Francesco Zardo – Commenti

15.2.2002

 

Incompreso, tutto compreso  

Home

Commenti

Incompreso, regia di Enrico Oldoini. Con Luca Zingaretti, Margherita Buy, Irene Ferri. Produzione Angelo Rizzoli per Mediatrade.

Ogni volta che si fanno asserzioni come quella che leggerete fra qualche riga si rischia che, incontratala di mattina presto a villa Ada, la signora Barbara Alberti vi scateni il suo canetto addosso, e poi dopo – associatasi alla Palombelli, alla Mussolini e a qualche altra soubrette parlamentare di queste che si coalizzano fra donne premettendo un'offuscata nozione di "femminilità" a quella, più storicizzata, di "ragionamento" – vi cominici a sputare addosso dal palcoscenico di Maurizio Costanzo. Magari, dico io: chissà quanta bella gente verrebbe a nutrire il selezionato pubblico di Zardo.org.
Ma, tant'è, mica stiamo sul Corriere della Sera o sulla Repubblica, e quindi chi se ne frega, asserisco quello che mi pare, tanto non mi caca nessuno.
Volevo enunciare, per l'appunto, un lemma imperativo delle recenti produzioni televisive sceneggiate, che è il seguente: "Ci dev'essere una bella figa" (Mediaset; per la Rai la variante è "Ci dev'essere una bella fica").
Gli sceneggiatori delle fiction che ci magnetizzano quasi ogni giorno sulle nostre reti nazionali non possono prescindere da questa regola zero dell'intrattenimento Tv. E se a qualcuno di loro venisse in mente di trarre un teleromanzo, facciamo conto, dall'Apologia di Socrate o dal Critone. ci dovrebbe mettere una squinzietta pure là. Altrimenti, niente Socrate.
Lo conferma Incompreso, dal sempreverde capolavoro ottocentesco di Florence Montgomery, già adattato per il grande schermo in un'immortale – e vedremo perché – pellicola di Comencini del '66, e più tardi in un buon film con Gene Hackman (e basterebbe) diretto da Jerry Schatzberg nell'84: martedì scorso e ieri Incompreso è stato trasposto su Canale 5 in due puntate, per la regia di Enrico Oldoini, già noto al pubblico delle grandi sale per il suo Vacanze di Natale '91 o ancora Yuppies 2, Belli freschi, Anni 90.
Il libro, coi suoi pregi, rappresentava un assiomatico sviluppo del popolare adagio napoletano Chi chiagn' fuott' chi rir' ('chi piange gabba chi ride'): un ragazzino soffre per la morte della madre ma, povero di una serie di strumenti simbolici che lo aiutino a rappresentare la propria sofferenza (è relativamente sano, vivace, ecc.) non riesce a esternarla, e passa per cinico; il fratello minore, che aveva ereditato dalla mamma un sistema immunitario disastrato e un'ottocentesca disposizione alla Tbc, ha sempre la febbre, la tosse, l'herpes, e catalizza su di sé le poche attenzioni che il padre (deputato alla camera dei Lord) riesce a dedicare alla famiglia.
Il libro, di per sé vigoroso e diretto, è scarno di figure femminili, così come ne era avaro il buono quanto vituperato film di Comencini, che per fortuna viene ritrasmesso su Rete4 ogni sei mesi. Una sfida agli autori Mediaset, che avevano già ipernutrito, un paio di mesi orsono, la maestrina dalla penna rossa del Cuore la quale da sei o sette righe che occupava nel romanzo era passata, sotto le spoglie di Anna Valle, a incarnare una preponderanza del femminile grazie alle prepotenti scollature dell'ex miss Italia, sovrapposte con nettezza al plot narrativo del casto libro di De Amicis.

Tanto per cominciare, in questo Incompreso di Oldoini la madre è stata risuscitata! E martedì sera per due ore abbiamo assistito ai mancamenti di Margherita Buy, in una opacissima prima puntata del tutto esente dal testo della Montgomery quanto dal film di Comencini: in entrambi i precedenti casi la signora era stata infatti sotterrata ante litteram. Si badi che l'attributo di "bella f." (vedi sopra) non è riferito alla Buy che si limita a sostenere il registro di divismo all'amatriciana che sottende a queste costose operazioni: eh no. Col massimo rispetto della Buy le belle gnocche sono altre due: 1. La zia, Irene Ferri, che sparcheggiata da Solletico sta facendo ormai l'en plein del primetime sparpagliatasi per vari film Tv; 2. La domestica, lei veramente bonetta, la quale suggerisce che fra un paio d'anni, se il ragazzino sopravvivesse, e ci fosse Incompreso 2...
Niente gnocche, niente Incompreso. La seconda parte del teleromanzo è fedele, quasi ricalcata, diremmo, non al libro, ma al film. Si tratta dunque, più che di un adattamento, di un remake.
Un remake dignitoso, eh: per fare un esempio Zingaretti – per inciso il miglior attore italiano vivente – ogni tanto fuma! E la scelta di fargli accendere una Gitanes a puntata (sono due puntate: due Gitanes in tutto) denota accuratezza del dettaglio, in un contesto di demonizzazione dei fumatori che altrimenti andrebbe a censurare la presenza di sigarette anche in uno sceneggiato sulla vita di Philip Morris. Un remake dignitoso a parte: a) le unghie laccate della Ferri; b) un profluvio di anacronismi linguistici e non; c) la debolezza dei dialoghi e tutta una serie di situazioni incasinate quando gli autori si scostano dal sapiente solco comenciniano e ardiscono fare per conto proprio; d) un'altra cosa che dirò alla fine.
Ma questa passione per le storie da impapocchiare? Per i romanzi popolari dell'Ottocento? Esausto il regesto di tutte le professioni possibili a stabilire una coesione narrativa (prossimamente Carabinieri e non sarà manco a prenderli per il culo, ma una cosa seria ed emotiva; e poi? Idraulici? Notai? Assicuratori?), nessuno evidentemente riesce, fra gli autori di fiction, a inventarsi una storia, manco per cento milioni a puntata. E chi produce è costretto a pescare patentemente nell'Ottocento vittoriano, e in maniera più subdola nel cinema italiano di epoca previttoriana (pardon, previttoriocecchigoriana).

Per finire: Dio esiste. Lo dimostra la sequenza finale in cui la Buy (ipotizziamo: nell'aldilà?) ricompare e riparla al figlio che è appena schiattato a sua volta, esortandolo a raggiungerla. Una cosa a metà fra Giovanna D'Arco e Suspiria. L'aldilà, ci viene esteticamente svelato, è in bianco e nero. Forse è quel bianco e nero, paradiso degli sceneggiatori Tv, in cui si muovevano Alberto Lupo, Nino Castelnuovo, Carla Gravina... Pensare che la stessa Montgomery, in epoca si presuppone più bigotta (in cui, per intendersi, non c'era Raffaella Carrà, non c'era Raiuno, e qundi nessuna soubrette stagionata poteva indossare una maglietta con su scritto Sex a Carramba), aveva dispensato i suoi lettori da un epilogo mistico, e nel libro il ragazzino, ahilui, moriva e basta.