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I cuori infranti
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Il 23 maggio ricevo una gradita lettera da Saetta,
che mi scrive
egr dott Za
pure io ebbi il cuori infranto e pensai che sarebbe passata...
magari ci sarebbe voluto parecchio, ma sarebbe passata.
e invece no.
sono due anni ormai e non si rimargina.
la mattanza delle donne, come titolavano ieri i giornali, è un'idea che
mi alletta sempre di più.
dopo aver sperato per anni che ci pensasse il padreterno a far cadere
l'aereo sul quale si trova spesso la mia infingarda, sto decidendo se
passare all'azione personalmente...
la mia personale propensione sarebbe di usare un martello - uno di
quelli per piantare i picchetti.
che ne pensa?
sinceramente
saetta
Caro Saetta,
la ringrazio di due cose: prima di tutto di avermi scritto, e secondo
di dare a me e ai tanti amati lettori della rubrica una significativa
testimonianza. Quella cioè che l'infrazione del cuore non comporta la
perdita della verve intellettuale e della limpidezza di stile e idee.
Grazie di cuore.
Questa mattina presto le avevo scritto in risposta un paio di cartelle
che non ho salvato, dopodiché sulla posta mi è comparso un
falso allarme virus e, entrato nel panico, ho cominciato a smanettare
nelle varie cartelle sistema del mio computer. Risultato, debbo riscrivere
tutto, e pensare che con un banale ctrl+s me la sarei cavata a
buon mercato e non mi troverei nella situazione del povero Dino Campana
quando Giovanni Papini gli smarrì la prima stesura dei Canti orfici.
Comunque Campana la riscrisse a penna, e io invece ho il Pc. Inoltre al
poeta glie l'aveva persi un altro, i suoi scritti, e invece io non posso
che dare la colpa a me del fatto che mo' devo rifare tutto, e sicuramente
la mia seconda risposta non verrà limpida come prima, anzi già mi rendo
conto che sto tergiversando.
Le premetto che un cuore infranto non si rimargina. Ce lo teniamo, e ci
abituiamo a esso come ci si abitua a un figlio un po' scemo o a usare
il rovescio a due mani nel gioco del tennis. Col tempo il rammarico si
stempera, diventa di natura cronica e non acuta. Tutto grazie alla consuetudine,
la quale ci distanzia via via dal nostro dolore. Così come succede che
il rammarico per avere un figlio un po' scemo sia poi diluito nella quotidianità,
riemergendo con forza solo quando il ragazzo fa delle coglionerie perniciose,
come sfasciarvi la macchina o cancellare con un cattivo uso del tasto
Rec la vostra collezione di film di Bud Spencer. Stesso discorso
se si ha un rovescio difettoso: ci abituiamo a giocare lo stesso, e il
rammarico si ripresenta se mai, occasionalmente, quando la traiettoria
della palletta va a spegnersi sul nastro della rete divisoria.
Ma veniamo al suo interessante quesito del martello per picchetti. Crede
proprio che questo strumento possa essere utile a risolvere la sua condizione?
Secondo me no. Restando in una metafora di circostanze tennistiche, direi
che l'uso del martello, nel suo caso, equivarrebbe a frantumarsi le dita
della mano sinistra nell'auspicio che gli ossicini si saldino poi, per
miracolo ortopedico, nel modo più giusto, regalandoci un rovescio impeccabile.
È improbabile che ciò avvenga.
Stesso discorso per quanto riguarda la sciagura aerea. Crede proprio che,
in occasione di un guasto tecnico - diciamo - da cui sortisca tale disastro,
lei si sentirebbe in qualche modo risarcito? Eh no, caro Saetta, tanto
più che se così fosse la compagnia di assicurazioni potrebbe essere autorizzata
a esigere una sorta di indennizzo da lei, appurato che qualcuno trae materiale
sollievo dalla fatale picchiata dell'Airbus.
Niente gesti inconsulti, dunque, se pure ci regala un'immagine - l'uso
del martello - in grado di evocare in maniera suggestiva i cartoni animati
di Will Coyote, e questo allieta senz'altro me e i lettori. Ma corre l'obbligo
di rammentarle che nel nostro amaro mondo a tre dimensioni non è purtroppo
efficiente il concetto di reversibilità proprio dei cartoni animati: in
altre parole se l'ostinato coyote si sfracellasse sul fondo di un solido
canyon precipitando da un migliaio di metri, e questo accadesse nel nostro
medesimo contesto ontologico, sarebbe difficile immaginarlo, in una sequenza
successiva, reintegrato ad affannarsi intorno a bombe sferiche o altri
ordigni marcati A.C.M.E.
Decontestualizzare gli oggetti contundenti è pericoloso e inopportuno:
direi di limitare l'uso dei picchetti al campeggio, sempre che non si
preferisca evitare questa faticosa specie di villeggiatura, come le suggerisco,
in favore di un più tranquillo soggiorno al Four Queens di Copacabana,
luogo dove non solo ci si risparmia l'affanno di piantare picchetti, ma
si può anche allagare il bagno con nonchalance o lasciare la tavola sparecchiata
nella grande hall panoramica, certi che dei camerieri invisibili quanto
solerti ripareranno discretamente a ogni nostra distrazione, riportando
tanto i pavimenti del cesso quanto la nostra tavola a condizioni originarie
e impeccabili. È uno di quei raricasi in cui il concetto di reversibilità
cui accennavo si manifesta anche nel nostro duro mondo.
Certo la quotidianità ci obbliga al compromesso, ed è improbabile che
il prossimo fine settimana, a lasciare il bidè aperto nella suite panoramica
del Four Queens siamo io o lei, ma sarà qualcun altro a farlo. Pure la
esorto ad apprezzare le piccole soddisfazioni effimere, come per esempio
non dover redigere due volte il medesimo documento nella stessa
giornata. E la esorto senz'altro a riscrivermi,
Suo,
F.Z.
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