a cura di Emilia Majorana della Libera Facoltà di Scienze Antiche
Vai all'indice della Facoltà






Proverbi e
modi di dire
Cenni di
cultura antica
Calendario
degli alberi
Oggi avvenne La tradizione

Fiori e piante Ricette Di tutto, di più I santi
del giorno
Il cielo di
Aprile

Il cielo di Aprile

 

 

Osservando il cielo in direzione est, si scorge un gruppo di stelle che ricorda la forma di un aquilone: è la costellazione di Bootes, il cui astro più meridionale e brillante è Arturo, la quarta stella più luminosa del cielo, dal caratteristico colore arancione. Cercando nel cielo la stella Arturo, e la stella Regolo, del Leone, a circa metà strada fra le due, proseguendo verso il basso, possiamo notare un’altra stella luminosa: si tratta di Spica, della costellazione della Vergine. Spica è una stella blu e, come Sirio, è una stella doppia, con una compagna che le orbita intorno percorrendo un giro completo in 4 giorni. Secondo una leggenda, la costellazione della Vergine rappresenta Astrea, la dea greca della giustizia, che fu l’ultima ad abbandonare la Terra alla fine dell’età dell’oro. Secondo un’altra leggenda, invece, la costellazione è dedicata a Cerere, dea romana dei raccolti e delle messi, e infatti Spica significa “spiga di grano”. Un’altra costellazione zodiacale visibile in queste notti è quella dei Gemelli, che si trova oltre il Leone, dalla parte opposta rispetto alla Vergine (in realtà fra Leone e Gemelli si trova il Cancro che, però, è una costellazione difficile da riconoscere). La costellazione dei Gemelli deve il proprio nome al fatto di ospitare due stelle di luminosità quasi identica e, quindi, gemelle, che gli antichi hanno identificato con Castore e Polluce, figli di Giove e di Leda, e patroni dei naviganti. In realtà Castore è meno luminosa di Polluce: inoltre, Polluce è una stella singola, mentre Castore è un complicato sistema formato da tre stelle che orbitano attorno a un centro comune. Inoltre, ognuna di queste tre stelle ha una compagna che le ruota intorno, come accade a Sirio e a Spica. Quindi il puntino luminoso che chiamiamo Castore, in realtà è il risultato di ben sei stelle. Si trovano tracce della costellazione dei Gemelli già nei cippi confinari babilonesi, dove le sue due stelle principali sono raffigurate accanto alla Luna Crescente, in quanto annunciavano l’equinozio di primavera. Ora, invece, per il moto di precessione, il Sole raggiunge nei Gemelli la massima declinazione boreale, cioè il solstizio estivo. Alfa Geminorum è Castore, ventitreesima stella del cielo in ordine di luminosità, culminante a mezzanotte il 12 gennaio. Benché le sia stata attribuita la lettera alfa, questa stella non è attualmente la più luminosa della costellazione, essendo nettamente superata da Polluce. Non è escluso che in passato siano avvenute effettive variazioni di luminosità delle due stelle. Come abbiamo già detto, Castore forma un sistema multiplo che è fra i più interessanti del cielo. Castore A e B, dopo aver raggiunto il massimo avvicinamento nel 1968, stanno ora allontanandosi e ciò avverrà fino al 2100. Castore A è a sua volta una doppia spettroscopica con periodo di nove giorni. Anche Castore B, fedele al suo ruolo di “gemella”, è una doppia spettroscopica. Oltre a queste due coppie, poi, ve ne è una terza, Castore C, anch’essa doppia spettroscopica. Castore C ha magnitudine 9,1 e impiega probabilmente più di diecimila anni a compiere la sua orbita intorno al baricentro del sistema. Beta Geminorum è Polluce, la diciassettesima stella del cielo in ordine di luminosità. Culmina a mezzanotte del 15 gennaio, brilla come 35 Soli e ha un colore giallastro che contrasta con il bianco di Castore. Gamma Geminorum si chiama Alhena, ha magnitudine 1,93, brilla come 160 Soli ed è di colore bianco. Delta Geminorum si chiama Wasat. Nei suoi pressi, nel febbraio 1830 fu scoperto il pianeta Plutone. Per una singolare coincidenza, anche il pianeta Urano fu scoperto nella costellazione dei Gemelli, vicino alla stella Eta, da Herschel nel 1781. Epsilon Geminorum si chiama Mebsuta: è una gigante ed è 5700 volte più luminosa del Sole. Zeta Geminorum è una delle più luminose variabili del tipo cefeide. Il suo nome arabo è Mekbuda. Eta Geminorum, detta Tejat prior, è una doppia stretta, rilevabile solo con potenti telescopi. U Geminorum è una stella variabile eruttiva. Normalmente risulta di magnitudine 14, ma a intervalli di alcuni mesi, aumenta di cento volte la sua luminosità, raggiungendo magnitudine 9. Questo sistema è composto da una stella rossa dalla quale risucchia materia una nana azzurra, molto più piccola ma molto più massiccia. NGC 2392, invece, è una nebulosa planetaria scoperta a W. Herschel nel 1787, situata a metà strada fra kappa e lambda Geminorum. Il suo nome popolare è “maschera di clown”, in quanto nelle foto si presenta un po’ come un viso: lievemente ovale, con alcuni globuli più scuri che disegnano approssimativamente occhi, naso e bocca. Al centro c’è una stella azzurra collassata. Prolungando la curva che dal timone del Gran Carro va ad Arturo, troviamo Spica, la stella più luminosa della Vergine. La Vergine è una spigolatrice, e Spica rappresenta appunto una spiga di grano recisa. Secondo altre tradizioni mitologiche, questa costellazione avrebbe anche simboleggiato Cerere, la dea delle messi, o Erigone, figlia di Arcade, o anche la dea della giustizia Astrea (infatti nei pressi c’è la costellazione della Bilancia. Alfa Virginis, la bianca-azzurra Spica, culmina sul meridiano alla mezzanotte del 13 aprile, ed è tanto più appariscente, in quanto attorno c’è un deserto buio, essendo questa una delle zone meno popolate di stelle brillanti di tutto il cielo. Spica è esattamente di prima magnitudine e occupa il sedicesimo posto nella graduatoria di luminosità sia nel cielo boreale che australe. E’ una grande stella del tipo “a elio”. Le righe di questo elemento compaiono molto evidenti nel suo spettro, e ciò è indice di una elevata temperatura superficiale (ventimila gradi). Chiamata dagli astronomi arabi “la solitaria”, l’”indifesa”, l’”incustodita”, per la sua posizione isolata nel cielo, Spica si trova a 275 anni-luce da noi. I raggi che ci raggiungono adesso dunque sono partiti nei primi anni del ‘700. Il suo diametro è otto volte quello del Sole, e undici volte la sua massa. Da un esame dello spettro basato sull’effetto Doppler, si può dedurre che si allontana da noi alla velocità di circa un chilometro e mezzo al secondo. Lo spettro ci dice anche che Spica è una stella doppia molto stretta. Oltre allo sdoppiamento nelle righe dello spettro, un indizio del sistema binario di Spica consiste nel fatto che questa stella manifesta lievi oscillazioni di luminosità. Ciò è dovuto a periodiche eclissi parziali della stella principale da parte della secondaria. Beta Virginis si chiama Alaraf o Zavijah, ha luminosità assoluta doppia a quella del Sole e colore dorato. Gamma Virginis si chiama Porrima, ed è una delle più belle binarie visuali. Il periodo di rivoluzione della stella secondaria è di 171 anni. La massima vicinanza fra le due componenti si avrà nel 2007. La luminosità e la classe spettrale è identica per entrambe: sono veramente stelle gemelle. Porrima si trova a 32 anni-luce da noi e la magnitudine apparente di ciascuna delle due componenti corrisponde quella assoluta. Delta Vrginis è stata chiamata “Bellissima” da padre Angelo Secchi che rimase affascinato dal suo color rosso scuro e dal suo spettro. Epsilon Virginis è Vindemiatrix (= la vendemmiatrice), luminosa come cinquanta Soli, a novanta anni-luce. Fra questa stella e beta Leonis è concentrato l’ammasso di galassie della Vergine, il maggiore che si conosca. Le foto a lunga posa ne rivelano tremila, sparse senza soluzione di continuità dalla Vergine alla Chioma di Berenice. Tre galassie su quattro, nell’ammasso della Vergine, sono del tipo a spirale, le altre sono per lo più ellittiche. Un enigma, fra i tanti, posto da questa grande famiglia di galassie è che la loro massa totale non pare sufficiente a tenere legati gravitazionalmente i tremila sistemi stellari distribuiti in uno spazio di circa cinque milioni di anni-luce. Dove si nasconde, allora, la “massa mancante”? Sembra poi che le tremila galassie della Vergine a loro volta facciano parte di una meta-galassia composta da circa diecimila oggetti. La formerebbero, con il Gruppo Locale della nostra Via Lattea (costituito da 24 galassie), gli ammassi di galassie della Chioma di Berenice, dei Cani da caccia, del Leone e dell’Orsa Maggiore. Vediamo ora da vicino alcune di queste galassie: M84 e M86, ad esempio, mostrano una sorprendente anomalia: si avvicinano a noi a 450 km al secondo, mentre tutto il resto dell’Ammasso galattico si allontana. Sono dunque, per qualche ignota ragione, due galassie in fuga. M87 è la più famosa galassia dell’Ammasso della Vergine, essendo una delle più massicce e luminose che si conoscano, con una magnitudine assoluta di -21, che supera anche quella della galassia di Andromeda. M87, però, non emette soltanto luce; è anche una vigorosa sorgente di onde radio, al quinto posto assoluto per intensità in tutto il cielo. M104, infine, è forse la più bella galassia dell’ammasso e certamente la più popolare per il suo soprannome “galassia sombrero”, nome derivante dall’aspetto che assume nelle fotografie a lunga posa che evidenziano una densa nube di materia oscura lungo tutto il piano equatoriale. Rappresenta una fase di transizione fra le galassie ellittiche e quelle a spirale. L’ultima sorpresa della Vergine è l’oggetto noto come 3C 273: sembra una stella, ma è qualcosa di profondamente diverso. Nessuna linea del suo spettro corrispondeva ad elementi chimici noti e inoltre si trattava di uno spettro di emissione, non di assorbimento, come normalmente sono gli spettri delle stelle. Si propose di chiamare l’oggetto misterioso “quasar”, inaugurando così una nuova classe di oggetti celesti. Quasar è una contrazione di “Quasi Stellar Radio Sources”, che significa “sorgente radio quasi stellare”.

