Il signore del mare

parte XV

 

Warning!!!

 

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pubblicazione sul sito Little Corner del settembre 2010

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mail to: luly_thelilacat@yahoo.it

 

Il faro

 

Ricordatevi di me, con gioia e serenità...

 

Stira il foglietto con le mani, poi lo ripiega con cura gelosa e lo rimette in tasca... E' incredibile, proprio incredibile.

E' successo. E' finita.

André finalmente libero da ogni promessa ha nascosto il viso tra le mani e ha pianto in silenzio per qualche minuto, davanti a lui. Un onore che non si attendeva, che sicuramente non meritava e che ora sanguina dentro come una bruciatura... Ma il panico lo ha nascosto bene in fondo alle tasche del camice bianco e mentre Cleo riposava in pace, incredibilmente gli è venuta voglia di sorriderle. Alla fine, come sempre ha deciso lei.

Cleo si è addormentata che non era ancora mattina, con il sole fermo ad aspettarla appena sotto la linea scura dell'orizzonte. Era stata una notte più quieta del solito, senza febbre né affanno, con lei a tenere banco vivace come un tempo. Avevano chiacchierato e scherzato fino a tardi, giocato a carte e alle sciarade. La stanchezza e la paura messe alla porta dall'illusione di poter scacciare l'intruso e riavere indietro la vita di prima, la Cleo di sempre. Un lampo di normalità che aveva convinto Giselle ad andare a casa a cambiarsi e André a riposare un po', "solo cinque minuti, nonna svegliami se ti serve qualcosa..." aveva sospirato prima di crollare, esausto.

"Ssst, stai tranquillo tesoro, non mi serve proprio nulla... Ora dormi, riposa... Andrà tutto bene..." Un sorriso vivace e poi le parole di Cleo erano diventate una nenia, una litania mormorata carezzandogli i capelli quasi fosse ancora il suo bambino, spaventato dalla solitudine e dal buio. Un soffio di amore infinito che aveva scosso Alain, rimasto in un angolo ad osservare, annichilito da quel gesto semplice e potente... Con gli occhi pieni di lacrime si era sentito in dovere di lasciare la stanza ma Cleo l'aveva richiamato, tendendogli la mano... "Non andar via Alain, rimani con noi... - uno sguardo eloquente - non andar via... Dobbiamo salutarci, non credi?"

Alain aveva obbedito docilmente, affascinato da quel modo risoluto di affrontare la fine... "Tu lo sai che manca poco, ragazzo mio... Tra poco tocca a me... e poi sarai tu di scena... Farai quello che ti ho chiesto, non è vero caro?" Gli era parso di udire un tremito nella voce di quella vecchia signora, una nota ansiosa da spegnere subito, con rassicurazioni ed un gesto da gentiluomo... La mano esile segnata dal tempo portata alle labbra ed un inchino, "ma certo Cleo... di me può fidarsi... farò tutto quello che mi ha chiesto... Riposi Cleo, io rimarrò qui a farle compagnia fino a quando vorrà", prima di sorriderle e sedere accanto a lei in attesa.

"Grazie Alain, ti ringrazio tanto... Sì, ora posso davvero riposare... Sono tanto stanca... Solo, potresti farmi un ultimo favore? Scosta le tende, voglio vedere l'alba... Sarà una bella giornata oggi..."

E solo allora Cleo aveva dato al sole il permesso di sorgere. L'espressione paga che le illuminava il viso appena prima della fine avrebbe potuto sembrare casuale, ma Alain sa che non è così. Semplicemente, lei sapeva. I suoi cari potranno ricordarla sorridente, intenta a sistemarsi i capelli e lo scialle sulla camicia da notte vezzosa che indossava quell'ultima sera. Piena di vita, com'è sempre stata.

Il sonno gli chiude le palpebre e i fari delle altre auto lo accecano, mentre la strada scorre veloce davanti a lui... "E' pericoloso, non dormi da almeno tre giorni, lascia che venga con te ti prego..." Ha detto di no a Geneviève che lo scongiurava di portarla con sé, come ha detto di no a molte persone in questi giorni. Cleo ha lasciato istruzioni precise che gli erano parse grottesche all'inizio, ma è stato meglio così. Le cose andranno esattamente come lei avrebbe voluto, "quando sarà il momento Alain tu dovrai stare vicino ad André... Non lasciare che si perda d'animo... Conto su di te, so che non mi deluderai!"

E lui non ci pensa nemmeno, a deluderla.

Quando lei ha chiuso gli occhi, Alain ha fatto il suo dovere di medico con le formalità e i numeri ma non ha svegliato André, non subito... Cleo non avrebbe voluto... Ha lasciato che il silenzio riempisse la stanza, gli ha permesso rispettosamente di comprendere, registrare la mancanza e il vuoto. E poi non gli ha detto niente, lo ha solo abbracciato stretto ed ha sussurrato "Stai tranquillo, penso a tutto io... So cosa devo fare... Faremo tutto come avrebbe voluto lei, esaudiremo ogni suo desiderio!" Ha incassato lo sguardo attonito e meravigliato di André e perché non si sentisse ferito si è affrettato ad aggiungere "Lei chiese a me... e a Victor di occuparci di tutto, mesi fa... perché non voleva che tu fossi solo ad affrontare tutto questo".

E lo ha abbracciato ancora, come nemmeno un fratello avrebbe saputo fare.

Le ultime volontà di Cleo somigliano ad una sceneggiatura in cui ognuno di loro ha un ruolo da protagonista, uno spazio e un ricordo... Gli sembra di rivedere il suo sorriso malizioso quando lui e Victor le avevano fatto notare che forse sarebbe stato meglio qualcosa di più sobrio...

"Una veglia? Madame ma è proprio sicura di volerlo fare? Non sarebbe meglio la solita procedura?"

Lei aveva riso, "Il solito funerale dici giovanotto? Ah no, non se ne parla... Niente spazio per cortei lugubri e pettegoli... No, come si dice in questi casi? "L'annuncio solo ad esequie avvenute" e poi una bella festa, la mia festa... Voglio per la mia Giselle e André solo visi di amici, voglio affetto e che stiano allegri e senza pensieri... e se qualcuno deve parlare alle mie spalle beh, a bocca piena non gli riuscirà di certo!"

Hanno rispettato la sua volontà alla lettera, ma non è stato facile... André sempre così ragionevole, André che non ne sapeva niente e all'inizio sembrava davvero smarrito... In fondo per lui è dolore vero, l'ennesima perdita, un posto vuoto nel cuore che nessuno potrà più riempire e la memoria di sé che lo lascia per sempre. In certi casi non hai voglia di essere buono e gentile, di accogliere con un sorriso strette di mano e frasi stupide di sconosciuti che non consolano...

"Fatti coraggio, doveva accadere".

Alain ha messo sul piatto della bilancia l'affetto, non gli è parso vero di dimostrargli con i fatti quanto ha sempre tenuto a lui. Senza cerimonie ha caricato una parte del peso sulle sue spalle, ha diviso con lui incombenze e dolore, ha riunito gli amici ed alzato barriere discrete per tenere lontani i problemi. Sapeva cosa fare e l'ha fatto, il piano di Cleo ha preso forma tra le mani sue e di Victor, avallato dal sorriso commosso di zia Giselle, gli abbracci di Bernard, Rosalie, Nicole, Marie e tutti gli altri. Poche smancerie, un funerale discreto per pochissime persone ed una manciata di polvere da spargere al vento, "scegliete voi dove, a me non importa... Fatelo ed io sarò sempre con voi, insieme al vento ed al sole..."

Il resto domani. Ma non senza Oscar.

E' stata l'ultima delle richieste di Cleo e la più pressante. "Non deve sapere nulla, per ora. Ma quando l'alta marea sarà passata vai a riprenderla Alain, riportala qui... Al resto penserò io, si sistemerà tutto... Ma tu devi riportarla qui... Solo tu puoi farlo Alain..."

Può farlo solo colui che l'ha spinta a forza a scappar via…

E così sarà. Gli ultimi inviti per la veglia sono partiti ieri, filigrana e scritte dorate... Ha ordinato cibo per un reggimento e quando il suo turno in ospedale è finito non ha perso tempo nemmeno per farsi la barba, un bacio frettoloso a Geneviève e insieme l’ordine di non dir nulla alla sesta sorella, ed è partito. Ha avvisato Giselle, non ha chiesto il permesso ad André ma gli ha detto solo "è un preciso desiderio di Cleo, se parto subito domani sarò di ritorno..." E poi è scappato via, senza attendere una risposta o una reazione. In tutti questi giorni André non l'ha mai nominata una volta, non ha mai fatto cenno a lei che vive lontana e non sa nulla. E anche Alain preferisce non sapere cosa gli passi per la testa, per ora. La verità, tutta e senza scuse, gliela racconterà poi, quando saranno di nuovo l'uno al fianco dell'altra... chiederà perdono a tutti e due ed accetterà qualsiasi punizione. Del resto per loro è pronto a fare tutto, una cosa alla volta. Ma ora l'importante è arrivare in fretta e riportare a casa Oscar perché la festa possa iniziare.

Chissà se lei non immagina nulla, se l'ultimo vento d'estate non le ha annunciato il suo arrivo... Chissà se nel suo cuore c'è ancora posto per il perdono o se l'odio la fa da padrone...

A tutte le sue domande troverà una risposta tra poco, meglio prepararsi... Apre il finestrino di colpo e l'abitacolo si riempie di aria umida e fredda, che diavolo di estate... Ecco, è arrivato.

Con un gesto brusco sterza a sinistra ed abbandona la strada principale, la macchina sobbalza e gli annuncia il viottolo sterrato che porta alla spiaggia. Forse è troppo presto ma aspetterà, a lui il vento ha detto che la troverà lì, e che forse non ha mai smesso di piangere.

Una fitta gli attraversa lo stomaco...

"Ti riporto a casa Oscar... Ti riporto da André."

 

 

Ricordatevi di me con gioia e serenità

Perché è così che io voglio essere ricordata

Asciugate le lacrime, scacciate il dolore

Io sarò sempre con voi.

Non temete per me, io sono libera

La battaglia è finita,  ho vinto

Non piangete per me, non sento nulla

Il nemico è sconfitto e non tornerà

Dalla mia vita ho avuto tutto

Ho percorso la strada sino alla fine

Un viaggio lunghissimo e pieno d'amore

Che non finirà, se voi lo vorrete

Nessun fiore reciso potrà mai soddisfarmi

Epigrafi e fregi non mi placheranno

Dedicatemi istanti, miraggi di eterno

In cui ritrovarci ed avere sollievo

Non abbiate rimpianti, io non ne ho

Non ditemi addio, non vi lascerò

Un ricordo e un sorriso, questo solo vi chiedo

E vivrò per sempre, nel cuore di ognuno.

Cleo

 

"Settembre, andiamo... è tempo di migrare"[1]

Che bella giornata...

Una di quelle giornate in cui senti il cielo sulla pelle, nell'aria il profumo di un'esistenza che forse hai già vissuto. All'improvviso la nostalgia ti afferra alla gola, e non sai nemmeno cosa stai rimpiangendo.

Socchiude gli occhi e pensa ad una delle sue tante vite. In ognuna di loro lei ha un diploma al conservatorio, scrive saggi e poesie... e poi ha una casa piccola ma ben tenuta, un bel giardino in cui coltivare le rose... Un caminetto, un gatto... Ed una bambina, che la chiama "mamma" e somiglia ad André.

C'è mare grosso oggi, di nuotare non se ne parla. Oscar ha dovuto alzare la voce per impedire a Tess di fare di testa sua, la paura l'ha resa fin troppo severa e lei se l'è presa a male, senza capire. Certo, Tess non può conoscere la forza subdola dell'acqua, il suo modo di attirarti e poi spingerti giù, sempre più a fondo... Il sapore amaro del sale, la paura di morire... Ed è meglio che non la conosca mai. "Se ti accadesse qualcosa..." ha provato a spiegarle, senza riuscirci... Se accadesse qualcosa io non potrei aiutarti... e non ci sarebbe André a tirarci fuori dai guai. Per ripagarla e farci la pace Oscar le ha concesso una passeggiata fino agli scogli, dove la sabbia diventa roccia... Un trono pieno di spigoli su cui stanno appollaiate da almeno un'ora, quando tenta di muoversi ogni asperità della pietra le morde la carne... Fa male certo, ma evita di lamentarsi... Ci ha provato e Tess le ha risposto "Senti male perché sei troppo magra, è la giusta punizione!" E poi è scoppiata a ridere.

