Francesco Zardo – I cuori infranti 

24.5.2001

 

Aerei e picchetti  

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I cuori infranti

Il 23 maggio ricevo una gradita lettera da Saetta, che mi scrive

egr dott Za

pure io ebbi il cuori infranto e pensai che sarebbe passata...
magari ci sarebbe voluto parecchio, ma sarebbe passata.
e invece no.
sono due anni ormai e non si rimargina.
la mattanza delle donne, come titolavano ieri i giornali, è un'idea che
mi alletta sempre di più.
dopo aver sperato per anni che ci pensasse il padreterno a far cadere
l'aereo sul quale si trova spesso la mia infingarda, sto decidendo se
passare all'azione personalmente...
la mia personale propensione sarebbe di usare un martello - uno di
quelli per piantare i picchetti.
che ne pensa?

sinceramente

saetta

Caro Saetta,

la ringrazio di due cose: prima di tutto di avermi scritto, e secondo di dare a me e ai tanti amati lettori della rubrica una significativa testimonianza. Quella cioè che l'infrazione del cuore non comporta la perdita della verve intellettuale e della limpidezza di stile e idee. Grazie di cuore.

Questa mattina presto le avevo scritto in risposta un paio di cartelle che non ho salvato, dopodiché sulla posta mi è comparso un falso allarme virus e, entrato nel panico, ho cominciato a smanettare nelle varie cartelle sistema del mio computer. Risultato, debbo riscrivere tutto, e pensare che con un banale ctrl+s me la sarei cavata a buon mercato e non mi troverei nella situazione del povero Dino Campana quando Giovanni Papini gli smarrì la prima stesura dei Canti orfici. Comunque Campana la riscrisse a penna, e io invece ho il Pc. Inoltre al poeta glie l'aveva persi un altro, i suoi scritti, e invece io non posso che dare la colpa a me del fatto che mo' devo rifare tutto, e sicuramente la mia seconda risposta non verrà limpida come prima, anzi già mi rendo conto che sto tergiversando.

Le premetto che un cuore infranto non si rimargina. Ce lo teniamo, e ci abituiamo a esso come ci si abitua a un figlio un po' scemo o a usare il rovescio a due mani nel gioco del tennis. Col tempo il rammarico si stempera, diventa di natura cronica e non acuta. Tutto grazie alla consuetudine, la quale ci distanzia via via dal nostro dolore. Così come succede che il rammarico per avere un figlio un po' scemo sia poi diluito nella quotidianità, riemergendo con forza solo quando il ragazzo fa delle coglionerie perniciose, come sfasciarvi la macchina o cancellare con un cattivo uso del tasto Rec la vostra collezione di film di Bud Spencer. Stesso discorso se si ha un rovescio difettoso: ci abituiamo a giocare lo stesso, e il rammarico si ripresenta se mai, occasionalmente, quando la traiettoria della palletta va a spegnersi sul nastro della rete divisoria.

Ma veniamo al suo interessante quesito del martello per picchetti. Crede proprio che questo strumento possa essere utile a risolvere la sua condizione? Secondo me no. Restando in una metafora di circostanze tennistiche, direi che l'uso del martello, nel suo caso, equivarrebbe a frantumarsi le dita della mano sinistra nell'auspicio che gli ossicini si saldino poi, per miracolo ortopedico, nel modo più giusto, regalandoci un rovescio impeccabile. È improbabile che ciò avvenga.

Stesso discorso per quanto riguarda la sciagura aerea. Crede proprio che, in occasione di un guasto tecnico - diciamo - da cui sortisca tale disastro, lei si sentirebbe in qualche modo risarcito? Eh no, caro Saetta, tanto più che se così fosse la compagnia di assicurazioni potrebbe essere autorizzata a esigere una sorta di indennizzo da lei, appurato che qualcuno trae materiale sollievo dalla fatale picchiata dell'Airbus.

Niente gesti inconsulti, dunque, se pure ci regala un'immagine - l'uso del martello - in grado di evocare in maniera suggestiva i cartoni animati di Will Coyote, e questo allieta senz'altro me e i lettori. Ma corre l'obbligo di rammentarle che nel nostro amaro mondo a tre dimensioni non è purtroppo efficiente il concetto di reversibilità proprio dei cartoni animati: in altre parole se l'ostinato coyote si sfracellasse sul fondo di un solido canyon precipitando da un migliaio di metri, e questo accadesse nel nostro medesimo contesto ontologico, sarebbe difficile immaginarlo, in una sequenza successiva, reintegrato ad affannarsi intorno a bombe sferiche o altri ordigni marcati A.C.M.E.

Decontestualizzare gli oggetti contundenti è pericoloso e inopportuno: direi di limitare l'uso dei picchetti al campeggio, sempre che non si preferisca evitare questa faticosa specie di villeggiatura, come le suggerisco, in favore di un più tranquillo soggiorno al Four Queens di Copacabana, luogo dove non solo ci si risparmia l'affanno di piantare picchetti, ma si può anche allagare il bagno con nonchalance o lasciare la tavola sparecchiata nella grande hall panoramica, certi che dei camerieri invisibili quanto solerti ripareranno discretamente a ogni nostra distrazione, riportando tanto i pavimenti del cesso quanto la nostra tavola a condizioni originarie e impeccabili. È uno di quei raricasi in cui il concetto di reversibilità cui accennavo si manifesta anche nel nostro duro mondo.

Certo la quotidianità ci obbliga al compromesso, ed è improbabile che il prossimo fine settimana, a lasciare il bidè aperto nella suite panoramica del Four Queens siamo io o lei, ma sarà qualcun altro a farlo. Pure la esorto ad apprezzare le piccole soddisfazioni effimere, come per esempio non dover redigere due volte il medesimo documento nella stessa giornata. E la esorto senz'altro a riscrivermi,

Suo,

F.Z.