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OVVERO IL TESTAMENTO FILOSOFICO DI MOZART
L'iniziato rifiuta di vedere i
fatti e le cose per il loro aspetto materiale ed esteriore, avendo
l'iniziato una visione interiore dell'Universo,e sapendo che l'essenziale
è invisibile. Quest'ottica, va sempre tenuta presente
ed è in questo spirito
che si deve muovere colui che si avventura a comprendere un personaggio
cosi segreto quale MOZART e la
sua opera più esoterica: IL
FLAUTO MAGICO.
Quest'opera, o meglio il suo libretto, fu considerato dai
musicologi, sino ad un'epoca recente, e persino attualmente come una
storia di fate senza logica nel suo sviluppo drammatico, in cui
coabitavano il bene e il male e
con riferimenti al simbolismo
massonico. La musica di Mozart verrebbe a salvare fortunatamente
con la sua grazia questo
testo mediocre.
E' evidente che questo giudizio
è fondato sulla non conoscenza totale dell'opera. MOZART in effetti non
cercò affatto di trasfigurare in qualcosa il
libretto, dato che ne era il responsabile per una gran parte, ma al
contrario questo testo esprimeva pienamente, per la prima volta, le sue
convinzioni profonde ed il suo ideale largamente umanitario, e
espresse in
quest'opera in larga misura la sua genialità.
Cerchiamo quindi di interpretare almeno parzialmente il significato
esoterico di quest'opera.
Se poi consideriamo il FLAUTO MAGICO come il testamento filosofico
di Mozart, dobbiamo subito chiederci chi
è l'autore del libretto menzionato. Sulla partitura troviamo:
poema di GIESECKE e SHIKANEDER. Si sa che verso il 1780, Christian Martin
Wieland pubblicò una raccolta di racconti fantastici tra cui si trova
LULU o il FLAUTO
MAGICO. Qualche anno dopo , il direttore di un teatro viennese, Emmanuel
SCHIKANEDER, decide di estrarre da questo testo un libretto per un opera
dalle grandi macchinazioni e di gusto popolare. Ma proprio in quel periodo
un'opera dal titolo e dal contenuto simile, KASPAR IL CONTRABASSISTA O LA
CHITARRA MAGICA, erano
rappresentate nella stessa città in un teatro concorrente, per cui
Charles Louis GIESECKE decide di rimaneggiare
il progetto e decide
di occuparsi di introdurre nel testo molteplici allusioni ad antiche
iniziazioni egiziane, ed ai
riti massonici. Poi
assieme a MOZART stesso numerosi
ritocchi vennero apportati al testo dell'opera.
Si incomincia a capire questi rimaneggiamenti quando si scopre che
Wieland, Schikaneder, Giesecke e Mozart erano tutti massoni
affiliati alla Loggia "Speranza Coronata", non solo ma Mozart e
Giesecke erano discepoli personali del Gran Maestro dell'Ordine in
Austria, Ignace von Born. Costui aveva pubblicato
nel 1784, nel Giornale Massonico, un
articolo sui rapporti tra Massoneria
e Misteri Isiaci, articolo che aveva avuto grande ripercussioni nelle
logge e che aveva colpito in particolare
proprio Charles Louis Giesecke.
Costui a sua volta
aveva una personalità vivace, essendo poeta, chimico, filosofo;
aveva avuto una vita piuttosto nomade, titolare
di una Cattedra di Mineralogia all'Università di Dublino, e pare
anche un Adepto della Grande Arte.
Ci sono quindi quattro personaggi possibili autori del testo, e
forse un quinto se includiamo
Ignace Von Born, quindi tutto
ci porta a credere che IL
FLAUTO MAGICO sia un lavoro collettivo, frutto di una fraterna
collaborazione. L'opera forma
un tutto coerente per cui l'alterazione o la soppressione di un solo
episodio altererebbe il reale
significato d'insieme. Quindi quella che nelle fiabe è la fata buona,
diviene la Regina delle
Potenze Tenebrose e
l'incantatore malvagio diventa qui il saggio e sublime Sarastro.
