"DISORDINI CRANIO-CERVICO-MANDIBOLARI" E L’UTILIZZO DEL BITE NELLA DISFUNZIONE DELL’ATM
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Terapia Occlusale |
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L’obiettivo
della terapia occlusale temporanea è quello di modificare lo schema
occlusale del paziente, senza agire in modo permanente sui denti e sulle
altre strutture masticatorie. Si cerca inoltre di collocare la mandibola
in un corretto rapporto con il mascellare superiore, riposizionare il
condilo nella fossa glenoide e favorire un’attività bilateralmente
bilanciata dell’apparato neuro-muscolare. Le
placche occlusali o “bite”, quindi, rappresentano il primo, immediato
e reversibile approccio terapeutico in caso di disfunzione dell’apparato
stomatognatico. L’aspetto
fondamentale da considerare è la presenza o meno di dislocazione
mandibolare in posizione di massima intercuspidazione e l’esigenza di
conferire al paziente una “posizione terapeutica”, tale cioè da
ripristinare il corretto e simmetrico rapporto tra le arcate e la
dimensione verticale eventualmente perduta, con una funzione articolare
accettabile. I
bite possono essere rigidi o resilienti, vale a dire costruiti con
materiali duri oppure soffici e deformabili. Quelli
rigidi sono in resina acrilica (autopolimerizzabile, o polimerizzata a
caldo, o fotopolimerizzabile), oppure misti con struttura in metallo e
parte occlusale in resina; impiegati per il riposizionamento mandibolare. Quelli
in resina morbida sono utilizzati soprattutto nel controllo del
digrignamento notturno (bruxismo) per prevenire le lesioni traumatiche
dentali e negli sport violenti; presentano alcuni inconvenienti: si
consumano molto facilmente e stimolano piuttosto che deprimere l’attività
dei muscoli elevatori.
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Sito ideato e realizzato da Daniele
Marasco studente del C.d.L. Specialistica in Odontoiatria e Protesi
dentaria, presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia della Seconda
Università degli Studi di Napoli.
Corso d'Informatica Odontoiatrica Prof. Massimo Finizio |
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