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Pensieri sull'arte

Quadro di Dante Arrigo

Come disse Svevo: "Scrivere è necessario, ma pubblicare non lo è". Ecco la massima che ogni scrittore specie se dilettante dovrebbe avere scolpita di fronte a sé ogni volta che si accinge a scrivere. Ricordiamoci fra l'altro che molti autori non pubblicarono personalmente nulla, tra cui il prestigioso autore de Il Gattopardo, infatti la sua opera uscì postuma.

Purtroppo ho notato che nella letteratura moderna di un certo impegno si fa di tutto per relegare in un angolo i problemi esistenziali e particolarmente quelli di Dio, anzi si esaltano i valori assurdi della precarietà, della follia e dell'amore sensuale. Ho la sensazione forse ingenua che gli scrittori moderni si vergognino di parlare delle cose semplici, reali sì, ma senza pescare nel torbido della cronaca nera o scandalistica.
Il mio proposito di scrivere non si basa solo sul desiderio di esprimere me stessa, bensì su quello di esporre degli argomenti che toccano i fatti umani.
L'arte per l'arte è solo una frase di bell'effetto, ma la sostanza è molto diversa; non si esprime il vuoto in un libro reputandola un'opera d'arte.
Ecco da cosa nasce un libro di satira: da una voglia pungente di fare del male, di ferire con le parole usando un forte sarcasmo; persino nella satira morale si intende fustigare così se non proprio i costumi della massa, almeno quelli di un individuo-tipo. Individuo che ci ricorda i tanti individui che abbiamo dovuto sopportare nella nostra vita, detestandoli magari con tutto il cuore.

Quando si deve classificare il libro di uno scrittore mai dire che è un brutto e cattivo libro; anzi esaltarlo sempre, affinché il lettore non si senta influenzato negativamente; il che lo porterà caso mai lo trovasse bello e buono a sentirsi umiliato di avere simili gusti. Mentre se non lo troverà bello saprà benissimo criticarlo e condannarlo, anche se il suo autore è simile ad un Alessandro Manzoni o un Fiodor Dostoevskij. Tutti infatti sono abili a criticare un bravo scrittore e mai ad esaltare un mediocre scrittore. E' una forma comune di soddisfazione di cui la critica distruttiva non sa a fare a meno.
Non c'è niente di meglio di un libro che educhi e diverta nello stesso tempo. Io sono convinta che un buon libro debba essere basato su una grande onestà sia di stile che di contenuto. Lo stile dev'essere attraente, scorrevole e privo di ogni volgarità, le espressioni brutali di qualche personaggio, non è necessario riportarle per intero; basta dire che imprecava;, che bestemmiava, ecc. Il contenuto deve essere reale, non troppo inverosimile e in particolare deve toccare argomenti puliti o perlomeno trattare glia argomenti scabrosi con mano leggera. Inoltre vedere le cose del mondo secondo due visuali, cioè una di tipo laico e l'altra di tipo religioso, creando sempre due personaggi che la vedono in questi due modi differenti.

Secondo me un romanzo è necessario che sia "pulito" in tutti i sensi. Per capire se si è riusciti a scrivere un romanzo pulito bisogna pensare che finisca nelle mani di un adolescente senza che ne sia eccessivamente turbato da particolari descrizioni troppo crude e analizzate come usano fare gli scrittori moderni, mentre è più semplice accennare a certe cose e troncare con due parole l'accaduto troppo scabroso. L'effetto narrativo in certi casi ne guadagna moltissimo. Tipico l'esempio manzoniano con cui abbraccia tutta la storia di ignominia della monaca di Monza con poche parole: "E l'infelice rispose".

Secondo Benedetto Croce l'intuizione, dalla forma rudimentale della rappresentazione, si sublima nella pura forma contemplativa dell'arte. "L'arte è intuizione lirica", rappresentazione della realtà attraverso immagini vivificate ed unificate dal sentimento. Poiché, si distingue proprio per questo dalla filosofia che è invece conoscenza concettuale della realtà. L'arte è espressione, "sintesi a priori di sentimenti e immagine".
L'artista esprime liberamente il proprio sentimento mediante un'immagine caratterizzata dal linguaggio che gli è più consono (colore, parole, musica) in cui forma e contenuto si fondano inscindibilmente. Il momento estetico libero quindi è estrinsecazione del sentimento personale dell'artista.

