Parco delle Orobie Bergamasche
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Il Parco
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Gestore: Consorzio (non ancora costituitosi) tra
la Provincia di Bergamo e le Comunità Montane interessate (Valle
Brembana, Valle Seriana Superiore, Valle di Scalve.)
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Sede: c/o Comunità Montana Valle Seriana
Superiore
Via Angelo Maj, 6 - 24023 Clusone (BG)
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Tel.: 035/224249
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E-mail:
orobie.bergamasche@tin.it
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Superficie: 63.000 ha
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Altimetria: h min 260 m s.l.m. - h max 3.050 m
s.l.m.
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Province: Bergamo
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Istituzione: 1989
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Le Alpi Orobie formano una lunga catena di cime di vario
aspetto allineate per oltre 50 km in direzione est-ovest, dalla sponda
orientale del lago di Corno allo sponda destra del fiume Oglio in
Valcamonica, caratterizzata da rilievi tra i 2000 e 3000 metri e da
profonde incisioni vallive. Dal punto di vista morfologico, la catena
delle Orobie a nord scende in Valtellina con un ripido versante che
presenta incisioni vallive secondarie quasi sempre trasversali, i cui
torrenti si riversano nell'Adda. Tra le più suggestive di queste valli
ricordiamo la Valle di Tartano, la Val Venina e la Val Belviso. Fanno già
parte invece del bacino dell'Oglio la Val Campovecchio e la Val Brandet.
Il versante meridionale si presenta più aperto ed è costituito da valli
(valle del Brembo, del Serio, di Scalve) a prevalente andamento nord sud,
che alimentano i principali fiumi bergamaschi. Il settore centrale tra il
Passo di Venina e di Belviso rappresenta il tratto più elevato e
spettacolare in cui si elevano le cime più alte delle Orobie, che
raggiungono la massima quota nel Pizzo Coca (3050 m). La catena delle
Orobie possiede piccoli ghiacciai rivolti verso nord nella zona centro
orientale a quote intorno ai 2300-2500 metri. Nel secolo scorso ne vennero
censiti una quarantina, mentre risultavano ridotti a 21 dopo il rilievo
eseguito dal Comitato Glaciologico Italiano del C.N.R. negli anni
1957/1958. Nel territorio del Parco rientrano inoltre un centinaio di
laghi e laghetti quasi tutti di origine glaciale, concentrati soprattutto
nella catena delle Alpi Orobie vere e proprie. Alcuni di questi, tuttavia,
sono sfruttati a scopi idroelettrici, altri, ormai giunti in fase di
senilità, sono quasi interrati dando origine ad importanti ambienti di
torbiera.
Nel quadro della vegetazione presente nelle Alpi Orobie i boschi rivestono
primaria importanza, sebbene le specie che li compongono siano comuni ad
altre zone delle Alpi. Molto interessante è esaminare la loro
distribuzione: si rileva infatti una notevole diversità tra il versante
nord, cioè quello Valtellinese, rispetto al versante sud, bergamasco e
bresciano. Le fasce vegetazionali sono quelle dell'orizzonte montano
inferiore, costituito da latifoglie e faggete, e dell'orizzonte montano
superiore, costituito da peccete. A quote più alte si arriva al limite
della vegetazione arborea e arbustiva oltre il quale dominano le praterie
Sulle Orobie vive ancora una fauna alpina molto varia, oltrechè
discretamente numerosa. Il patrimonio va da alcuni ungulati fino alla
avifauna, sia stanziale che migratoria. In questi ultimi anni si è
assistito ad un aumento della selvaggina ungulata, dovuto soprattutto
all'istituzione di oasi di rifugio e di aziende faunistiche, dove vengono
attuati programmi di gestione e piani di abbattimento, nonché bandite di
caccia in cui la fauna selvatica può riprodursi in condizioni di minor
disturbo. |
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Storia
Tra le vie di collegamento è da ricordare la strada Priula
che prese il nome dal Podestà veneto Alvise Priuli, il quale la ideo' e
costruì nel 1593. Essa ebbe un ruolo fondamentale nelle vicende
bergamasche e valtellinesi del XVI e XVII secolo in quanto unico
collegamento tra Venezia e il centro Europa. Da semplice mulattiera
divenne strumento di natura politico-diplomatica, via alternativa e sicura
rispetto ai percorsi di commercio praticati da secoli, nonchè uno dei
primi, rari e documentati esempi di progettazione stradale della
Lombardia. |
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Un parco montano
forestale
Il Parco delle Orobie Bergamasche ha un regime di tutela che lo
caratterizza come "Parco montano forestale". Comprende il versante
meridionale della catena orobica, territorio provinciale di Bergamo, e si
estende su una superficie di 63 mila ettari. Nel suo territorio scorrono i
fiumi Brembo, Serio e Dezzo che solcano le Valli Brembana, Seriana e di
Scalve, e parecchi altri loro affluenti che percorrono vallette laterali.
