Kom Umm el-Atl/Bakchias si trova a Nord-Est del Fayyum, nel
deserto che lambisce i campi coltivati, circa 90 km a Sud-Ovest del Cairo.
Bakchias è il nome attribuito all'insediamento al momento della sua
fondazione, avvenuta nel III secolo a.C. nell'ambito della bonifica posta
in atto da Tolemeo II nel nomo Arsinoite (oggi El-Fayyum). Esso si
presenta come una vasta area di circa 340.000 m2 di forma vagamente
circolare al cui interno vi sono notevoli dislivelli dovuti alla presenza
di alte dune, che talora superano i 10 metri di altezza rispetto alla
pianura circostante. Le dune più alte si dispongono a semicerchio lungo
il perimetro settentrionale e occidentale dell'area; al centro del sito
invece vi sono zone prive di accumuli di sabbia.
Come lo scavo ha dimostrato e come si osserva anche in superficie, le dune
nascondono edifici e non sono dunque solo accumuli di sabbia portata dal
vento dal vicino deserto; viceversa, la mancanza di tali accumuli al
centro e a Sud del kom è dovuta quasi certamente all'azione demolitrice
dei sebbakhin (agricoltori in cerca di sostanze fertilizzanti), come del
resto è accaduto anche negli altri siti greco-romani del Fayyum per i
quali abbiamo testimonianza diretta di come tra la fine del secolo scorso
e i primi trent'anni del nostro secolo sia avvenuta l'asportazione di
grandi quantitativi di sabbia e di materiali organici dei livelli
antropici.
Da una attenta osservazione di superficie e dall'analisi dei risultati
emersi dallo scavo, si evince una situazione stratigrafica molto
complessa: il kom, o le parti meglio conservate di esso, risulta
pluristratificato a causa del continuo innalzamento del piano di calpestio
stradale dovuto ad una serie di fattori, tra i quali l'accumulo di sabbia
portata dal vento. Fino ad ora sono stati individuati 4 livelli abitativi
che si dispongono su un arco di tempo che va verosimilmente dal III secolo
a.C. alla fine del III o inizi del IV d.C. Successivamente, vale a dire
probabilmente dal IV secolo, la popolazione, ormai molto ridotta
numericamente, si concentrò in un'area più vicina ai campi coltivati e
in cui erano concentrati i laboratori per la trasformazione alimentare
(mulini, frantoi ecc.), attualmente denominata Kom Sud di Bakchias, la più
esposta all'azione dei sebbakhin e quindi la più livellata.
Scavi
Il sito fu scavato da una Missione ufficiale solo nel 1896, per 7
settimane, allo scopo di rinvenire e recuperare principalmente papiri. La
Missione era diretta da B.P. Grenfell e D.G. Hogarth, a cui si aggiunse più
tardi A.S. Hunt, ed era finanziata dall'Egypt Exploration Fund di Londra.
Gli scavi sono ripresi nel 1993 da parte della Missione Archeologica
Congiunta delle Università di Bologna e di Lecce, sotto la direzione dei
prof. Sergio Pernigotti e Mario Capasso.
Dal 1993 al 1995 il lavoro è stato concentrato su un'area abitativa
situata all'estremità nord-occidentale del kom, in cui vi sono due alte
dune separate da un avvallamento. Le abitazioni in migliori condizioni
sono quelle che più a lungo sono rimaste coperte dalla sabbia, ma di
tutte, eccetto una, si è conservato solo il piano interrato, comprendente
i vani di fondazione e le cantine. L'edificio in migliori condizioni, da
noi denominato struttura VIII, si è conservato per un'altezza massima di
circa 7 metri dalla base delle fondazioni alla testa dei muri superstiti:
si tratta di un'abitazione con cinque stanze al piano terreno e una scala,
di cui rimangono tre pianerottoli e alcuni gradini, che portava a uno o più
piani superiori. Nel pavimento di tre stanze si aprono le botole che
immettono nelle cantine sotterranee, ancora in perfetto stato di
conservazione, interamente intonacate e con copertura a volta. La casa ha
avuto almeno tre fasi abitative, testimoniate da rifacimenti di muri e da
rimaneggiamenti, che attestano anche il continuo insabbiamento di questa
zona, come ad esempio la chiusura della porta d'ingresso e della finestra.
Dal 1996 l'area di scavo è stata spostata più a Sud, nel centro
monumentale e cultuale di Bakchias, in cui si trova il tempio maggiore,
dedicato al dio coccodrillo Soknobkonneus, l'unico grande santuario in
mattoni crudi del Fayyum che si è conservato in discreto stato fino ai
nostri giorni. Si tratta di un massiccio edificio in mattoni crudi lungo
41 m, largo 26 m e alto circa 10 m al cui interno vi sono 25 stanze e
corridoi.
Le tre sale centrali erano pavimentate con blocchi di pietra arenaria
locale, mentre il portale d'ingresso era in blocchi di fine calcare bianco
e sormontato da gola egizia. Di fronte al tempio è stata trovata una
pavimentazione in mattoni crudi sulla quale furono fracassati gli arredi
(mobili, statue ecc.) del tempio subito dopo la sua chiusura,
verosimilmente avvenuta intorno alla fine del III o inizi del IV secolo
d.C.
La complessa stratigrafia, alta più di 6 m, rinvenuta in quest'area al di
sotto della pavimentazione in mattoni conserva i resti di diverse fasi
abitative che si dispongono su un arco di tempo che va dall'epoca
ellenistica fino all'età romana, con edifici di servizio in mattoni
crudi, più volte ristutturati e poi parzialmente distrutti per lasciare
posto a nuove strutture costruite in blocchi di arenaria. In epoca romana
infatti (I-II d.C.) vi fu una ristrutturazione complessiva dell'area e del
tempio: presso il suo spigolo meridionale fu costruito un pilone in
blocchi di arenaria, ovvero un portale monumentale,
caratteristico dell'architettura templare egiziana, di cui si conservano
le fondazioni; di fronte alla facciata, inoltre, fu eretto un muro,
anch'esso in blocchi di arenaria, di cui rimangono solo la cassa di
fondazione in mattoni crudi e alcuni blocchi della prima assisa. Di fronte
al pilone vi era un grande edificio anch'esso in pietra, di cui si
conservano solo le fondazioni, attualmente in corso di scavo.
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