2. IL PIANO
ECONOMICO:
STRUTTURA E POSIZIONAMENTO DEI VALORI
2.1 Piano economico: Impostazioni e principi
L'equilibrio economico dell'impresa si realizza contabilmente quando i ricavi superano i costi lasciando un «congruo» margine per la remunerazione del capitale e per lo sviluppo dell'impresa.
Indicando con R i ricavi, con C i costi e con U l'utile l'equazione economica diventa:
R = C + U
La realizzazione di questo «pareggio» contabile esige una amministrazione sapiente che sia in grado di gestire nel modo più opportuno alcune «variabili» dell'economia dell'impresa.
Le variabili rilevanti per la definizione del concetto di equilibrio economico riguardano in modo specifico la dimensione aziendale.
La dimensione aziendale è un concetto composito, risultate cioè dalla combinazione di alcuni «fattori».
Di questi fattori i principali sono:
a) capacità produttiva;
b) numero degli addetti;
c) capitale investito;
d) quota di mercato;
e) valore aggiunto.
L'equilibrio economico dell'impresa, vale a dire il «pareggio contabile» fra ricavi costi, scaturisce dalla composizione dei vari fattori che costituiscono la dimensione dell'impresa.
Il mantenimento nel tempo della struttura aziendale e dell'equilibrio economico Ricavi\Costi è condizionato dallo sviluppo «ordinato» di tutti i fattori della dimensione.
Lo strumento che gli amministratori detengono per predefinire tale sviluppo «ordinato» è la programmazione.
La programmazione riguarda la fattibilità economica della produzione d'impresa.
Lo strumento operativo della programmazione è il Piano Economico.
L'attività di programmazione aziendale ha per oggetto la defi-nizione «quantitativa» dei fattori della dimensione, la loro com-posizione e la valutazione dei risultati conseguenti.
I fattori della dimensione aziendale prima richiamati costi-tuiscono di fatto un «percorso formativo» di dati sui quali l'attività di programmazione si svolge.
Quando una nuova idea d'impresa nasce, o una esistente tende a svilupparsi, uno dei primi problemi riguarda la definizione di capacità produttiva da assumere.
Il concetto di capacità produttiva è di carattere tecnico, pertanto strettamente connesso con il tipo di produzione che si intende svol-gere.
Le attività economiche possibili possono essere così classifica-te:
a) agricole, estrattive e pesca;
b) industriali;
c) commerciali;
d) servizi;
e) finanziarie.
Ciascuna impresa svolge un processo di produzione connesso con l'attività tecnica che ha prescelto.
La capacità produttiva di una impresa agricola sarà data, per esempio, dagli ettari disponibili e dalla fertilità del terreno, se si tratta di coltivazioni.
La capacità produttiva di una impresa industriale sarà data dalle unità producibili da un determinato gruppo di impianti in una definita unità di tempo.
La capacità produttiva di una impresa di servizi sarà data dalla quantità di servizi del tipo specificato che può offrire in una certa unità di tempo.
La capacità produttiva è un fattore essenziale della dimensio-ne ed esprime le potenzialità produttive dell'impresa.
Uno degli obiettivi fondamentali del piano economico è quello di predefinire il grado di utilizzazione della capacità produttiva e così fornire un primo elemento di valutazione della congruità economica dell'iniziativa d'impresa.
Esempio: se è costituita una impresa di servizi sociali (assi-stenza domiciliare) il primo elemento è dato dalle ore necessarie all’assistenza, e quindi dal numero di operatori necessari per il funzionale svolgimento del servizio.
Come si intuisce la determinazione della capacità produttiva implica, a priori, la valutazione di un altro elemento della dimensione: la quota di mercato.
L'impresa che nasce (o che intende svilupparsi) si trova difronte ad un mercato potenziale fondato su elemento economico conosciuto sotto la denominazione di «domanda».
La domanda di mercato può essere:
a) già espressa (o effettiva);
b) latente (o potenziale)
L'insieme delle due categorie di domanda esprime l'estensione del mercato.