A occidente il Parco è delimitato dal profondo solco della Valsassina, a
Nord dalla Valtellina e a oriente dalla Valcamonica. Comprende parte del
territorio di 44 comuni; questi paesi fanno parte di tre Comunità montane:
Valle di Scalve, Valle Brembana e Valle Seriana Superiore.
La legge regionale istitutiva del Parco, la 5G del 1989, è stata preceduta
da studi e proposte, tra le quali merita particolare menzione quella del
C.A.I. di Bergamo per un "Parco naturale nelle Alpi Orobie".
Alla sua costituzione è purtroppo seguito, da parte degli enti pubblici,
una sorta di immobilismo: tanto è vero che - privo di statuto, di piano
territoriale e di comitato di gestione- il Parco nel 1997 è stato
commissariato dalla Regione.
Attualmente è all'esame della Giunta regionale una proposta di legge che,
se approvata, dividerebbe il Parco in due aree: quella della Valle
Brembana e quella delle Valli Seriana e di Scalve.
Nella proposta sono anche contenute norme per consentire ai Sindaci di
partecipare alla gestione diretta del Parco. |
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Le montagne
Il territorio sul quale il Parco si estende si può dividere
geograficamente in due zone, con caratteristiche molto diverse fra loro. A
settentrione è costituito da una catena di montagne - le Alpi Orobiche -
le cui vette corrono più o meno parallele alla Valtellina. Sono queste
montagne costituite da rocce scure e antiche, di tipo sedimentario
continentale o di tipo cristallino, quasi sempre metamorfosate.
Raggiungono le massime altitudini nel pizzo Coca (3.050 metri), nel pizzo
Redorta e nella punta di Scais (3.038 metri). Vi sono poi altre cime di
notevole importanza: il pizzo dei Tre Signori, la larga dorsale del monte
Cabianca, la stupenda bicuspide piramidale del Diavolo di Tenda, il monte
Gleno scintillante di ghiacciai perenni, il monte Venerocolo e il pizzo
Tornello.
A meridione il Parco presenta gruppi montuosi costituiti da rocce chiare,
in prevalenza calcaree e dolomitiche di antica origine marina. Sono le
Prealpi Orobie, disposte prevalentemente a formare gruppi montuosi
isolati: il gruppo dell'Aralalta (2.000 metri), dell'Arera (2.512 metri),
della Presolana (2.521 metri) e dei Campelli di Schilpario. Questa varietà
di aspetti - dalle scure e aspre montagne del gruppo centrale delle
Orobie, alle bianche scogliere dolomitiche - allieta lo sguardo
dell'escursionista desideroso di inoltrarsi in un ambiente che offre
silenzi ritempranti, una flora e una fauna tipiche meravigliose, un modo
di vita che nei paesi si è conservato a misura d uomo. |
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Le acque
Uno degli aspetti che più colpiscono coloro che percorrono il territorio
del Parco è l'abbondanza delle acque superficiali. Ruscelli, torrenti e
fiumi che a volte hanno origine da piccole conche glaciali e che nelle
parti alte del loro percorso formano spumeggianti cascate, alcune della
quali entrate ormai nella "storia" ambientale, economica e turistica delle
alte Valli Bergamasche.