Esaminiamo adesso in
particolare il ruolo del
tutto preponderante di Wolfang Amadeus MOZART rispetto a questo gruppo di
uomini animati tutti dallo stesso spirito. MOZART compose la parte
musicale dal Maggio a Settembre 1791, considerando
che egli lasciò questo piano il 5 Dicembre dello stesso anno; è
dunque una delle sue ultime composizioni seguite solo dal Requiem che non
ultimò, e da una cantata massonica "elogio dell'amicizia". La
direzione di questa cantata il 16 Novembre alla sua Loggia fu l'ultima
manifestazione della sua carriera musicale, e il grande successo in mezzo
ai suoi fratelli gli da lo slancio per vivere ancora un po'
e per tentare di finire il Requiem,
ma è soltanto un breve respiro, perché
riprende la sofferenza, la malattia
e morte. MOZART dimostrò tutta la sua formazione iniziatica, una
forza serena in questi ultimi passaggi della sua esistenza. Quattro anni
prima Mozart scriveva a suo padre, anche lui massone,
" La morte, è lo scopo ultimo e vero della nostra esistenza
per cui da un po’ di anni sto familiarizzando con questa vera e migliore
amica dell'uomo, al punto che la sua immagine non ha più niente di
spaventoso per me, ma al contrario è
molto tranquillizzante e consolatoria ed io ringrazio Dio di aver avuto la
fortuna e procurato
l'occasione di conoscerla come la chiave
della vera felicità".
All'inizio dell'anno Mozart era già molto indebolito. La miseria
in cui si dibatteva costantemente, gli impose numerose privazioni, che
minarono le sue forze
fisiche. Si trovò costretto a chiedere continui prestiti
al suo amico e fratello di Loggia Putschberg,
e malgrado la generosità di quest'ultimo, Mozart si sentiva molto
umiliato. La sua musica era considerata all'epoca inaccessibile ad un
semplice amatore,per cui gli ordini erano rari e fatti per occasioni
particolari da qualche taverniere.
La moglie che aspettava un altro figlio e che necessitava di cure,
si allontanò da casa ed i due sposi si trovarono separati.
Alle tenere lettere del marito, Costanza, leggera e frivola,
rispondeva qualche frase amabile, ma fredda, non realizzando e
comprendendo il valore e la
genialità del marito, se non
dopo il secondo matrimonio, contribuendo il nuovo sposo a mettere in
evidenza tutta l'opera di
MOZART quindici anni dopo la
sua morte. Per cui bisogna immaginare la vita del musicista, priva di un
reale affetto coniugale, ammalato, obbligato
a dare qualche lezione per poter sopravvivere, e nel contempo
assediato da debiti. Proprio in questo periodo gli viene offerta la
possibilità di scrivere un'opera in cui può finalmente esprimere tutta
la sua nobiltà d'animo, la sua generosità; si innamora subito di questo
progetto e fa nascere il FLAUTO MAGICO, opera piena di Luce e di Speranza.
Normalmente Mozart parlava a lungo con la moglie Costanza
dell'opera alla quale lavorava, ma non per il FLAUTO MAGICO, per il quale
si impose la regola del silenzio per concentrarsi
tutto sull'energia che nasce dal
centro del suo essere, e considerando che il suo corpo già così fragile
non avrebbe potuto sostenere a lungo un'anima così ardente, per cui
Mozart desiderò lasciare al
mondo una testimonianza della sua fede nell'umanità, dimostrandosi
desideroso di Luce, e incitando a trovare questa Luce ai suoi fratelli
attraverso la via iniziatica. Più che in tutte le altre opere, nel FLAUTO
MAGICO la musica e le parole
si sposano intimamente, dando forza alle parole, dando loro vita. Fino al
suo ultimo respiro Mozart si risentì del fatto che il Flauto Magico a
teatro non avesse avuto una grande accoglienza, e non per vanità
personale, ma perché egli
provava una gioia intensa nel sapere che in una sala del Teatro del Faubourg di Vienna degli UOMINI DI BUONA VOLONTA'
rispondevano all'invito di costruire un Tempio alla SAGGEZZA alla FORZA
e alla BELLEZZA. Per questo motivo anche mentre era in agonia e sapendo che
quella sera il FLAUTO MAGICO
era rappresentato, guardando l'orologio lo si sentiva mormorare:
"Ecco adesso Papageno entra in scena", e mentre lui soffriva moribondo, contemporaneamente gioiva all'idea che UOMINI DI
DESIDERIO ascoltassero e capissero la sua opera ben amata.
L'Opera inizia con le grida di aiuto di Tamino, costui inseguito da
un enorme serpente, spossato, sviene. In quel momento appaiono tre dame
vestite di nero, e con le loro spade dalle punte d'argento
atterrano il dragone (drago + pitone). Di ciò loro vanno a
riferire alla Regina Della Notte, loro padrona. Vestito di piume, nelle
sembianze dell'uomo uccello, Papageno entra in scena ed in cambio del bere
e del mangiare, egli dona degli uccelli alla Regina della Notte. Tamino si
risveglia vede il serpente morto ai suoi piedi e pensa che sia Tamino il
suo salvatore, costui ben se ne guarda dal contraddirlo ed al contrario si
avvantaggia dell'equivoco.