Esempio: se gli anziani di una provincia sono 5.000 di cui 1.900 già assistiti la domanda sarà così distribuita:
a) domanda effettiva: 1.900
b) domanda potenziale: 3.100
Estensione del mercato 5.000
L'impresa che nasce dovrà considerare la possibilità di acquisire una domanda «potenziale» trasfomandola in «effettiva», ovvero sottrarre quote di mercato ad altre imprese esistenti.
Il dato di partenza per la costituzione del piano economico è dunque costituito dall'«obiettivo di vendita».
Ammettiamo che gli amministratori dell'impresa ritengano di poter acquisire 100 utenti da reperire interamente nella domanda «potenziale».
Definito l'obiettivo citato occorre acquisire la capacità produt-tiva necessaria allo svolgimento del servizio che nel caso specifico è determinato dalle ore necessarie per l'assistenza dei 100 utenti e dal numero degli operatori ritenuti opportuni per lo svolgimento del servizio in parola.
In sintesi si ottiene un «intreccio» di fattori rilevanti per la dimensione:
1) il rapporto fra la domanda effettiva dell'impresa e domanda effettiva totale definisce la quota di mercato e quindi il «peso» commerciale dell'impresa. Nel caso in esempio è:
nr. assistiti impresa 100
----------- = 5%
nr. assistiti mercato 2.000
2) il numero degli operatori impiegati definisce la cosiddetta «dimensione organica» che nel caso specifico delle imprese di servizi definisce anche la capacità produttiva.
3) L'impresa avrà la possibilità di scegliere fra diverse solu-zioni relativamente alla dimensione organica e alla capacità pro-duttiva.
Esempio:
Prima fase
100 utenti x 4 ore\giorno = 400 ore
Seconda fase
Determinazione dell'organico
Terza fase
Distribuzione degli operatori
La capacità produttiva ed numero degli addetti sono fattori (o parametri) tecnici della dimensione.
La quota di mercato detenuta, data dal rapporto fra la do-manda effettiva dell'impresa e la domanda effettiva del mercato, è un parametro di natura economica, esprimente il «potere di mercato» dell'impresa.
Strettamente connesso alla capacità produttiva e alla quota di mercato è il capitale investito nell'impresa che definisce la dimen-sione finanziaria.
Ricordando dalla Nota introduttiva i Fattori della Produzione ed il Fabbisogno di Finanziamento si può affermare che il volume del capitale investito può essere suddiviso nelle due categorie seguenti:
1) Capitale Fisso
2) Capitale d'Esercizio
Il Capitale Fisso è il valore che ad una certa data compare nello Stato Patrimoniale ed è composto di Costi di struttura, di crediti, di disponibilità liquide e di scorte di merci o di prodotti.
La qualifica di «fisso» deriva non tanto dalla sua immobilità quanto dalla circostanza che si tratta di una parte di Fattori produttivi che sono in attesa di partecipare al processo di produ-zione.
Il capitale d'esercizio è costituito dal valore di quei fattori che hanno partecipato al processo produttivo e può essere così definito:
1) Fattori tecnici
2) Materie prime
3) Servizi di lavoro
4) Servizi generali
Se ora si riprende la struttura dell'esempio numerico del primo paragrafo e si valuta il capitale anziché dopo 30 giorni dopo 360 si otterrà:
Fattori strutturali:
km 32.000 x 225 lire = 7.200.000
Materie di consumo
kg. 90 x 30.000 lire
unità 800 x 2.000 lire = 4.300.000
Servizi di Lavoro
20.000 lire x 160 h x 360 gg = 1.152.000.000
Servizi Generali
3.000 lire x 160 h x 360 gg. = 172.800.000
Rispetto al Capitale Fisso è necessario fare alcune ipotesi, rispetto ai vari componenti.
