L'essenziale dell'€uro

 

                                    

 

 

Capitolo Quinto - Gli effetti politici dell'€uro

 

13.  La moneta e la «politica»

 

   La questione del rapporto fra la moneta e la politica è riferita in massima parte ai rapporti fra il potere economico e il potere politico. 

    Come si è visto sommariamente nei capitoli precedenti gli operatori economici si identificano tali proprio per i diversi usi che fanno della moneta e si è anche visto che alcune imprese (come le banche o le grandi imprese industriali) che utilizzano in misura massiccia la moneta traggono da tale utilizzo un potere più o meno grande. Il potere politico interviene nel circuito economico attraverso leggi, interventi diretti o, ciò che forse più conta ai fini del presente scritto, con l'emissione della moneta. In particolare la regolazione della quantità di moneta avviene attraverso il controllo pubblico dell'Istituto di Emissione che nel nuovo sistema monetario sarà il Sistema Europeo delle Banche Centrali. 

     La valutazione degli effetti politici dell'introduzione dell'€uro negli undici Paesi europei che hanno deciso di avvalersi di tale strumento monetario deve essere fondata su almeno due presupposti: uno economico e uno, per così dire, filosofico.

      Il presupposto economico degli effetti politici attiene al meccanismo economico, in prima approssimazione definibile «di mercato», che determina la produzione e la distribuzione della ricchezza  sia nella sua quantità reale di merci e servizi prodotti e scambiati sia nella sua quantità monetaria di reddito prodotto e distribuito e,ovviamente, della loro reciproca connessione che determina nella pratica degli affari la maggiore o minore potenza economica di un determinato soggetto, impresa, ente o individuo che sia. Per definizione e per convenzione il presupposto economico è tipicamente legato alle funzioni della teoria economica che normalmente nell'indagare i fenomeni economici astrae dal contesto socio-politico nel quale i fenomeni medesimi avvengono. 

       Il presupposto «filosofico» attiene a quel complesso di rapporti, massimamente derivanti dagli istinti e dalla razionalità umani, che gli «operatori economici» instaurano con  la moneta e con tutto ciò che riguarda l'economia. 

     Il movente economico  è uno dei principali moventi delle azioni umane e la formazione del sistema capitalistico di produzione e distribuzione della ricchezza  è in gran parte, se non totalmente,  il risultato di tale movente. Il funzionamento del sistema capitalistico riposa su meccanismi tecnico-economici che hanno spesso bisogno di razionalità per poter funzionare in modo «corretto» (come la gestione di una impresa) ma associato al meccanismo strettamente economico vi è un complesso di azioni che possono essere sintetizzate in due «funzioni psicologiche» che sono l'arricchimento personale e la detenzione e l'esercizio del potere. Le imprese economiche, soprattutto quelle di grandi dimensioni, sono un tipico soggetto che associa un necessario «meccanismo economico» all'esercizio del potere e all'arricchimento ma altri esempi sono determinati  Enti Pubblici e, ovviamente, determinate cariche politiche inerenti sia alla gestione politica strettamente intesa sia alla gestione dell'apparato amministrativo dello Stato.  Se l'arricchimento e l'esercizio del potere fossero irrilevanti per la natura umana anche il cambiamento della moneta non avrebbe grandi conseguenze economiche, limitandosi forse ad un diverso modo di conteggiare la ricchezza prodotta. Ma arricchimento e esercizio del potere sono tutt'altro che irrilevanti sicché è impossibile che un cambiamento della moneta a corso legale non abbia anche effetti politici, vale a dire effetti sulla formazione e sull'esercizio del potere politico sulla società e, specificatamente, sul sistema economico.      