Pace fatta.

Controluce, la individua rintanata in una nicchia con il naso affondato nel libro di matematica, a giudicare dall'espressione sognante che le addolcisce il viso i suoi pensieri sono molto lontani dalla trigonometria, dal mare e tutto il resto. Da quando è tornata dal campeggio estivo della scuola sembra diversa, più grande... E' meno ciarliera, non ha detto molto se non che è stato "Bello, bellissimo..." Oscar sorride, intenerita. Il signor Sougan le ha raccontato che Gilbert era nello stesso gruppo di Tess, al ritorno erano seduti uno accanto all'altra. Chissà... Forse lui c'entra qualcosa, con tutti quei segreti. La sua balia direbbe che gli amori estivi durano il tempo di un arcobaleno... ma Marie e Cleo direbbero che un amore è un amore, non importa come nasce… se è vero amore non passa più.

La mente appannata indugia sul viso di Cleo, avrebbe tanta voglia di parlare un po' con lei... Forse l'aiuterebbe a scacciare la strana inquietudine che le toglie il sonno e il respiro da qualche giorno, come se stesse per perdere qualcosa di importante e non capisce cosa... Passa in rassegna la vita di adesso e pensa che non dovrebbe preoccuparsi, in fondo non ha poi molto da perdere... e suo padre, saggiamente le direbbe che la superstizione ed i presagi non hanno mai avuto alloggio a casa Jarjayes.

Papà... Ma sì, forse è solo l'aria troppo fredda. E la nonna, uno di questi giorni troverà il coraggio di chiamarla... Cleo l'aveva detto salutandola, "tesoro, non voglio sapere nulla di colpe, peccati e peccatori... Voi siete i miei ragazzi... Io ci sarò sempre, per André e per te... Anche se non riesco ad immaginarvi separati..."

Sente le lacrime pizzicarle gli occhi, "Tess - si alza di slancio e la raggiunge accoccolandosi accanto a lei - Tess andiamo, sono stanca di inseguire il sole arrampicata qui sopra... Hai finito, vuoi una mano?"

Tess riemerge dai suoi pensieri con un sorriso, chiudendo il libro di scatto "Oh in realtà ho finito i compiti da un po'... Stavo scrivendo una lettera... Ma possiamo andare se vuoi, la finirò dopo! Sai, sono contenta di non essere andata a nuotare oggi, avevi ragione tu - il sorriso diventa radioso - qui è tanto bello, mi sembra di poter spiccare il volo! Se guardi là in fondo, dove l'acqua diventa blu scuro, non ti sembra di fluttuare tra le nuvole? Non sembra anche a te... Ma... oh guarda laggiù, Oscar guarda... E' lui, è lui!"

Il sorriso svanisce in fretta dal viso di Tess, che scatta in piedi quasi avesse visto un mostro o un miraggio... L'amore fa brutti scherzi a volte, Oscar benevolmente distoglie lo sguardo e si china a raccogliere fogli e quaderni ma la voce della ragazzina si incrina, le sue parole si fanno concitate e urgenti... "Lo sapevo, io lo sapevo! E' lui, è venuto finalmente!"

"Che hai, che ti succede?", Oscar sbuffa paziente ma Tess le afferra il braccio e la costringe a voltarsi, "te l'avevo detto che sarebbe venuto a prenderti! E' venuto per te!" Lei finalmente sposta lo sguardo e non serve altro... il cuore sobbalza e inizia a correre, picchia forte contro il petto come volesse inseguire anche lui quel miraggio che ora è un punto preciso in fondo alla spiaggia e si muove, viene verso di loro.

Una figura alta, fasciata in un soprabito scuro... Scuri i capelli, forse anche gli occhi... Sembra...

Il cuore si ferma, di botto.

Sembra André...

"E' André!"

"Aspetta Tess fermati..." Oscar la richiama con un filo di voce ma la ragazzina è già corsa via, "avanti, che fai lì ferma come una statua? Corri, andiamogli incontro!", le grida trionfante agitando una mano, ferma a metà strada tra realtà e chimere, "André, oh ero sicura che saresti venuto!" e poi fugge, verso di lui.

Oscar rimane immobile, il respiro affannoso... Se stesse sognando tutto? E' a questo punto che ogni notte i suoi sogni diventano incubi... C'è sempre André, ma quando prova a raggiungerlo lui si allontana, quando allunga le mani verso di lui... tutto scompare. Correre, certo che vorrebbe correre... Ma le gambe non le obbediscono, sembrano fatte di marmo... Proprio come negli incubi. E le vertigini, l'aria che sembra mancare all'improvviso... Istintivamente Oscar chiude gli occhi, Tess ed il suo miraggio diventano ombre oblunghe e senza volto... Se è solo un sogno, ora si sveglierà e tutto tornerà normale... Eppure il fragore del mare è reale, il profumo del vento che manda le onde a morire contro gli scogli è così intenso... E il calore del sole, ha gli occhi chiusi ma continua a sentirlo sul viso, come una carezza insistente... Dio, se fosse vero... Se fosse lui? Apre gli occhi di colpo, un lampo di luce arrogante barbaglia accecandola ma le ombre sono ancora là, una di fronte all'altra... Oscar muove un passo, lentamente, un altro, più in fretta... Mancano dieci passi, inizia a correre... Perché potrebbe davvero essere lui...

Nove, otto...

André...

Sei, cinque...

"Ma tu sei Alain..."

Tess si è fermata all'improvviso, senza riuscire a nascondere la delusione, nella sua voce. E ora anche Oscar distingue bene il viso affilato, i lineamenti decisi... Alain.

E' Alain ed è venuto per lei.

Una vertigine, la terra ondeggia come volesse inghiottirla. Credeva di essere al sicuro, dopo tutto sperava che le avrebbe almeno permesso di piangere senza doversi guardare le spalle, senza chiederle altro in cambio. Invece sono uno di fronte all'altra, proprio come un anno fa.

La paura feroce sussurra "Vattene, scappa e nasconditi... E' venuto per tormentarti ancora..."

Tess aggrotta la fronte... Il suo istinto felino avverte la strana tensione nell'aria e la rende guardinga... Non sa perché ma sente di dover scegliere e per lei è molto facile... Arretra abbastanza per mettersi al fianco di Oscar e le afferra la mano, rassicurante... Serra le fila e poi lancia il sasso "Alain ma che ci fai qui? Io e Oscar non ti aspettavamo..." perché sia chiaro che sono due contro uno. E che ora tocca a lui.

Oscar, labbra incolori e respiro affannoso... Oscar, sei proprio tu? Oscar perdonami...

La falange funziona, Alain sembra intimidito... Avanza cauto, la voce pacata di un domatore di fiere... Un sorriso conciliante per Tess, "hai ragione Therese... Sei Therese vero? Hai ragione, sono venuto senza avvisarvi... Mi farò perdonare, vedrai..." e poi lo sguardo da Tess a Oscar, cercandola, cercando i suoi occhi lustri di febbre e diffidenza "Oscar... Come stai? Sono felice di vederti..."

Il tono dimesso, la mano tesa, una frase che il vecchio Alain non avrebbe mai pronunciato rivolgendosi a lei... E' troppo. Improvvisamente il passato diventa un dettaglio nebbioso, le vecchie paure e i fantasmi non contano... E' il presente ora l'urgenza, è chiaro che qualcosa non va. Oscar si forza ad avvicinarsi a lui, ancora e ancora... Lo guarda dritto negli occhi, lo conosce bene e capirà se mente mentre gli chiede tremando "Alain, queste smancerie non sono da te... Come mai sei qui... E' accaduto qualcosa? Non dirmi che sei venuto solo per vedere se sono viva, Alain... Dimmi la verità, è accaduto qualcosa a casa?", la voce ora non esita più, lo incalza per non dargli tregua ed arriva a sfiorarlo... Lo sfida sperando che scoppi a ridere e le dica che è tutto uno scherzo, che è venuto solo perché aveva voglia di pesce per pranzo, che si è perso... Che lei ha le visioni e che a casa va tutto benissimo. Aspetta col cuore in gola ma Alain abbassa gli occhi e alza le mani in segno di resa, sconfitto... Allora è vero... Oscar mormora qualcosa, la sabbia ora sembra liquida sotto di lei. Se solo fosse davvero un brutto sogno... Ma la voce di Alain è troppo vera mentre le dice "Stai tranquilla, la tua famiglia sta bene, stanno tutti bene... - esita un attimo - André sta bene... E’ per Cleo... Lei se ne è andata Oscar, quattro giorni fa... Sono venuto a prenderti".

Abbassa le mani lentamente, gli occhi pieni di lacrime. Accanto a Oscar Tess spaventata inizia a piangere, senza sapere il perché.

Allora era vero... L'aria era troppo fredda.

"Ti riporto a casa".

 

 

Ti osservo da almeno mezz'ora, indeciso tra la compassione e l'orrore. Gli zigomi affilati, quel maglione che penzola sbadigliando dalle tue spalle smagrite e si acciambella appena sopra il ginocchio facendosi beffe dei tuoi fianchi... La fascia in vita che tutte ti invidiavano e che ora disegna una sagoma senza curve né forma, quella di una persona affamata a cui di sicuro non manca il cibo, ma tutto il resto... Oh, Oscar, Oscar... Cosa ti ho fatto...

Non hai detto una sola parola da quando siamo partiti, non mi hai chiesto nemmeno com'è successo, perché nessuno ti ha detto nulla. Solo un sorriso debole ed una richiesta, "possiamo fermarci un istante alla casa del custode? Ci vorranno pochi minuti, il tempo di avvisare che vado via per qualche giorno e lasciargli le chiavi..." Ho provato a rompere il ghiaccio con una battuta insipida "l'aria di mare ti ha resa educata?", sperando che mi rimbeccassi come un tempo... Non ha funzionato, hai risposto garbata e senza espressione "Glielo devo... Lui è sempre così gentile con me, sono in difetto nei suoi confronti".

E io, allora? Non sono forse in difetto, io? Come potrò chiederti perdono per quello che ti ho fatto... E come potrai perdonarmi, tu...

Ho nascosto il capo sotto una coltre silenziosa e spessa lasciando che fosse la strada ad unire il nostro sguardo ed il tuo cuore a dare il tempo... Giurerei di aver sentito ogni battito, avrei potuto contare ogni respiro... Tenendo gli occhi fissi davanti a me e pretendendo che fosse tutto normale. Ma quando i ciottoli del viale che abbiamo percorso tante volte hanno iniziato a cantare sotto di noi annunciando la fine del viaggio, all'improvviso è mancata l'aria, a te come a me. Ho capito che non potevo più aspettare, che dovevo fare io i conti perché tu non l'avresti fatto mai. Ho fermato la macchina, ho chiuso gli occhi per non vedere il pallore scolorarti il viso ed ho recitato il mea culpa mandato a memoria tanti mesi fa, quando negli occhi di tua sorella vidi riflessa l'immagine di un essere immondo, ed ero io.

"Oscar ascoltami..."

"No... Alain ti prego..."

"Oscar lasciami parlare... Dobbiamo parlare, tu devi sapere... Quelle cose che ti dissi in ospedale io... Io mi sbagliavo, ora lo so..."

Mi guardi con gli occhi sbarrati eppure la voce è dolcissima, riesci persino a sorridere mentre mi dici "Alain basta - e stringi le mie mani fredde tra le tue - non c'è alcun bisogno... Ho già cancellato dal mio cuore ogni parola, non provo rabbia né risentimento... Non potremmo semplicemente dimenticare?"

Che offerta allettante... L'Alain di un tempo, aspro e cinico avrebbe accettato con una risata. Lui forse non aveva un cuore, non sapeva cosa vuol dire amare qualcuno più di se stessi. Io invece sì.