La caduta dell'intreccio porta alla caduta nell'intreccio e l'opera narrative finisce male: in sintesi questo pensiero di Levi-Strauss mi fa riflettere sulla mia condizione di narratrice. Mi ostino forse a far vivere una forma artistica morta? In realtà tutti coloro che gridano che "l'arte è morta" sono degli insensati come coloro che gridano da oltre un secolo: "Dio è morto"; infatti Dio - se esiste - se ne sta tranquillo nel suo Paradiso; se invece non esiste non potrebbe neanche morire. Altresì dicasi per l'arte: che senso ha scrivere un'opera artistica per affermare che l'arte è morta? sarebbe più semplice non scrivere.

LA CULTURA

La cultura è molto importante. L'ignoranza è giustificabile in chi non può istruirsi e in tal caso bisogna rispettarlo. Invece è deprecabile chi vive in una società che bene o male offre a tutti la possibilità di farsi una cultura e la rifiuta.
Alle donne per tanto tempo fu negato l’istruzione ritenendola inutile per il suo sesso. Oggi meno male questo pregiudizio è caduto. Se tu hai la fortuna di andare a scuola e di studiare regolarmente ringrazia Dio e i tuoi genitori che ti concedono di istruirti. Certo nella scuola ci sono troppe lacune, troppi difetti, tuttavia nonostante il male che se ne dice rimane sempre una fonte preziosa di cultura.
Naturalmente la nozionistica non dà una completa preparazione e non aiuta alla maturazione di una persona. Però è già un inizio. Sta tutto alla sensibilità di ognuna ad approfondire alcuni aspetti delle materie preferite. Lo scibile umano è immenso, basta avere una rapida conoscenza di tutto e sapere bene una o due materie. Attente a non considerare la cultura un ammasso di dati e nomi da imparare a memoria, poiché in quest'eventualità è bene rimanere ignoranti come prima o perlomeno finita la scuola non aprire più un libro.
Non bisogna far divenire la cultura un fatto meccanico, ma dargli spazio e profondità umana. Praticamente la cultura deve farci apprezzare gli sforzi dell’umanità per uscire dalla sua miseria intellettuale e sentirci solidali con tutti. Cultura è miglio specificare, non è soltanto l'insieme di materie scolastiche ma anche tutto ciò che ingentilisce l'animo, ci lega di più ai nostri gloriosi antenati, esalta il nostro spirito e ci fa conoscere le grandezze di Dio.

Guardiamoci come dalla peste dalla saccenteria e dall'orgoglio intellettuali. Se crediamo che un minimo di sapere basti a schiacciare gli altri abbiamo umiliato l'intima essenza della cultura. Purtroppo nella nostra società moderna sono legati dei vantaggi economici al possesso di un pezzo di carta che attesta la nostra bravura scolastica. Ci vuole quindi una personale opinione che metta al posto giusto il valore di una cultura strumentalizzata, nonché l'altra più elevata che soddisfa il nostro intimo senza pesare sugli altri.

LETTERATURA E VITA

La letteratura non è la vita, la vita non è la letteratura: ossia tutti i romanzi, racconti, poesie, drammi, commedie, ecc. rappresentano i fatti della vita, e i fatti della vita spesso non sono riconducibili a una tematica letteraria. Si dica quello che si vuole, si ricorra pure alle sgrammaticature, ai dialettismi, al turpiloquio; ma sempre una vicenda umana non sarà riconducibile all’opera d’arte con quell’immediatezza e irripetibilità che contraddistingue l’esistere.
Dico questo non perché io intenda cavillare sulla questione antichissima, che appassionava i teorici, di come dovrebbe intendersi l’opera d’arte per dirsi tale – cioè se fosse necessaria la verosomiglianza con la vita reale oppure no – bensì per puntualizzare l’autonomia dell’arte dalla vita che non può essere soltanto una fotografia dei fatti reali, ma una interpretazione soggettiva degli autori su tali fatti.