PREGHIERA IN GENNAIO

Lascia che sia fiorito
Signore il suo sentiero
quando a te la sua anima
e al mondo la sua pelle
dovrà riconsegnare
quando verrà al tuo cielo
là dove in pieno giorno
risplendono le stelle

Quando attraverserà
l'ultimo vecchio ponte
ai suicidi dirà
baciandoli alla fronte
venite in Paradiso
là dove vado anch'io
perché non c'è l'inferno
nel mondo del buon Dio

Fate che giunga a Voi
con le sue ossa stanche
seguito da migliaia
di quelle facce bianche
fate che a Voi ritorni
fra i morti per oltraggio
che al cielo ed alla terra
mostrarono il coraggio

Signori benpensanti
spero non vi dispiaccia
se in cielo, in mezzo ai Santi
Dio fra le sue braccia
soffocherà il singhiozzo
di quelle labbra smorte
che all'odio e all'ignoranza
preferirono la morte

Dio di misericordia
il tuo bel Paradiso
lo hai fatto soprattutto
per chi non ha sorriso
per quelli che han vissuto
con la coscienza pura
l'inferno esiste solo
per chi ne ha paura

Meglio di Lui nessuno
mai ti potrà indicare
gli errori di noi tutti
che poi e vuoi salvare
ascolta la sua voce
che ormai canta nel vento
Dio di misericordia
vedrai sarai contento

Testo: F.De Andrè
Anno di pubblicazione: 1967


MARCIA NUZIALE

Matrimoni per amore matrimoni per forza
ne ho visti d'ogni tipo di gente d'ogni sorta
di poveri straccioni e di grandi signori
di pretesi notai di falsi professori

Ma pure se vivrò fino alla fine del tempo
io sempre serberò il ricordo contento
delle povere nozze di mio padre e mia madre
decisi a regolare il loro amore sull'altare

Fu su un carro di buoi se si vuol esser fianchi
tirato dagli amici spinto dai parenti
che andarono a sposarsi dopo un fidanzamento
durato tanti anni da chiamarlo ormai d'argento
Cerimonia originale strano tipo di festa
la folla ci guardava di occhi fuori dalla testa
eravamo osservati dalla gente civile
che mai aveva visto matrimoni in quello stile
Ed ecco soffia il vento e si porta lontano
il cappello che mio padre tormentava in una mano
ecco cade la pioggia da un cielo mal disposto
deciso ad impedire le nozze ad ogni costo
Ed io non scorderò mai la sposa in pianto
cullava come un bimbo quei suoi fiori di campo
ed io per consolarla io con la gola tesa
suonavo la mia armonica come un organo da chiesa
Mostrando i pugni nudi gli amici tutti quanti
gridarono: "Per Giove le nozze vanno avanti
per la gente bagnata per gli dei dispettosi
le nozze vanno avanti viva viva gli sposi"

Testo: F.De Andrè (traduzione di “La marche nuptiale” di G.Brassens)
Anno di pubblicazione: 1967


SPIRITUAL

Dio del cielo se mi vorrai
in mezzo agli altri uomini mi cercherai
Dio del cielo se mi cercherai
nei campi di granturco mi troverai

Dio del cielo se mi vorrai amare
scendi dalle stelle e vienimi a cercare
oh Dio del cielo se mi vorrai amare
scendi dalle stelle e vienimi a cercare

Le chiavi del cielo non ti voglio rubare
ma un attimo di gioia me lo puoi regalare
Le chiavi del cielo non ti voglio rubare
ma un attimo di gioia me lo puoi regalare

Oh Dio del cielo se mi vorrai amare
scendi dalle stelle e vienimi a cercare
oh Dio del cielo se mi vorrai amare
scendi dalle stelle e vienimi a cercare

Senza di te non so più dove andare
come una mosca cieca che non sa più volare
senza di te non so più dove andare
come una mosca cieca che non sa più volare

Oh Dio del cielo se mi vorrai amare
scendi dalle stelle e vienimi a salvare
oh Dio del cielo se mi vorrai amare
scendi dalle stelle e vienimi a salvare

