L'essenziale dell'€uro

 

1 Euro  =  £. 1936,27

 

 

Capitolo  2  

Gli effetti monetari dell'€uro

               

 

3.  La formazione dei prezzi

 

 

       T radizionalmente il prezzo di una merce o di un servizio è espresso nella unità monetaria vigente nel luogo in cui avviene lo scambio.

     Nelle moderne economie capitalistiche il prezzo delle merci e dei servizi prodotti  è l'espressione sintetica delle condizioni di equilibrio economico delle imprese produttrici  le quali attraverso la collocazione sul mercato di ciò che hanno prodotto tornano in possesso (o cercano di tornare in possesso) delle somme investite nel processo produttivo e, affinché l'attività d'impresa abbia un seguito, la somma in oggetto deve essere superiore a quella inizialmente impiegata determinando in tal modo ciò che normalmente si chiama profitto.

     L'economia capitalistica è essenzialmente una economia monetaria sicché le posizioni di equilibrio delle imprese, quindi i relativi prezzi, sono condizionati anche dal tipo di moneta in circolazione, dal suo potere d'acquisto e dalla sua stabilità.

      Come è noto il potere d'acquisto della moneta è la capacità di acquistare beni e servizi da utilizzare essenzialmente in due modi:

            a) le imprese per l'acquisto dei fattori della produzione

            b) i consumatori per l'acquisto connesso alle esigenze del consumo.

    

      Il potere d'acquisto per gli operatori del mercato, imprese e consumatori, è dato dal rapporto fra la ricchezza detenuta (patrimonio e reddito) e il prezzo monetario delle merci e dei servizi che si intendono acquistare. Per esempio, se un appartamento in centro città di 100 mq ha un prezzo a Milano di 400 milioni di lire e un appartamento simile a Roma ha un prezzo di 350 milioni di lire il potere d'acquisto della lira italiana in termini di appartamenti è maggiore a Roma che non a Milano mentre se un paio di scarpe ha un prezzo a Milano di 200 mila lire e a Roma di 250.000 il potere d'acquisto della lira italiana in termini di scarpe è maggiore a Milano che non a Roma. Ciò detto è necessario verificare quanto potere d'acquisto detiene un milanese e quanto un romano per valutare l'effettivo potere d'acquisto. Supponiamo che il reddito medio del milanese sia pari a 40 milioni di lire annue e del romano 30 milioni di lire annue: in questo caso il milanese dovrà impiegare 10 anni di lavoro per l'acquisto dell'appartamento mentre il romano ne dovrà impiegare 11 anni e 8 mesi, quindi l'appartamento è relativamente più caro a per il romano e del resto il milanese che volesse acquistare  l'appartamento a Roma dovrà impiegare solo 8 anni e 9 mesi di lavoro.      

      Nell'economia capitalistica vi sono molte merci che hanno un commercio internazionale nel senso che sono prodotte in un determinato Paese e quindi collocate sul mercato di un altro Paese. In questa circostanza vi sono, per così dire, due livelli di prezzi: il primo livello è dato dalle condizioni economiche dell'impresa produttrice, il secondo è dato dal rapporto di cambio fra le valute. 

