Anno 2 Numero 41 Mercoledì 15.01.03 ore 23.45

 

Direttore Responsabile Guido Donati
 

 

Ho solo 17 anni

di Pasquale Colaps

Daniele alzati sono le sette. La voce di mia madre, come sveglia è rassicurante, fa parte degli odori del mio letto, è inserita nel caffè che arriva dopo pochi minuti, è la certezza del risveglio, mi sveglia mia madre, lei mi vuole bene, lei ha sofferto per mettermi al mondo, devo essergli riconoscente, avrebbe potuto abortire quando gli hanno detto che avrebbe corso dei pericoli. 
No, lei disse che avrebbe portato avanti la gravidanza, costi quel che costi. 
Si mi ha informato di quanti sacrifici ha fatto per me, nel dirmelo ha pensato a me, a me solo, mi dice sempre: io lo dico per te, potevi non nascere, invece... devi voler bene alla vita, e a Mamma. Mamma che bel suono questa parola, un’aspirina sull’influenza, la tachipirina sulla febbre alta, che bella parola Mamma.
Daniele è tardi devi alzarti, ah ricordati che oggi è sabato mi devi portare la paga settimanale, certo lo so, mi ricordo che oggi è sabato, ti devo duecento euro, d’accordo ci vediamo stasera, mi chiudo la porta alle spalle, scendo scale conosciute, ciao Dante saluto il portiere, e un secondo dopo penso già a come trovare i duecento euro.
Non lavoro, mia madre non lo sa, e io non posso dirglielo, (fa già tanti sacrifici per me) Dani fatti venire qualche idea, potrei fare uno scippo, è veloce rapido a basso rischio, no è contro i miei principi, Mamma dice che bisogna stare sempre dalla parte dei più deboli, ci sono rapino un piccolo supermercato di periferia, semplice, veloce, basta una pistola giocattolo, magari ci trovo anche di più di duecento euro.
Individuo il supermercato, entro compro un barattolo di nutella, intanto mi guardo intorno, ci sono solo due casse, non aperte contemporaneamente, forse, solo nei giorni di maggiore afflusso le aprono tette e due, la cassiera è grassa questo mi facilita, non ha neanche l’aria sveglia, dietro il banco c’è una coppia di anziani, l’ideale, lenti nei riflessi, la cassa è distanziata dal banco quanto basta per uscire in fretta prima che dal banco qualcuno possa intervenire.
In questo quartiere nessuno mi conosce. Venendo ho anche controllato la strada più sicura per il ritorno, arrivo con il motorino che lascio a duecento metri dal supermercato, mi avvicino a piedi, entro, e in quel momento sento mani in alto questa è una rapina, mi rendo conto che non sono io a parlare, qualcuno mi ha preceduto, faccio per alzare le mani, si alza anche il giubbotto, si vede il calcio della mia pistola, lui mi guarda negli occhi, ricambio lo sguardo, apre la bocca e mi dice, poliziotto volevi fare l’eroe, no veramente ero venuto, zitto stronzo, non ti faccio guadagnare una medaglia sulla mia pelle, sento un gran bruciore alla bocca dello stomaco, la maglietta bianca inizia a tingersi di rosso, le gambe sono pesanti, mi muovo a fatica, cado in ginocchio, la mia schiena si appoggia a un bancone, una pila di detersivi non mi permette di scivolare, la vita mi sfugge, la proprietaria del negozio urla, eroe ci voleva difendere. Mamma dice sempre, far del bene paga nella vita. Sento le ultime forze lasciarmi, un pensiero mi abbatte, come dico a MAMMA che non ho la paga settimanale da darle.

 

 

 

 

Fregene ore 11

 

Elena

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