Ritornano le tre dame che puniscono
il mentitore e gli chiudono la bocca con un lucchetto. Esse portano
da parte della loro padrona a Tamino il ritratto di Pamina, sua figlia,
ritenuta prigioniera dell'Incantatore Sarastro.
Tamino che è rimasto colpito e commosso dal ritratto, giura di
liberare la fanciulla.
Preceduta da tre coppie di fulmini,
arriva la Regina della Notte, che promette a Tamino la mano di sua figlia,
se egli riuscirà a liberarla. Le
tre dame gli donano allora un Flauto Magico, talismano che dovrà
sostenerlo durante le prove, e tolgono il catenaccio a Papageno,
dicendogli che dovrà accompagnare
Tamino nella sua spedizione, e a loro vien detto inoltre che tre giovani,
belli, gradevoli, e saggi mostreranno loro il cammino.
La scena dopo siamo presso Sarastro
dove Pamina, respinge le attenzioni lubriche del Moro Monostatos.
Tentando di fuggire, Pamina sviene. Interviene Papageno che, avendo fatto
fuggire Monostatos, rivela a Pamina che tra breve Tamino verrà a
prenderla. E nell'attesa essi si allontano tutti e due nei giardini.
La scena si svolge di fronte a tre Templi, e su ognuno si può
leggere: Tempio della Natura, Tempio della Ragione, Tempio della Saggezza.
Tamino arriva e dopo aver bussato invano ai primi due Templi, si apre
improvvisamente la porta del Tempio della Saggezza. Ne esce un vecchio
prete il quale chiede a Tamino cosa sta cercando, e lui risponde:
"L'amore e la virtù". Impossibile, risponde il vecchio prete,
perché la vendetta brucia in te, ribadisce ancora e chiede "perché odi Sarastro? "Perché ha rapito Pamina a
sua madre" risponde Tamino."Ciò è vero, risponde il vecchio
prete, ma per delle ragioni che tu ignori. Quando la mano dell'amicizia
t'introdurrà qui, tu capirai la verità. Rimasto solo Tamino suona
il suo flauto per Pamina.
Costei appare, seguita da Papageno, poiché Monostatos li sta
inseguendo. Infine, su un carro tirato da sei leoni, appare
Sarastro.Tamino e Pamina sono subito nelle braccia l'uno dell'altra,
mentre Monostatos viene punito a bastonate. Pamina non sarà ancora
libera, ma Tamino e Papageno, col volto velato vengono sottoposti a varie
prove, al fine di essere purificati. SECONDO ATTO
Al secondo atto vediamo sfilare il collegio dei diciotto sacerdoti
che vanno a sedersi davanti a una piramide, al centro di un boschetto di
acacie. Sarastro dichiara che
Tamino si presenta con un cuore generoso per ricercare ciò a cui hanno
votato la loro vita. Sarastro invia l'Oratore ad istruire il postulante e
termina invocando Iside ed Osiride. Nel vestibolo del Tempio, Tamino
interrogato da due Sacerdoti, dichiara di aspirare
alla conoscenza ed alla saggezza, Papageno, desidera invece una
piccola donna gentile. Ad entrambi viene loro imposto di mantenere il
silenzio e poi sono lasciati soli. Arrivano le tre dame che riescono a far
parlare Papageno, ma non Tamino, ligio al giuramento. Esse spariscono
allorquando i sacerdoti vengono a ricercare i due compagni per
sottoporli ad altre prove.
La Regina della Notte
che si è introdotta furtivamente, da a Pamina un pugnale, per uccidere
Sarastro. Lei stessa è impotente in
quei luoghi, perché il suo sposo morendo le lasciò i tesori temporali,
ma diede a Sarastro il Settuplice Cerchio Solare.
La Regina della notte sparisce e Pamina va a supplicare Sarastro di
risparmiare sua madre, ma quest'ultimo non conosce la vendetta.
Ritroviamo ora Papageno e Tamino che continuano a mantenere il
silenzio, dovendo essere sottoposti ad altre prove.
Papageno respinge le avances di un orribile vecchia che
pretende avere 18 anni, mentre invece Tamino attira Pamina col
suono del suo flauto , la quale
non comprende il motivo del silenzio del suo innamorato , e si allontana
disperata. Solamente Tamino che
ha superato le prime prove con fermezza, sarà ammesso a continuare, e ciò
viene annunciato da due sacerdoti. Papageno
nel frattempo promette
tenerezza e fedeltà alla vecchia che si trasforma
all'istante in una attraente Papagena. In un'altra scena vediamo
tre giovani impedire a Pamina di uccidersi con lo stesso pugnale di sua
madre, e poi interviene un sacerdote che la tranquillizza e la
rassicura della fedeltà di
Tamino.
