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I cuori infranti
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Scrive un lettore, dietro lo pseudonimo di Kaos.69:
[...] Personalmente trovo ci sia nelle rubriche per cuori infranti
un non so che di pratico, una continua richiesta di un aiuto che mi infastidisce.
Credo invece che il loro compito sia quello di raccogliere queste maree
di sentimenti che superano i nostri argini e di cui forse ci vergogneremo
tra qualche mese [...].
Eh,
caro Kaos, le richieste di aiuto infastidiscono tutti, ma qualcuno dovrà
pure formulare tali richieste, e qualcun'altro esaudirle, dico io. Soprattutto
se, come nelle faccende di cuori infranti, non esiste poi una risposta
concreta a tali richieste, o comunque le parole possono fare ben poco.
Sarebbe bello sapere che nessuno sente il bisogno di aiuto, in effetti,
ma in quel caso non esisterebbero nemmeno i cuori infranti, mi sa tanto,
né le rubriche a essi cuori dedicate. Non è un'illusione o un'utopia,
questa, sappiatelo cari lettori: esistono, sono convinto, dei mondi perfetti
in cui noi, come dice il dottor Hannibal Lecter nel capolavoro di Thomas
Harris Il silenzio degli innocenti, "desideriamo quello che vediamo"
(non si obietti che poi questo portava il maniaco omicida a scuoiare vive
le ragazzine in carne: è incidentale). Tuttavia nel nostro mondo
vediamo forse troppe cose, al punto che i meccanismi del nostro
desiderio finiscono per guastarsi. Esempio: un signore pacatamente quarantacinquenne
ha sempre vissuto in armonia con la moglie finché non comincia a desiderare
"quello che vede", e il problema è che vede tutte le sere Chiambretti
c'è o il Maurizio Costanzo Show e incomincia a desiderare tutte
le gnocche che vengono esibite in queste trasmissioni, e camuffate da
realtà (vengono esibite infatti in maniera ripetitiva, tutti i santi giorni).
E insomma uno comincia a confondere la moretta con gli occhi azzurri di
Chiambretti c'è con la giornalaia, Filippa Lagerback con la portiera,
Flavia Vento con la cassiera: permette insomma a desideri a volte nemmeno
formulati di interferire con forza nel suo quotidiano, e in quello delle
persone che lo circondano.
La frustrazione del desiderio, magari involontariamente, ma comunque in
maniera perversa, è riversata però contro chi ci sta vicino. Ed è
un peccato: se non ci fosse questa invadenza di desideri di plastica,
pronti per l'uso, i cuori infranti ci sarebbero lo stesso, ma magari ce
ne sarebbero di meno, o perlomeno ci sarebbero dei motivi meno artificiali
perché ciò accada. L'invasione dell'irreale è invece
offensiva, ed è legittimo che infastidisca, quello sì. Un
giorno dirò ai miei milioni di lettori cos'è secondo me reale e
cos'è irreale. Ma questo accadrà quando avrò milioni di lettori,
il che al momento è, per inciso, irreale. Dunque avrei poco credito: i
miei cari affezionati lettori dovranno aspettare quel giorno, mi spiace.
Nel frattempo è inevitabile per me condividere quel "non so che di pratico"
con gli amati lettori, appunto: andare incontro a quelle richieste di
aiuto una a una, poiché so che ricevere aiuto è difficile, ma è
consolante sapere che qualcuno comunque disposto a dare questo aiuto c'è.
In tutti i modi,
amico mio, non è mai il caso di vergognarsi delle proprie "maree di sentimenti",
eh. Non qui, almeno: i sentimenti sì che sono roba vera e tosta, ben più
tosta mi si permetta la licenza, tanto non stiamo sul "Corriere
della Sera" delle chiappe di Flavia Vento o chi per lei.
Affettuosamente,
Za'
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