"No Oscar... Non posso dimenticare di averti fatto del male, di averti fatta soffrire... Se potessi tornare indietro... darei la mia vita per cancellare tutto, ogni parola... Darei la mia vita per restituire quello che ti ho preso... Io non avevo alcun diritto di intromettermi o giudicarti, come non ho alcun diritto di chiedere il tuo perdono ora... Ma se solo tu..."

"Alain, non hai bisogno del mio perdono... Tu hai solo detto la verità... L'ho capito da tempo, in fondo l'ho sempre saputo... Ho passato la vita a fuggire e tu volevi solo proteggere André dalla mia vigliaccheria, io - abbassi gli occhi ed il sorriso svanisce - io non posso che esserti grata per questo".

Oh no, non puoi crederlo davvero... Annaspo in cerca di qualche formula magica, "Oscar non dici sul serio...", e poi decido di vuotare il sacco fino in fondo, e rivelarti quanto sono egoista e meschino...  "Oscar, cara... André non aveva alcun bisogno di essere protetto da te... O dal tuo amore..." Sussulti appena ma il tuo sguardo si vela di emozione, devo insistere "Il tuo amore è il dono più prezioso che André abbia mai ricevuto Oscar... L'amore ricambiato che basta a se stesso, due cuori che si completano... agli esseri fortunati come voi è riservata la felicità completa e io... forse ne ero geloso. Allora non potevo sapere... Non sapevo cosa si prova ad amare qualcuno oltre la propria vita, desiderarlo sino a morirne... Ma ora lo so Oscar... Sono innamorato di una donna e per quanto possa sembrarti incredibile, lei mi ricambia... Ora capisco ogni sospiro, ogni timore... Capisco la gioia e l'incredulità nel sapersi amati da chi ci sembra tanto migliore di noi, la paura di perdere tutto in un lampo... Perché non c'è niente di quello che tu e André provate l'uno per l'altra che io non provi per lei ogni giorno... Ti prego credimi Oscar, non c'è mai stato nulla di sbagliato nel tuo modo di voler bene... L'amore per te è stata una conquista faticosa, un rischio che hai corso e che ti ha resa vulnerabile... Ma non c'è nulla di male, lo capisci? Tu sei sempre stata l'unica donna possibile, agli occhi di André. Sai, anche Geneviève - incasso la tua meraviglia ma la verità non può aspettare - anche tua sorella all'inizio non era sicura di noi, di me e di lei... aveva paura. La cosa più bella... la cosa più bella è stata conquistare la sua fiducia... Ora ci apparteniamo, e nulla potrebbe mai separarci. Oscar, anche tu ed André vi appartenete... Il vostro destino è stare l'uno accanto all'altra. Mi vergogno per quello che ho fatto e so di non poter restituire il tempo che vi ho rubato... Così in cambio, ti lascio in pegno il mio cuore. Geneviève... tua sorella non sa nulla di quello che è accaduto. Non ho mai avuto il coraggio di confessarle il male che ti ho fatto, temevo di perderla. Ora, il mio cuore è tra le tue mani. Tu le vuoi bene almeno quanto me... Non ti biasimerò, se deciderai di dirle la verità". Sospiro, da mesi aspettavo questo momento... Mi sento appeso ad un filo... ma sono libero.

Libera nos a malo, Domine... Miserere nobis, Domine...

Sei generosa Oscar, lo sei sempre stata... Dura con te stessa, indulgente verso gli altri. La mia attesa dura pochi istanti, il tempo per te di cancellare l'imbarazzo con un sorriso radioso... "Tu e mia sorella - mormori compiaciuta - chi l'avrebbe mai detto... Sono felice Alain... Sono felice per te e per lei... Mia sorella è una donna molto fortunata e in quanto a te - mi abbracci e nascondi il viso sulla mia spalla - il tuo cuore è al sicuro... Mia sorella non rifarà i miei stupidi errori ed io... Vi auguro solo di essere molto, molto felici..."

Ti stringo forte, tanto che ho paura di farti male... Per qualche istante mi godo il mondo ma non posso permettere che tu sia triste un minuto di più... Sussurro "Oscar ascoltami... Anche tu sarai molto felice... André... André non ha mai smesso di avere bisogno di te, mai..." Sento il tuo corpo irrigidirsi mentre ti stacchi lentamente da me e chini il capo, nascondendo il viso dietro l'oro scuro dei tuoi capelli... Un luccichio pericoloso negli occhi ed una scossa lieve in segno di diniego, non mi credi? Oh ma devi credermi, devi! "Oscar , ti devi fidare di me - ti afferro per le spalle e rincorro il tuo sguardo spento - da quando sei andata via, André è rimasto come sospeso, in attesa... Non ha fatto altro che aspettare... Aspettava te... E anche ora ci sta aspettando, sono sicuro... Coraggio andiamo, la festa non inizia senza di noi".

Non reagisci, ti lasci prendere per mano e condurre come un animale al laccio, ma per ora posso accontentarmi... Ho sparato al bersaglio grosso ed ora ho bisogno della mia buona stella e di un piano di emergenza. Bastano pochi passi, poi il viale si apre come un ventaglio ed al posto della vecchia casa di Cleo e Giselle appare davanti a noi un buffo quadro animato... Persone e cose in allegra anarchia, finestre spalancate, musica, voci indistinte che parlano e ridono, il profumo del cibo nell'aria... E come ornamenti il giardino e le rose, le sue preferite. "Je ne regret rien...", ogni cosa è proprio come voleva lei... E oggi lei è ovunque.

"Sembra tutto così diverso... Eppure non è cambiato nulla... Persino la vecchia panchina è ancora al suo posto, oh mi è sempre piaciuto questo giardino...[2]" Mormori piano senza capire granché di quello che sta succedendo... Sembri smarrita ma i tuoi occhi si muovono in fretta, e frugano, scavano, cercano... Cercano lui. Circospetto seguo il tuo stesso percorso, non sono tranquillo ed il timore mi fa arrivare al bersaglio prima di te, eccolo... Se ne sta nascosto in un angolo, le spalle appoggiate alla grande finestra che dà sul giardino... Ha ancora il viso segnato dalle troppe veglie, le braccia strette al petto quasi avesse freddo... Dio, sembra così solo in mezzo a tutta quella gente... Ho lasciato ordini precisi e Bernard e gli altri stanno di guardia con discrezione ma lui pare non ascoltarli ed annuisce ora a uno ora all'altro, gli occhi inespressivi che si illuminano solo di tanto in tanto, quando Nicole gli bisbiglia qualcosa. Nicole fulgida come mai, un'abito chiaro che la fa somigliare ad un angelo piovuto dal cielo... E' stata preziosa in questi mesi, un'aiuto instancabile al fianco di Cleo e di tutti... Ed ora che lei non c'è più è accanto ad André come gli altri, solo un poco più vicino... il braccio infilato nel suo come volesse proteggerlo e lo sguardo affettuoso che lui ricambia sorridendole con gratitudine. E' solo gratitudine, sono sicuro... Ma tu non sai nulla di ciò che è stato e il tuo povero cuore esausto potrebbe non sopportare. E poi Nicole è sempre stata il tuo piccolo cruccio, non capiresti... Indosso una maschera rassicurante e mi volto ad intercettare il tuo sguardo ma mi accorgo che sei immobile, pallidissima... Il viso pietrificato e gli occhi fissi su di loro. "Oscar non è niente", ringhio afferrandoti il braccio, provo a distoglierti senza successo... il tuo sguardo ostinato e dolente non li abbandona un secondo, non hai pietà per te stessa nemmeno quando Nicole con un sorriso radioso si china verso di lui, come per sussurrargli un segreto e sfiora il suo viso con un un bacio lieve, appena sotto la cicatrice che riempie i tuoi incubi e i miei.

Vorrei sapere cosa fare ora... Vorrei che tu ritrovassi il coraggio che io ti ho rubato... vorrei che lui si accorgesse che siamo qui e venisse a salvarci tutti e due, spazzando via le nostre paure. Invece sembrate lontanissimi, come la terra e la luna... Peggio, sembrate rassegnati.

Sono così disperato da non accorgermi di Giselle che ci piomba addosso come un ciclone, e pare impazzita per quanto grida, ride e piange, abbracciandoci tutti e due... "Oscar, Alain siete arrivati! André - mitraglia a voce altissima - André vieni, sono arrivati... Oh non vedevo l'ora che voi foste qui... ora davvero è tutto perfetto! Oscar ci sei mancata così tanto, lasciati guardare... Sei un po' smunta mi pare ma ti rimetteremo a posto, ora sei a casa... Avanti entra, vieni a vedere che follia ha organizzato la mamma... Una veglia, ci crederesti? Proprio come quelle dei film che le piacevano tanto, una veglia... Ha persino voluto che spedissimo l'invito agli amici lontani, la musica e tutto il resto... Oh Oscar, sono tanto felice che tu sia qui! Sai, André..."

Smetto di ascoltarla. E' André che mi interessa ora... Benedetta Giselle e le sue urla che lo scuotono dal torpore obbligandolo a guardare verso di noi... Spio ogni sua reazione in cerca di auspici, il lieve sussulto che gli scuote le spalle, il moto degli occhi, il modo in cui socchiude le labbra quando finalmente si accorge di te...

Ora o mai più.

Avanti André... Avanti amico... Non la vedi, è tornata... Vieni da lei amico, corri... Abbracciala, stringila tra le tue braccia... Diavolo amico ma che ti succede? Che fai lì imbambolato, non lo vedi che ha quasi paura di te?

Osservo inorridito il successo delle mie malefatte. André e Oscar, uno di fronte all'altra... Incuranti degli occhi miopi di Giselle e di quelli del mondo, incuranti di tutto... Delle lacrime che scorrono sul viso senza ritegno, delle braccia che non si tendono le une verso le altre... Delle mani che rimangono vuote mentre lui mormora "Oscar... Lei è morta, Oscar..."

Lei è morta ma voi siete vivi... Se Cleo fosse qui...

"Condoglianze André..." E non sai dire altro mentre in un gesto meccanico allunghi la mano ed avvicini il viso al suo, senza osare sfiorarlo.

Giselle rimane interdetta solo per qualche istante... "Ora basta piangere - decide per tutti - la mamma non vorrebbe... André ricordi? "Con gioia e serenità", e noi non possiamo disobbedire, non oggi. Dobbiamo festeggiare, la nostra Oscar è tornata! Vieni cara, mettiamo un po' di colore su quel visetto smorto... Ci sono un sacco di cose buone dentro, cibo per tutta la città... E poi c'è la musica che preferiva lei e... vieni, voglio presentarti alle amiche della mamma... Non crederanno ai loro occhi per quanto le somigli..."

Obbediente ed apatica ti lasci trascinare via, Giselle sembra un fiume in piena e non si accorge di nulla. Dello sguardo spento di André, della tua disperazione, della mia rabbia. Ha passato anni a domandarsi chi eri e cosa volevi da suo nipote... Ma ora ti ama senza ritegno e ti mostra orgogliosa come un trofeo, cicalando con tutti di somiglianze, coincidenze, sfumature d'oro e d'azzurro.

André, la mia nemesi... Un mezzo sorriso rivolto a Giselle e poi di nuovo quel torpore e quell'espressione indecifrabile mentre mi chiede "Va tutto bene Alain? Perché mi guardi così?"

"La tua Oscar è molto pallida, mi pare..."

"Non ci ho fatto caso... Insomma, Oscar è sempre stata pallida... Forse è stanca, il viaggio è stato lungo?"

André... Possibile? Possibile che il dolore e il rancore ti abbiano accecato al punto che non riesci più a vedere nemmeno lei?

"Perché non vai con lei... Avrete tante cose da dirvi..."

"Con mia zia così eccitata non credo riuscirei a dirle granché..."

E va bene André, hai vinto... Sei diventato anche peggio di quello in cui ho cercato di trasformarti in questi anni. Freddo e senza illusioni. Se vuoi umiliare me va bene, io me lo merito. Ma non posso permettere che tu la punisca per colpe non sue.

"André, Oscar è andata via perché l'ho mandata via io... L'ho praticamente obbligata ad andarsene, lei non ti avrebbe mai lasciato solo, mai! La sera prima che lei lasciasse Parigi, in ospedale io..."

