di Fabrizio Manzoni

Sabato 24 maggio è il giorno del matrimonio di Simona e Gianluca, ma è anche il mio "debutto" in pubblico con la chitarra.
Non un palco, un palazzetto, o un locale, ma una Chiesa, l'atmosfera commuovente e traboccante di sentimenti ed emozioni di una cerimonia nuziale. Per me, sabato 24 maggio è stata la mia prima volta, particolare, strana, l'emozione di sentire uscire il proprio suono amplificato dall'ampli, tenere il tempo e la coordinazione con l'altra ragazza che suonava, sentire il coro dietro che seguiva il mio ritmo, che si adeguava. Non ho suonato pezzi che mi prendono, ma canzoni di Chiesa (avrei voluto eseguire anche "Ti sento", peccato per gli sposi che non hanno voluto) E poi le molteplici idee che mi sono venute nel provare pezzi, per dare un'aria nuova a quei canti così melensi e sdolcinati. Beh, mi sembra che sia chiaro che sono contento di aver suonato, la mia vittoria è stata nell'averlo fatto. Ho trovato la soddisfazione, la carica, l'energia per mettere un po' di me stesso in mezzo a quelle note, e alla fine il risultato è stato ottimo, lo è stato tutto l'insieme ottimo. Anche le prove mi hanno fatto vincere ancora qualche battaglia aperta con il passato. Espormi, non avere paura e vergogna di quello che facevo. Arrivavo, aprivo la mia custodia, e iniziavo a scaldarmi le dita.....esistevo solo io e la chitarra, mi costruivo un mondo mio, in mezzo a quella gente che mi ha sempre giudicato (avete presente "Quella che non sei"), allora proprio li, solo con la mia chitarra e con la mia passione, non ho minimamente cagato nessuno, e queste persone piano piano, sono venute a cercarmi, ho attirato l'attenzione mi hanno visto con occhi diversi. E quando le dita (ancora un po' legate) hanno iniziato a correre sulla tastiera, la curiosità nel vedermi in questa nuova veste si è trasformata in piacevole sorpresa, e gli occhi e le lingue che hanno giudicato, ora stavano approvando. L'esordio è arrivato, con la tensione, la paura, il dire "non devo fallire, non devo sbagliare". E allora iniziamo, il primo canto va liscio, abbiamo avuto poco tempo per provare tra un'influenza e l'altra, ma l'attacco e soprattutto il finale è perfetto. L'altra chitarrista mi sussurra un "bravo", e lei è da almeno 10 anni che suona. Il secondo canto è panico. Non l'abbiamo mai provato assieme, è un canto vecchio, si sa, ma non l'ho mai suonato in coppia, l'ho provato da solo. La ritmica è totalmente differente, ma mi adeguo, alla fine sono soddisfattissimo, ho trovato la strada giusta. Il bello è arrivato con "Dolce è sentire". Violino, Organo, acustica, elettrica. Le mie pennate leggere, ma decise con l'elettrica, che si fondevano alla perfezione con gli altri timbri...e poi quel DO finale, leggero lento, fatto da me con la mia "Yamaha", che mi faceva venire la pelle d'Oca e che strappava un "grazie" commosso della sposa. E poi il canto finale, il più facile, allegro, con me che prendevo troppo la mano e andavo troppo veloce, e poi l'enorme soddisfazione dell'applauso finale dei presenti al coro e ai chitarristi (si ero io uno dei chitarristi!), lo stupore di chi mi chiedeva quando avevo iniziato a suonare e gli rispondevo da "settembre" e rispondeva "Da così poco?". E ora cosa rimane? Il ricordo che quel 24 maggio è stato il mio esordio, ma rimane anche un po' la paura che possa essere la classica prima e unica volta, mi rimane l'esigenza di ripetere, l'esigenza di fare musica in tutta libertà, senza calcoli, tempo e inibizioni. Godere della musica e per la musica e basta.

Febbraio2002
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