a) C\C bancario
Saldo iniziale 337.880.000
+ Ricavi 1.382.400.000
- Costi operativi 1.329.800.000
- Restituzione finanziamenti 160.880.000
- Pagamento interessi (12%) 29.000.000
- Crediti finali 230.400.000
---------------------
Saldo finale 30.200.000
Interessi attivi (10%) 18.400.000
Saldo definitivo 48.600.000
b) Scorte £. 700.000
c) Fattori strutturali £. 42.800.000
In tale modo la rappresentazione contabile sarà:
Patrimonio |
Aziendale |
|
|
INVESTIMENTI |
L.|migliaia |
FINANZIAMENTI |
L.\migliaia |
C\c bancario Crediti v/clienti Scorte di Materiale Fattori strutturali: Automezzi |
48.600 230.400 700 42.800 |
Capitale sociale Finanziamenti Bancari Finanziamenti di Terzi
|
40.000
197.000 50.000 |
|
Reddito |
|
|
COSTI |
|
RICAVI |
|
Servizi di lavoro Servizi generali Fattori strutturali Scorte Interessi passivi |
1.152.000 172.800 7.200 4.300 29.000 |
Prestazioni di Servizi Interessi bancari |
1.382.400 18.400 |
Totale Capitale Investito |
1.687.800 |
Totale dei Finanziamenti |
1.687.800 |
Come conseguenza della predetta rappresentazione contabile la struttura del capitale sarà:
Tipo di capitale |
Valore del capitale |
% |
Fisso |
322.500.000 |
19,10 |
D'Esercizio |
1.365.300.000 |
80,90 |
Come è facile notare il peso del Capitale d’Esercizio è nettamente prevalente sul totale del Capitale investito.
Dal punto di vista finanziario la gestione d’impresa registra quindi un notevole grado di elasticità.
L’elasticità finanziaria è conseguenza diretta del fatto che l’im-presa opera prevalentemente con fattori produttivi a costo posticipato ed in particolare con Servizi di Lavoro.
E’ chiaro che nel caso di una impresa che operasse prevalente-mente con fattori produttivi a costo anticipato (si pensi per esempio ad imprese industriali con impieghi notevoli in Fattori strutturali) la posizione finanziaria dell’impresa sarebbe completamente rovesciata.
La gestione tecnica dell’impresa (e quindi i parametri tecnici della dimensione: capacità produttiva e numero degli addetti) determina quindi in linea di massima il grado di elasticità della gestione.
La gestione «economica» incide anch’essa però nella posizione fi-nanziaria dell’impresa.
Infatti se per ipotesi si suppone, riprendendo l’esempio precedente, che i crediti conseguenti ai ricavi siano riscossi molto oltre il termine del processo di produzione inteso in senso tecnico immediatamente si capisce come il volume di crediti aumenti determinando non solo un rinvio del rimborso dei prestiti contratti ma mettendo l’impresa nelle condizioni di assumere nuovi finanziamenti, con relativi costi per interessi.
Supponendo che i crediti riscossi si abbassino di 1.000.000.000 ri-spetto all’esempio precedente si otterrà, chiaramente:
Tipo di capitale |
Valore del capitale |
% |
Fisso |
1.322.500.000 |
49,20 |
D'Esercizio |
1.365.300.000 |
50,80 |
I quattro aspetti della dimensione d’impresa citati (capacità pro-duttiva, numero degli addetti, dimensione finanziaria e quota di mer-cato) acquistano significato economico solo se coordinati fra di loro. Il risultato «tecnico» della loro coordinazione è espresso tramite la dimensione economica d’impresa, data dal flusso di ricchezza prodotta da un determinato processo di produzione ovvero da una serie di processi di produzione.
Il parametro che esprime la dimensione economica dell’impresa è il «valore aggiunto».
Per comprendere in modo schematico il concetto di «valore ag-giunto» si consideri una merce qualunque, per esempio un tavolo di legno.