 

I nomi dati alle costellazioni sono antichissimi e furono i Caldei che nel 4000 a.C, guardando il cielo, formularono la conformazione dello zodiaco giunta quasi integralmente fino ai giorni nostri. Sono cambiate, con il passare del tempo, solo le denominazioni di ogni singolo segno, anche a causa dell’influsso che la civiltà greca ebbe sull’Occidente. La leggenda narra che la costellazione dei Pesci raffigura Venere e suo figlio Cupido, i quali per sfuggire al crudele gigante Titano che perseguitava gli dèi dell’Olimpo, si gettarono nelle acque del Nilo, trasformandosi in pesci.


 

Cosa è di stagione
[top]

asparagi (i.s.), barba di frate, carciofini (p.s.), carote (p.s.), cavolfiori, cavoli verza, cavoli cappuccio, cicorie e cicorini, cime di rapa, cipolle e cipollotti (per questo ultimo è p.s.), coste, crescione (p.s.), finocchi (p.s.), indivie, lattughe e lattughini (per questa ultima è p.s.), patate novelle, piselli (i.s.), porri, radicchi, rapanelli, rape, rucola, sedano, spinaci (p.s.), valerianella, zucchine (i.s.); arance da spremuta (p.s.), banane, fragole (i.s.), kiwi (p.s.), limoni, pompelmi (p.s.). Erbe selvatiche: acetosella, malva, margheritina, rovo, salvastrella, tarassaco, violetta.

i.s. = inizio stag.; p.s. = piena stag.; f.s. = fine stag.