E se ci hai regalato il pianto ed il riso
noi qui sulla terra non l'abbiamo diviso
e se ci hai regalato il pianto ed il riso
noi qui sulla terra non l'abbiamo diviso

Oh Dio del cielo se mi vorrai amare
scendi dalle stelle e vienimi a cercare
oh Dio del cielo se mi vorrai amare
scendi dalle stelle e vienimi a salvare

Oh Dio del cielo se mi cercherai
in mezzo agli altri uomini mi troverai
oh Dio del cielo se mi cercherai
nei campi di granturco mi troverai

Dio del cielo io ti aspetterò
nel cielo e sulla terra io ti cercherò

Oh Dio del cielo...

Testo: F.De Andrè
Anno di pubblicazione: 1967


SI CHIAMAVA GESU'

Venuto da molto lontano
a convertire bestie e gente
non si può dire non sia servito a niente
perché prese la terra per mano
vestito di sabbia e di bianco
alcuni lo dissero santo
per altri ebbe meno virtù
si faceva chiamare Gesù

Non intendo cantare la gloria
né invocare la grazia o il perdono
di chi penso non fu altri che un uomo
come Dio passato alla storia
ma inumano è pur sempre l'amore
di chi rantola senza rancore
perdonando con l'ultima voce
chi lo uccide tra le braccia d'una croce

E per quelli che l'ebbero odiato
nel Getsemani pianse l'addio
come per chi lo adoro come Dio
che gli disse: "Sii sempre lodato"
per chi gli portò in dono alla fine
una lacrima una treccia di spine
accettando ad estremo saluto
la preghiera e l'insulto e lo sputo

E morì come tutti si muore
come tutti cambiando colore
non si può dire che sia servito a molto
perché il male dalla Terra non fu tolto
ebbe forse un po' troppe virtù
ebbe un volto ed un nome Gesù
di Maria dicono fosse il figlio
sulla croce sbiancò come un giglio

Testo: F.De Andrè
Anno di pubblicazione: 1967


LA CANZONE DI BARBARA

Chi cerca una bocca infedele
che sappia di fragola e miele
in lei la troverà Barbara
in lei la bacerà Barbara

Lei sa che ogni letto di sposa
è fatto di ortica e mimosa
per questo ad un'altra età Barbara
l'amore vero rimanderà Barbara

E intanto lei gioca all'amore
scherzando con gli occhi ed il cuore
di chi forse la odierà Barbara
ma poi la perdonerà Barbara

E il vento di sera la invita
a sfogliare la sua margherita
per ogni amore che se ne va
lei lo sa un altro petalo fiorirà
per Barbara

Testo: F.De Andrè
Anno di pubblicazione: 1968


VIA DEL CAMPO

Via del Campo c'è una graziosa
gli occhi grandi color di foglia
tutta notte sta sulla soglia
vende a tutti la stessa rosa

Via del Campo c'è una bambina
con le labbra color rugiada
gli occhi grigi come la strada
nascon fiori dove cammina

Via del Campo c'è una puttana
gli occhi grandi color di foglia
se di amarla ti vien la voglia
basta prenderla per la mano

E ti sembra di andare lontano
lei ti guarda con un sorriso
"Non credevi che il paradiso
fosse solo lì al primo piano"

Via del Campo ci va un illuso
a pregarla di maritare
a vederla salire le scale
fino a quando il balcone è chiuso

Ama e ridi se amor risponde
piangi forte se non ti sente
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior

Testo: F.De Andrè
Anno di pubblicazione: 1967


CARO AMORE
(sostituita in seguito da "La stagione del tuo amore")

Caro amore
nei tramonti d'aprile
caro amore
quando il sole si uccide
oltre le onde
puoi sentire piangere e gioire
anche il vento ed il mare.

Caro amore
così un uomo piange
caro amore
al sole, al vento e ai verdi anni
che cantando se ne vanno
dopo il mattino di maggio
quando sono venuti
e quando scalzi
e con gli occhi ridenti
sulla sabbia scrivevamo contenti
le più ingenue parole.

