Francesco Zardo – I cuori infranti 

10.6.2003

 

Ultimo tango alla Fiat  

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I cuori infranti

Prosegue l'avvincente carteggio intrapreso la settimana scorsa con la misteriosa lettrice che si lamenta di non trovare un uomo col quale dividere gioie e amarezze del quotidiano, limitandosi le sue relazioni a incontri di tipo carnale, per quanto ho capito fugaci o che comunque mettono poi in fuga l'amante, restituendola di volta in volta a una quotidianità solitaria.

Caro Mr Zardo,

leggo

la sua risposta mi getta in un mare di lacrime. Allora, devo dedurre, che molti degli uomini che ho avuto (a letto), dovevano soltanto colmare un momento di solitudine?
Lo so che l'amore vive nel desiderio di condividere la quotidianità ma, perché alle mie amiche capita sempre di iniziare una storia di sesso che poi si trasforma in amore?
Lei non crede che l'erotismo sia la manifestazione più intensa della nostra spiritualità?
A ogni modo, l'uomo con cui devo uscire venerdì mi accompagnerà dal carburatorista perché, vede, la mia automobile non regge il minimo. Io ci provo a seguire i suoi consigli.
Mi risponda!

Cari saluti
Pasionaria



Cara Pasionaria,

il suo appuntamento di venerdì mi sembra un ottimo passo avanti: l'amore, qualunque cosa esso sia, ha più probabilità di nascere dal carburatorista che non fra le lenzuola. E, parlando francamente, per come la penso io il sesso dovrebbe essere un punto di arrivo, o al limite una tappa di questa misteriosa e intensa emozione che chiamiamo amore, mentre è piuttosto raro che ne costituisca un punto di partenza. Ce lo dimostrano, se non bastasse la nostra esperienza (e la sua, se ho capito, dovrebbe esserle maestra), un migliaio di film e di opere letterarie in cui la precipitazione nel fare sesso culmina in tragedia, o comunque, se non preliminare, è adiacente a qualche disastro. Lo segnali alle sue amiche, che prima scopano, e poi amano: queste storie delle sue amiche non mi ispirano grande fiducia, scommetto che ciascuna avrebbe qualche lamentela (o la avrà prima o poi) da rivolgere alla mia cara rubrica per cuori infranti, mi creda. E se non mi crede si guardi, che ne so, Ultimo tango a Parigi o Nove settimane e mezzo: in particolare quest'ultimo, pessimo film, al di là di quanto si è speculato su di esso, ci presenta una situazione in cui un uomo e una donna, perfettamente cretini in qualsiasi dialogo presentato (e si badi che un film, si presuppone, ci mostra parti selezionate dei dialoghi di due persone, risparmiandoci le più noiose), si lasciano andare a tutta una serie di superscopate (o presunte tali) senza mai andarsi a fa' una pizza o un buon cinemetto, come due innamorati dovrebbero. Come finisce? Finisce: e meno male, visto che il film è tra i venti peggiori mai prodotti a Hollywood.
Ma non ho tempo di elencarle tutti i film in cui le persone prima scopano e poi si chiedono «Come ti chiami?», anche se forse sarebbe divertente, visto che lei mi pone un'altra questione interessante, anche se troppo generale, sull'erotismo: è la manifestazione più intensa della nostra spiritualità? Direi di no: per come è vissuta in questo momento, almeno, la spiritualità mi sembra un elemento individuale, e nel passato – nel Medioevo, per esempio, che in Europa ha proposto degli episodi di forte spiritualità collettiva – il momento più intenso poteva, dico davvero, manifestarsi per esempio in chiesa al momento di prendere l'ostia e fare la comunione. Grazie al cielo nel mondo d'oggi non dobbiamo più fare i conti con la peste, o branchi di volpi assassine che sbranano il nostro pollame, o altre calamità a quell'epoca fin troppo ricorrenti, e ciascuno di noi può commisurarsi con il giusto grado di leggerezza a piccoli fastidi come per es. quelli di carburazione che, mi pare di capire, affliggono la sua automobile. In tutti i modi quella di erotismo è una nozione fin troppo generica, a sua volta, per essere ingabbiata in una scala di comparazione spirituale. Per molti l'astinenza è sublime, ad esempio, e non è detto che l'astinenza non sia un momento più che significativo dell'erotismo, no? Non sto raccomandando l'astinenza a nessuno, non vorrei essere frainteso dalle tante lettrici che stasera avevano deciso di darla via al primo fortunato, e ora magari cambiano idea per colpa di quel guastafeste di Za'. Dico solo che l'astinenza può essere, come tante altre decisioni, uno degli elementi in grado, all'occorrenza, di indurre equilibrio nel nostro rapporto con gli altri. Probabilmente molti degli uomini che sono venuti a letto con lei non l'hanno fatto per colmare un momento di solitudine, non si preoccupi, ma hanno messo a loro volta il carro davanti ai buoi: lo fanno, e le dirò in tutta franchezza che degli uomini c'è molto da fidarsi per alcune cose (per es. regolare la vite del minimo di un carburatore, un gesto banale del quale al mondo sono capaci non più di cinquanta donne) ma molto poco per altre (per es. la capacità di considerare la propria vita intima come qualcosa da proteggere, piuttosto che condividerla al bar nelle chiacchiere con gli amici).
Un consiglio, per finire: quando va dal carburatorista osservi l'uomo che l'accompagna, e si chieda se – tanto fra le lenzuola, quanto come marito – non sia preferibile il carburatorista stesso. Se mai le sorgerà qualche dubbio, aspetti di conoscere meglio l'uomo che l'ha accompagnata dal carburatorista, insomma, prima di schiudergli la sua alcova: si faccia accompagnare dall'elettrauto, dall'assicuratore, dal commercialista, dal dentista, dal macellaio, dal gommista... Gli rompa le palle sul serio: così fanno spesso le donne, ahinoi, prima di decidere che tutto sommato magari non valeva la pena di precipitarsi a letto insieme. Perderà un po' di abbracci e di baci e qualcos'altro, sì, ma si ritroverà con batteria, pneumatici, copertura assicurativa, molari e frigorifero a posto. E guardi che non è affatto male: spesso avere tutte le cose a posto ci garantisce una spiritualità più gratificante, da soli o in compagnia.

Cordialissimamente,

Francesco Zardo