La banana va mangiata sempre matura, altrimenti gli amidi di cui è ricca potrebbero risultare indigesti. Le erbe selvatiche sono ricche di sali minerali e sono depurative: vanno raccolte senza estirparne le radici, tagliandone solo le foglie.


 

idee verdi
[top]

Nell’appartamento, le piante si devono annaffiare con parsimonia, per evitare i ristagni, e solo quando il terreno in superficie appare asciutto (non secco del tutto): è meglio annaffiare una volta in meno che una in più. Per produrre l’umidità necessaria alle piante d’appartamento, ci si può servire anche di uno spruzzatore a pompetta con cui bagnare le foglie e il fusto un paio di volte la settimana: queste frequenti irrorazioni del fogliame lo liberano anche dalla polvere; nebulizzare con maggior frequenza specialmente felci e piante a foglia larga; per quelle a foglie grandi e robuste come monstera e philodendro, togliere la polvere usando una spugna morbida imbevuta di acqua e pulire con delicatezza.

Nelle piante in vaso si può manifestare la "cascola", con la caduta di fiori o foglie ed è dovuta ad indebolimento generale della pianta.

Prima che le piante di appartamento riprendano a vegetare, è consigliabile rinvasare quelle che sono nello stesso vaso da troppo tempo; quando la terra si secca troppo rapidamente, significa che è giunto il momento di rinvasarla in un contenitore più grande: e questa è la stagione giusta per farlo. Utilizzare un vaso di dimensioni maggiori rispetto a quello attuale e preparare un terriccio con una parte di torba, una di humus di lombrico, mezza parte di sabbia fine, per drenare l'acqua e mezza parte di argilla espansa o pomice, per tenere leggero il terreno. Se nel compiere questo trasferimento, ci si accorge che le radici della pianta si sono intrecciate a cerchio in fondo al vaso, è meglio strapparne alcune: così la pianta ne trarrà giovamento. Collocare la pianta nel nuovo vaso e riempite gli spazi vuoti pressando moderatamente il terreno con le mani, per evitare che rimangano delle cavità nel vaso. Annaffiare abbondantemente, e se la terra cala troppo, rabboccare il vaso con ulteriore terriccio. Nei primi giorni del trapianto, tenere i vasi all’ombra e annaffiare in abbondanza; successivamente, sistemarli in un luogo assolato e riparato dal vento.

Non usare portavasi aderenti che impediscono la circolazione dell'aria attorno al vaso poroso.

Le piante coltivate in vaso hanno più bisogno di essere concimate di quelle in piena terra; per aiutarle durante il risveglio primaverile, occorre concimarle ogni 15-20 giorni, continuando fino alla fine dell’estate; si devono rifornire di sali minerali tutte le piante in vaso. Ogni 15 giorni sarà utile somministrare stimolanti ormonici, alimenti solubili in acqua e ricordarsi l’estrema importanza delle annaffiature, che vanno fatte al mattino col fresco o alla sera dopo il tramonto. Finalmente si possono portare i vasi all’esterno, ma con discrezione, e soprattutto badando che non ci sia nebbia o freddo improvviso.

Riempire ora le cassette per i davanzali con bulbi e piantine annuali: le specie adatte sono silene, violacciocche, pratoline, violette, myosotis.

Acquistare piantine aromatiche di facile coltivazione come basilico, rosmarino, salvia, menta, cipollina, prezzemolo e piantarle in terriccio fertile sul balcone.

In vaso, si possono far crescere anche alberelli di bosso, camelie e grandi ciuffi di erica.

Le piante di aloe richiedono poca acqua, molta luce; inoltre, quando ci si procura piccole ferite o scottature, si può staccarne una foglia, farne uscire la linfa sulla parte lesa: è un medicamento eccezionale.

Le primule piantate in febbraio saranno ormai sfiorite, perciò metterle in un angolo riparato per riutilizzarle l'anno prossimo.

Le piante di dieffenbachia (Dieffenbachia amoena) che hanno perso le foglie alla base del fusto, possono essere potate in Luna calante, tagliando all’altezza di 10 cm dalla base, appena sopra un nodo fogliare; durante questa operazione, fare attenzione a non toccare la linfa, perché è tossica.

 

Sul terrazzo le piantine dei semenzai sono pronte per essere diradate o trapiantate. E’ molto importante, prima di collocarle a dimora, prevedere quanto le piante possano crescere e quindi situarle in uno spazio sufficiente al loro sviluppo: è meglio infatti ottenere una sola piantina ben sviluppata, che due o tre sacrificate.

Verso la metà del mese, si possono portare all'esterno in una zona ombrosa del terrazzo le gardenie.

Dopo che è sfiorita, continuare a innaffiare dal basso la pianta dell’ippeastro ancora per quattro mesi e concimare quattro volte. Quindi sospendere le irrigazioni, lasciar seccare le foglie e riporre il vaso in cantina. Dopo altri quattro mesi si potrà rinvasare il bulbo e rimetterlo in coltivazione in casa, alla luce. Così la pianta può rifiorire d’inverno, per anni.

 

Nell’orto, si è in pieno periodo di semine, ma il sottosuolo non deve essere argilloso; in tal caso si dovrà rimuovere l'argilla per almeno 40 cm di profondità e sostituirla con terra più permeabile (terra di bosco mista a terra comune), altrimenti si avrà una produzione stentata. Preparare il terreno per la semina di zucche, zucchine, barbabietole, ravanelli, spinaci, fagioli, lenticchie, ceci e cetrioli; alla fine del mese si potranno seminare all'aperto basilico e sedano; fagioli e pomodori vanno seminati vicini a file alterne, così facendo si proteggeranno a vicenda dai parassiti.