Così la cascata del Serio a Valbondione, che con il suo triplice salto di
315 metri è la più alta d'Italia, o la cascata della Val Sambuzza a
Pagliari di Carona, e quelle non meno belle che si possono ammirare in
Valle di Scalve, lungo il torrente Vo. Fiumi e torrenti che a volte
scorrono tra forre pittoresche scavate nella roccia nel corso dei secoli,
come quelle del Dezzo in Valle di Scalve (Via Mala) o quelle del torrente
Enna, all'imbocco della Val Taleggio.
Per non parlare dei laghi, oltre cento, disseminati alle medie e alle alte
quote. Gioielli incastonati tra boschi e rupi scoscese. Laghi naturali e
laghi artificiali creati dall'uomo per produrre energia elettrica. Ne
ricordiamo alcuni: il lago del Barbellino, il lago di Coca, i laghi del
Venerocolo, il lago di Polzone, il lago Fregabolgia, i laghi Gemelli.
Lungo i corsi d acqua spesso sono nati i nuclei abitati, in quanto oltre
che per motivi alimentari questa risorsa era sfruttata per abbeverare gli
animali, per muovere ruote di mulini, di segherie e di magli. Fiumi e
laghi di alta montagna danno bellezza al paesaggio e sono meta nella bella
stagione di migliaia di escursionisti. Nel Parco la pesca è consentita
liberamente nel rispetto delle norme indicate nella legge regionale 25/82.
Le acque più fresche e pure di torrenti, fiumi e laghi sono il regno della
trota fario e del salmerino alpino. |
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Vegetazione e flora
L'ambiente del Parco delle Orobie, per la varietà delle sue esposizioni,
per la ricchezza delle sue acque superficiali, per le sue notevoli
variazioni altimetriche, presenta numerose specie arboree e un vasto
assortimento floreale. Sui pendii dei monti, tra i 600 e i 1.500 metri, è
presente il faggio, in mescolanza con carpini e noccioli, ontani,
frassini, betulle. Sopra i 1.000 metri si sviluppano i boschi di conifere.
L'abete rosso è la specie dominante, forma boschi puri o in associazione
con il faggio.
Il limite altimetrico dei boschi di conifere si spinge fino ai 2.000 metri
in Valle Brembana, a 1.850 metri in Valle di Scalve e a 1.700 metri in
Valle Seriana. Sono pure presenti nelle vallate più umide (per esempio a
Torcole di Piazzatorre) gli abeti bianchi, mentre alle alte quote
prosperano i larici.
Al di sopra dei boschi si estendono i pascoli dove ancora oggi in parte si
sviluppa l'attività degli alpeggi.
Stupenda, a ogni livello, la flora alpina. Nella zona costituita da rocce
e terreni acidi da segnalare oltre ai cespugli di rododendro e alle
piantine dei mirtilli, due particolari endemismi: la Viola comollia e la
Sanguisorba dodecandra.