Caro amore
i fiori dell'altr'anno
caro amore
sono sfioriti e mai più
rifioriranno
e nei giardini ad ogni inverno
ben più tristi sono le foglie.

Caro amore
così un uomo vive
caro amore
e il sole e il vento e i verdi anni
si rincorrono cantando
verso il novembre a cui
ci vanno portando
e dove un giorno con un triste sorriso
ci diremo tra le labbra ormai stanche
"eri il mio caro amore".

(Nota: Musica tratta dal "Concerto di Aranjuez" - Adagio - di J.Rodrigo)

Testo: F.De Andrè
Anno di pubblicazione: 1967


LA STAGIONE DEL TUO AMORE

La stagione del tuo amore
non è più la primavera
ma nei giorni del tuo autunno
hai la dolcezza della sera
se un mattino fra i capelli
troverai un po' di neve
nel giardino del tuo amore
verrò a raccogliere il bucaneve

passa il tempo sopra il tempo
ma non devi aver paura
sembra correre come il vento
però il tempo non ha premura
piangi e ridi come allora
ridi e piangi e ridi ancora
ogni gioia ogni dolore
poi ritrovarli nella luce di un'ora

passa il tempo sopra il tempo
ma non devi aver paura
sembra correre come il vento
però il tempo non ha premura
piangi e ridi come allora
ridi e piangi e ridi ancora
ogni gioia ogni dolore
puoi ritrovarli nella luce di un'ora

Testo: F.De Andrè
Anno di pubblicazione: 1967


BOCCA DI ROSA

La chiamavano Bocca di Rosa
metteva l'amore metteva l'amore
la chiamavano Bocca di Rosa
metteva l'amore sopra ogni cosa

Appena scesa alla stazione
del paesino di Sant'Ilario
tutti s'accorsero con uno sguardo
che non si trattava d'un missionario

C'è chi l'amore lo fa per noia
chi se lo scegliere per professione
Bocca di Rosa né l'uno né l'altro
lei lo faceva per passione

Ma la passione spesso conduce
a soddisfare le proprie voglie
senza indagare se il concupito
ha il cuore libero oppure ha moglie

E fu così che da un giorno all'altro
Bocca di Rosa si tirò addosso
l'ira funesta delle cagnette
a cui aveva sottratto l'osso

Ma le comari d'un paesino
non brillano certo in iniziativa
le contromisure fino a quel punto
si limitavano all'invettiva

Si sa che la gente dà buoni consigli
sentendosi come Gesù nel tempio
si sa che la gente dà buoni consigli
se non può più dare cattivo esempio

Così una vecchia mai stata moglie
senza mai figli senza più voglie
si prese la briga e di certo il gusto
di dare a tutte il consiglio giusto

E rivolgendosi alle contenute
le apostrofò con parole argute:
"Il furto d'amore sarà punito"
disse "dall'ordine costituito"

E quelle andarono dal commissario
e dissero senza parafrasare:
"Quella schifosa ha già troppi clienti
più di un consorzio alimentare"

Ed arrivarono quattro gendarmi
con i pennacchi con i pennacchi
ed arrivarono quatto gendarmi
con i pennacchi e con le armi

Spesso gli sbirri e i carabinieri
al proprio dovere vengono meno
ma non quando sono in alta riforme
e l'accompagnano al primo treno

Alla stazione c'erano tutti
dal commissario al sacrestano
altra stazione c'erano tutti
con gli occhi rossi e il cappello in mano

A salutare chi per un poco
senza pretese senza pretese
a salutare chi per un poco
portò l'amore nel paese

C'era un cartello giallo
con una scritta nera
diceva: "Addio Bocca di Rosa
con te se ne parte la primavera"

Ma una notizia un po' originale
non ha bisogno di alcun giornale
come una freccia dall'arco scocca
vola veloce di bocca in bocca

E alla stazione successiva
molta più gente di quando partiva
chi manda un bacio chi getta un fiore
chi si prenota per due ore

Persino il parroco che non disprezza
fra un miserere e un'estrema unzione
il bene effimero della bellezza
la vuole accanto in processione

E con la Vergine in prima fila
e Bocca di Rosa poco lontano
si porta a spasso per il paese
l'amore sacro e l'amor profano