A fine mese trapiantare in piena terra le piantine di anguria, melone, zucchine e ravanelli.

Si mettono a dimora le piantine dei vari ortaggi, avendo cura di difenderle dai freddi notturni.

Trapiantare bietole, cavoli e ortaggi estivi come sedani, melanzane, pomodori e peperoni: fare attenzione agli afidi e alla grillo-talpa, infatti è proprio in questo mese che si presentano tutte le specie di parassiti animali e vegetali, per cui occorre vigilare per poter intervenire in tempo. Infatti questo è il mese più critico per tutta la vegetazione e specialmente per ortaggi e fiori: le temperature miti delle giornate soleggiate favoriscono poi lo sviluppo delle colonie di afide nero della fava, che va curata con aficidi specifici: nelle zone in cui è prossima la raccolta, vanno scrupolosamente rispettati i tempi di sicurezza. Per prevenire attacchi parassitari, sono di grande utilità alcuni interventi agronomici come la rotazione delle colture, la scelta di varietà resistenti alle malattie, la realizzazione di adeguati interventi di drenaggio e di smaltimento delle acque, il calcolo di corrette distanze di piantagione e il non eccessivo apporto di fertilizzanti. Nelle regioni meridionali, su cipolle lattughe e sedano è opportuno prevenire gli attacchi di peronospora (alternaria e septoria) con antiperonosporici sistemici miscelati a rame. In coltura protetta, su peperoni, cetrioli, zucchine, occorre controllare la presenza di eventuali infestazioni di tripidi e di aleurodidi. A proposito dei fitofarmaci, oltre a scegliere il prodotto specifico per un determinato parassita, può anche essere necessario cambiare il prodotto o la quantità da somministrare per combattere i diversi stadi di sviluppo del parassita.

Scalzare i carciofi, lasciando soltanto i due steli migliori; all’inizio di questo mese nelle carciofaie entrano in produzione le piante delle varietà più tardive, come ad esempio il carciofo di Roma. Procedere alle semine trascurate il mese scorso, in particolare: le bietole (interrando i semi a 2,5 cm di profondità, distanziandoli di 8 cm; 2 semi per buchetta; 4 g per mq); le borragini (3 g per mq, spargendo i semini in file e coprendoli con mezzo cm di terriccio), il mais (2 o 3 semi a 3 cm di profondità) e in posizione soleggiata le indivie, le lenticchie, i porri.

E’ ora di preparare e concimare il terreno; seminare lattuga, radicchio e spinacio primaverile.

Questo è anche il mese della zappa: zappare tutte le colture per estirpare le erbacce ed aerare le radici; nei terreni molto sciolti e in quelli ricchi di humus è sufficiente arieggiare le zolle, per facilitare lo sviluppo delle radici ed eliminare l’eccesso di acqua; sostituire quindi la vangatura con la lavorazione, in Luna discendente, fatta con la forca a badile o il coltivatore a piede di porco, che smuovono il terreno senza rivoltarlo. Tutti i lavori di vanga devono essere ultimati, come pure le potature e gli innesti.

Concludendo, in questo mese si zappa, si concima e si rincalza tutto ciò che si è piantato in marzo. Attenzione alle brine. Dove è stato freddo, si iniziano le semine a dimora (pomodori), come pure i trapianti indicati in marzo. A Luna nuova si possono seminare fagioli, ravanelli, spinaci, carote, cavoli, zucche, lenticchie, basilico, cetrioli, ceci, cicorie, cocomeri ecc.

Seminare ogni 8 o 25 giorni fagiolini e radicchio, per averne raccolti costanti e scalati.

Seminare i broccoli: i semi, interrati a una profondità di 8 cm, saranno distanziati di circa 15 cm, posti lungo solchi distanti l’uno dall’altro 30 cm. Il terreno sarà di medio impasto, fresco, concimato e ben drenato. Al momento del raccolto (giugno-ottobre) si cercherà sempre di prelevare il getto centrale, per permettere alla pianta di proseguire la sua produzione.

A metà primavera si può procedere alla semina dei fagioli in vasetti (2-3 semi per vasetto) e attendere la crescita delle piantine che potranno essere trapiantate dopo un mese in solchi profondi 20 cm (sul cui fondo sia stato sparso del letame con un paio di settimane di anticipo). Interrate le piantine a 40 cm di distanza l’una dall’altra, munirle di un tutore e (più avanti) cimarle. Una volta fatto il trapianto, occorre attendere che le piantine si irrobustiscano, sorvegliandole. Nel frattempo si potrà sarchiare, di tanto in tanto, cioè smuovere lo strato superiore del terriccio, delicatamente, fra una pianta e l’altra, per dare aria al suolo e permettere alle radichette di respirare. Data l’esiguità delle piante, potrà essere usata, ad esempio, una vecchia forchetta o un piccolo rastrello di uguali dimensioni. Contemporaneamente, si eliminino le erbacce che, crescendo, finirebbero per soffocare le piante e si rincalzi il terriccio sulle radici, che con l’annaffiatura sono rimaste scoperte (rincalzatura).

 

Nel giardino, seminare gli astracieli, le zinnie, le dalie, i gladioli e tutti i fiori estivi in genere. Piantare le begonie bulbose e i crisantemi. E’ il momento di rinvasare e sfoltire le piante di geranio e di eliminare i boccioli di rosa eccedenti.

Abbassare e stringere la forsizia potandola dopo che è sfiorita: tagliare a livello del terreno uno o più dei vecchi fusti e accorciare tutti i rami, tagliandoli al di sotto del punto in cui era sbocciato il primo fiore. Se si vogliono ottenere nuovi esemplari, piantare nel terreno qualcuno dei rami tagliati utilizzando per lo scopo la loro parte inferiore, lunga circa un spanna: metteranno radici e in autunno potranno essere posti a dimora.