     Per  la maggioranza degli economisti la moneta rappresenta la ricchezza e per alcuni, come si è visto in precedenza, è un utile dispositivo per il funzionamento del sistema economico. Per gli operatori economici e, in generale, per la gente la moneta è la ricchezza economica alla quale, a seconda della sua consistenza, corrisponde un ben determinato «livello di potere». Come l'esperienza insegna l'esercizio del potere economico, soprattutto se esercitato con una buona dose di disinvoltura, non ha praticamente confini. Viceversa l'interferenza del potere economico con il potere politico presenta caratteristiche dialettiche. Sicuramente il potere economico è una strada d'accesso al potere politico e forse anche la più importante ma nelle moderne democrazie la costituzione del potere politico avviene, almeno formalmente, indipendentemente dal potere economico ed anzi, in molte leggi costituzionali, è esplicitamente statuito un controllo più o meno diretto del potere politico su quello economico. In questo contesto il cambiamento della moneta, ma in particolare la sostituzione nell'emissione di moneta di una entità nazionale con una sovranazionale, implica di per sé una riduzione del potere economico di uno stato e, conseguentemente, anche una riduzione del potere politico del medesimo. Ma gli effetti politici, ovviamente, non si esauriscono qui. A parte le numerose disposizioni di legge di carattere civile, penale, amministrativo e fiscale che dovranno adeguarsi formalmente alla nuova moneta e che però implicano comunque un'attività di tipo «politico» l'esercizio del potere politico di ogni stato che aderisce all'Unione Monetaria Europea sarà condizionato di fatto dall'esistenza della nuova moneta sia nelle decisioni specifiche di politica monetaria e economica sia, più in generale, nelle decisioni che attengono al funzionamento dell'apparato amministrativo dello stato atteso che, per esempio, i conti pubblici dovranno rimanere entro limiti fissati e concordati a livello di Unione. A questo punto, data la difformità delle condizioni economiche, sociali e politiche ma anche «psicologiche» dei diversi stati partecipanti, viene da chiedersi quali sarà il grado di accettazione dell'€uro nei diversi stati aderenti e attraverso quali strumenti economici e psicologici gli operatori economici affronteranno il nuovo rapporto affari-politica determinato dall'introduzione dell'€uro. Come in molte delle vicende umane il rischio più grande che corre l'€uro è dovuto all'ipocrisia di chi formalmente e solennemente ne accetta l'esistenza ma poi nella pratica degli affari e della politica tiene comportamenti  e atteggiamenti che contrastano con la sua accettazione. E  qualche volta tali atteggiamenti contrastanti potrebbero provenire da fonti assolutamente insospettabili che in quanto tali agiscono spesso attraverso strumenti lontani dalla trasparenza. 

 

 

  14.  L'ordine monetario e l'ordine politico

 

        L'esperienza derivante dalla storia della moneta insegna o dovrebbe insegnare che l'ordine monetario e l'ordine politico costituiscono due importanti fattori di un più generale equilibrio economico-sociale. L'ordine monetario è garantito essenzialmente dal corretto funzionamento del sistema economico, quindi dai modi relativi alla produzione e alla distribuzione della ricchezza. Tale ordine dipende dalla solidità delle imprese e dalle loro capacità di sviluppo ma forse soprattutto da una razionale utilizzazione delle risorse economiche, includendo nelle stesse gli strumenti di produzione, il lavoro materiale e intellettuale, le materie prime e in generale i fattori della produzione. L'ordine politico è garantito dal corretto funzionamento delle Istituzioni preposte alla formazione, all'applicazione e al controllo dell'applicazione delle leggi e negli undici Stati appartenenti all'Unione Monetaria è fondato sulla democrazia rappresentativa che dovrebbe esprimere se non un utopistico «controllo» da parte del popolo delle leggi e della loro formazione almeno la libera scelta, mediante elezione, di coloro che sono preposti di fatto alla formazione delle leggi.     

     L'aggettivo «corretto» applicato all'ordine monetario e all'ordine politico deve essere naturalmente precisato. 

