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Poeti della Luce

Poeti e scrittori per passione

Il Museo Kompos - di Francesco Mancini

 

Un Museo unico al mondo    Il museo “Kompos”

Vidi tempo fa il Film “Una Notte al Museo”, coi suoi eventi ilari e inverosimili. Ebbene, almeno per le sensazioni, anch’io ho avuto una esperienza simile, pur se minore, con un pomeriggio in un Museo particolare. Ne conoscevo l’esistenza ma non avevo avuto modo di esaminarlo con la calma dovuta e a modo mio. Si tratta di un complesso romano dedicato ad un secolo e più di vita corrente. Un po’ come il fratello maggiore dei Costumi e Tradizioni Popolari sito all’Eur o, solo come pallida idea di affinità epocale, al Museo di Pian delle Orme a Borgo San Michele
(Latina), che ho visitato nei giorni scorsi . Questi al quale oggi mi dedico è più raccolto ma, sin dal primo approccio, noto la rispondenza alle mie aspettative.
Il primo settore che mi accoglie è dedicato ai supporti audiovisivi, esaminabili su schermo, accompagnati da poster d’epoca alquanto rari che, dalla fine ottocento, giunge sino ad oggi. Ecco così filmati sul Kaiser, Francesco Giuseppe, lo Czar, i primi Savoia, eventi storici d’allora, nonché una trattazione della guerra mondiale 1915-18. Segue una ampia parte dedicata al prefascismo e fascismo, che coinvolsero l’Italia dagli anni venti ai cinquanta del secolo scorso, proseguendo poi per
i decenni successivi. Noto con piacere opere ormai introvabili, come Ottobre Rosso, la Fine di Pietroburgo, la Corazzata Potiemkin, films integrali, nonché muti e in bianco-nero, sulla rivoluzione sovietica, dei maestri del cinema russo Eisenstein, Poudovkin e altri, nonché la perla che non riuscii a vedere nella gioventù, “Olimpia”, film sonoro e in bianco-nero sulle olimpiadi di Berlino del 1936, girato da Leni Rieifensthal, la regista di Hitler e del Nazionalsocialismo.
Quanti pensieri, visioni e fantasmi vengono nella mia mente!
Segue una trattazione dell’ultimo conflitto 1939-1945 che conobbi, mi coinvolse, seguitò a farlo dopo. Proseguo nel campo cine con una panoramica
solo elencativa. Ecco allora filmati sul terrorismo degli anni di piombo, della Spagna antifascista 1936-39, rassegne sull’Aeronautica, la mia passione. E qui termino, altrimenti dovrei dedicarci l’intero l’inserto. Passo così ai film del periodo anteguerra, a quello bellico, al neorealista, ed ho sotto gli occhi Alfa Tau, Uomini sul Fondo, Bengasi, Gloria, Ettore Fieramosca, Due Soldi di Speranza, una quantità notevole di filmati bellici italiani, tedeschi e soprattutto alleati, poi i film Roma Città Aperta, Sciuscià, Paisà, Ladri di Biciclette, Un Giorno nella Vita, Germania Anno Zero, La Vita Ricomincia, Sotto il Sole di Roma, Il Bandito, Ossessione, Riso Amaro, Il Ferroviere. Getto solo uno sguardo alle altre sezioni ove spiccano Il Gattopardo, Titanic, Evita, il Gladiatore, l’ ”11 settembre”, con le Torri Gemelle che collassano assieme al loro carico umano. Lascio e mi dedico all’ambiente della storia informatica, di mio interesse particolare. Ecco allora i primi tentativi di trattare dati con apparati meccanici, cose oggi da far sorridere. I primi computer con meno di 4 K di RAM (quattromila Byte), i primi drive ingombranti, altrettanto per le stampanti a carta sensibile o ad aghi, le prime penne ottiche e tavolette grafiche, un ancestrale plotter e un sintetizzatore musicale, poi memorie aggiuntive, schermi monocromatici e colore e, man mano, i personal che oggi si trovano sulle scrivanie. Il tutto è operante, pronto ad essere esaminato, studiato, utilizzato. Al settore Hardware si affianca una vasta biblioteca ove, più che i testi odierni, spiccano le opere informatiche edite da sessanta anni a questa parte. Dedico così un po’ di tempo a Kernal, Basic, Fortrain, Pascal, Cobol, sfoglio qualche enciclopedia informatica che fece parlare di se. Aggiungo la moltitudine dei programmi su dischi, cassette e supporti alle tastiere, sia gestionali, sia di giochi e didattici.
Passo poi ove è trattata la vita giornaliera