In un'altra scena due sacerdoti sorvegliano l'entrata dei
sotterranei del Tempio. Chiunque avanzi su questo cammino e non temerà la
morte, verrà purificato dalla Terra, dall'Acqua, dall'Aria e dal Fuoco e
risorgerà allora dalla terra verso il cielo. Tamino si presenta allora
con una forte risoluzione ,
raggiunto dall'amata Tamina, che decide di accompagnarlo nelle ultime
prove. Lei gli racconta allora l'origine del Flauto Magico, eredità di
suo padre, antico Maestro di una Fraternità Solare, che intagliò il
flauto dalla radice di una quercia antica, in un'ora incantata, fra tuoni,
fulmini e tempesta. Tamino suona allora il flauto ed in quel momento si
scatenano le forze dell'astrale , fiamme, ombre, bagliori si sprigionano,
ma Tamino e Pamina , protetti in una invisibile piramide di energia,
rimangono imperturbabili.
Per l'ultima volta vediamo Monostato che si è alleato con la
Regina della Notte, la quale con tre persone del seguito
tenta un ultimo attacco contro
il tempio. Ma in quel momento sorgono in piena gloria Sarastro, Tamino,
Pamina, nella sacralità del santuario. I complici ritornano nel loro
tenebroso reame, sovrastati da un terribile fracasso, e da tre potenti
tuoni. E' il trionfo delle tre colonne massoniche esaltate dal cuore degli
Iniziati: FORZA, SAGGEZZA, BELLEZZA. Sorge il sole e Tamino e Pamina in
veste sacerdotale entrano in scena formando un triangolo.
In tutta l'opera c'è il trionfo dell'armonia delle corrispondenze
tra tono, simbolo,colore,
idee. La tonalità più importante nel Flauto Magico
è il mi bemolle maggiore, ed il suo biografo, Jean Massin
contemporaneo di Mozart, spiega che questa è la tonalità massonica per eccellenza;
ma anche se questa affermazione è verificabile e discutibile, tutti i
musicisti sanno che il mi bemolle maggiore è un suono solare e luminoso,
e nel Flauto Magico è proprio associato all'idea della LUCE. L'opera
inizia con questa tonalità e con questa finisce, e sempre in questa
tonalità che Tamino,
ammutolito d'amore dopo aver visto il ritratto di Pamina, si sente ardere
dal desiderio, condizione essenziale per ogni progresso sul sentiero
iniziatico, e da quel momento tutte le sue forze sono dirette verso la
LUCE, sempre sulla tonalità del mi bemolle maggiore ed è sempre su
questa tonalità che Pamina invoca l'amore, principale forza evolutiva
dell'uomo, e ancora su questa
tonalità che i tre servitori di Sarastro celebrano la vittoria
dell'Aurora sulla notte.
Ancora nella tonalità del mi
bemolle maggiore si esegue la grande scena finale
dove gli Iniziati accolgono Pamina e Tamino nel Tempio del Sole
cantando " per voi risplende un nuovo giorno, senza più ombra ne
velo, poichè qui dove il cielo è sempre lieto, vi si riserva BELLEZZA,
SAGGEZZA, AMORE ... per l'eternità".
Quando entra in scena la Regina della Notte, per la prima volta
entra in scena presentandosi
come una madre disperata, che
promette generosamente la
mano della propria figlia a chi saprà strapparla dalle grinfie di Sarastro; per un attimo
la Regina della Notte assume
una personalità benefica ed
in quel momento Mozart usa la tonalità del si bemolle maggiore, la
tonalità più vicina al mi bemolle che
è quella della vera luce, e
si accentua l'aspetto artificiale di questo personaggio con
una musica piena di vocalizzi, il famoso picchettato, in uno stile
piuttosto italiano e ben lontano dallo stile germanico del resto
dell'opera, cioè scevro da fioriture vocali e melodiche.
La Regina della Notte compare poi la seconda volta, questa volta
in tutto il suo ruolo di polo negativo del dualismo espresso
dall'antagonismo Sarastro - Regina della Notte, e anche la musica
riprende questi toni minori che
si ascolteranno anche nelle successive apparizioni della Regina della
Notte, quando verrà inghiottita nelle viscere della terra assieme alle
sue seguaci, accompagnata da un chiassoso do minore.