     Un corretto ordine monetario, si è visto, è connesso con un funzionamento di produzione e distribuzione della ricchezza economica che sia improntato allo sviluppo economico e che associ quindi, in prima approssimazione, un incremento del reddito prodotto nell'economia con un adeguato incremento della massa monetaria che pertanto non deve essere né troppo alto né troppo basso. Poiché un elemento fondamentale per la determinazione della fluttuazione della massa monetaria è costituito dalle decisioni di politica economica e monetaria in particolare l'ordine politico ha una prima e decisiva connessione con l'ordine monetario. A questo proposito vi sono almeno due questioni che sono per così dire cruciali: la prima riguarda la politica monetaria in senso stretto attinente al controllo della liquidità e dei saggi d'interesse e la seconda riguarda, come è già stato osservato nel Capitolo Secondo, il fenomeno dei prezzi e in particolare il loro incremento più o meno sostenuto. 

    Rispetto alla prima questione il funzionamento del sistema monetario dell'€uro richiede un  necessario coordinamento non solo fra il Sistema delle Banche Centrali ma fra di esse e le politiche monetarie e economiche perseguite dai diversi Stati Partecipanti.     

     Rispetto ai prezzi la questione sembra essere un po' più complessa. Il prezzo è un fenomeno monetario nel senso che indica la quantità di moneta necessaria per l'acquisto di una merce o di un servizio ma è anche un imprescindibile fattore di equilibrio economico delle imprese nel senso che riflette le condizioni di economicità e quindi, in definitiva, in che modo sono utilizzate le risorse economiche a disposizione delle imprese. In entrambi i sensi il prezzo subisce influenze di carattere politico non tanto perché questi ne definisce il livello o la variazione quanto perché attraverso «appropriate» politiche di bilancio e, per così dire, di comportamento nei confronti degli agenti economici, influisce su una variabile importante dell'equilibrio economico-finanziario delle imprese che è l'ambiente nel quale esse si trovano a operare.  Il fattore «ambientale»  è conosciuto nelle discipline economico-aziendali come ordine di composizione vale a dire come ordine che riflette sulle condizioni di equilibrio economico, finanziario, patrimoniale e organizzativo la posizione relativa delle forze interne all'impresa e delle forze esterne.  

            Il concetto di corretto ordine politico può essere sintetizzato nel corretto divenire dell'esercizio del potere politico che nelle moderne democrazie, e in particolare quelle aderenti all'€uro, è schematicamente sintetizzato nei classici poteri legislativo, esecutivo e giudiziario. 

    Nell'area dell'€uro solo in parte, e attualmente forse in minima parte, le tre forme di potere sono demandate a organismi sovranazionali per cui ciascun aderente all'Unione Monetaria continua a esercitare attraverso propri organi nazionali il potere politico-istituzionale di emanare, eseguire e controllare leggi che hanno normalmente efficacia entro i confini nazionali. In altri termini l'unione monetaria europea non è, almeno per ora, un soggetto giuridico definito non solo perché molte «competenze» sono ancora dei singoli Stati Partecipanti ma perché è essenzialmente assente l'unità politica mentre l'unità economica, con l'introduzione della moneta unica, è in via di formazione.

   Come è noto le incombenze di carattere politico delle moderne democrazie sono molte e molto impegnative e richiedono interventi in ciascun «settore» dello Stato: legislativo, esecutivo e giudiziario. Il contenuto dei tre poteri suddetti è oggetto, sin dalla sua costituzione in altre epoche, di un dibattito di carattere eminentemente politico e filosofico sui compiti effettivi che lo Stato è chiamato a svolgere. Poiché l'impostazione politica dello Stato ha ovvii riflessi sul contenuto dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario e poiché la politica monetaria rientra in senso specifico fra i compiti di politica economica degli esecutivi è sufficientemente ovvio supporre che un cambiamento dell'unità monetaria, costringendo i diversi Stati Partecipanti a definite azioni di politica economica, comporterà anche cambiamenti nell'azione politica, in particolare per ciò che attiene alle attività economiche e al mondo del lavoro.