Alzi una mano e non è per resa, né in segno di pace. Sorridi... Ora capisco... Che idiota che sono, l'hai sempre saputo. In tutti questi mesi, ogni giorno, l'hai sempre saputo. Del resto avrei dovuto immaginarlo... Chiunque quella sera può avermi sentito, non sono stato certo discreto. Chiunque può avertelo detto, un medico, le infermiere... "Il Dottor Soisson e la signorina Oscar hanno litigato ieri sera, dovevi sentire lui come gridava... Le ha detto un sacco di cose orribili, poverina sembrava tanto sconvolta... A proposito, non è ancora arrivata stamattina?"

Avresti potuto sbattermi in faccia tutto subito e farla finita. Invece hai aspettato. Aspettavi il momento in cui avrei chinato il capo e trascinato i piedi per la vergogna, il momento più adatto per vendicarti, proprio come ti ho insegnato io.

Abbasso gli occhi annientato, non posso fare più nulla. Mormoro piano "Vado da lei... Vorrà andare a casa".

Non so se hai sentito le mie parole ma non mi aspetto che tu ci fermi, quindi punto deciso verso Giselle, pronto a strapparle Oscar ad ogni costo. E' circondata da un crocchio di vecchiette arzille e bellicose che non smettono un attimo di parlare, paragonare, additare ora lei ora Nicole che ha l'unica colpa di essere anche lei giovane, bionda e viva...

"Non ha lasciato Cleo un attimo... - squittisce una delle bisavole che pare saperla lunga - è una fortuna avere vicino persone così... E poi insieme al fidanzato saliva tutte le sere al terzo piano a leggere le favole ai bimbi malati, oh sono così affiatati... Si sposano tra qualche mese e... Cara, non si sente bene forse?"

Accade tutto in un attimo... Riesco solo a sentire Giselle che all'improvviso si ricorda di essere un medico e grida "VIA, LASCIATELA RESPIRARE!", mentre tu ondeggi e ti afflosci come un cencio. Oh Signore... In un balzo ti sono accanto, Giselle ha il viso serio mentre ti allenta i vestiti e cerca di riportarti tra noi... "Oscar - sussurra - Oscar svegliati cara, non è niente... Oscar apri gli occhi, riesci a sentirmi? Prova a stringermi la mano cara... Credo sia solo un collasso, è debole e provata... Però preferirei ricoverarla, non si sa mai... Tu che ne dici Alain?"

Balbetto qualcosa, sono un cerusico da strapazzo quando si tratta di te e André... Ma tu hai una paura matta degli ospedali, questo me lo ricordo bene... Cerco la tua mano mentre riapri gli occhi e ti guardi attorno, disorientata dal capannello di estranei curiosi che ci sovrasta... Visi di sconosciuti e poco più indietro quello preoccupato o forse solo perplesso di André.

"Voglio andare a casa" bisbigli supplichevole con un filo di voce, Giselle sembra dubbiosa ma all'improvviso anche io mi ricordo di essere un medico... "Il polso è tornato regolare... Credo non sia necessario l'ospedale... Il viaggio è stato lungo, è probabile che sia solo stanchezza... Direi di portarla a casa, un po' di riposo dovrebbe rimetterla in sesto... Se non è in piedi in una settimana, faremo come dici tu..."

Un'occhiata rapida al tuo viso esausto e anche Giselle è con noi. "D'accordo Alain - ti accarezza i capelli con  l'espressione pensierosa - stai tranquilla cara, ora Alain e André ti riportano a casa e lì avrai tutte le cure che ti servono... Io verrò ogni giorno a controllare come stai, vedrai che passerà tutto in un baleno. André vai con loro - ordina risoluta - Oscar ha bisogno di te, ora".

Ti sollevo tra le braccia mentre André si stacca legnosamente dal drappello di amici e viene a mettersi al mio fianco. La piccola folla si apre in silenzio e fa ala al nostro passaggio, Rosalie ti lancia un bacio con gli occhi lucidi ma tu non puoi vedere nulla, hai il capo reclinato sulla mia spalla e lo sguardo velato dal torpore. Respiri appena.

Divoro rabbia e lacrime e allungo il passo,  non vedo l'ora di portarti via, qui per te c'è solo dolore. Per me solo vergogna. Eppure lei aveva detto che sarebbe andato tutto bene... Invece non va bene, non va bene niente... "Cleo - invoco mentalmente - Cleo cosa aveva in mente? Non sta funzionando, Cleo..."

Camminiamo vicini, silenziosi e impassibili. Vorrei che lui non fosse venuto, "non c'era alcun bisogno che venissi, possiamo cavarcela benissimo da soli" borbotto ad alta voce perché si senta sbagliato almeno quanto me... Ma di fronte al mio vecchio catorcio sono obbligato a rimangiarmi tutto, tu non ti reggi in piedi e ci serve aiuto,"apri tu per favore, le chiavi sono nella mia tasca" lo informo senza entusiasmo e quasi non mi accorgo che ha altri piani, per te... Tende le braccia e "Lasciala a me", propone conciliante, "in fondo lei è affar mio..." Attonito e col cuore in gola, obbedisco come un automa. E poi... E' strano... Lo osservo stringerti a sé in quello che somiglia tanto ad un abbraccio e cullarti dolcemente, quante volte ho visto quello sguardo nei suoi occhi se si trattava di te... Protettivo e un po' geloso, quando si trattava di te... Non c'era posto per altro, se si trattava di te. Proprio come ora. "Bentornata a casa piccola... Bentornata, amore mio - sospira, il viso affondato tra i tuoi capelli - stai tranquilla piccola, ora siamo soli... Andrà tutto bene... Andrà tutto benissimo", mentre parla le sue labbra sfiorano appena le tue e subito il mondo diventa un dettaglio, so per certo che se ora io scomparissi, nessuno lo noterebbe.

Oh ma... E' così? Dunque è così? Oh al diavolo... Al diavolo amico, mi avevi quasi fatto paura... Lo so, sono un idiota, un vero coglione... Ma non mi importa, non sono mai stato più felice di riconoscerlo... Ci stavo ricascando, vero? Mi stavo mettendo in mezzo un'altra volta, stavo facendo tutto da solo... Stai tranquillo, ho imparato la lezione, d'ora in poi lascerò fare a voi due... Anche io so incassare con stile quando voglio... André, riesci sempre a gabbarmi alla fine, eppure dovrei saperlo che tu non molli mai. Hai passato un intero anno ad aspettarla ed ora... Stai tranquillo, la rimetteremo in piedi ad ogni costo... E in qualche modo, tornerà tutto come prima. Mi fido di voi, ragazzi.

Sorrido beatamente con gli occhi lucidi, le chiavi non vogliono farsi trovare ma che importa ora... Oscar, non ti sei accorta di nulla ma sei al sicuro, mi pare. Lui ti guarda rapito, come volesse mandarti a memoria. Ed io come al solito, non avevo capito niente di niente.

Cleo aveva ragione... Si aggiusterà tutto.

 

 

La piccola Françoise gioca distrattamente con le sue dita minuscole, intimidita dagli aggeggi che ingombrano il comodino. "Zia O - chiede sgranando gli occhi - zia O sei tanto malata? Guarirai zia O? Se guarisci poi mi insegni a cavalcare?"

La zia "O" sorride, scompigliandole i riccioli... "Non sono tanto malata cara, solo un po' stanca... Ma vedrai che guarirò presto e andremo a cavallo insieme, diventerai bravissima!"

"Scusa... Non riesce a pronunciare bene il tuo nome... Ed ha paura degli aghi..." La quinta sorella ha il tono mortificato, quasi non riesce a guardarla negli occhi mentre si china a baciarle la guancia, "A dire la verità fanno paura anche a me... Ti prego guarisci presto tesoro, non siamo abituate a vederti così... Françoise dì ciao, la zia deve riposare".

Françoise agita la manina ridendo, l'altra mano stretta a quella della mamma. L'ora delle visite per oggi è finita.

Oscar sospira guardandosi attorno. E' confinata nel letto di quando era una ragazzina da giorni, e non ricorda nemmeno come ci è arrivata. "Ti ci ha portata in braccio André cara - le ha raccontato Geneviève sistemandole i cuscini - sei arrivata svenuta e rigida come un baccalà, ma con tanto di scorta d'onore, come una principessa... Però ci hai fatto prendere un bello spavento Oscar... eri talmente pallida... Papà e mamma sembravano impazziti, non li avevo mai visti tanto preoccupati..." Mentre parlava aveva il sorriso stanco e gli occhi lucidi la prima sorella, il viso ancora contratto per la paura. Ma lei all'inizio quasi non se n'era accorta. Stava cercando di richiamare alla mente qualcosa di quell'abbraccio insperato.

Si sente in colpa Oscar... Tutta la famiglia è in scacco, per colpa sua. Le sue sorelle, i suoi genitori... Tutti quanti, danzano intorno a lei come falene sperando solo che esprima un desiderio qualsiasi, per poterla accontentare. Proprio lei, che da piccola pensava che nessuno l'avrebbe mai amata.

Geneviève ha ragione, papà all'inizio pareva fuori di sé. Ha trascinato al suo capezzale il dottor Lasonne, ha organizzato un vero consulto di luminari per guarire la sua ultima figlia disgraziata... Loro hanno pensato e considerato ed alla fine hanno pronunciato frasi sibilline e tenebrose come "debolezza diffusa... stato di profonda prostrazione psicofisica... valori al di sotto della norma... necessarie indagini approfondite per escludere possibili danni..." parole che avrebbero messo paura a chiunque. Alain per fortuna è stato molto più diretto... "Stai da schifo, lo sai vero?", le ha detto sogghignando uno dei primi giorni, appena prima di piantarle senza troppe cerimonie un ago nel braccio... "Che ti credevi, di essere inossidabile? Guarda che il mal sottile è passato di moda da un pezzo!"

Non è cambiato per niente Alain... Com'era in quel tempo a scuola, prima di André e di tutto, lui è l'unico ad avere il coraggio di guardare madamigella dritta negli occhi ed offrirle la verità senza rigirarsela troppo tra le mani. E proprio come un tempo, Alain sta di nuovo dalla sua parte, Oscar ne è sicura. Non è solo per amore di Geneviève... In qualche modo è come se si sentisse responsabile di ciò che lei ha fatto a se stessa. Forse non riesce a vedere i mulini a vento, ma li combatte, insieme a lei.

Ed è bravo a farle coraggio, quando vuole... "Non devi preoccuparti, sai? Non è niente di grave, non dar retta a quei vecchi gufi... Sei solo molto debole, provata... Ti sei dimenticata di avere cura di te. Ma sei giovane e sana... ti rimetteremo in piedi, te lo prometto. Però tu devi darci una mano. Riposo assoluto e niente pensieri... Prima devi guarire qui e anche qui - parlando le ha sfiorato la tempia e poi ha indicato il cuore - e vedrai che il tuo fisico obbedirà..."

Non è mai sola, Oscar. Quando Alain e Giselle hanno dato loro il permesso, uno alla volta tutti i vecchi amici si sono presentati alla sua porta e lei non ha detto di no a nessuno. Per primi sono venuti Bernard e Rosalie. Lei non ha pianto, nemmeno quando si sono abbracciate. E' venuto Victor, diverse volte. In veste di avvocato e di amico. "Riuscirai a presenziare alla lettura del testamento di Cleo?" Le ha chiesto timidamente un pomeriggio con la sua bella voce un po' smarrita, lo sguardo perso tra le carte... Oscar ha provato a sorridergli ed ha rivisto per un attimo il compagno di scuola leale e sempre sconfitto, da lei e dalla vita. Ed a malincuore gli ha inflitto l'ennesima piccola delusione... "Non mi reggo in piedi e non sono certo un bello spettacolo, credo di aver già rovinato abbastanza la festa di Cleo... E poi non credo che la mia presenza sia fondamentale... Ma posso nominare un procuratore... Mio padre sarà felice di prendere il mio posto".

C'è gente che ama una persona tutta la vita, senza che questa persona possa mai ricambiarla...[3] Victor ha chinato il capo ed risposto con un sorriso malinconico "ma certo Oscar... Preparerò personalmente la procura per tuo padre... Non potrei negarti nulla, nemmeno se lo volessi..."