di noi tutti, bambini compresi. Così si susseguono su scaffali i giocattoli di latta che ci fecero felici negli anni zero-cinquanta, costruzioni Meccano quasi da adulti e ingegneri, con motori a vapore ed elettrici inglesi di rarità, funzionanti, scatole di esperimenti ottici, elettronici, fotovoltaici, solari, Lego, bambole, marionette, proiettori, giocattoli a non finire. A seguire ecco la vita nostra, dei padri, dei nonni. Cioè i primi rari elettrodomestici, lavastoviglie, lavapanni, frigo, condizionatori, con una parte dedicata agli scooter e moto pionieristiche, in primis Vespe e Vespini, Lambrette, Freccia d’Oro, e ciò che resta di una Microcar di sessanta anni fa, allora unica, la “Volugrafo”, quando le auto vere erano per quattro gatti danarosi. Si aggiungono bici del dopoguerra e prima. Perfino un inutile motorino ausiliario-bici MosquitoGarelli di 40 centimetri cubi di cilindrata. Termino qui ed ecco apparirmi cineprese, fotografiche normali e reflex, proiettori cine, apparati di sonorizzazione che facevano inorridire allora, figuriamoci oggi! Poi Episcopi, visori Dia, flash a bulbo, primi flash elettronici, cavalletti, fotometri, filtri, pellicole amatoriali e miriadi di mini e maxi foto conservate a mo’ di memoria. Si aggiungono più registratori a bobina Geloso, che costituirebbero un fiore all’occhiello per le vetrine espositive di ogni negozio di elettronica. Un sub-settore è dedicato agli hobby, come l’attrezzistica per il bricolage, con cui si potrebbe creare una mezza officina, nonché la sezione modellistica aerea e navale con i suoi componenti, manuali, radiocomandi, motori benzina e diesel, elettrici, ad aria.
Poi la musica, con farraginosi giradischi 78-45-33-16 giri, radio Marelli e Magnadyne a valvole funzionanti, salvo stazioni e onde che non ci sono più, una TV del bisnonno. Infine chitarra, fisarmonica, pianoforte, armonium, cornetta, flauti, un biliardo pronto all’uso, nonché una vera barca rigida poggiata contro una parete, in attesa di essere varata nuovamente in qualche superficie liquida, memore
del suo utilizzo del passato. Alcuni sacchi racchiudono una pregiata tenda da campeggio Jamet, francese, a cinque posti, con i suoi complementi ed accessori, anch’essa in attesa d’una possibile reinstallazione. Passo alla musica registrata e ho di fronte dischi a centinaia, oltre nastri e cd, delle opere sinfoniche, della musica classica, della folk di mezzo secolo e oltre, con le voci che ci fecero sognare, Claudio Villa, Modugno, Mina, Nilla Pizzi, i primi Ranieri, Celentano, Gianni Morandi, cento altre. Nel campo dei 78 giri (età della pietra) spiccano ballabili anni venti e uno stupendo corso di Inglese Linguaphone, in confezione dal peso di uno sproposito, oggi assolutamente introvabile. E i tanti apparati casalinghi, una volta oggetti da nababbi, come lavastoviglie, lavapanni, frigo, macchine per pasta, stufe, scaldabagni, forni da cucina economica, frullatori manuali ed elettrici, bilance, stoviglie particolari, apparati e oggetti da sanità.
Su alcune console fanno mostra gli orologi d’ogni tipo di una collezione temporale da polso, taschino, tavolo, per lo più con carica a molla e, per qualcuno dei più recenti, con movimento elettronico.
Su altro scaffale occhieggiano le penne stilo delle marche prestigiose di un tempo, di cui alcune rare e di valore. Si aggiungono oggetti di
pregio, come il Menorah ebraico, cofano e testi di iniziazione esoterica, una pressa da tipografia di almeno un paio di secoli fa. Chiudo questa parte e mi immetto nella biblioteca, ove trovo l’interesse e amore di sempre. Vado per gruppi, non menzionando quello informatico di cui ho parlato.
Nella parte storica molti testi sono dedicati al conflitto 1949-43, poi 1943-1945, dell’Italia fascista e monarchica prima, Repubblicana Sociale poi, con un accurato esame del periodo resistenziale. Inoltre, a valere come emeroteca, ecco le raccolte rilegate della Domenica del Corriere e Tribuna Illustrata dal 1939 al 1945, cioè l’arco dello scontro mondiale, più un nutrito numero
di quotidiani della stessa epoca, nonché dal 1861, Unità d’Italia, ai decenni successivi, riuniti in raccoglitori. Si aggiungono periodici vari e satirici che rammento come fossero di oggi. Spiccano libri anticlericali editi nel 1800 scritti da Garibaldi e i suoi scrivani, una Enciclopedia Utet del 1935, una vasta presenza di testi classici a cui si sommano corsi di lingue in dischi, nastri, cassette, cd, (trecento dischi più altri supporti). Fa la sua figura un modello antidiluviano di traduttore parlante di cinque lingue. Inizia poi il settore didattico con testi scientifici, giuridici, letterari, di istruzione superiore e universitaria, dizionari, codici, opere di studio e conversazione anche su nastro (inglese, arabo, italiano), Poi Corsi di memorizzazione e lettura veloce, opere storiche fra cui quella su Roma del Mommsen, di settanta anni or sono, infine sezioni didattiche e hobbistiche, opere religiose, filosofiche, manageriali, con interessanti lezioni audiovisive, enciclopedie per adulti e ragazzi, anche in inglese. Ecco le opere alle quali sono legato, cioè della salute e medicina familiare, fitoterapia, erboristeria, omeopatia, cure naturali, e l’ampia sezione religiosa, filosofica, misterica, con testi riservati, non da diffusione generale. Seguono le serie didattiche di arte, disegno, pittura, fotografia, applicazione pubblicitaria, cine amatoriale, regia, di organizzazione aziendale. Chiudo con una stupenda raccolta di pubblicazioni dedicate alla mia città, Roma, che non pensavo così vasta ed interessante.
