LA BALLATA DELL'AMORE CIECO (O DELLA VANITA')

Un uomo onesto un uomo probo

s'innamorò perdutamente

d'una che non lo amava niente

gli disse "Portami domani"

gli disse "Portami domani

il cuore di tua madre per i miei cani"

lui dalla madre andò e l'uccise

dal petto il cuore le strappò

e dal suo amore ritornò

 

Non era il cuore non era il cuore

non le bastava quell'orrore

voleva un'altra prova del suo cieco amore

Gli disse "Amor se mi vuoi bene"

gli disse "Amor se mi vuoi bene"

tagliati dai polsi le quattro vene"

le vene ai polsi lui si tagliò

e come il sangue ne sgorgò

correndo come un pazzo da lei tornò

 

Gli disse lei ridendo forte

gli disse lei ridendo forte

"L'ultima tua prova sarà la morte"

e mentre il sangue lento usciva

e ormai cambiava il suo colore

la Vanità fredda gioiva

un uomo s'era ucciso per il suo amore

 

Fuori soffiava dolce il vento

ma lei fu presa da sgomento

quando lo vide morir contento

morir contento e innamorato

quando a lei niente era restato

non il suo amore non il suo bene

ma solo il sangue secco delle sue vene

 

Testo: F.De Andrè

Anno di pubblicazione: 1966

 

 

AMORE CHE VIENI, AMORE CHE VAI

Quei giorni perduti a rincorrere il vento

a chiederci un bacio e volerne altri cento

un giorno qualunque li ricorderai

amore che fuggi da me tornerai

un giorno qualunque li ricorderai

amore che fuggi da me tornerai

E tu che con gli occhi di un altro colore

mi dici le stesse parole d'amore

fra un mese, fra un anno, scordate le avrai

amore che vieni da me fuggirai

fra un mese, fra un anno, scordate le avrai

amore che vieni da me fuggirai

Venuto dal sole o da spiagge gelate

perduto in novembre o col vento d'estate

io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai

amore che vieni, amore che vai

io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai

amore che vieni, amore che vai

 

Testo: F.De Andrè

Anno di pubblicazione: 1966

 

LA BALLATA DELL'EROE

Era partito per fare la guerra

per dare il suo aiuto alla sua terra

gli avevano dato le mostrine e le stelle

e il consiglio di vendere cara la pelle

 

E quando gli dissero di andare avanti

troppo lontano si spinse a cercare la verità

ora che è morto la Patria si gloria

d'un altro eroe alla memoria

 

Ma lei che lo amava aspettava il ritorno

d'un soldato vivo d'un eroe morto che ne farà?

se accanto nel letto le è rimasta la gloria

d'una medaglia alla memoria

 

Testo: F.De Andrè

Anno di pubblicazione: 1961

 

LA CANZONE DI MARINELLA

Questa di Marinella è la storia vera

che scivolò nel fiume a primavera

ma il vento che la vide così bella

dal fiume la portò sopra una stella

 

Sola senza il ricordo di un dolore

vivevi senza il sogno di un amore

ma un Re senza corona e senza scorta

bussò tre volte un giorno alla tua porta

 

Bianco come la luna il suo cappello

come l'amore rosso il suo mantello

tu lo seguisti senza una regione

come un ragazzo segue l'aquilone

 

E c'era il sole e avevi gli occhi belli

lui ti baciò le labbra ed i capelli

c'era la luna e avevi gli occhi stanchi

lui pose le sue mani sui tuoi fianchi

 

Furono baci e furono sorrisi

poi furono soltanto i fiordalisi

che videro con gli occhi delle stelle

fremere al vento e ai baci la tua pelle

 

Dicono poi che mentre ritornarvi

nel fiume, chissà come, scivolavi

e lui che non ti volle creder morta

bussò cent'anni ancora alla tua porta

 

Questa è la tua canzone Marinella

che sei volata in cielo su una stella

e come tutte le più belle cose

vivesti solo un giorno come le rose

e come tutte le più belle cose

vivesti solo un giorno come le rose

 

Testo: F.De Andrè

Anno di pubblicazione: 1964

 

FILA LA LANA

Nella guerra di Valois

il signor Divlie è morto

se sia stato un prode eroe

non si sa non è ancor certo

ma la dama abbandonata

lamentando la sua morte

per mill'anni e forse ancora

piangerà la triste sorte

 

Fila la lana fila i tuoi giorni

illuditi ancora che lui ritorni

libro di dolci sogni d'amore

apri le pagine sul suo dolore

 

Son tornati a cento e a mille

i guerrieri di Valois

son tornati alle famiglie

ai palazzi alle città

ma la dama abbandonata

non ritroverà il suo amore

e il gran ceppo nel cammino

non varrà a scaldarle il cuore

 

Fila la lana fila i tuoi giorni

illuditi ancora che lui ritorni

libro di dolci sogni d'amore

apri le pagine al suo dolore

 