E’ il momento migliore per innestare camelia, gelsomino, azalea, glicine e mimosa. In aprile si possono rinvasare le piante di fiori che si rimettono in vegetazione.

Seminare zinnie, petunie, violaciocche, verbene, astri, tagetes, ecc. Nei luoghi più caldi mettete già a dimora le piantine a fioritura estiva.

Combattere gli afidi e l'oidio dei rosai. Appena compaiono, eliminare, alle rose i polloni che si formano sotto il punto di innesto poiché appartengono al selvatico e fissare al sostegno i tralci delle rose rampicanti. Nutrire con regolarità tutte le rose, utilizzando fertilizzante per piante da fiore. Ai primi sintomi, intervenire contro gli afidi e il mal bianco, spruzzando gli appositi prodotti: fare le prime irrorazioni sulle rose non appena compaiono i primi afidi (pulcioni).

Ortensie: per avere piante sane, con foglie verde brillante e infiorescenze grandi e piene, innaffiarle spesso (anche ogni giorno) e nutrirle con concime specifico ogni 15 giorni circa. Per intensificare il colore dei fiori, ogni sette giorni aggiungere all'acqua di irrigazione un prodotto a base di solfato di ferro.

All’aperto, piantare a Luna crescente la violacciocca, il fiordaliso e in piena terra le talee di crisantemo.

Comporre aiuole fiorite per dare colore al giardino oggi è molto più facile di un tempo, quando si dovevano produrre in casa le piantine necessarie; infatti numerose specie erbacee annuali possono essere acquistare in vasi di torba, ben radicate e quindi pronte per essere trapiantate direttamente in aiuola. Non dimenticare di informarsi quali, fra le specie acquistate, dovranno essere cimate 10-12 giorni dopo il trapianto, affinché accestiscano o producano un’abbondante fioritura. Ecco alcune specie consigliate: Cosmea (Cosmos): predilige terreno fertile e umifero, un’esposizione soleggiata, distanza di piantagione: 40 cm; è opportuno cimare dopo 10 giorni dalla messa a dimora; Coreopsis: substrato fertile, sciolto, esposizione in pieno sole, distanza fra le piante: cm 40; Violacciocca (Cheiranthus): terreno piuttosto calcareo, esposizione a mezz’ombra o pieno sole, distanza fra le piante: cm 30; Lobelia: terreno umifero e ben drenato, esposizione soleggiata e distanza di piantagione: cm 15-20; Fiore di vetro (Impatiens): substrato organico, drenato, misto a un poco di sabbia di fiume, esposizione a mezz’ombra, distanza fra le piante: cm 40; Verbena: terriccio fertile molto organico, esposizione in pieno sole; pianta avida di acqua, distanza tra i singoli individui: cm 30-40, secondo le diverse specie; Nemesia (Nemesia strumosa): indifferente al substrato, esposizione molto soleggiata e riparata dai venti forti, annaffiare abbondantemente, distanza fra le piante: cm 25.

Piantare adesso le calle: disporre le radici in orizzontale su terriccio nuovo, coprirle con un dito di sabbia, mettere un dito d’acqua nel sottovaso ed esporre al sole; quando le radici germogliano, rimettere acqua nel sottovaso e mantenere umido. Appena compare il primo bocciolo, somministrare alle calle, una volta alla settimana e fino a quando sfioriscono, un fertilizzante per fiori. Per far durare le radici per anni, ricordarsi di farle riposare in autunno: basta lasciare il vaso ben asciutto e al fresco fino alla prossima primavera.

Il biancospino cresce molto bene in giardino e forma una folta ed elegante siepe con i suoi caratteristici fiori bianchi e profumati, a condizione che sia potato.

In vasi o cassette di terracotta, si possono seminare semi di garofani, margherite, basilico o salvia: con un bastoncino tracciare prima delle righe (i solchi) dove i semini riposeranno a una certa profondità; ricoprili di terra, per tenerli al caldo. Premere quindi leggermente con le mani e umidificare il terreno tutti i giorni. -- Basilico, menta, maggiorana, timo o origano freschi arricchiranno insalate e pietanze primaverili di un tocco molto personale, se provengono dalle piantine coltivate sul terrazzo.

Anche i semi delle mele, delle pere, delle arance che mangi possono essere messi in vaso: sistemarli al sole e annaffiarli regolarmente; quando le pianticelle saranno alte circa 20-25 cm, si potranno trapiantare in un vaso più grande o in giardino.

In una cassetta, sistemare uno strato di bambagia imbevuta d’acqua, e appoggiarvi sopra una manciata di lenticchie, fagioli o qualche chicco di orzo e miglio: ben presto si vedranno i germogli diventare tenere piantine. In un bicchiere o in un barattolo pieno d’acqua, mettere un tralcio di edera o di altri rampicanti: quando si vedranno spuntare le radici, si potrà piantarli nella terra, dove cresceranno rapidamente.

Interrare completamente i bulbi in terriccio morbido: per accelerare la crescita, in un primo tempo si può tenere il bulbo in un vasetto d’acqua; quando saranno comparsi radici e germoglio, potrà essere piantato nella terra.

Aprile è il mese adatto per provvedere alla cura del prato.

Si inizia la collocazione a dimora delle piantine di astri, petunie, zinnie, salvia, coleos, tagetes, purché non ci sia pericolo di brinate, altrimenti si rimanda a maggio.

Ricordarsi di somministrare fiore di zolfo ai rosai, per prevenire il "mal bianco”.

Le piante hanno simpatie e antipatie, non amano la solitudine, il rumore e il fumo.

Si fanno talee di ortensie, fucsie e crisantemi; diradare i crisantemi e piantare i tuberi delle dalie.

Preparare e disinfettare le aiuole sulle quali a fine mese verranno poste a dimora tutte le piantine a fioritura estiva: astri, zinnie, petunie, tagetes, verbene, salvia, ecc.