     Come sempre accade nelle questioni economiche ma, in generale nelle azioni umane, il rapporto fra l'ordine monetario e l'ordine politico sarà tanto più forte e tanto più «funzionale» in quei luoghi e in quei sistemi dove gli assetti economici e politici sono maggiormente improntati alla stabilità politica e alla coesione economico-sociale. Inevitabilmente anche nella nascente Unione Monetaria dell'€uro vi saranno Stati, e quindi sistemi, economico-politici «forti» e Stati «deboli»: nei primi la l'armonizzazione dell'ordine monetario con l'ordine politico sarà più facile (probabili esempi di tali Stati sono la Germania e la Francia) e sarà anche quasi inevitabile che essi svolgano all'interno dell'Unione un ruolo di stati-guida. Per gli Stati più deboli nei quali il funzionamento del sistema politico è più incerto e in molte occasioni persino demagogico l'introduzione della nuova moneta comporterà una composizione fra l'ordine monetario e l'ordine politico più difficile e impegnativa per le Istituzioni, le imprese e i cittadini.        

 

 

  15. I rapporti con le altre «aree monetarie» 

 

       Il successo dell'armonizzazione fra l'ordine monetario e l'ordine politico all'interno degli Stati dell'Unione Monetaria avrà un importante e forse fondamentale risvolto nei confronti di quelli che possono essere definiti Stati Terzi che saranno in primo luogo gli Stati Uniti d'America con il suo sistema politico, economico e finanziario e la sua moneta corrente che è il dollaro.  

   Il dollaro USA aveva un rapporto di 85 centesimi (pari a Lire 1646) di €uro all'inizio del 1999 quando la nuova moneta è diventata l'unità di conto degli 11 Paesi europei. A aggi (luglio 2001) il rapporto di cambio è pari a 114 centesimi (pari a Lire 2.207) con una svalutazione dell'€uro sul dollaro pari al 25,42%.

     Alla stessa data con una unità di €uro si potevano comprare  71 centesimi di Sterlina inglese e circa 131 Yen giapponesi. I cambi attuali sono rispettivamente di 61 centesimi di Sterlina e di 109 Yen. L'€uro si è quindi rivalutato del 14% nei confronti della Sterlina mentre si è svalutato di circa il 17% nei confronti dello Yen.

  Gli Stati Uniti e il Giappone rappresentano senza dubbio i Paesi più importanti con i quali l'area dell'€uro dovrà confrontarsi e il confronto non potrà essere evidentemente solo monetario o valutario ma riguardare l'intero sistema economico e quindi le modalità di produzione e distribuzione della ricchezza reale e, più a lungo termine, il livello di occupazione di fattori produttivi e la loro produttività e redditività.

     Nel breve periodo, è noto, la svalutazione del cambio produce una maggiore competitività dei prezzi interni sul mercato internazionale ma nella fase attuale del capitalismo ai movimenti delle merci sono affiancati i movimenti di capitale conseguenti alle speculazioni e agli arbitraggi internazionali sui mercati finanziari sicché un dato strutturale importante per la definizione del cambio è l'efficienza e la redditività delle attività finanziarie sui diversi mercati, efficienza e redditività che dipendono da un insieme di fattori economici, monetari e politici. Nella sua qualità di moneta che rappresenta o dovrebbe rappresentare un'area economica ma anche politica l'€uro trarrà, come ogni altra unità monetaria, la propria forza (o la propria debolezza) della effettiva situazione economica e politica esistente negli Stati Partecipanti che dovranno perciò affrontare a livello politico non tanto la difesa «monetaria» dell'€uro (rappresentata tipicamente dai prezzi, dai saggi d'interesse e dal cambio) quando la struttura della produzione e della distribuzione della ricchezza economica all'interno dell'Unione. Non è questa la sede per indicare le forme per pervenire a una tale struttura ma è certo che il successo dell'€uro è indissolubilmente legato alla crescita dimensionale, di competitività e di redditività delle imprese residenti nell'Unione.