Ma è nella fascia altimetrica delle Prealpi calcaree che la flora si
dispiega in tutta la sua varietà. Qui oltre ai ginepri, ai pini mughi e
agli ontani, sui pascoli, tra i ghiaioni e le rocce, si possono ammirare
numerosi endemismi: ricordiamo la Sassifraga della Presolana, la Campanula
di Raineri, la Linaria bergamasca, il Gallio del monte Arera. Per gitanti
ed escursionisti le "sorprese" e gli "incontri" sono comunque assai
numerosi: prati, boschi, sentieri e pascoli alti sono ricoperti, a seconda
delle stagioni, di margherite, ranuncoli gialli, ciclamini, gigli
martagoni, gigli di S. Giovanni, stelle alpine, astri di montagna,
nigritelle e di molti altri fiori ancora. Una varietà infinita di colori e
profumi da scoprire, da ammirare, da fotografare, ma soprattutto da
rispettare. Alcune specie sono protette da precise norme di legge - e i
trasgressori vengono puniti con sanzioni - ma è bene che ognuno di noi
tuteli tutta la flora, per consentire anche agli escursionisti che
successivamente percorreranno la stessa via di provare uguali emozioni e
sensazioni. Proprio per poter ammirare da vicino una grande varietà di
fiori alpini, sono stati predisposti alcuni itinerari.
Tra questi il "Sentiero dei fiori" sul monte Arera, tracciato dal
professor Claudio Brissoni, e l"'Itinerario naturalistico" del Cai di
Bergamo che dal rifugio Antonio Curò, sopra Valbondione, porta al rifugio
Nani Tagliaferri, in Valle di Scalve. |
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La fauna
Nel territorio del Parco delle Orobie Bergamasche vive una fauna assai
varia. E' necessario dire che, in questi ultimi anni, vi è stato un
sensibile aumento degli ungulati, in particolare caprioli e camosci,
mentre si è dovuto constatare una diminuzione della selvaggina stanziale
di penna, con maggiore riferimento alla coturnice, che ha parecchio
sofferto per un progressivo mutamento del suo habitat causato
dall'abbandono dei pascoli d'alta quota, così come per una eccessiva
antropizzazione della montagna. L'aumento degli ungulati è invece dovuto a
cause diverse: l'istituzione, anni fa, di oasi di rifugio o zone di
ripopolamento dove hanno avuto la possibilità di riprodursi;
l'infittimento dei boschi dovuto all'abbandono della montagna, per cui è
stato favorito il moltiplicarsi dei caprioli e la comparsa, in alcune
zone, dei primi gruppi di cervi. All'incremento di questi animali hanno
certamente contribuito anche una maggiore severità nella programmazione
venatoria e una maggiore coscienza civile e di rispetto verso la natura. I
camosci sono presenti in gran numero in Valle Brembana, nell'alta Valle
Seriana e in Valle di Scalve. Quelli che vivono in Valle Brembana
frequentano anche i boschi, nelle Valli Seriana e di Scalve hanno
prevalentemente abitudini rupicole.
Vi sono poi i caprioli che trovano soprattutto nei boschi cedui infittiti
il loro habitat ideale. Hanno abitudini crepuscolari e sono difficilmente
avvicinabili di giorno.
Nel parco da alcuni anni è tornato a vivere lo stambecco. Vi è stato
reintrodotto tra il 1987 e il 1990 grazie a un progetto realizzato dalla
Regione Lombardia in collaborazione con la Provincia di Bergamo e con il
Dipartimento di Biologia dell'Università agli Studi di Milano.
Questo superbo ungulato vive sulle montagne delle alte Valli Seriana e
Brembana e ha superato le 400 unità.
Nel Parco vivono poi scoiattoli, volpi, donnole, faine, martore, ermellini
e lepri bianche. Sui pascoli alpini sono andate moltiplicandosi le
marmotte e, di conseguenza, è cresciuto anche il numero delle aquile
reali, delle quali costituiscono il cibo preferito. Tra gli altri rapaci,
ricordiamo falchi, poiane, gheppi, nibbi, corvi, che solitamente seguono
le correnti migratorie. Tra i rapaci notturni sono presenti le civette e i
barbagianni e il sempre più raro gufo reale. Poche le specie di selvaggina
alata che hanno la possibilità di fermarsi in montagna durante l'inverno.
Tra queste il fringuello delle nevi, i francolini di monte, le pernici
bianche, le coturnici e il gallo forcello. Tutti esemplari in diminuzione,
così come rarissimo è ormai il gallo cedrone.