Potare gli arbusti a fioritura precoce, quando questa sarà terminata (forsythia, deutzie, spiraee, ecc.). Si possono piantare lilium, tagete e zinnie. Zappettare siepi, roseti e i piedi degli arbusti. Intervenire con trattamenti preventivi contro afidi, acari, ecc., evitando però di irrorare gli alberi da frutto in piena fioritura.

Bulbi: togliere i fiori appassiti per impedire uno spreco di energie dovuto alla fruttificazione e alla produzione del seme (tulipani, narcisi, giacinti, ecc.); rimuovere i bulbi che hanno terminato il loro ciclo per lasciare il posto alle piantine annuali. Non recidere mai le foglie quando sono ancora verdi.

Aprile è il mese adatto per piantare bulbi, rizomi e tuberi che fioriranno durante l'estate, ad esempio la "Gloriosa rotshildiana", il giglio rampicante dai bellissimi fiori e poi i gladioli, le dalie, le begonie, le nerine. Accanto alle specie più note, non dimenticare le bulbose insolite, ad esempio la Galtonia o "giacinto del capo", l'ornitogalo così bello come fiore reciso, la Liatris dalle lunghe spighe rosa-porpora e l'Eucom, autunnale dalle pannocchie vistose. Alcune di queste bulbose (le galtonia, le begonie, l'ornitogalo e la "Gloriosa rotshildiana") possono essere coltivate in vaso: tutte comunque esigono un terriccio ricco e ben drenato.

Se la zona è fredda è ancora opportuno innaffiare le piante nelle ore centrali della giornata.

Cimare gerani e begonie, potare i nuovi getti delle vecchie piante: si ridarà loro vitalità e se ne prolungherà la fioritura.

E’ il momento di annaffiare le ortensie con una soluzione di acqua e solfato di ferro al 2%: le foglie diventeranno di un bel verde brillante e il blu dei fiori risulterà più intenso.

Fra le specie più sensibili alla clorosi, troviamo le cosiddette piante acidofile (ovvero rododendro, azalea, ortensia, camelia); quando il terreno è calcareo o l'acqua di irrigazione è troppo dura (contiene cioè troppo calcare), questo piante vengono inevitabilmente colpite perché la presenza di calcio inibisce l'assorbimento di ferro e magnesio, minerali indispensabili nella produzione di clorofilla. Occorre allora abbassare il pH del suolo apportandovi regolarmente letame ben maturo e torba acida, oppure somministrando intorno alla pianta solfato ferroso e fertilizzanti a base di alghe.

Sempre crescente l’inquinamento, colpevole di depositare sugli aghi dei pini una patina oleosa (“aereosol mierino”) che non li fa respirare.

In questo mese praticare tanto alle camelie come a tutti gli agrumi una leggera potatura per ottenere una ramificazione più compatta.

Per chi vuole sperimentare la sua capacità di floricoltura, aprile è il mese più adatto. Le giornate sono lunghe (perciò anche le ore di esposizione al sole), il rischio di gelate notturne è quasi completamente scongiurato e le temperature non sono tanto elevate da far rischiare la siccità. Detto questo, bisogna armarsi di pazienza, meticolosità e tanta fantasia. E poi considerare che le piante annuali danno un tocco personale allo spazio dedicato al verde: forme, colore, accostamento cromatico possono essere così decisi a piacere. I numerosi cataloghi in commercio permettono di scoprire fiori poco noti, o meglio, difficilmente in vendita come piante già germogliate. Sui pacchetti si trova la data di scadenza (serve a garantire la germinabilità), sono indicate altezza e portamento della pianta, oltre all’epoca di fioritura e, a volte, è addirittura riportata una scritta che indica facilità di germoglio: un’indicazione che segnala piante particolarmente generose, capaci di crescere velocemente e di fiorire per 2-3 mesi senza interruzione. Una di queste è il Cosmos, margheritone leggero in diversi colori, bianco, rosa, rosso, arancio. e giallo. Fiorisce da giugno a ottobre, così come l’Alisso, particolare fiorellino bianco che forma un cuscinetto compatto dal delicato profumo di miele. Elegante è poi il Papavero della California, l’instancabile papavero giallo, arancio. o color crema dai petali delicati come seta. In aprile si sparge la semente direttamente su terreno sabbioso, ghiaioso o vicino ai muretti a secco in posizione ben soleggiata. Perfetta in piena terra, ma anche coltivata in piccoli vasi, è la Lavaterra, pianta vigorosa e ramificata che forma piccoli cespugli di 25-30 cm di diametro. Scelte le specie, è necessario preparare il semenzaio, il luogo cioè dove vengono sistemati i semi: il terriccio deve essere fertile, farinoso, ben drenato e i semi vanno disposti sempre ben distanti e poi coperti da un altro velo di terriccio. Una volta annaffiati, è meglio coprire la zona seminata con un vetro, tenendo conto che il terriccio va aerato e mantenuto umido fino alla completa germinazione dei semi.

 

Nel frutteto, si fanno innesti sulle piante da frutto, perché questo è anche il periodo migliore per la maggior parte degli innesti; aprile è molto favorevole all'innesto a corona sui grossi esemplari.

A tutti gli alberi, prima e dopo la fioritura, si somministrano gli insetticidi atti a prevenire la "ticchiolatura" e i vermi; effettuare il trattamento preventivo contro la bolla del pesco.

La potatura degli alberi permette di regolare la crescita della pianta e di far circolare liberamente aria e luce fra i rami. Per le piante da frutto si effettua in genere in inverno, quando le piante sono a riposo. Viste le notevoli differenze fra la potatura delle pomacee (melo, pero, cotogno) e le drupacee (pesco, susino, albicocco), se si ha poca esperienza, sarà bene farsi guidare da un esperto.

Piantare agrumi e potare gli alberi giovani più vicino a terra.

In questo mese molte piante da frutto sono in piena fioritura. Effettuati in precedenza, è bene ora sospendere i trattamenti contro la ticchiolatura, e riprenderli alla caduta dei petali. Effettuare i trattamenti con poltiglia bordolese e imbiancare di calce i fusti degli alberi. Irrigare i nuovi trapianti.