Il processo produttivo del tavolo parte dal taglio dell’albero da cui si ricaverà il legno, proseguirà con la trasformazione del tronco d’albero in tavole di legno, le tavole di legno saranno quindi trasformate in tavolo ed il prodotto finito sarà presumibilmente ceduto ad una impresa commerciale che si incaricherà di collocarlo presso il consumatore.
Le operazioni produttive possono così essere raccolte in schema:
Imprese |
Acquisti |
Vendite |
Valore aggiunto |
Boschiva |
------------ |
100.000 |
100.000 |
Del legno |
100.000 |
200.000 |
100.000 |
Del tavolo |
200.000 |
300.000 |
100.000 |
Commerciale |
300.000 |
400.000 |
100.000 |
|
600.000 |
1.000.000 |
400.000 |
Il valore commerciale del tavolo, per ipotesi pari a £. 400.000, è pari alla somma del «Valore aggiunto» delle quattro imprese che hanno partecipato alla produzione del tavolo stesso.
La dimensione economica di ciascuna impresa è pari a £. 100.000 (ovviamente per semplicità di esposizione).
In quanto parametro economico il Valore Aggiunto può essere e-spresso sia mediante «fonti» che mediante «impieghi».
Le fonti del valore aggiunto ne esprimono l’altezza, gli impieghi ne esprimono la composizione.
Esempio:
Una impresa industriale presenta il seguente consuntivo econo-mico al termine di un determinato periodo amministrativo:
Costi |
|
Ricavi |
£. |
Scorte iniziali |
100.000 |
Vendite |
1.840.000 |
Acquisti |
900.000 |
Ricavi fin. |
150.000 |
Servizi di lavoro |
400.000 |
Scorte finali |
160.000 |
Servizi generali |
200.000 |
|
|
Oneri finanz. |
100.000 |
|
|
Ammortamenti |
300.000 |
|
|
Utile |
150.000 |
|
|
Totale |
2.150.000 |
Totale |
2.150.000 |
L’altezza del Valore aggiunto, ovvero le fonti, sarà così deter-minata:
Vendite............................................ £. 1.840.000
Scorte iniziali........ £. 100.000
+ Acquisti ........... £. 900.000
+ Servizi............... £. 200.000
- Scorte finali ..... £. 160.000
Costo del Venduto ........................... £. 1.040.000
Valore aggiunto della produzione
tecnica (redditi prodotti)................... £. 800.000
Valore aggiunto della produzione
finanziaria (redditi percepiti) .......... £. 150.000
Fonti del Valore Aggiunto .............. £. 950.000
La composizione del valore aggiunto sarà invece la seguente:
Servizi di lavoro ............................. £. 400.000
Oneri finanziari .............................. £. 100.000
Ammortamenti ................................. £. 300.000
Utile conseguito ............................... £. 150.000
Impieghi del Valore Aggiunto ......... £. 950.000
Il valore aggiunto indica così il contributo della singola impresa al sistema economico.
In conseguenza di questo fatto il Valore Aggiunto esprime la dimensione economica dell’impresa.
* * * * *
Tutte le considerazioni fin qui svolte attengono alle valutazioni preliminari per la formazione del piano economico.
Una volta acquisiti i dati necessari occorre procedere alla redazione del piano.
La redazione del piano economico impone la preventiva conoscenza di quelli che possono essere definiti i fondamentali principi della misurazione del reddito d’impresa:
a) il principio finanziario;
b) il principio della competenza economica.
a) Principio finanziario
Nella parte relativa ai finanziamenti si è già posto in evidenza che la gestione aziendale può avvenire sotto tre regimi:
1) a ricavi totalmente anticipati;
2) a costi totalmente anticipati;
3) a costi e ricavi «intrecciati».
In sintesi fra il sostenimento dei costi ed il conseguimento dei ricavi si inserisce il «fattore temporale» che dà origine al fenomeno finanziario.
Si supponga per semplicità che una impresa per la produzione di un certo livello di merci (o di servizi) sostenga costi per £. 100.000.000 e consegua ricavi per £. 130.000.000.