La giornata, pur lunga, si avvia alla chiusura.
Passo per il reparto “pezzi” di pregio, più raccolto, e vedo raccolte epistolari del Re, del Duce, Italo Balbo, Padre Pio, altri. Si aggiunge una esemplificazione di attestati e diplomi degli anni venti-trenta, raccolte fotografiche Alinari della Roma papale e sabauda, opere grafiche di livello, raccolte numismatiche e di cartamoneta, collezioni filateliche, completa il tutto un medagliere, trattazioni turistiche di ieri ed oggi, una raccolta di minerali e reperti animali dell’età della pietra..
Seguono
le pellicole originali di film famosi, nelle loro scatole, come La Romana, di Moravia, con una Lollobrigida 1946, introvabile, Le Cameriere, con un Tognazzi ragazzotto, le Stelle dell’Orsa Maggiore, con Eleonora Rossi Drago. Tutte opere inspiegabilmente dimenticate.
Mi immetto poi nella pinacoteca, meglio dire quadreria, dedicata ad opere di maestri contemporanei, e mi soffermo su tele singole o plurime di Paoletti, Cascella, Anastasi, Pinizzotto, Di Dio, Hylart, Defendi, Scudiero, Caressa, Silma, Auro, Aguerre, Partica, e altri, nelle quali l’animo vaga, apprezza, si perde. Si affiancano icone slave, una tavola dell’Annunciazione XVI secolo fiorentino, una egregia riproduzione della Madonna di Chestokowa.
Completano l’ambiente luci e finezze di Murano, Burano, ceramiche artistiche, argenti e cristalli, un lacrimatoio funebre etrusco. Ci sarebbe da vedere il settore abbigliamento, vestiti da cerimonia e costumi d’epoca. Lo salto, sono stanco, sarà per un’altra volta. Di certo ho trascurato dei sub-settori a cui mi dedicherò quando ripeterò l’impegno odierno .
Getto poi lo sguardo su un pezzo rarissimo, oggi forse unico, una calcolatrice Mercedes 1890 che, cosa impensabile allora,, svolgeva tutte le operazioni, e non solo addizioni e sottrazioni. C’è che pesa venti chili e, quando funziona, perché funziona come mi è dimostrato, le vibrazioni le fa sentire
tutto attorno, mobilio in primis. Ad essa si accompagna una calcolatrice svedese di latta, da taschino, funzionante a mano che, con maneggi complicati, svolge anch’essa le quattro operazioni, benché il peso sia di poche decine di grammi. Rammento che ne ebbi una simile, nella notte dei tempi, e costava uno sproposito rispetto l’infima struttura e consistenza.
Esco all’aria aperta. Quando tornerò? Mi propongo presto. Lascio così, malvolentieri, il mio ampio garage, cantina e accessori che, oltre le auto di casa, li ho trasformati in questo Museo Kompos, precisando che Kompos è a valere per “composto”, “composizione” Kombinat, comparato, complesso. Questo
è il mio museo privato, aperto ai pochi intimi che dimostrino di saperlo apprezzare. C’è che in molti vorrebbero eliminarlo, con gioia di qualche amatore o speculatore oppure, forse meno, dei cassonetti delle immondizie. Ciò non avverrà, ovviamente me presente, per il futuro non so.
Di quanto elencato la maggior parte esiste materialmente, in pochi casi gli oggetti, già della famiglia, sono ricordati come pubblicazioni, istruzioni d’uso, fatture d’acquisto, manutenzione, foto, film, note.
Nel “Museo” sono le mie radici, il mio passato, non posso dire futuro in quanto la carta di identità non lo permette. Ci sento presenze di
sempre, un’aria ilozoica imperante e, in considerazione di quanto a lui dedicato e comunque attinente, penso vi sosti anche lo spirito del capo della mia gioventù, il Duce, al quale offrii e offrimmo una bella fetta della nostra fede, e seguimmo in parecchi fino alla infausta fine. Si! anche lui è qui e, sono certo, non sia imbarazzato nel trovarsi nei vani di un garage, di una cantina, una biblioteca-sala-studio, fra una Micra, una Vespa, un po’ d’olio in terra.
Chiudo rammentando la perdita di varia “paccottiglia”, come la definii, del mio periodo di Balilla, avanguardista e successivo,
a seguito del furto che subii in passato, di cui ho detto in questo volume.