Sono venuti anche Marie e Hans. Da soli, insieme. Marie è sempre bellissima... Ha dato in pasto al tempo la sua fragilità ed ora affronta il destino indomita e regale, senza più piegare il capo. "Lo sai cara, Hans torna in Svezia... e questa volta vado con lui... Niente più scuse, né bugie a mio marito... So che non sarà facile ma insieme si supera qualsiasi cosa. Prometti che mi scriverai..." Ad Oscar è parso di sentire sul viso la loro emozione, mentre li abbracciava.

Anche Nicole è felice, si vede dai suoi occhi. Le volte in cui è venuta a trovarla ha atteso il suo permesso prima di entrare nella stanza ed avvicinarsi al letto, quasi temesse di far male o di non essere la benvenuta. Le ha raccontato del lavoro e del tempo che dedica ai più sfortunati con voce dimessa, gli occhi bassi... Eppure è abbagliante, la gioia di vivere le accende lo sguardo quando parla dei suoi progetti e rende impietoso il contrasto tra loro. Però Nicole non infierisce, e Oscar la ascolta col cuore gonfio, senza riuscire ad invidiarla, ad odiarla. Nemmeno dopo averli visti insieme.

E' accaduto di nuovo... un giorno, per caso.

"Hai visto André oggi?" Alain lo chiede sempre. Con noncuranza, evitando di guardarla e con uno strano tono ansioso, come se da quelle visite dipendessero le sorti del mondo. Eppure dovrebbe saperlo. Consolare gli afflitti, visitare i malati...

Da quando è relegata a letto André non è mancato un solo giorno al suo capezzale. E' venuto ogni pomeriggio, qualche volta anche la mattina. Sorridente, pacato. Ogni volta Geneviève annuncia il suo arrivo come fosse un caso fortuito e aggiunge speranzosa "due vecchi amici che non si vedono da tempo hanno tante cose da dirsi... Oscar non puoi nasconderti qui per sempre!", ma lei scuote il capo ed implora "digli che sto riposando, ti prego, io non posso..." Geneviève obbedisce dolente e mente a capo chino in nome della piccola sesta sorella davanti ad André. Lui ascolta in silenzio, non fa domande e finge educatamente di crederci... Ma non rinuncia mai. Ogni volta entra in punta di piedi e si mette seduto accanto a lei. Le prende la mano, stringendola delicatamente. Forse la sente tendersi e tremare per l'emozione... A volte sussurrando racconta qualcosa delle sue giornate, a volte rimane a guardarla, senza parlare. Poi le sfiora la fronte con le labbra e bisbiglia "a domani bella addormentata, non aprire gli occhi fino a quando non me ne sarò andato e il tempo passerà più in fretta..."

Oscar lo ascolta andar via tenendo gli occhi ben chiusi, ogni volta un poco più a lungo. Per trattenere con sé qualcosa di lui, insieme alle ombre ed al buio... Il suo calore, l'odore buono dei suoi vestiti, della sua pelle. Ma un pomeriggio, mentre contava i passi che lo portavano via da lei ha sentito nel corridoio un'altra voce intrecciarsi a quella di André e poi a quella di Geneviève. Una risata vivace appena soffocata, forse per il timore di disturbare lei, i convenevoli della prima sorella "Oh vedervi qui insieme mi fa tornare indietro di anni, sapete? Io ora vado a casa, voi rimanete pure quanto volete... e tornate domani, Oscar starà sicuramente meglio..." e poi di nuovo due voci sole, parole mormorate a fior di labbra, incomprensibili. André e Nicole, vicini e invisibili. Si è sollevata di scatto dai cuscini e bloccando il respiro ha provato ad ascoltare senza capire nulla, mordendosi il cuore per la paura di carpire, in quel mormorio indistinto, qualche segreto proibito per lei. Poi di botto il silenzio, ed un fruscio... Ha aperto gli occhi, lo sguardo ha virato verso la porta, nemmeno accostata... Le ombre non raccontano bugie, le ombre si insinuano ovunque. E' così che li ha visti, fotogrammi sparsi proiettati sul pavimento lucido del corridoio come in un film muto... Ha visto le mani di lui chiudersi attorno alla vita sottile di lei, confondersi tra i capelli lunghi e lisci che ormai le sfiorano i fianchi e si muovono quando piega il capo, come campane slegate a festa... Le braccia sottili di Nicole tese verso il cielo, due sagome scure confuse in una sola. E poi quell'eco appena percettibile... Il suono dolce di un petalo di rosa che cade e muore, una bolla di sapone che esplode nell'aria... ma ad Oscar è sembrato un tuono, uno sparo, un colpo di spada dritto al petto... I due profili erano così vicini da sfiorarsi... quello era il rumore di un bacio.

"Andiamo, lasciamola riposare..."

"Hai ragione... Ci vediamo stasera?"

"Al solito posto?"

"Al solito posto... E porta con te gli spartiti stavolta eh? Sei più smemorata del solito ultimamente, sei innamorata per caso?"

Una risata, passi sempre più distanti, e di nuovo il silenzio. Nicole sta per sposarsi, ha detto una sconosciuta alla veglia di Cleo... Sposa un uomo con cui ogni sera legge le favole ai bimbi malati...

Si sposa, si sposa...

La disperazione fa di ogni granello di sabbia una montagna insormontabile. Così quando il cuore per un istante ha smesso di battere, è stato quasi piacevole. Non ricordava più nemmeno di averlo, un cuore. E quando finalmente è ripartito, era tutto perfettamente logico. Il contegno timido di lei, il pellegrinaggio quotidiano di lui. Gli sguardi imbarazzati di Alain, la pazienza materna di Geneviève e di tutta la sua famiglia. Una specie di esorcismo di gruppo organizzato a suo beneficio per nascondere la verità, o limitare i danni.

Non fa niente. Non fa niente. Non li biasima, non c'è nulla di male. Può biasimare solo se stessa... Doveva andare così, il futuro è scritto nei destini di tutti come un codice segreto e l'unica a non averlo decifrato era lei... Ma ora basta.

Da quel giorno non finge più di dormire, non c'è bisogno che Geneviève menta per lei. André, Nicole, tutti quanti sono i benvenuti... Visi sorridenti e auguri di pronta guarigione che lei accetta avida, ingollando medicine docile come non ha mai fatto... Alain è perplesso ma lei ha un piano preciso... Il futuro non ha in serbo nulla per Oscar Françoise de Jarjayes e il presente è fin troppo ingombrante, meglio liberarsene... Prima guarisce, prima potrà andarsene via di lì e permettere agli altri di essere felici. Non devono capire che lei sa, non devono commiserarla. Così sfoggia il contegno di un tempo e indossa la maschera più smagliante che ha... funziona con tutti... Solo André non sembra convinto fino in fondo, forse perché lei non gli permette più di prenderle la mano e taglia corto ogni volta che lui tira in ballo il passato, rimestando ricordi ed immagini sopite. E' lei a tenere banco, è lei a decidere se si chiacchiera o si sta zitti. E soprattutto non gli permette di avvicinarsi o di guardarla negli occhi. Non lo scaccia ma lo tiene a distanza, lo osserva andar via ogni volta più avvilito, forse si sente in colpa per averla dimenticata in un angolo mentre il mondo continuava a girare, per non averle detto nulla... Ma non deve essere così. In fondo anche per lui è stato un anno difficile. Cleo non c'è più.

Nemmeno Cleo sapeva decifrare i destini. Suo padre ha presenziato per lei all'apertura del testamento della nonna ed è tornato commosso, emozionato. Si è seduto di fronte a lei, quasi gli tremava la voce... "Cleo... è incredibile... Ha diviso la sua vita in minuscoli pezzetti e li ha distribuiti alle persone a cui teneva e che le volevano bene... Non ha scordato nessuno – ha abbassato gli occhi celando un lampo orgoglioso - nemmeno me", e rigirava tra le mani una pipa intarsiata appartenuta al padre di Cleo. Oscar se la ricorda bene, stava in bella vista in una delle vetrine della nonna, accanto al grammofono. Le è venuto da piangere ma suo padre è sembrato non notarlo . Senza dire nulla le ha posato in grembo una copia del testamento, "leggilo Oscar... in fondo c'è anche il tuo nome..."

Due fogli, così pesanti... Gli occhi hanno faticato all'inizio, la grafia della nonna era talmente fitta... Poi le parole e i nomi hanno iniziato a scorrere lievi, insieme alle immagini. La nonna era davvero piena di sorprese... Ha pensato a tutti. Ha distribuito la preziosa collezione di bambole di porcellana tra le amiche di Giselle, le stampe acquistate in mille paesi diversi tra gli amici di André, i libri accumulati con amore infinito durante tutta la sua vita ai suoi studenti più cari... Quelli di favole però sono tutti per Nicole, "Perché tu possa continuare a sognare e far sognare".

Una lacrima, un'altra... Si è asciugata gli occhi col dorso della mano e col fazzoletto di papà, mentre cercava di mettere a fuoco le ultime righe.

"E ora la mia famiglia... sono sicura che non me ne vorrete, per avervi fatti attendere così a lungo... Mi conoscete e sapete che amo essere bizzarra. Per prima Giselle, la mia adorata bambina... Ci abbiamo messo un po' a conquistarci noi due vero? Forse è per questo che ora siamo così unite, e complici... Mia cara, non c'è nulla tra le cose che potrei destinarti che tu non possieda già... La tua casa, il lavoro che ti rende tanto fiera, il rispetto e l'ammirazione che tutti provano per te... L'unica cosa che ti manca forse è tempo, tempo per te stessa... Quello che hai donato a noi tutti senza mai lamentarti una volta, dimenticandoti di tutto il resto. Vorrei provare a restituirtene un po'. E così dispongo di liquidare integralmente a tuo favore la mia assicurazione sulla vita. Non è molto cara, ma ti permetterà di prendere l'anno sabbatico che desideravi, senza preoccuparti di nulla. Viaggia, lascia il tuo scoglio e vai finalmente a conoscere il mondo... Il denaro non fa la felicità, lo so bene... Ma quella saprai trovarla da sola, ne sono sicura..."

Oscar posa il foglio, le lacrime scorrono senza ritegno... Era proprio così la nonna, semplice e diretta. E parlarne al passato è la cosa peggiore di tutte.

"Vuoi che legga per te?" Senza attendere il Generale le sfila i fogli dalle dita, aggiustandosi gli occhiali che usa da un po' per nascondere il tempo che passa... Ritrova il segno e prosegue con voce pacata, come se leggesse la cronaca locale o un compendio di economia, "Vediamo... Per ultimo il mio trofeo, i miei nipoti... Lo sapete, ne ho due... Il mio André... Mio più di quanto avrei mai creduto, mio per amore e non solo per diritto di sangue... e poi Oscar, il mio specchio, una ragazzina che un giorno è piombata nella nostra vita, ed è stata così coraggiosa e pazza da non abbandonarci più... Ho pensato tanto a come salutarvi, ragazzi... A cosa lasciarvi di me che non sia banale o inutile... La collana di perle rosa per Oscar, la collezione di libri antichi ad André... Poi mi sono accorta che quelle cose sono già vostre, non dovete far altro che prenderle. Sono a casa, ricordate? A casa vostra... Da oggi la mia casa vi appartiene ragazzi, appartiene a voi, con tutto quello che contiene. E' vostra per diritto e per amore… E' vostra, come i ricordi che abbiamo diviso in tanti anni, insieme. Io me ne vado, la vita continua... Spetta a voi decidere ora. Fatene ciò che volete, viveteci, vendetela o regalatela non mi importa, ma fatelo insieme, vi prego… è l’ultimo regalo che vi chiede la nonna e so che non mi deluderete… Perciò io Cleo... lascio la mia casa di Rue de... a mio nipote André Grandier e alla signorina Oscar Françoise de Jarjayes in parti uguali...”

