta amministrazione? Questo scempio della democrazia avrebbe dovuto generare forti reazioni e iniziative da parte dell’Opposizione che, invece, sonnecchia in maniera connivente a dimostrazione che le radici culturali ed i referenti politici sono gli stessi. Al momento della composizione delle liste elettorali, lo scorso aprile, scrissi un articolo nel quale sostenevo che la competizione elettorale si sarebbe svolta tutta all’interno del centrodestra e che, per la prima volta nell’Italia repubblicana, il centrosinistra e la sinistra venivano limitati ed estromessi dalle elezioni comunali con metodi subdoli ed ingannevoli che andavano ben oltre le proprie responsabilità. Credo che quelle valutazioni, oggi, trovino ulteriori e gravi conferme.
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