Testo: F.De Andrè
Anno di pubblicazione: 1967


LA MORTE

La morte verrà all'improvviso
avrà le tue labbra i tuoi occhi
ti coprirà d'un velo bianco
addormentandosi al tuo fianco
nell'ozio nel sonno in battaglia
verrà senza darti avvisaglia
la morte va a colpo sicuro
non suona il corno né il tamburo
madonna che in limpida fonte
ristori le membra stupende
la morte non ti vedrà in faccia
avrà il tuo seno e le tue braccia

Prelati notabili e conti
sull'uscio piangeste ben forte
chi bene condusse sua vita
male sopporterà sua morte
straccioni che senza vergogna
portaste il cilicio o la gogna
partirvene non fu fatica
perché la morte vi fu amica
guerriero che in punta di lancia
dal suolo d'Oriente alla Francia
di stragi menasti in gran vanto
e fra i nemici il lutto e il pianto
di fronte all'estrema nemica
non vale coraggio o fatica
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore

Testo: F.De Andrè
(traduzione di “Le verger du roi Louis” di G.Brassens)
Anno di pubblicazione: 1967


CARLO MARTELLO RITORNA DALLA BATTAGLIA DI POITIERS

Re Carlo tornava dalla guerra
lo accoglie la sua terra cingendolo d'allor
al sol della calda primavera
lampeggia l'armatura del sire vincitor
il sangue del Principe e del Moro
arrossano il cimiero d'identico color
ma più che del corpo le ferite
da Carlo son sentite le bramosie d'amor
"Se ansia di gloria, sete d'onore
spegne la guerra al vincitore
non ti concede un momento per fare all'amore.
Chi poi impone alla sposa soave
di castità la cintura, ahimè, è grave,
in battaglia può correre il rischio di perder la chiave"

Così si lamenta il re cristiano,
s'inchina intorno il grano, gli son corona i fiori
lo specchio di chiara fontanella
riflette fiero in sella dei mori il vincitor
quand'ecco nell'acqua si compone
mirabile visione il simbolo d'amor
nel folto di lunghe trecce bionde
il seno si confonde ignudo in pieno sol

"Mai non fu vista cosa più bella,
mai io non colsi siffatta pulzella"
disse re Carlo scendendo veloce di sella
"Deh! Cavaliere non v'accostate
già d'altri è gaudio quel che cercate
ad altra più facile fonte la sete calmate"

Sorpreso da un dire sì deciso
sentendosi deriso re Carlo s'arrestò
Ma più dell'onor poté il digiuno
fremente l'elmo bruno il sire si levò
codesta era l'arma sua segreta
da Carlo spesso usata in gran difficoltà
alla donna apparve un gran nasone
un volto da caprone ma era Sua Maestà
"Se voi non foste il mio sovrano"
Carlo si sfila il pesante spadone
"Non celerei il disio di fuggirvi lontano
Ma poiché siete il mio signore"
Carlo si toglie l'intero gabbione
"Debbo concedermi spoglia ad ogni pudore"

Cavaliere lui era assai valente
ed anche in quel frangente d'onor si ricoprì
e giunto alla fin della tenzone
incerto sull'arcione tentò di risalir
veloce lo arpiona la pulzella
repente una parcella presenta al suo Signor
"Deh! Proprio perché noi siete il sire
fan cinquemila lire, è un prezzo di favor"
"È mai possibile oh porco di un cane
che le avventure in codesto reame
debban risolversi tutte con grandi puttane
Anche sul prezzo c'è poi da ridire,
ben mi ricordo che pria di partire
v'eran tariffe inferiori alle tremila lire"

Ciò detto agì da gran cialtrone
con balzo da leone in sella si lanciò
frustando il cavallo come un ciuco
fra i glicini e il sambuco il re si dileguò

Re Carlo tornava dalla guerra
lo accoglie la sua terra cingendolo d'allor
al sol della calda primavera
lampeggia l'armatura del sire vincitor

Testo: F.De Andrè – P.Villaggio
Anno di pubblicazione 1963