Il mugolio sordo che le sfugge dalle labbra somiglia a un grido, più che ad un lamento... "Non è possibile, non è così che dev'essere... La casa è di André... Forse la nonna aveva disposto così prima... Prima di tutto! Lei non poteva sapere... Non posso accettare!" Il Generale posa gli occhiali e accarezza la mano di Oscar, che ora stringe convulsa il lenzuolo, mortificando il ricamo fine che mamma ha voluto per la sua biancheria... "Non c'è altro, non molto... solo alcuni legati, ed una specie di poesia, quasi una preghiera che ha letto Giselle per tutti, prima di scoppiare a piangere... Oscar - si decide a guardarla negli occhi - Oscar Victor mi ha detto che Cleo ha sottoscritto il testamento circa tre mesi fa... Quindi lei sapeva benissimo, sapeva ogni cosa... Se rifiuti..." Se rifiuti le darai il più grande dolore della sua vita vorrebbe dirle, ma corregge il tiro quando nota l'affanno che le opprime il petto "Comunque non devi decidere subito, non sarebbe sensato... prenditi tempo e pensaci un po', parlane magari con André... - e non gli par vero di aver detto una cosa simile - in fondo è anche affar suo... Non vuoi sentire il suo parere?"

"NO!" La voce di Oscar esplode come un proiettile, il bersaglio è quel pennacchio sottile di speranza che si è levato dalle parole amorevoli di suo padre... Nessuna tregua, nessun pellegrinaggio, niente concessioni pietose. André riavrà la sua casa e la sua vita. E lei il suo oblio.

"Per favore papà, non complichiamo le cose. Ora chiamerò Victor per avvisarlo della mia decisione... e poi mi accorderò con André per togliere da quella casa il resto delle mie cose. Sistemeremo tutto e potrò tornare... da dove sono venuta".

"Oscar cerca di calmarti, non ti sei ancora rimessa del tutto e..."

La osserva stirare le labbra, serrare le mascelle per dissimulare lo sforzo... Con un gesto lento e misurato scosta le lenzuola, d'istinto lui le porge il braccio che lei afferra per non perdere l'equilibrio mentre posa i piedi a terra e cerca di ritrovare il ricordo di ciò che era lei, un tempo. Solleva il capo e si mette di fronte a lui. Dritta, come un bravo soldato.

"Lo vedi? Io sto benissimo" sibila spavalda... Ma subito la voce si piega insieme alle sue ginocchia…

"Mi aiuterai papà? Ti prego, aiutami..."

 

 

Possibile che sia tu la mia Oscar? Sei proprio tu questa ragazza pallida e malferma sulle gambe che mi ha chiesto con un filo di voce "Mi accompagneresti papà, per favore? Solo fino sotto casa di nonna Cleo..." Possibile... la stessa figlia che solo pochi mesi fa avrebbe gettato indietro la testa orgogliosa dicendo "posso andarci anche da sola..."

Non può essere mia figlia la fanciulla rannicchiata sul sedile accanto a me, questa creatura fatua che tiene il capo reclinato e osserva senza vederli i pochi passanti che vagano in una mattina opaca di fine settembre, persa nel pallore timido del giorno appena iniziato... E' così arresa e remissiva da far paura persino a me, non so proprio come trattarla, per la prima volta finisco messo alle strette dai miei stessi auspici... Questa Oscar sembra così facile da convincere, da piegare... Ed ora io vorrei solo che tornasse tutto come prima.

André è apparso all'improvviso, le mani affondate nelle tasche e sul viso tracce di lacrime fresche... Povero ragazzo, sembra attonito, come avesse compreso solo ora che Cleo non tornerà. Una stretta al cuore mi confonde a tal punto da spingermi avanti ed allungare la mano verso quello che fino ad un anno fa consideravo solo un nemico. "André... voglio che tu sappia... Voglio che tu sappia che... Se tu dovessi avere bisogno di qualcosa, consigli legali o altro, puoi contare su di noi, ricordalo André... Cleo ha fatto tanto per mia figlia, non lo dimenticherò mai..." Oh... Ma quale banalità Generale, non posso credere di aver pronunciato parole così fredde, inopportune... accompagno la stretta con entrambe le mani per far capire ad André che non è un posto tra i miei trattati quello che gli offro, ma nel mio cuore... e che se mai volesse affrontare ancora certi discorsi passati, ora avrebbe tutto il mio appoggio... Forse lui potrebbe strappare Oscar a quella abulia malsana in cui sembra cullarsi anche ora, mentre ci osserva inespressiva e non sembra volersi decidere a lasciare il suo guscio.

Qualche minuto di cauto imbarazzo, e non succede niente. Lui non la guarda, lei non lo cerca, giovani privi di iniziativa... la tentazione di rispedirli a casa e farmi carico di tutto è dura da sconfiggere. Ma qualcosa mi dice che è meglio che io stavolta non interferisca... Meglio lasciar fare al destino, al caso, a Cleo. Forse per l'ultima volta.

"Beh ragazzi, se avete problemi chiamatemi... Posso procurare altre scatole, sapete..."

 

 

Da dove si inizia? Come si disfa una casa, un’intera esistenza, come ti liberi dell'unica vita che riconosci, l'unica che ammetti di avere vissuto davvero?

E i ricordi, le abitudini… emozione e dolore, come farò a chiuderli in quelle scatole, a farli tacere, che riposino in pace e noi con loro…

Che brutto scherzo ti ha fatto la nonna, ti ha obbligato a guardarmi negli occhi per l'ultima volta, come fosse un gioco. E certo è stata chiara, “la casa è vostra, per diritto e per amore…"

Ho provato ad evitarti questo supplizio, ti ho detto che non intendo accettare l'eredità, voglio solo far sparire ogni traccia e sgattaiolare via senza clamori; tu non ti sei opposto ma ti sei limitato a dirmi "Va bene, se è questo che vuoi... ma se vuoi andare a casa, lo faremo insieme Oscar... Appena starai meglio..."

Allora ho deciso che era tempo di guarire. Ed eccoci qui.

Il generale mio padre la fa semplice, facile… basta organizzarsi, si tratta solo di riempire scatole e nulla di più. Generoso ed autoritario si è offerto persino di fare tutto al posto mio, dice che sono pallida e troppo provata... Ma non è necessario, questo è affar mio. Questa era la mia casa, era la mia vita e il sol fatto che io abbia deciso di farla finita non significa che non ci siano rimpianti... Ci sono briciole da raccogliere, anche se avranno un senso solo per me.

Ad André tremava la voce quando ci siamo accordati... Abbiamo scelto un mercoledì senza pretese per dare un taglio al passato, per scegliere, inscatolare, regalare o buttare, Con la stanchezza che accompagna le decisioni che non vorremmo mai prendere, gli occhi pesanti per il sonno che non arriva e se ne va troppo presto. Mercoledì, meglio al mattino, quando ancora non è troppo caldo nella casetta al quinto piano dove da tempo non vivono che fantasmi e tutto quello che è stato prima di te e di me, prima di tutto.

Il generale mi ha lasciata con la mia dote di scatole vuote, sembrava aver una gran fretta di scappar via ed obbligarci a stare da soli.

Mi tendi la mano ed abbozzi un sorriso, “Come stai oggi?”, “Sei riuscita a dormire”, ma mentre saliamo le scale indugi più volte, forse ti stai domandando come sarà ora che lei non c'è più...

Era Cleo, davvero, la donna della tua vita.

Risoluta e falsa estraggo il mio mazzo di chiavi, per me sarà più facile... Ma la mano trema all'idea di quello che attende al di là della soglia, senza volere cerco i tuoi occhi arrossati dall’ultimo pianto, forse poco prima di incontrare me… Chissà se eri solo...

No, non voglio pensarci.

Faccio scattare la serratura, li senti? Ricordi e abitudini fremono dietro la porta, aspettano noi... In fondo è passato solo un anno, non può esserci nulla di spaventoso, solo un po' di polvere... Ed ecco, basta lasciar entrare il sole per sentirsi di nuovo a casa.

Rimango immobile ad attendere un cenno, una reazione qualsiasi da te che muovi lo sguardo come stentassi a riconoscere la tua immagine riflessa nei vetri. Mi sarei aspettata lacrime fresche, liberatorie... Oh vorrei che tu piangessi solo per consolarti, stringerti a me... Ma niente, ti guardi attorno curioso e stupito, forse cerchi le tracce di quello che è stato, un punto da cui ricominciare. Forse hai dimenticato e non ti importa più niente, hai trovato una vita migliore lontano da qui.

Hai ragione, meglio finirla in fretta… Ti guardo cercando di non lasciarmi tentare dal bagliore quieto dei tuoi occhi verdi e pratica ed impersonale propongo la mia strategia, “alla mia camera posso pensarci da sola, farò venire qualcuno a prendere i libri ed il pianoforte. E per tutto il resto, è roba tua. Decidi tu cosa tenere, cosa regalare...Fai due elenchi. Sarà facile e più veloce”.

Pratica ed impersonale.

Annuisci quasi senza volere e a me non par vero, ho il permesso di fuggire dalla realtà per un po'... Ti volto le spalle e chiudo tutte le porte, non fa poi così male. E queste lacrime, forse se non ci bado se ne andranno da sole.

La mia camera, il mio mausoleo... Non devo pensare. Distrattamente allungo una mano e afferro un libro, poi un altro. "I Miserabili", la mia copia di Suskind, i bordi smangiucchiati e il dorsetto consunto. Muoio dalla voglia di sfogliarlo, cercare tra le pagine qualcosa che mi ricordi chi ero ma resisto, procedo senza guardare ed impilo, ammucchio, riempio le scatole ad una ad una. Sugli scaffali si aprono cupe voragini, come bocche affamate che occhieggiano e fanno un po’ paura… a poco a poco questa diventa la stanza di un’altra, di una sconosciuta qualsiasi... E io non sono più qui, ma impigliata tra le maglie di una libertà che non ho chiesto.

D’impeto apro l’armadio a cercare un po' di quiete, pensavo di trovare soltanto il vuoto e puzza di chiuso… invece no, c’è qualcosa anche qui… pochi abiti, un paio di guanti consunti, come se andandomene avessi voluto lasciare indietro una scusa banale per ritornare.

Scorro con le dita e poi lo vedo sul fondo, che penzola come un vecchio spaventapasseri...

L’abito azzurro…

Mio caro, vecchio amico... Quasi provo pietà per questo oggetto costoso nato per piacere e condannato alla sorte peggiore, l’oblio… lentamente lo stacco dalla gruccia e lo soppeso indecisa. No, non ti getterò via, rimarrai con me... ormai non mi fai più paura, il ricordo di quella sera è talmente sbiadito, non vale nulla, non fa più male al cospetto di tutto il resto…

“Sei bellissima…”

Lo piego e lo metto al sicuro dal mondo intero, il mio tesoro prezioso. Non resta altro del mio passato che due parole ed un pezzo di stoffa a cui aggrapparmi. All’improvviso mi manca l’aria… da quando sono stata ammalata a volte il respiro fatica a tornare, come un monito perenne al rischio che ho corso… ridacchio tra me, forse l’unica da buttare qui dentro sono io. Mi alzo e stirando le gambe noto il silenzio irreale che ammanta la casa mentre il campanile lontano batte dodici colpi... Possibile che il tempo abbia corso così tanto? I rintocchi si spengono ad uno ad uno, ora il silenzio è assordante, nemmeno fossi qui da sola. Mi prende il panico, forse lui se ne è andato... No, ti prego non andartene, permettimi almeno di salutarti... Spingo indietro la sedia e trattenendo il fiato provo a chiamarlo con la voce fioca, il cuore che corre un po' troppo e fa girare la testa. Non risponde nessuno... mi decido e senza toccar terra attraverso il corridoio, riapro le porte, dall'altra parte c'è quello che un tempo mi sembrava il paradiso... Ti prego, ti prego non andar via...