Per capire se le operazioni poste in essere dall’impresa danno ori-gine o meno ad una posizione di equilibrio economico occorre con-siderare due ordini di fattori:
1) il regime aziendale dei costi;
2) la determinazione di un compenso per il soggetto che pone
in essere le operazioni suddette.
Si supponga che il regime sia a costi totalmente anticipati, sostenuti al momento 0 e che i ricavi siano riscossi al termine del processo di produzione, al momento 1.
Il soggetto economico al momento 0 deve fronteggiare i costi e poi-ché il finanziamento dei ricavi arriverà solo al momento 1 di neces-sità dovrà ricorrere al finanziamento di terzi, sostenendo il relativo costo.
Supponiamo che l’interesse sia pari al 12%, il costo d’acquisto sarà allora pari a £. 12.000.000 (annui).
Supponiamo ancora che il soggetto economico giudichi «congruo» per sé una remunerazione pari al 20% del capitale inizialmente inve-stito e quindi pari a £. 20.000.000 nell’esempio fatto.
Con i dati ora disponibili è possibile fare un confronto fra due me-todi per il calcolo della convenienza economica: il calcolo «aritmeti-co» ed il calcolo «finanziario».
Metodo aritmetico
Ricavi conseguiti.................. £. 130.000.000
Costi sostenuti ..................... £. 100.000.000
Utile realizzato ..................... £. 30.000.000
Saggio di profitto = 30%
Metodo finanziario
Ricavi conseguiti ................................. £. 130.000.000
Costi operativi ............ £. 100.000.000
Interessi passivi ........... £. 12.000.000
Compenso al soggetto... £. 20.000.000
Costi sostenuti ...................................... £. 132.000.000
Perdita realizzata................................... £. 2.000.000
Saggio di profitto = 18%
b) Principio della competenza economica
Nella parte relativa all’analisi dei fattori produttivi si è visto come i medesimi possano essere distinti, sotto il profilo economico, in «fattori a costo anticipato» e «fattori a costo posticipato».
La distinzione introduce ad ulteriori approfondimenti sul tema. I costi dei «fattori anticipati» si suddividono in costi di utilizzazione e costi sospesi in conseguenza del fatto che una quota del fattore è utilizzata nel processo produttivo corrente ed una restante parte verrà utilizzata in processi di produzione futuri.
I costi dei «fattori posticipati» si risolvono invece interamente in costi di utilizzazione.
Il calcolo dei costi di utilizzazione dei fattori produttivi è noto nelle scienze economiche in generale e nella ragioneria in particolare come «principio della competenza economica».
Due sono le variabili che incidono sul «principio» in discorso: la prima è quella già vista, che può essere definita come «grado di utilizzazione del fattore produttivo» e possiede una connotazione soprattutto tecnica; la seconda riguarda il fattore temporale e possiede una connotazione essenzialmente economica.
A chiarimento dei due principi anzidetti si supponga che una certa impresa sostenga un costo di acquisto di un macchinario per £. 200.000.000 e che il produttore definisca come massimo utilizzo del medesimo 20.000 ore (circa tre anni). Se l’impresa redige il proprio bilancio quando l’impianto ha lavorato per 8.000 ore la situazione sarà la seguente:
a) calcolo «tecnico»
Costo di acquisizione £. 200.000.000
---------------------- = 10.000 (Co)
Ore «potenziali» 20.000
Co (10.000) x ore (8.000) = £. 80.000.000
b) rappresentazione del calcolo «tecnico»
Costo di acquisizione : £. 200.000.000
Costo di utilizzazione : £. 80.000.000
Costo sospeso : £. 120.000.000
E’ evidente che il calcolo «tecnico» può essere con estrema sem-plicità fatto per ogni ora di lavoro, ottenendo la suddivisione fra il costo di utilizzazione ed il costo sospeso.
Il calcolo «tecnico» non è tuttavia sufficiente per offrire in ogni circostanza la corretta suddivisione fra il costo di utilizzazione ed il costo sospeso.