      Una impresa tedesca produce, per esempio, un televisore con determinate caratteristiche tecniche e ne fissa il prezzo in  1.000 marchi con il quale ritiene, con un elevato grado di sicurezza, di ottenere l'equilibrio economico voluto. L'impresa tedesca vende il televisione sul mercato italiano al prezzo indicato ma poiché la moneta corrente in Italia è la lira per il cliente italiano si pone il problema di reperire i marchi necessari al pagamento (anche se nella pratica degli affari ci sono altri soggetti che lo fanno in sua vece, come gli importatori). Se il cambio al momento della transazione è pari a l Marco = 900 Lire è chiaro che al cliente italiano il televisore costerà 900.000 lire.  Per il cliente italiano pertanto il prezzo è la risultante di due processi economici in qualche modo autonomi, il primo è relativo alla formazione del prezzo da parte dell'impresa e il secondo è relativo alla formazione del cambio, che è il prezzo della valuta estera. In questo modo se il cambio Lira\Marco diventa 918 per il cliente italiano il televisore dell'impresa tedesca costerà il 20% in più anche se il prezzo il marchi è rimasto invariato. Attraverso il meccanismo del cambio tutte le merci importate aumentano di prezzo e quindi, tendenzialmente, la domanda di tali merci si riduce nel paese importatore riequilibrando, sempre tendenzialmente, una delle due principali fonti della formazione dei cambi vale a dire la bilancia dei pagamenti. Il riequilibrio della bilancia dei pagamenti significa una minore domanda di valuta estera e quindi una riduzione del cambio ovvero una rivalutazione della moneta nazionale rispetto alle monete estere. Durante il processo di rivalutazione della moneta le imprese che importano merci si trovano in un posizione relativamente più favorevole ma corrispondentemente le imprese che esportano si trovano in una posizione meno favorevole in quanto il prezzo delle loro merci si incrementa in termini di valuta estera.

     Nella formazione dei prezzi in valuta estera si possono quindi individuare due componenti:

            a) una componente strutturale data dal livello generale dei prezzi vigenti nei Paesi coinvolti nello scambio;

            b) una componente congiunturale data dal mercato dei cambi e quindi, sostanzialmente, dalla bilancia dei pagamenti e dalla politica monetaria e valutaria adottata dai due Paesi coinvolti nello scambio.

 

     Per gli 11 Paesi aderenti all'€uro dal 1 gennaio 1999 è definitivamente cessata la componente congiunturale nella formazione dei prezzi rimanendo solo quella strutturale.

     In modo più compiuto le conseguenze di tale fatto saranno esaminate nel Capitolo Terzo. Per ora è sufficiente mettere in evidenza che l'introduzione della moneta unica ha significato la creazione di un mercato unico nel senso che le imprese operanti nell'Unione e per gli scambi di merci, servizi e capitali interni alla medesima operano in diretta concorrenza fra di loro senza la «mediazione» del cambio il cui andamento influiva sulla formazione dei prezzi in valuta. 

       L'introduzione dell'€uro non è, quindi, un semplice cambio di moneta nel senso che dal 1 gennaio 2002 tutte le transazioni monetarie nell'Unione anziché avvenire in Franchi, Marchi, Lire, Fiorini, Scellini  ecc. avvengono con la nuova moneta ma è piuttosto un radicale cambiamento nella formazione dei prezzi per tutte le imprese dell'Unione, o almeno per quelle le cui merci e servizi sono oggetto di scambio internazionale.        

 

 

 

 4.  La formazione dei saggi d'interesse

     

          Se il cambio è il prezzo della valuta estera il saggio d'interesse è il prezzo per l'uso del denaro.

     Alla moneta, o denaro, si assegnano di solito le tre funzioni seguenti:

                  1) misura dei valori

                  2) riserva di valori

                  3) mezzo di scambio

 

    Nei sistemi economici moderni, capitalistici o in via di sviluppo, la moneta è utilizzata per tutte e tre le funzioni indicate. L'utilizzazione della moneta potrebbe essere limitata al semplice mezzo di scambio ma in effetti nei sistemi economici così come esistono i mercati delle merci e dei servizi esiste il mercato della moneta che come tutti i mercati prevede l'esistenza di una offerta e di una domanda. Rispetto al mercato delle merci e dei servizi il mercato della moneta presenta un più elevato controllo da parte delle istituzioni politiche e in particolare dello Stato che è l'unico soggetto autorizzato all'emissione. In più lo Stato, attraverso apposite istituzioni politiche, come il ministro del Tesoro e dell'Economia, e economiche, come la Banca Centrale, interviene direttamente nella regolazione e nella vigilanza della formazione di un «surrogato» importante della moneta a corso legale che è dato dalla moneta bancaria o creditizia. In questo modo sul lato dell'offerta di moneta vi sono in pratica tre soggetti:

            1) lo Stato, che emette moneta

            2) la Banca Centrale, che controlla direttamente la formazione della moneta bancaria;

           3) le Banche ordinarie,  che sotto la vigilanza della Banca Centrale provvedono alla determinazione del flusso e del prezzo della moneta per gli operatori del mercato, imprese o consumatori che siano.  