 

 

La porta socchiusa, il fiato sospeso, non è dei fantasmi o del buio che ha paura. Se la ricorda quella sensazione, anche se è passato tanto tempo. Il cuore che si tuffa a capofitto nel petto e poi all'improvviso rallenta sino a fermarsi... Rivede se stessa poco più che bambina in una sera di luna piena, gli occhi fissi alla porta della sua camera ed il cuore inquieto perché lui non arrivava... C'era una promessa da mantenere e lui non arrivava... Ricorda quella bambina tremante di rabbia, gli occhi chiusi per non sentire le lacrime... E poi il brivido inatteso, la gioia incontenibile di aprire gli occhi e trovarselo davanti come un desiderio esaudito. Poter sconfiggere la solitudine, anche se solo per una sera. Oscar sospira pentita, pensare al passato fa sembrare il presente ancora più scialbo e vuoto. Sfiora la maniglia con la punta delle dita, lo sguardo intorpidito raccoglie l'insieme del piccolo soggiorno e poi scivola verso i particolari, ogni cosa è ancora al suo posto... Il tavolo ingombro di libri, le stampe appese ai muri, il vecchio divano... E anche André. Si nota appena, è seduto a terra con la schiena appoggiata ai cuscini consunti... immobile, il capo chino ed i capelli che spiovono sui lineamenti resi più duri dall'ultimo dolore. Il suo sguardo si muove impercettibile lungo la prima pagina di un vecchio libro polveroso. Sembra assorto, lontanissimo, non un cenno, nemmeno un segnale da interpretare... Uno solo forse, si vede appena, una linea netta che gli attraversa la fronte, vuol dire che è preoccupato, o solo pensieroso. Ma è ancora lì, con lei. Vorrebbe starsene zitta ad osservarlo ma lo stupore le ruba la voce e lo invoca a fior di labbra "André...", ora è troppo tardi per sparire. Lui solleva appena gli occhi e quella linea minacciosa sulla fronte scompare... Sorride mentre le allunga la mano e mostra il suo tesoro, "guarda, te lo ricordi vero? Dev'essere rimasto qui tutto questo tempo, al sicuro da tutto e da tutti..." Oscar trattiene il respiro... La copertina di cartone verde scuro ed il segnalibro fermo ad un giorno qualsiasi della vita di prima. "Certo, il libro delle regole..." ammette, come ammettesse una colpa. Quello è davvero un ricordo troppo ingombrante per poterlo chiudere in una scatola. La tentazione di lasciar scorrere lo sguardo tra le pagine ed andare di nuovo a ritroso nel tempo la ghermisce ai fianchi e allo stomaco, la obbliga a cercare un riparo, la spinge a sedere accanto a lui. E' strano... La sua coscienza la sta mettendo alla prova nel modo peggiore, stargli vicino e non avere nemmeno una piccola scusa per poterlo toccare o guardare negli occhi. Stringe i pugni e si morde le labbra, atteggia la voce all'indifferenza. Se sgombra la mente passerà tutto e i ricordi non potranno più tormentarla. "André volevo dirti... Volevo solo dirti che io con la mia camera ho finito, se vuoi posso aiutarti qui".

Lo vedi? E' facile...

Anche André sembra indifferente, lo sguardo ancora fisso sul vecchio registro; annuisce pensieroso, ma il pensiero cambia strada all'improvviso "Ricordi i giorni in cui sistemavamo casa per fare una sorpresa a nonna Cleo? Quasi ci scordavamo di mangiare, proprio come oggi... Io muoio di fame, tu no? Ho una proposta, pranziamo e poi ti prometto che faremo quello che vuoi".

Ora davvero, vorrebbe abbracciarlo stretto. Se ripensa ai mesi passati, ai bisogni primari irrigiditi in regole e schemi… ai desideri schiacciati, annichiliti... "Sì, ho fame…- mormora sconfitta - muoio di fame André..."

Lui rimane qualche istante a decifrare le mille espressioni che le scorrono sul viso, sembra meravigliato. Tanta remissività all'idea di un barlume di vita normale, non c'è davvero gusto ad averla vinta così... Ma pazienza, si tratta solo di avere un po' di buon senso. Si traveste da fratello maggiore, da migliore amico e da imbonitore, "scendo a comprare dei panini” risolve in fretta, distogliendo lo sguardo. Si tratta solo di aspettare ancora un po'.

Oscar si stacca dal suo fortino, cauta. E' il passato buono e dolce quello che si fa sotto ora, lascia una carezza lieve e colora gli zigomi... In fondo non sarà poi male lasciarsi blandire dalle tentazioni ancora per qualche ora. "Tonno e pomodoro - grida forte alla spirale scura che si chiude in fondo alle scale - e mi raccomando, niente..."

"Niente senape, lo so..." L'eco della voce di André è un sottofondo amichevole, un riflesso tenero appena venato di euforia. Rimbalza sulle pareti, confonde i pensieri. Gli sorride senza accorgersene, poi metodica comincia ad apparecchiare, tovaglia e tovaglioli sono esattamente dove li avevano lasciati, e le stoviglie, i bicchieri... rimira l'opera e pensa che ci vorrebbero i fiori sul tavolo. Si ferma un secondo... Ma che sta facendo, vagheggia una casa e una vita e invece dovrebbe soltanto pensare a fuggire via da lì più presto che può... Pazienza, ancora poco e sarà finita.

André torna trionfante con porzioni da fame gigante, una scatola di biscotti e persino due fette di torta al limone, "Quella più grossa è per te" le dice mettendosi seduto di fronte a lei... Si comporta come non avessero fatto altro che dividere i pasti e la vita in tutti i questi mesi. E sorride come quel giorno lontano al chiosco di Lil.

Oscar mangia in silenzio con la gola chiusa. Le sembra una punizione troppo crudele dover assaporare così la sua presenza, quasi fosse normale e quotidiana e lei non fosse un'ospite in quella casa. E pensare di dover mollare tutto ed andar via...

André la scruta, poi si guarda intorno e pensa a voce alta “questa casa è viva, sembra che lei non sia mai andata via…” ed è vero, anche lei pensa che non ci sarebbe nulla di strano a vedersela comparire davanti, lo sguardo brillante e la voce amorevole… E sentirsi chiedere "tutto a posto cara?"

Volesse il cielo che fosse così. Potrebbe smettere per un attimo i panni dell'eroina da fumetti e piangere, urlare fino a non avere più voce. Perché nulla sarà mai più "a posto", per lei. Ogni stanza ed ogni ricordo, André e la vita che verrà, ogni particolare in quella casa domani e dopodomani sarà uguale e diverso e lei non sarà lì a condividerlo insieme a lui... La luce del sole che sembra esplodere la mattina attraverso le imposte, le nuvole che si rincorrono nel cielo e se ti sporgi dalla ringhiera del balcone sembra di toccarle, a volte... Ci saranno l'inverno e la neve a danzare davanti alle finestre, arriverà il Natale e poi una nuova stagione... la vita continuerà a scorrere indisturbata in quella casa che ora le sembra l'unica possibile, ma non per lei... Perché un'altra donna si prenderà tutto quello che per pochi istanti è stato suo.

Non è tutto a posto...

"Scusami, ho mangiato abbastanza". Si alza di scatto, per nascondere quell'accenno di pianto basterà un filo di vento... Spalanca i vetri ed esce sul ballatoio, non ci sono nuvole. "Con un po' di fortuna potresti vedere il mare...", la nonna scherzava sempre sui pregi della sua casetta in cima al mondo.

"Che ti succede... Me lo dici?" André oggi non sembra disposto a farsi gabbare tanto facilmente, voltargli le spalle e guardare ostinata nel vuoto non produce alcun effetto... E' appena dietro di lei, il tono di voce che dosa con cura affetto e indifferenza, preoccupazione e riprovazione... Di sicuro ha negli occhi quell'espressione a metà strada tra il disappunto e la tenerezza che lei ricorda bene anche senza vederla. Al vincitore l'onore delle armi, Oscar considera che se cede forse avrà in cambio una fine veloce e indolore. Inghiotte le lacrime ed abbozza il sorriso migliore che il suo viso contratto riesce a ricordare, svia lo sguardo ad un punto qualsiasi all'orizzonte... "Non mi succede niente... Stavo solo pensando a com’era vivere qui… Tutto sommato è ancora molto bella... E' spaziosa, ben esposta... Se deciderai di venderla sono sicura che non avrai difficoltà..."

"Venderla... Non ci avevo mai pensato a dire la verità, tu credi sarebbe il caso?"

Lei trattiene il fiato, solo l'idea sembra un sacrilegio, ma come le è saltata in mente una simile idiozia... "Certo che no - mormora contrita, mentre alza lo sguardo ad incrociare il suo - certo che no... Dicevo così, per dire... Questo posto è fatto per viverci ed essere felici... Basterebbe poco per sistemarla, è davvero perfetta per due persone... Io credo che sarai molto felice..." Omette il plurale ma sorride incoraggiata dal suo silenzio pacato, in fondo non è stato così difficile... Col tempo le sembrerà normale, pensare ad un'altra al suo fianco.

André guarda anche lui nel vuoto ed annuisce inespressivo "Lo credo anche io... Ci sarà molto da fare ma abbiamo tutto quello che serve. Certo, non c'è il mare... Spero non avrai troppa nostalgia..."

Il cuore capta l'anomalia di quelle parole, la mente non le considera ed organizza una risposta piena di buon senso. "Sarò felice di darti una mano, se è questo che vuoi... Dammi qualche giorno e questo posto tornerà come nuovo, sarà il mio modo di ringraziare te, Giselle e Cleo per tutto quello che avete fatto per me... Non ci sarà tempo per la nostalgia e quando tornerò in Normandia gongolerò al pensiero di aver contribuito a far rivivere questa casa..." A corto di retorica lascia cadere l'ultima frase nel nulla, non si ricordava di essere tanto brava a dire bugie... Pazienza, tanto tra poco sarà a miliardi di anni luce da lì.

"E' inutile fuggire Oscar... Ricordi?"

E' stato il vento? Oppure l'eco di uno dei suoi sogni, quelli che la trascinavano in lacrime al cospetto del mare...

"Come scusa?"

Non è un sogno. Le sta sbarrando il passo, le mani come tenaglie strette attorno ai suoi polsi, la voce rotta dall'emozione mentre ripete "credi davvero che ti permetterò di andartene di nuovo? Oscar, tu non torni in Normandia... Tu non vai da nessuna parte... Tu resti qui. Con me".

Dio... Il cuore di Oscar rallenta e si ferma, a metà corsa tra lo sgomento e la paura di credere che non sia solo rabbia o vendetta quella strana luce negli occhi di lui... "André - la voce ingovernabile trema pronunciando il suo nome - André lo sai che non posso rimanere... Io qui non ho più una vita, non ho più niente... Ti prego non farmi questo, io devo andar via..."

La presa si allenta e diventa quasi una carezza... Lo sguardo di André si stringe attorno a lei e per la prima volta, dopo tanto tempo, Oscar si accorge che qualcuno al mondo soffre più di lei... Nei suoi occhi ci sono rabbia e disperazione e dolore... Possibile?

"Non ti lascerò andare via di nuovo, non capisci... La prima volta non ho potuto far nulla, un attimo e tu non c'eri più... Ma questa volta non ti permetterò di scappare, non lo farai... Mi starai a sentire invece, Oscar ti prego, abbiamo così tante cose da dirci... e da perdonarci..."

Da perdonarci?

Oscar si sente intontita... Non riesce a staccare gli occhi da quelle dita che tremano ma non la lasciano mentre la voce di lui si fa pressante e quasi supplichevole... E sembra non volersi spegnere più.

"Tu non capisci Oscar... Quello che ho provato quando mi raccontarono che tu te n'eri andata. Così, all'improvviso, senza spiegazioni o motivi plausibili... Ricordo gli sguardi pietosi di tutti, il loro silenzio, forse temevano che sarei uscito di senno. "Non sappiamo cosa sia accaduto, forse è meglio così..." dicevano, e l'unico che conosceva la verità ero io. All’inizio avevo creduto fosse colpa mia, di aver fatto qualcosa di sbagliato. Poi un'infermiera mi raccontò di averti vista litigare con Alain, e scappar via sconvolta mentre lui ancora gridava. Alain non sa mentire lo sai, nemmeno quando tace. Quella mattina venne a salutarmi, poi trovò una scusa e si fece sostituire. Non si fece vedere per una settimana. Ci misi poco a capire, sapevo tutto ancora prima che la nonna arrivasse e mi dicesse con un filo di voce "Oscar non verrà per un po' caro... Non verrà più". Ma non uscii di senno. Non diedi in escandescenze, non dissi una parola. Continuai a mangiare, a dormire, lasciai tutti esterrefatti. In fondo non mi interessava molto quello che pensavano gli altri. A me interessavi solo tu. Sapevo dov'eri, sapevo perché te ne eri andata. Sapevo che appena le forze me l'avessero permesso sarei venuto a riprenderti e ti avrei scongiurato di perdonarmi per non averti difesa..." Si avvicina quasi a sfiorarla “facevo il possibile per rimettermi in piedi ed ogni sera pensavo domani vado da lei... Sognavo che ti avrei presa tra le mie braccia e ti avrei costretto ad ammetterlo che mi amavi ancora, non avresti avuto più paura”.