Si supponga infatti di dover compiere due «verifiche» comprese nell’arco delle 8.000 ore di utilizzazione, una prima quando le ore utilizzate sono 3.000 e la seconda allo scadere delle 8.000.
In questa evenienza molto semplicemente saremo indotti a proce-dere come segue:
a) Momento 1 (a 3.000 ore)
Co (10.000) x 3.000 = 30.000.000
b) Momento 2 (a 8.000 ore)
Co (10.000) x (8.000 - 3.000 = 5.000) = 50.000.000
In questo modo mentre l’utilizzazione totale rimane invariata la necessità o la volontà di redigere due bilanci al Momento 1 e al Mo-mento 2 impone una ulteriore suddivisione, in ragione del tempo trascorso.
Anche se i due calcoli possono dar l’impressione di rispondere alla medesima logica, nella sostanza non è così.
Nel caso del calcolo del grado di utilizzazione è il bilancio dell’im-presa ad essere costruito in funzione della utilizzazione stessa (in so-stanza si vuol sapere che cosa è successo nei conti dell’impresa dopo aver utilizzato l’impianto un certo numero di ore).
Nel calcolo fatto in ragione del tempo è il grado di utilizzazione a dover esser calcolato, rovesciando quindi i termini della questione.
La competenza economica è esattamente questo: il calcolo dei costi di utilizzazione in funzione del tempo.
Non c’è quasi occorrenza d’aggiungere che la competenza econo-mica si applica in modo perfettamente corrispondente anche ai ricavi dell’impresa.
La competenza economica dà origine sul piano economico a tre categorie di valori:
(1) Valori ripresi
(2) Valori contestuali
(3) Valori sospesi
Nel Conto economico così come nel Piano economico i Valori ripresi si riferiscono costi e ricavi sospesi del precedente periodo, i Valori contestuali riguardano i costi di utilizzazione e i ricavi della produzione corrente ed infine i Valori sospesi riguardano costi e ricavi di competenza di periodi futuri.
Si supponga di dover affrontare la redazione di un piano econo-mico triennale e di dover collocare nel piano medesimo l’utilizzazione di una certa attrezzatura produttiva. Di questa attrezzatura produttiva l’azienda ha la disposizione immediata in quanto l’ha acquistata in anni precedenti sostenendo un costo, per ipotesi di £. 50.000.000. Al momento della formazione del piano economico la situazione è la seguente:
Costo Utilizzato...... £. 35.000.000
Costo Sospeso........ £. 15.000.000
Durante il triennio, e precisamente al termine del primo anno, l’im-presa ritiene di dover dismettere l’attrezzatura e di acquisirne una nuova prevedendo un costo di acquisizione pari a £. 80.000.000. L’impresa prevede inoltre un utilizzo quadriennale della nuova attrez-zatura.
Si può dare una rappresentazione grafica della posizione assunta dal nuovo acquisto nel piano economico nella maniera seguente:
tempo
0 1 2 3 4 5
|---------------|---------------|---------------|---------------|--------------|
20.000 20.000 20.000 20.000
Poiché il piano economico si ferma (per volontà dell’ammini-strazione) al momento (3) per effetto del principio della competenza e-conomica nel piano andranno iscritte £. 40.000.000 che costituiscono il costo di utilizzazione. Il restante importo di £. 40.000.000 rappresentano invece il costo sospeso.
In questo modo si otterrà la seguente situazione:
(1) Valori ripresi ...................... £. 15.000.000
(2) Valori contestuali ................. £. 40.000.000
(3) Valori sospesi ....................... £. 40.000.000
Nel piano economico che si va a predisporre i costi di utilizzazione (da coprire con i ricavi del medesimo periodo) ammontano pertanto a £. 55.00.000, i costi sospesi ammontano invece a £. 40.000.000.
I valori ripresi ed i valori contestuali sono pertanto «valori in pia-no», i valori sospesi sono invece «valori fuori piano».