 

     Gli operatori del mercato, imprese e consumatori, sono gli utilizzatori della moneta e particolarmente le imprese utilizzano la moneta creditizia per lo svolgimento concreto dei loro affari economici. 

     Schematicamente la domanda di moneta avviene per i motivi seguenti:

            1) per la necessità di effettuare scambi;

            2) per prepararsi all'acquisto futuro di merci o servizi;

            3) per compiere un'azione di carattere speculativo.

 

 Secondo la posizione economica più tradizionale la formazione del saggio d'interesse è soprattutto connessa al differimento del consumo (o «astinenza» come è anche stata definita) e quindi sostanzialmente determinata dalla domanda del tipo 2). Secondo la posizione, più «recente», di Maynard Keynes la formazione del saggio d'interesse è connessa all'utilizzo di carattere speculativo che ne fanno gli operatori del mercato i quali chiedono moneta alle banche per il finanziamento del processo di produzione che, pur non essendo di carattere speculativo nel senso proprio e comune del termine,  è comunque connesso ad un calcolo economico nel quale il saggio d'interesse, confrontato con il saggio atteso del profitto, costituisce un elemento di scelta dell'investimento in attività produttive. Secondo, infine, la concezione cosiddetta monetarista formulata più di tutto dall'economista statunitense Friedman la formazione del saggio d'interesse dipende soprattutto dalla domanda di moneta nel senso più ampio del termine o, per meglio dire, dalla volontà degli operatori del mercato, imprese e consumatori, di detenere moneta liquida nella previsione futura di tutti gli utilizzi possibili che di essa si possono fare (speculativi o di transazione che siano). In questa concezione l'offerta di moneta da parte di quel complesso di organi istituzionali e economici che possono essere definiti in una parola Autorità Monetarie è condizionata dalle attese e dalle «esigenze» degli operatori del mercato, a pena del disordine monetario nel sistema economico il cui principale effetto è una variazione non più controllata dei prezzi. 