Tra i rettili ricordiamo la vipera (pericolosa per l'uomo solo se
direttamente molestata), gli orbettini e le bisce d'acqua.
La fitta rete idrografica del versante meridionale delle Orobie è
costituita da acque pregiate di tipo torrentizio e da oltre 100 laghetti
alpini. E' il regno della Trota Fario, la tipica trota di montagna e del
Salmerino alpino. Nei fiumi che scendono lungo le principali valli
bergamasche sono ancora presenti oltre alla trota fario, specie ittiche di
inestinabile valore biologico, come la trota marmorata, lo scazzone, ed il
temolo.Nel parco la pesca è consentita liberamente nel rispetto delle
norme indicate nella legge Regionale n° 25/82.
Tra gli anfibi sono presenti la rana, la salamandra giallonera.
Numerosissimi gli insetti che popolano prati, boschi e pascoli. Tra tutti
ricordiamo la formica rufa, utilissima per la sopravvivenza dei boschi di
conifere. E' infatti la nemica giurata della processionaria del pino e
costruisce, nel fitto dei boschi o al limitare delle radure, bellissimi
nidi a cupola, composti da un'enorme quantità di aghi di pino o di abete. |
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Gli alpeggi
Oggi la Bergamasca è molto industrializzata e le vie di comunicazione sono
sempre più intasate dal traffico motorizzato. Lungo queste strade,
comunque, nei mesi di giugno e di settembre, spesso si ripete ancora
l'antichissimo fenomeno dell'accompagnamento o del ritorno del bestiame
(pecore e mucche) dai pascoli alpini. Nelle Orobie il tempo del pascolo
inizia solitamente a giugno e termina a settembre, con una durata media di
ottanta-ottantacinque giorni.
Nel territorio del Parco i pascoli non sono distribuiti in modo uniforme.
Grosse concentrazioni si hanno per la Valle Brembana a Carona, Foppolo e
Mezzoldo; in Valle Seriana ad Ardesio, Gandellino e Valbondione; in Valle
di Scalve a Schilpario e Vilminore. Nel periodo dell'alpeggio la montagna
si popola di persone abituate al silenzio e alla solitudine, le quali per
tre mesi conducono una vita priva di comodità. Anche se oggi la situazione
non è più quella di un tempo: molte baite sono state ristrutturate, dotate
di acqua corrente, energia elettrica prodotta da pannelli solari,
generatori o turbine idroelettriche, locali per la lavorazione del latte e
servizi igienici. Strade gippabili consentono poi un più agevole
collegamento con i paesi del fondovalle e sono ormai diffuse anche le
moderne tecnologie, come per esempio i telefoni cellulari che rendono meno
pesante una situazione che in passato era di assoluto isolamento. I
pascoli orobici, il 53 per cento dei quali è di proprietà comunale, hanno
subito un abbandono negli anni Sessanta.
Fenomeno che ha causato il deterioramento e spesso anche il crollo di
parecchie baite tipiche e un progressivo fenomeno di impietramento e di
avanzamento della vegetazione sull'alpe pascoliva.
Fortunatamente, è seguita una fase in cui si è proceduto al recupero e
alla valorizzazione di questo patrimonio.
Nella Valcanale, ad Ardesio, è presente per esempio un impianto
sperimentale di estremo interesse: l'Amministrazione Provinciale di
Bergamo, che è proprietaria del pascolo "Alpe Nevel", ha rimodernato le
baite e sta conducendo studi relativi all'attività casearia e alle erbe
foraggere in quota.
Ottimi prodotti dell'alpeggio sono i latticini.
Burro e formaggio per rilanciare i quali sono nate latterie cooperative,
come quelle di Branzi, di Valtorta, della Valle Taleggio (S. Antonio) e di
Vilminore di Scalve. Inoltre ci sono anche imprenditori privati che hanno
saputo ben inserirsi sul mercato con i loro prodotti o che hanno avviato
attività agrituristiche. |