Cavalieri che in battaglia

ignorate la paura

stretta sia la vostra maglia

ben temprata l'armatura

al nemico che vi assalta

siate presti a dar risposta

perché dietro a quelle mura

vi s'attende senza sosta

 

Fila la lana fila i tuoi giorni

illuditi ancora che lui ritorni

libro di dolci sogni d'amore

chiudi le pagine sul suo dolore

 

Testo: F.De Andrè

Anno di pubblicazione: 1965

 

LA CITTÀ VECCHIA

Nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi

ha già troppi impegni per scaldar la gente d'altri paraggi

una bimba canta la canzone antica della donnaccia

quel che ancor non sai tu lo imparerai solo qui fra le mie braccia

e se alla sua età le difetterà la competenza

presto affinerà le capacità con l'esperienza

dove sono andati i tempi d'una volta per Giunone

quando ci voleva per fare il mestiere anche un po' di vocazione?

 

Una gamba qua una gamba là gonfi di vino

quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino

li troverai là col tempo che fa estate e inverno

a stratracannare a stramaledir le donne il tempo ed il governo

loro cercan là la felicità dentro a un bicchiere

per dimenticare d'esser stati presi per il sedere

ci sarà allegria anche in agonia col vino forte

porteran sul viso l'ombra d'un sorriso fra le braccia della morte

 

Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone

forse quella che sola ti può dare una lezione

quella che di giorno chiami con disprezzo "Pubblica moglie"

quella che di notte stabilisce il prezzo

alle sue voglie

 

(quella che di giorno chiami con disprezzo specie di troia

quella che di notte stabilisce il prezzo

       alla tua gioia – (versione censurata))

 

tu la cercherai tu la invocherai più d'una notte

ti alzerai disfatto rimandando tutto al ventisette

quando incasserai delapiderai mezza pensione

diecimila lire per sentirti dire "Micio bello e bamboccione"

 

Se t'inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli

in quell'aria spessa carica di sale gonfia di odori

lì ci troverai i ladri gli assassini e il tipo strano

quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano

se tu penserai e giudicherai da buon borghese

li condannerai a cinquemila anni più le spese

ma se capirai se li cercherai fino in fondo

se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo

 

Testo: F.De Andrè

Anno di pubblicazione: 1965

 

LA BALLATA DEL MICHE'

Quando hanno aperto la cella

era già tardi perché

con una corda sul collo

freddo pendeva Miche'

tutte le volte che un gallo

sento cantar penserò

a quella notte in prigione

quando Miche' s'impiccò

 

Stanotte Miche'

si è impiccato ad un chiodo perché

non poteva restare

vent'anni in prigione

lontano da te

nel buio Miche'

se n'è andato sapendo che a te

non poteva mai dire

che aveva ammazzato

perché amava te

io so che Miche'

ha voluto morire perché

gli restasse il ricordo

del bene profondo

che aveva per te

 

Vent'anni gli avevano dato

la Corte decise così

perché un giorno aveva ammazzato

chi voleva rubargli Mari'

lo avevan perciò condannato

vent'anni in prigione a marcir,

però adesso che lui s'è impiccato

la porta gli devono aprire.

 

Se pure Miche'

non ti ha scritto spiegando perché

se n'è andato dal mondo

tu sai che l'ha fatto

soltanto per te

domani alle tre

nella fossa comune cadrà

senza il prete e la messa

perché di un suicida non hanno pietà

domani alle tre

nella terra bagnata sarà

e qualcuno una croce

col nome e la data

su lui pianterà

e qualcuno una croce

col nome e la data

su lui pianterà

 

Testo: F.De Andrè

Anno di pubblicazione: 1961

 

LA CANZONE DELL'AMORE PERDUTO

Ricordi sbocciavan le viole

con le nostre parole:

"Non ci lasceremo mai

mai e poi mai"

Vorrei dirti ora le stesse cose

ma come fan presto amore

ad appassir le rose

così per noi

L'amore che strappa i capelli

è perduto ormai

non resta che qualche svogliata carezza

e un po' di tenerezza

 

E quando ti troverai in mano

dei fiori appassiti

al sole d'un aprile

ormai lontano li rimpiangerai

ma sarà la prima

che incontri per strada

che tu coprirai d'oro

per un bacio mai dato

per un amore nuovo

 

E sarà la prima

che incontri per strada

che tu coprirai d'oro

per un bacio mai dato

per un amore nuovo

 

Testo: F.De Andrè

Anno di pubblicazione: 1965

 

LA GUERRA DI PIERO

Dormi sepolto in un campo di grano

non è la rosa non è il tulipano

che ti fan veglia dall'ombra dei fossi

ma sono mille papaveri rossi

 

"Lungo le sponde del mio torrente

voglio che scendano i lucci argentati,

non più i cadaveri dei soldati

portati in braccio dalla corrente"

Così dicevi ed era d'inverno

e come gli altri verso l'inferno

te ne vai triste come chi deve

il vento ti sputa in faccia la neve

 

