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Denunciamo apertamente una sottile e deplorevole soprafazione.

Redazionale



JELSI (Cb). 10 maggio 2010.

Il nostro obiettivo è di restare a continuare a fare cronaca, in un paesino dove  la legge del più forte tende a prendere il vantaggio.
Alcuni eruditi di “regime”  “voltagabbana" si spacciano per razionali e risolutori di problemi con l’arzigogolare ma le loro “menti” di proposito pensano ad imbavagliare un Direttore di un giornale.
Perché?,  è  scomodo?, non è in linea?, diciamolo pure: "non è compiacente a soggetti con poteri pro-tempore”.
Ancora una volta, per via informale, mettono in vista l’ordine pubblico. Dichiarano con una menzogna, che la nostra presenza ha causato o provocato  la permalosità di una dipendente comunale, (è retribuita per dare anche  informazioni) a loro dire, di essere stato invadente, insistente, nel richiedere verbalmente  una  intervista, non concessa.
La motivazione vera è dovuta ad un accertamento dei requisiti professionali e personali non che, giornalistici.
Sono convinti che questa comunità è a “regime”, dove tutti sono debitore di un gioco politico. Quanto è difficile fare il proprio dovere di pubblicista in un paesino e pure volutamente resteremo e non ci faremo imbavagliare da cani sciolti pronti a mordere a un nostro minimo errore.
Vogliono mostrare il pugno di ferro? Lo facciano! Non siamo affatto intimiditi anzi, dimostrano che il possedere del “potere pro-tempore” ha subito crepitii in fase di frantumazione.
Abbiamo avuto la percezione e la sensazione che è un inizio di lotta contro un nostro modo di pensare, per cui già da adesso denunciamo apertamente questa sottile e deplorevole soprafazione nei nostri confronti, affinché  possa essere stroncata nel nascere qualsiasi forma di prepotenza intellettuale.
Ci piace ricordare la letteratura, di un romanzo scritto da Carlo Lorenzini “Storia di un burattino” pubblicato nel 1883.  
Il personaggio: “un burattino umanizzato nella tendenza a nascondersi dietro facili menzogne e a cui cresce il naso in rapporto ad ogni bugia che dice”. 


Giovanni Testa
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