Per quanto riguarda Papageno, quest'essere agreste, mezzo animale e
mezzo uomo, canta invariabilmente in
sol maggiore, tonalità che i musicisti hanno sempre riconosciuto
come primitivo ed agreste.
Anche la scenografia è su
questo tono quando c'è Papageno che anima l'azione. L'eccezione avviene
quando Papageno si eleva al livello di un amore umano e spera di
incontrare una donna semplice
e gentile, per amarla ed essere felice con lei rallegrato da numerosi
figli, in quel momento c'è
un fa maggiore, che non è la vibrazione trasmessa dalla Luce
dell'Iniziazione, ma è la vibrazione nelle quali si sono svolte tutte le
scene massoniche rituali. Si arriva sino al
do maggiore , che Mozart utilizza proprio quando il Flauto fa udire il suo
suono Magico, che diventa un vero e proprio talismano che gli permette di
superare tutte le prove.
Nella prima scena, Tamino alle prese col Guardiano della Soglia,
rappresentato dal serpente, non avendo ancora forze sufficienti per
vincere le prove, sviene. Questa scena si sviluppa in do minore, tono
della negatività e della passività.
Le tre dame che accompagnano la Regina della Notte, uccidono il
Dragone. La loro azione in quel momento assume una connotazione positiva
sottolineata da un mi bemolle.
Esaminiamo adesso il
momento in cui Tamino assieme a Pamina
passano le prove della Terra, dell'Acqua, dell'Aria,
del Fuoco, sono qui accompagnati da un
do Minore, ed è il
momento in cui attraversano gli inferi, attraversano gli aspetti negativi
dei quattro principi
dell'Universo, Tamino mentre attraversa queste zone oscure imbocca il suo
Flauto Magico e l'opprimente do
minore si trasforma in un calmo e radioso do maggiore attraverso la
vibrazione simbolo della sua elevazione spirituale.
Ed è in questa vibrazione che Tamino e Pamina avanzano cantando,
il do maggiore simbolo d'emanazione di colui che dopo aver purificato se
stessi col lavoro, l'amore e le prove, si avvia sul cammino della
Reintegrazione.
Abbiamo trovato nell'opera tre principali personaggi maschili:
Sarastro, Tamino e Papageno, e ne constatiamo tre tipologie diverse
nell'ottica di un'ascesi spirituale; Papageno l'uomo
che vive nell'istinto della sua natura; Tamino, l'uomo di desiderio
ed infine Sarastro, l'uomo spirito. Ciascuno col proprio grado di
evoluzione. Per Papageno la massima evoluzione sarà l'unione col suo
complementare femminile e la perpetuazione della sua razza. Per Tamino sarà
l'ammissione nel Sacro Santuario Solare tramite l'iniziazione, e per
Sarastro, l'atto di trasmettere la Luce Spirituale all'uomo di desiderio,
e ciò tramite il suo potere di Iniziatore. Papageno invano cercherà di
accompagnare Tamino nel suo cammino iniziatico ma la sua ignoranza gli
impedirà il "Sapere", la sua incostanza di "Volere",
la sua ignavia gli impedirà di "Osare" ed il chiacchierare gli
impedirà il "Tacere" e malgrado tutta la sua
gentilezza e bonarietà, mancando di questi quattro importanti
requisiti, non potrà varcare la soglia del Tempio.
Esaminiamo adesso la figura di Pamina, figlia dell'antico Maestro
del Settuplice Cerchio Solare e della Regina della Notte, per cui troviamo
l'angoscia della sua divisione in due mondi, il mondo oscuro della
materialità, ed il luminoso mondo spirituale e divino; troviamo quindi
nell' animo un profondo conflitto, che contrappone il regno di Sarastro e
quello della Regina della Notte, conflitto che esiste in noi ed al di
fuori di noi e che ha una fondamentale portata simbolica di tutto il
Flauto Magico.
Esaminiamo adesso il nome Tamino che rispecchia il suo
complementare Pamina, la contrapposizione dei due poli maschile-femminile,
come esiste la contrapposizione cuore-spirito.
Tutto è dualismo, e termino questo piccolo
scritto ricordando ancora il dualismo del Regno della Notte e
quello della fraternità del Cerchio Solare. Il Regno della Notte
sono le resistenze che ci impediscono di accedere immediatamente
alle sfere spirituali più alte. Senza questi conflitti continui e
continue opposizioni, noi non acquistiamo la FORZA per ascendere, e
trionfiamo solo combattendo ciò che si oppone alla nostra ascesi ed alla
nostra evoluzione spirituale.
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