Fermati Piero fermati adesso

lascia che il vento ti passi un po' addosso

dei morti in battaglia ti porti la voce

chi diede la vita ebbe in cambio una croce

Ma tu non lo udisti e il tempo passava

con le stagioni a passo di giava

ed arrivasti a varcar la frontiera

in un bel giorno di primavera

 

E mentre marciavi con l'anima in spalle

vedesti un uomo in fondo alla valle

che aveva il tuo stesso identico umore

ma la divisa di un altro colore

 

Sparagli Piero sparagli ora

e dopo un colpo sparagli ancora

fino a che tu non lo vedrai esangue

cadere in terra a coprire il suo sangue

"E se gli sparo in fronte o nel cuore

soltanto il tempo avrà per morire,

ma il tempo a me resterà per vedere,

vedere gli occhi di un uomo che muore"

 

E mentre gli usi questa premura

quello si volta ti vede ha paura

ed imbracciata l'artiglieria

non ti ricambia la cortesia

 

Cadesti a terra senza un lamento

e ti accorgesti in un solo momento

che il tempo non ti sarebbe bastato

a chieder perdono per ogni peccato

 

Cadesti a terra senza un lamento

e ti accorgesti in un solo momento

che la tua vita finiva quel giorno

e non ci sarebbe stato ritorno

 

"Ninetta mia crepare di maggio

ci vuole tanto troppo coraggio

Ninetta bella dritto all'inferno

avrei preferito andarci in inverno"

 

E mentre il grano ti stava a sentire

dentro alle mani stringevi il fucile

dentro alla bocca stringevi parole

troppo gelate per sciogliersi al sole

 

Dormi sepolto in un campo di grano

non è la rosa non è il tulipano

che ti fan veglia all'ombra dei fossi

ma sono mille papaveri rossi

 

Testo: F.De Andrè

Anno di pubblicazione: 1964

 

IL TESTAMENTO

Quando la morte mi chiamerà

forse qualcuno prosterà

dopo aver letto nel testamento

quel che gli lascio in eredità

non maleditemi non serve a niente

tanto all'inferno ci sarò già

 

Ai protettori delle battone

lascio un impiego da ragioniere

perché provetti nel loro mestiere

rendano edotta la popolazione

ad ogni fine di settimana

sopra la rendita di una puttana

ad ogni fine di settimana

sopra la rendita di una puttana

 

Voglio lasciare a Biancamaria

che se ne sfrega della decenza,

un attestato di benemerenza

che al matrimonio le spiani la via

con tanti auguri per chi c'è caduto

di conservarsi felice e cornuto

con tanti auguri per chi c'è caduto

di conservarsi felice cornuto

 

Sorella Morte lasciami il tempo

di terminare il mio testamento

lasciami il tempo di salutare

di riverire di ringraziare

tutti gli artefici del girotondo

intorno al letto di un moribondo

 

Signor Becchino mi ascolti un poco

il suo lavoro a tutti non piace

non lo considerano tanto un bel gioco

coprir di terra chi riposa in pace

ed è per questo che io mi onoro

nel consegnare le la vanga d'oro

ed è per questo che io mi onoro

nel consegnare la vanga d'oro

 

Per quella candida vecchia Contessa

che non si muove più dal mio letto

per estirparmi l'insana promessa

di riservarle i miei numeri al lotto

non vedo l'ora di andar fra i dannati

per riferirglieli tutti sbagliati

non vedo l'ora di andar fra i dannati

per riferirglieli tutti sbagliati

 

Quando la morte mi chiederà

di restituirle la libertà

forse una lacrima forse una sola

sulla mia tomba si spenderà

forse un sorriso forse uno solo

dal mio ricordo germoglierà

 

Se dalla carne mia già corrosa

dove il mio cuore ha battuto il tempo

dovesse nascere un giorno una rosa

la do alla donna che mi offrì il suo pianto

per ogni palpito del suo cuore

le rendo un petalo rosso d'amore

per ogni palpito del suo cuore

le rendo un petalo rosso d'amore

 

A te che fosti la più contesa

la cortigiana che non si dà a tutti

ed ora all'angolo di quella chiesa

offri le immagini ai belli ed ai brutti

lascio le note di questa canzone

canto il dolore della tua illusione

a te che sei per tirare avanti

costretta a vendere Cristo e i santi

 

Quando la morte mi chiamerà

nessuno al mondo si accorgerà

che un uomo è morto senza parlare

senza sapere la verità

che un uomo è morto senza pregare

fuggendo il peso della pietà

 

Cari fratelli dell'altra sponda

cantammo in coro giù sulla terra

amammo in cento l'identica donna

partimmo in mille per la stessa guerra

questo ricordo non vi consoli

quando si muore, si muore soli

questo ricordo non vi consoli

quando si muore si muore soli

 

Testo: F.De Andrè

Anno di pubblicazione: 1963