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Incompreso, regia di Enrico Oldoini. Con Luca
Zingaretti, Margherita Buy, Irene Ferri. Produzione Angelo Rizzoli per
Mediatrade.
Ogni
volta che si fanno asserzioni come quella che leggerete fra qualche riga
si rischia che, incontratala di mattina presto a villa Ada, la signora
Barbara Alberti vi scateni il suo canetto addosso, e poi dopo associatasi
alla Palombelli, alla Mussolini e a qualche altra soubrette parlamentare
di queste che si coalizzano fra donne premettendo un'offuscata
nozione di "femminilità" a quella, più storicizzata, di "ragionamento"
vi cominici a sputare addosso dal palcoscenico di Maurizio Costanzo.
Magari, dico io: chissà quanta bella gente verrebbe a nutrire il
selezionato pubblico di Zardo.org.
Ma, tant'è, mica stiamo sul Corriere della Sera o sulla Repubblica, e
quindi chi se ne frega, asserisco quello che mi pare, tanto non mi caca
nessuno.
Volevo enunciare, per l'appunto, un lemma imperativo delle recenti produzioni
televisive sceneggiate, che è il seguente: "Ci dev'essere una bella figa"
(Mediaset; per la Rai la variante è "Ci dev'essere una bella
fica").
Gli sceneggiatori delle fiction che ci magnetizzano quasi ogni giorno
sulle nostre reti nazionali non possono prescindere da questa regola zero
dell'intrattenimento Tv. E se a qualcuno di loro venisse in mente di trarre
un teleromanzo, facciamo conto, dall'Apologia di Socrate o dal
Critone. ci dovrebbe mettere una squinzietta pure là. Altrimenti,
niente Socrate.
Lo conferma Incompreso, dal sempreverde capolavoro ottocentesco
di Florence Montgomery, già adattato per il grande schermo in un'immortale
e vedremo perché pellicola di Comencini del '66, e più tardi
in un buon film con Gene Hackman (e basterebbe) diretto da Jerry Schatzberg
nell'84: martedì scorso e ieri Incompreso è stato
trasposto su Canale 5 in due puntate, per la regia di Enrico Oldoini,
già noto al pubblico delle grandi sale per il suo Vacanze di
Natale '91 o ancora Yuppies 2, Belli freschi, Anni
90.
Il libro, coi suoi pregi, rappresentava un assiomatico sviluppo del popolare
adagio napoletano Chi chiagn' fuott' chi rir' ('chi piange gabba
chi ride'): un ragazzino soffre per la morte della madre ma, povero di
una serie di strumenti simbolici che lo aiutino a rappresentare la propria
sofferenza (è relativamente sano, vivace, ecc.) non riesce a esternarla,
e passa per cinico; il fratello minore, che aveva ereditato dalla mamma
un sistema immunitario disastrato e un'ottocentesca disposizione alla
Tbc, ha sempre la febbre, la tosse, l'herpes, e catalizza su di sé
le poche attenzioni che il padre (deputato alla camera dei Lord) riesce
a dedicare alla famiglia.
Il libro, di per sé vigoroso e diretto, è scarno di figure femminili,
così come ne era avaro il buono quanto vituperato film di Comencini, che
per fortuna viene ritrasmesso su Rete4 ogni sei mesi. Una sfida agli autori
Mediaset, che avevano già ipernutrito, un paio di mesi orsono, la maestrina
dalla penna rossa del Cuore la quale da sei o sette righe che occupava
nel romanzo era passata, sotto le spoglie di Anna Valle, a incarnare una
preponderanza del femminile grazie alle prepotenti scollature dell'ex
miss Italia, sovrapposte con nettezza al plot narrativo del casto libro
di De Amicis.
Tanto
per cominciare, in questo Incompreso di Oldoini la madre è stata
risuscitata! E martedì sera per due ore abbiamo assistito ai mancamenti
di Margherita Buy, in una opacissima prima puntata del tutto esente dal
testo della Montgomery quanto dal film di Comencini: in entrambi i precedenti
casi la signora era stata infatti sotterrata ante litteram. Si badi che
l'attributo di "bella f." (vedi sopra) non è riferito alla Buy che si
limita a sostenere il registro di divismo all'amatriciana che sottende
a queste costose operazioni: eh no. Col massimo rispetto della Buy le
belle gnocche sono altre due: 1. La zia, Irene Ferri, che sparcheggiata
da Solletico sta facendo ormai l'en plein del primetime sparpagliatasi
per vari film Tv; 2. La domestica, lei veramente bonetta, la quale suggerisce
che fra un paio d'anni, se il ragazzino sopravvivesse, e ci fosse Incompreso
2...
Niente gnocche, niente Incompreso. La seconda parte del teleromanzo è
fedele, quasi ricalcata, diremmo, non al libro, ma al film. Si tratta
dunque, più che di un adattamento, di un remake.
Un remake dignitoso, eh: per fare un esempio Zingaretti per inciso
il miglior attore italiano vivente ogni tanto fuma! E la scelta
di fargli accendere una Gitanes a puntata (sono due puntate: due Gitanes
in tutto) denota accuratezza del dettaglio, in un contesto di demonizzazione
dei fumatori che altrimenti andrebbe a censurare la presenza di sigarette
anche in uno sceneggiato sulla vita di Philip Morris. Un remake dignitoso
a parte: a) le unghie laccate della Ferri; b) un profluvio di anacronismi
linguistici e non; c) la debolezza dei dialoghi e tutta una serie di situazioni
incasinate quando gli autori si scostano dal sapiente solco comenciniano
e ardiscono fare per conto proprio; d) un'altra cosa che dirò alla
fine.
Ma questa passione per le storie da impapocchiare? Per i romanzi popolari
dell'Ottocento? Esausto il regesto di tutte le professioni possibili a
stabilire una coesione narrativa (prossimamente Carabinieri e non
sarà manco a prenderli per il culo, ma una cosa seria ed emotiva; e poi?
Idraulici? Notai? Assicuratori?), nessuno evidentemente riesce, fra gli
autori di fiction, a inventarsi una storia, manco per cento milioni a
puntata. E chi produce è costretto a pescare patentemente nell'Ottocento
vittoriano, e in maniera più subdola nel cinema italiano di epoca
previttoriana (pardon, previttoriocecchigoriana).
Per finire: Dio esiste. Lo dimostra la sequenza finale in cui la Buy (ipotizziamo:
nell'aldilà?) ricompare e riparla al figlio che è appena schiattato a
sua volta, esortandolo a raggiungerla. Una cosa a metà fra Giovanna
D'Arco e Suspiria. L'aldilà, ci viene esteticamente svelato,
è in bianco e nero. Forse è quel bianco e nero, paradiso degli
sceneggiatori Tv, in cui si muovevano Alberto Lupo, Nino Castelnuovo,
Carla Gravina... Pensare che la stessa Montgomery, in epoca si presuppone
più bigotta (in cui, per intendersi, non c'era Raffaella Carrà,
non c'era Raiuno, e qundi nessuna soubrette stagionata poteva indossare
una maglietta con su scritto Sex a Carramba), aveva dispensato
i suoi lettori da un epilogo mistico, e nel libro il ragazzino, ahilui,
moriva e basta.
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