Seminare gli agrumi: i semi degli agrumi e delle mele germinano molto più velocemente di quelli delle ciliege, delle pesche e delle albicocche, che sono racchiusi nel nocciolo: prelevare i semi dalla polpa, senza schiacciarli, lavarli bene con acqua tiepida e lasciarli asciugare; riempire una vaschetta o un vaso con terriccio mescolato a sabbia; a seconda delle dimensioni del vaso, fare nel terriccio una o più buchette, in modo che siano a 3 cm di distanza l'una dall'altra. Porre un seme in ognuna, poi ricoprirlo con uno strato di terriccio di 2 cm circa; premere leggermente il terriccio con il palmo della mano, annaffiare e coprire il contenitore con un vetro o un foglio di plastica trasparente. Collocare il vaso in un luogo caldo ma non esposto al sole. Ogni giorno sollevare il "coperchio" per qualche ora, in modo da permettere il ricambio dell'aria. Appena spuntano i germogli, togliere il vetro o la plastica; continuare a annaffiare, versando l'acqua con delicatezza, ogni volta che il terriccio si asciuga. Se si tratta di piantine di limone, provare a sfiorare con le dita le minuscole foglioline: si sentirà il caratteristico profumo.

Raccogliere e bruciare i residui della potatura che contengono parassiti animali e vegetali e distribuire della composta in prossimità delle radici. E’ possibile trattare con zolfo polverulento contro l'oidio e con macerato d'ortica contro gli afidi.

L’epoca di fioritura delle specie arbustive e dei piccoli alberi da fiore ne determina l’epoca di potatura. Vediamo la regola generale: le piante legnose che fioriscono in primavera si potano (o si sfoltiscono) subito dopo la fioritura; le piante legnose che fioriscono nella tarda primavera-estate e autunno si potano durante l’inverno o a fine inverno, a seconda delle zone. Ed ecco il motivo di questa importante differenziazione: le specie che fioriscono subito in primavera presentano i fiori sulle ramificazioni prodotte durante il ciclo vegetativo dell’anno passato, quindi si potano subito dopo la fioritura per dare tempo alla pianta di emettere ramificazioni (getti, prima della stasi invernale) sulle quali preparare le gemme da fiore che si schiuderanno nella primavera successiva. Le piante legnose che fioriscono a tarda primavera, durante l’estate o in autunno, producono i fiori sulle ramificazioni dell’anno. Queste si formeranno dall’inizio della primavera sino all’epoca di fioritura. Tenere quindi ben presente che effettuare potature a fine inverno a piante legnose con fioritura primaverile, significa asportare tutte le ramificazioni con gemme a fiore, perdendo, conseguentemente la fioritura di un anno. Un’eccezione riguarda la pianta di ortensia, alla quale si accorciano o si tagliano al pedale le ramificazioni che hanno fiorito e si lasciano invece tutte le ramificazioni che non hanno fiorito.

Il melo e il pero fin dalle prime fasi di sviluppo sono particolarmente esposti al rischio di infezioni di ticchiolatura: questa malattia, che si sviluppa a seguito di piogge, rende necessario un intervento con prodotti specifici dopo ogni acquazzone. Il trattamento può essere eseguito in momenti diversi, a seconda delle caratteristiche dei prodotti scelti: entro 24 ore dall’inizio della pioggia, con Ziram o Tmdt; entro 36 ore, con Mancozeb, Meritam o Pronipeb; entro 48 ore, con Ditianon; entro 60 ore, con Dodina ed entro 96 ore con i moderni fungicidi sistemici in grado di bloccare la malattie penetrando all’interno dei tessuti fogliari.

Per il pesco, nel caso gli interventi preventivi contro la bolla non abbiano avuto successo, si può ripetere la difesa impiegando preparati a base di Dodina. Proteggere con interventi specifici gli albicocchi e le varietà di pesco e di susina più sensibili agli attacchi di monilia.

Alle api, vespe e bombi è affidato il prezioso compito della impollinazione. Purtroppo molto spesso i pesticidi ne fanno strage. Se non ci fossero questi insetti non ci sarebbero frutti.

Gli afidi sono i pidocchi delle piante. A questo gruppo di insetti appartiene un numero elevatissimo di specie, ciascuna delle quali è in grado di attaccare diversi tipi di pianta. Gli afidi sottraggono la linfa dai tessuti vegetali inserendovi una specie di pungiglione in grado di risucchiare i liquidi. Durante questa operazione, che arreca grave danno alla vitalità delle piante, alcune specie di afidi iniettano all’interno dei tessuto delle sostanze salivari in grado di determinare malformazioni fogliari o alterazioni del colore. Nei casi più gravi possono addirittura trasmettere malattie virali. Tutti questi insetti inoltre producono una grande quantità di melata zuccherina che, oltre a sporcare tutta la pianta, favorisce lo sviluppo della fumagine: le zone del tronco ricoperte dal fungo non riusciranno a ricevere luce e tutta l’attività fotosintetica della pianta ne risulterà gravemente ridotta. Si tratta di attacchi molto pericolosi, ma facili da individuare e quindi da eliminare. Esistono inoltre numerose specie di insetti “amici” come le coccinelle, le crisope, i ditteri sirfidi e molti altri anco., che si nutrono proprio di afidi.

 

Nel campo destinato al mais, che si semina in questo mese, un'abbondante concimazione darà una maggiore quantità di prodotto. La semina del mais è bene effettuarla a Luna crescente con seme di qualità ibrida americana (che dà un risultato molto più abbondante), con 100 unità di fosforo e 50 unità di azoto per ettaro. E' necessario anche il diserbo. Bisogna sempre seminare nel periodo che va dal giorno della Luna Piena fino a due giorni prima della Luna Nuova. Seminare anche l'erba medica e gli altri foraggi. Seminare il mais e la soia interrando il seme a 2-3 cm di profondità quando il terreno abbia raggiunto la temperatura di almeno 10°C. Trapiantare il pomodoro industriale.