Lei non respira, quasi temesse di interromperlo… lui di paura non ne ha mai avuta, eppure ha lo sguardo pieno di spine... Perché non sei venuto allora, perché non mi hai mai cercata... vorrebbe chiederlo ma non c'è alcun bisogno... C'è ancora molto da raccontare.

“Dopo due settimane firmai le dimissioni dall'ospedale, il mio unico pensiero era venire da te... Sarei partito anche subito... Ma la nonna iniziò a indebolirsi. Cominciò a non avere più voglia di passeggiare, poi di alzarsi dal letto. Sembrava si stesse spegnendo sotto i miei occhi, come se avesse usato le ultime energie per permettermi di guarire... Scoprii che era malata da tempo ma non aveva detto nulla a nessuno di noi, forse per proteggerci... Solo zia Giselle era a conoscenza di tutto. Mi vergognai moltissimo per non aver capito quello che stava succedendo e quando mi accorsi che rimaneva poco tempo iniziai ad avere paura  – lo dice con la voce che trema – di allontanarmi, anche per pochi minuti... Temevo di non trovarla al mio ritorno… di non poterle parlare più, di non poterle dire che le volevo bene”. Solleva gli occhi, e sono pieni di lacrime “Ogni volta che la abbracciavo, temevo fosse per l'ultima volta. Solo per questo non sono venuto subito…”

Si passa una mano sul viso come volesse scacciarli quei ricordi e si lascia scivolare piano lungo il muro ancora caldo di sole, lo sguardo spento... “Lo sai che non ricordo più il viso di mia madre e di mio padre? Una volta se chiudevo gli occhi li vedevo nitidamente, sentivo le loro voci… ora sono solo immagini appannate, e la voce di mia madre non la ricordo quasi più… A loro non ho mai potuto dire addio... Una mattina mi sono svegliato ed ero solo. Non volevo accadesse così anche per lei... Lei è stata tutta la mia famiglia... Perdonami Oscar, mi perdonerai?”

Perdonarlo... Perdonare André? Oscar è incredula... Quasi senza accorgersene si inginocchia davanti a lui, che sembra smarrito, perso. Sarò tua madre, tuo padre, tua sorella, la tua amica, la tua compagna, tutto ciò di cui hai bisogno pensa mentre lo stringe convulsa e cerca di rimettere in ordine pensieri e parole che come impazziti le ingombrano la mente... Improvvisamente sembra tutto logico, nulla è fuori posto... Tra le pieghe del dolore la verità splende come una fiaccola nel buio. Nessuno ha mai smesso di amare nessuno... E' ora che ogni cosa torni al suo posto. Anche la solitudine.

Lui si lascia stringere, il viso vicino al suo "Oscar... Ti ho invocata tante volte, la sera... Speravo di aprire gli occhi e trovarti accanto a me... Desideravo abbracciarti, piangere insieme a te... Poi andavo da lei... mi diceva "sei sicuro di volerla qui? Vuoi davvero che mi veda così?" Veder soffrire una persona cui si vuole bene è una cosa terribile... Ci si sente inutili, impotenti. E io non volevo che tu provassi una cosa simile... Ho rimandato di giorno in giorno e alla fine ho preferito non dirti niente..."

Oscar sente le lacrime chiuderle lo stomaco, lei che quel dolore non l'ha conosciuto "André io... Mi dispiace, mi dispiace... Avrei tanto voluto tornare. Ma pensavo che questa volta non avresti perdonato, che avessi dimenticato. Avresti avuto tutto il diritto di farlo... Quando Alain mi spiegò com'erano andate le cose la notte del tuo incidente... Per come mi ero comportata quella sera, e la sera prima, per come ho sempre pensato che tu fossi un mio diritto... Ho desiderato morire, sparire. E ho vissuto un anno compiangendo me stessa, credendomi la creatura più infelice e sola del mondo... Oh André..."

"Non fu colpa tua Oscar... Tu avevi solo paura, tanta paura... E il mio comportamento, quella sera... Nessuno ha più responsabilità di me. Ero ubriaco e ce l'avevo col mondo, in realtà ce l'avevo solo con me stesso... Perché non ero stato capace di parlarti con il cuore... In fondo anche io ho sempre pensato che tu fossi mia, per diritto. Se non fossi stato così avventato e stupido, quella sera sarei tornato a casa da te, ti avrei tenuta stretta per tutto il tempo necessario a restituirti forza, fiducia... E tutto questo non sarebbe accaduto. Invece sono passati tanti mesi, quasi un anno... Quando sei tornata sapevo che l'avevi fatto per la nonna, ma non mi importava. Pensavo, ora siamo insieme... Si sistemerà tutto. Per quello venivo da te ogni giorno, anche se tu non volevi mai vedermi e fingevi di dormire... Per spiegarti, e ricominciare finalmente da capo..."

Lei sorride appena, ma ci sono abitudini che faticano a morire...

"Credevo che lo facessi solo per dovere... Che mi compatissi... Il giorno della veglia non hai fatto che evitarmi... mi hai rivolto solo poche parole... Sembrava non ti importasse nulla... E io...”

André le si mette accanto, parlando senza guardarla… “Non volevo farti piangere... So che tu piangi soltanto quando sei sola... hai pianto davanti a me, ma solo qualche volta... Volevo che tu potessi piangere la nonna lontano da tutti... saremmo venuti qui e avremmo pianto insieme per lei, e riso e ricordato...”

Dunque è così. Nicole non abita nella casetta al quinto piano. Forse Nicole non ha mai abitato in nessun posto, solo nella sua mente di bambina insicura e piena di rabbia... Rimane in silenzio qualche secondo, potrebbe tacere e raccogliere grata i frutti delle sue lacrime. Ma non sarebbe giusto. André deve sapere tutto. E poi potranno piangere, ridere, ricordare...

"Io credevo... Ti ho visto insieme a Nicole, quel pomeriggio a casa di Giselle e poi a casa mia... Ti ho visto mentre la abbracciavi e ho pensato..." Abbassa lo sguardo sentendosi ridicola, ma ormai è tardi per tornare indietro "lei si sposa, ho pensato che forse tu e lei..." Vorrebbe piangere, ma lui inizia a ridere piano mentre lentamente le afferra la mano e la attira vicino… ha il viso sereno, come se lei non fosse mai andata via, come se il tempo fosse quello che li ha visti complici e non nemici... "Dio ti ringrazio... Non sei cambiata... Sei sempre la mia Oscar... - sussurra cercando di incontrare il suo sguardo che ritrova, incredulo e furente... - Sì, la mia Oscar impulsiva e pronta a saltare alle conclusioni e a saltarmi alla gola..."

"Ti ho visto mentre la baciavi!" Rimbecca lei, il naso rosso e lo stomaco contratto. Che lui la veda conciata come un pagliaccio non le interessa... Che sappia che è gelosa invece le importa, e molto.

"Oscar... Oscar mi hai visto baciare un'amica, che tra quindici giorni sposa l'uomo della sua vita. Mi hai vista abbracciare una persona che in questi mesi mi ha aiutato come una sorella e a cui devo moltissimo... Oscar, Oscar... - le sfiora la guancia con le labbra, dolcemente - davvero non sai più distinguere tra la gratitudine e l'amore? Tra l'affetto e la passione? Oscar io amo te... Non smetterò mai di amarti!"

Cerca di abbracciarla, ma lei si divincola... Il pianto la scuote come un giunco, un attimo e piange come una bambina, singhiozzando a capo chino, le mani sul viso... Il respiro corto che le gonfia il petto e non le permette di dire una parola quando finalmente cede e si lascia stringere, consolare... Il cuore che forse esploderà, perché non ricorda di essersi mai vergognata tanto... Né di essere mai stata tanto felice.

"Ti amo, adesso e tra mille anni, nulla potrà mai cambiare il mio amore per te... Quando ho detto di amarti... Ricordi?, intendevo per sempre! Ora ti prego dimmi che non te ne andrai, dimmi che rimarrai qui con me..."

Un sospiro lunghissimo per governare quel tremito che non la lascia un istante e trovare il coraggio di alzare lo sguardo, sostenere i suoi occhi senza fuggire. Forse piangerà per i prossimi mille anni, ma non scapperà, mai più... "Rimango, rimango con te" sussurra con un filo di voce, aggrappandosi a lui per non annegare.

Ed è il tramonto, e poi la notte scura e la luna nuova...[4]

Quando ho detto di amarti, era per sempre.[5]

 

 

Che strana serata è stata questa… Se ne stanno seduti abbracciati sul pavimento da un po’, senza parole, senza fiatare… è così bello il silenzio, un incanto, si sente soltanto battere il cuore. Uno solo, per tutti e due.

Come sono finiti lì nessuno lo ricorda... André la tiene stretta e ha gli occhi chiusi. La sente sotto le dita fatta di mille carezze, i capelli e il viso, le mani convulse. E’ tra le sue braccia, ed è di nuovo sua.

Lei ha smesso di piangere, è riuscito a farla smettere... Quanto ci è voluto, quanto ha pianto stasera... Ha sempre odiato vederla piangere eppure ha sentito che era necessario, e l'ha assecondata in silenzio. Ha atteso che il dolore fluisse e fuggisse lontano, ha accolto il sospiro che le ha aperto gli occhi come una benedizione... E' passata amore, è tutto finito.

Oscar sospira, sì... Lentamente e a lungo, serve aria, tutta quella che trova, altrimenti la voce non esce e lei ha tante cose da dirgli... Una sola in realtà. E deve dirla subito, anche se lui ha detto di aver sempre saputo che sarebbe finita così non importa, un impegno è un impegno, l'amore reclama altro amore... caccia via le lacrime che ancora bruciano gli occhi e come in sogno con le mani percorre la linea decisa del profilo dell'uomo della sua vita che non le è mai parso così bello, e fiero. Trova le sue labbra, e con le sue le sfiora piano... il coraggio si sgretola a poco a poco ma lei non si ferma e finalmente eccolo, di nuovo...

Il sapore di un bacio, quanto tempo è passato?

Com'è dolce amore, come sei dolce...

“Ti amo anch'io André... ti amo da sempre…”

Posa il capo sulla sua spalla e si lascia cullare. E' meraviglioso stare tra le sue braccia, e lei è tanto, tanto stanca...

Chiudi gli occhi amore, riposa... Quando li riaprirai mi troverai qui ad aspettarti...

 


 

pubblicazione sul sito Little Corner del settembre 2010

 

Vietati la pubblicazione e l'uso senza il consenso dell'autore

 

mail to: luly_thelilacat@yahoo.it

 

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[1] “I Pastori” di G. D’Annunzio

http://www.la-poesia.it/italiani/fine-1900/dannunzio/sogni%20di%20terre%20lontane/alcyone_78_sogni-i-pastori.htm

[2] “L’abisso” http://digilander.libero.it/LittleCorner/Fanfics/Luana/signore_mare_1.htm. L’inizio, la fine...

[3] Perdonate se rubo questa frase e la regalo a Victor… si merita almeno la consolazione del nostro affetto!

[4] Lo ammetto… queste parole con qualche variazione sul tema sono prese di peso nientemeno che dal film capolavoro “Mystic pizza”… E per giustificare lo scempio ho anche la scusa pronta! Le pronuncia, Tim (William R. Moses -http://www.imdb.com/name/nm0608632/) magistralmente doppiato da un giovanissimo Massimo Rossi!!

[5] http://digilander.libero.it/LittleCorner/Fanfics/Luana/signore_mare_11.htm