Recensione ONLAIN

Aperiodico kollettivo di quisquilie cinematografiche, vacanziere, cultura varia e soprattutto sano kazzeggio...





Numero 216
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BILLY ELLIOT
***
spoiler alert: level 1

Neanche tanto metaforicamente, il cinema è un surrogato del sesso. Si va al cinema perché si è stanchi di copulare, in alternativa ad una bella sega o, in genere, per passarsi via. Al cinema ci puoi andare da solo, in dolce compagnia e, senza particolari drammi, in gruppi più o meno numerosi ed eterogenei. Non devi nemmeno prendere particolari precauzioni, al massimo ci smeni tredici carte.
Billy Elliot è come scopare con la Bellucci e venire in 30 secondi: comunque puoi sempre dire che te la sei fatta. Come nel sesso, chi va al cinema, egoisticamente, cerca soddisfazione. Pubblicizzato come un clone di Full Monty, per sfruttarne al massimo l'onda lunga, Billy Elliot si potrebbe definire, dopo "Grazie, Signora Thatcher" (ricordate? Yorkshire 1989, uno Ewan Mc Gregor cassaintegrato per la chiusura della miniera suona la tromba nella banda di Grimley per darsi un senso e conquistare la bella amata), l'ultimo capitolo della trilogia inglese su musica e disoccupazione. Inutile accennarne la trama. Siamo di fronte ad un vero e proprio genere che pigia sempre sugli stessi tasti. Come una scopata noiosa che parte da un petting con stimolazione orale per chiudersi con la posizione del missionario. Venire vieni, ma è tutto così telefonato che nel fondo ti lascia un senso di vuoto. C'è la mamma morta, il parentado in sciopero perché vogliono chiudere la miniera, la rabbia repressa, l'omologazione e la voglia di fuggire dalla mediocrità, il cunilingus, la diversità, il travestitismo, il riscatto. Ci sarebbe anche la danza a metaforizzare la leggerezza come alternativa a chi la vita la prende a pugni in faccia. Billy appende i guanti al chiodo e sceglie d'indossare le scarpette rosse per fuggire da una realtà che gli fa da sfondo senza coinvolgerlo. Ma perché il parallelismo sessuale? Perché il film è fatto per catturare, per stimolare, per toccare, emozionare, commuovere, divertire e soddisfare. E ci riesce. Gli attori sono bravissimi e convincenti, l'impegno da quel tanto di spessore che gli americani quando ci riescono si danno l'oscar, lo humor ci azzecca. E ne viene fuori un film di quelli che dopo ti fanno sentire meglio perché sai che alla fine puoi farcela, magari per soli trenta secondi ma la Bellucci l'hai trombata.

DA TENERE: Lo sgangherato tip tap del brutto anatroccolo che volteggia come un bellissimo cigno sulle mura grigie dell'Inghilterra proletaria. (E noi lì ad augurarci un'improvvisa incursione dei Monty Python che cantano il loro inno allo sperma).
DA CITARE: L'innocente profferta sessuale dell'amichetta di Billy, così candidamente rifiutata dall'integerrimo protagonista.
 

L'autore che vi saluta è Superpollo.
 

LEGENDA:

    @ 'na bella merda
    * lasciare perdere
   ** cosi' e cosi'
  *** da vedere
 **** grande
***** capolavoro

spoiler alert level: livello di attenzione per eventuali particolari della trama presenti nella recensione;
level 0 = livello minimo, vai tranqui.
level 5 = livello massimo, l'archetipo del gossip.