Zappare e diserbare frumenti, bietole, patate; diradare le bietole a 20 cm l'una dall'altra.

Dove il letame non è reperibile, il sovescio o concimazione verde è utile per ricostituire rapidamente la fertilità del terreno. Le piante adatte (trifoglio, veccia, senape, favetta e altre leguminose), una volta sviluppate, vanno falciate e successivamente interrate, con una lavorazione superficiale, in Luna discendente.

Seminare canapa, lupinella, sulla, trifoglio, lino e veccia odorosa.

Il diserbo del grano va effettuato con prodotti ormonici, nelle giornate senza vento, mediante pompa a bassa pressione, per evitare dispersioni dannose alle viti vicine.

Per la barbabietola da zucchero, eseguire il trattamento con l'altica, il cleono e il lixus; occorre effettuare il diradamento dove non sono state fatte semine distanziate. Per la concimazione usare 70 unità di azoto per ettaro.

Seminare il ricino, la soia, il girasole, il sorgo e anche il riso.

Il diserbo del grano va fatto nei giorni senza vento. Zappare bietole, patate, canapa; seminare granoturco, soia, girasole, riso, canapa, patate.

Con la pacciamatura si spargono sui campi i residui della mietitura per evitare che il terreno resti scoperto. Questa "coperta" vegetale preserva il suolo dall'azione erosiva di vento e pioggia e rilascia sostanze nutritive.

 

Nell’uliveto, contro l'occhio di pavone trattare con poltiglia bordolese al 2. Ultimare la concimazione. A Luna crescente si possono piantare i giovani ulivi: procedere all’impianto di nuove coltivazioni o al rinfittimento Il legno d'ulivo è duro e compatto, giallo con vistose venature nere o marrone. Sulle foglie dell’ulivo si possono riscontrare gli attacchi della generazione svernante della tignola, contro cui non è necessario intervenire con insetticidi.

 

Nella vigna, questo è il mese migliore per la moltiplicazione della vite per talea, che va fatta sui tralci migliori, portanti uno o più gemme produttive: le talee dovrebbero passare direttamente dalla pianta madre al terreno, quando si è all'inizio della vegetazione. Si dà la prima solfatura alle viti e la prima annaffiatura di verderame.

Si possono innestare i giovani vigneti con un innesto a spacco, avendo cura di coprire bene con la corteccia il punto di unione e avvolgete le ferite con elastici o rafia.

La peronospora, parassita delle viti, si sviluppa in primavera, in condizioni di umidità persistente. L'anticrittogamico più utilizzato in agricoltura biologica è il rame, sotto forma di poltiglia bordolese.

La clorosi non è una malattia vera e propria, e viene causata da particolari caratteristiche del terreno. Il sintomo più ricorrente è l'ingiallimento della lamina fogliare nello spazio fra le nervature a cui segue l'intristimento generale della pianta a causa della ridotta assimilazione

Il mese di aprile segna il completo risveglio della natura, tuttavia la vegetazione nelle piante di vite non è ancora ripresa: nei filari in cui nello scorso anno si sono verificati forti attacchi di oidio è consigliabile eseguire un intervento preventivo con prodotti a base di zolfo o Dinocap.

Durante la Luna calante, alla fine di aprile, è bene effettuare l’innesto della vite e terminare la concimazione. Vegliare molto la vite, spollonandola dei germogli inutili del tronco e praticando le prime irrorazioni e solfature.

Fare gli innesti a 10 cm sopra terra, poi coprirli con sabbia: gli innesti delle viti vanno coperti con sabbia per evitarne il disseccamento; iniziare le irrorazioni di zolfo non appena i germogli avranno raggiunto i 5-7 cm. Iniziare il trattamento contro l’oidio e la peronospora; così pure alle piante da frutto in fiore.

 

In cantina, completate il travaso e areare spesso i locali per evitare il cosiddetto ”annerimento” del vino. La malattia è dovuta infatti a un microbo anaerobico (cioè, che si sviluppa in assenza di ossigeno) e si corregge aggiungendo alcool e poi acido tartarico (25 g per ettolitro). Se il vino fosse ancora dolciastro, perciò, porlo a contatto con l'aria (l'aerezione della cantina deve essere orientata verso nord).

In caso di diminuzione del livello del vino in botti o in damigiane, per evitare ossidazioni o alterazioni microbiche a contatto con l'aria, effettuare delle colmature a cui si aggiungerà olio enologico o pastiglie anti-fioretta per evitare l'acescenza.

Si può ancora fare il "travaso" primaverile.

Prima di imbottigliare il vino nuovo, in Luna calante, è bene disinfettare accuratamente la cantina con fumigazioni a base di zolfo, che si può facilmente realizzare ponendo in un braciere metallico lo zolfo in polvere per i trattamenti alla vite, avanzato dalla stagione precedente.

In cantina è consigliabile non tenere derrate alimentari perché i loro odori guastano il profumo del vino.

Le cantine sopraelevate non sono troppo favorevoli. alla conservazione del vino che esige frescura: nel caso, rimediare in tempo con ventilatori, e riparare i muri esterni con piante rampicanti.

Completare il travaso dei vini.

 

Nella stalla si stia bene attenti a passare dall'alimentazione secca a quella fresca; bisogna andarci con cautela, per non correre il rischio delle malattie intestinali, specialmente nei conigli. L'erba deve essere tagliata almeno da 3 giorni.

 

Nell’alveare, si ripuliscono le arnie delle api.

 

Si pone a schiudere il seme dei bachi.

 

Il canto dell’usignolo, allorché comincia a farsi sentire nelle notti d’aprile, è segno di bel tempo stabile e di definitiva scomparsa dei periodi freddi.


 

Realizzazione grafica a cura di Dario Paganini
Grazie a
Pegacity e Areacom
per averci regalato questo spazio
Si consiglia la visione con IExplorer 4+ 1024x768