    Assumendo l'azzardo di correggere almeno in parte insieme Keynes e Friedman, le cui teorie hanno indubbiamente elementi di validità, si può dire che la formazione del saggio d'interesse è connessa soprattutto con la gestione del denaro messa in atto delle aziende di credito. A questo proposito è necessario anzitutto distinguere il saggio d'interesse nominale da quello effettivo o, come anche si dice, reale. Il saggio nominale dell'interesse è quel saggio che si applica ad una determinata somma e per un determinato periodo al fine di trovare il valore finale. Se un capitale di 10.000 € viene impiegato per un anno al saggio d'interesse del 5% il valore finale di tale capitale, montante semplice nella terminologia della matematica finanziaria, sarà pari a  10.500 €. Per valutare il saggio effettivo occorre tenere conto dell'andamento dei prezzi nel corso del periodo considerato. Se per ipotesi non fossero variati affatto allora il saggio nominale coinciderebbe con quello reale ma se fossero aumentati del 3% allora il saggio reale sarebbe solamente del 2%. Il ragionamento è così logico e seducente e per di più così  insistentemente ripetuto nei testi dell'economia teorica più o meno «sacri» che soltanto metterlo in discussione può suscitare l'ilarità. In effetti però il saggio d'interesse è un prezzo atto a misurare uno scambio creditizio il quale scambio prevede sempre due distinte operazioni: la prima in un determinato istante e la seconda, di segno per così dire contrario, fra un certo periodo di tempo. Il caso classico può essere considerato un prestito effettuato da una banca commerciale. Quando la banca eroga la somma di denaro al cliente affidato, per esempio un'azienda  di produzione, sostiene un costo misurato dall'entità del prestito concesso. All'atto della stipulazione del contratto creditizio la banca indica sia il saggio d'interesse applicato che il tempo di durata del prestito. In questo modo se il prestito concesso è pari a 10.000 €, il saggio negoziato è il 7%  e la durata è un anno lo scambio creditizio si concluderà l'anno successivo con la restituzione alla banca da parte dell'azienda di produzione di una somma pari a  10.700 €. Tale somma costituisce il ricavo per la banca che in tal modo avrà nel proprio bilancio una differenza attiva di  700 € che costituisce il suo guadagno nell'operazione. La formazione economica di tale «prezzo differenziale» non dipende né dall'astinenza al consumo né da motivi speculativi né da altri motivi connessi con l'utilizzazione della moneta (in particolare della moneta bancaria) ma dipende dalla posizione di equilibrio economico, finanziario e patrimoniale dell'azienda bancaria la quale, quindi, quando pone in atto uno scambio creditizio è mossa dagli stessi  motivi economici che inducono una impresa a investire in impianti siderurgici o di altro genere: il motivo è cioè quello del profitto. Il fatto di tornare in possesso di una somma maggiorata al termine di una concessione di un prestito ha scarsa attinenza con il fatto che tale somma abbia subito nel periodo in esame un deterioramento del potere d'acquisto in quanto la funzione economica della banca non è comprare merci o servizi con le somme gestite ma concedere prestiti ed accrescere i depositi al fine di incrementare, soprattutto attraverso una determinata «velocità di circolazione», la propria attività economica. L'azienda bancaria per concedere i propri prestiti non necessita di alcun atto preventivo di risparmio e anzi l'espansione dell'attività bancaria avviene proprio perché la  banca consente alla clientela di utilizzare come mezzi di pagamento propri debiti (cosiddetta funzione monetaria dei depositi bancari) contribuendo quindi a creare nel sistema economico liquidità aggiuntiva rispetto alla moneta a corso legale. Il livello assoluto del  saggio d'interesse e il divario effettivo fra il saggio d'interesse applicato sugli affidamenti (cosiddetti saggi attivi) e quello applicato sulle somme depositate (cosiddetti saggi passivi) è l'espressione della solidità e della funzionalità del sistema bancario di un sistema economico. Ai fini delle posizioni di equilibrio economico delle aziende bancarie ciò che più conta non è tanto il livello assoluto del saggio d'interesse quanto l'utilizzo più o meno grande della moneta bancaria da parte della clientela ed anche il fatto che coloro che utilizzano la moneta bancaria in massima parte, quindi le imprese di produzione, siano in buone condizioni economiche e finanziarie.        

     Nella pratica degli affari sia i saggi sui prestiti che quelli sui depositi sono determinanti dalla singole banche a seconda delle proprie condizioni di equilibrio economico, finanziario e patrimoniale e pertanto possono accadere cose in qualche misura misteriose quali la diversa applicazioni sia dei saggi attivi che passivi per le varie banche anche operanti su una medesima «piazza» o il fatto che un depositante, ancorché gli sia «riconosciuto» un saggio d'interesse del 3 o 4% si trovi al momento dell'accreditamento sul conto a pagare commissioni e spese bancarie per la «tenuta» del conto superiori all'interesse maturato cosicché l'Istituto apparentemente accredita una somma ma in realtà diventa creditore di una somma maggiore trasformando di fatto un saggio «passivo» in un saggio «attivo». Questi ed altri elementi che nella analisi economica sono spesso definiti «attriti» costituiscono parte integrante del mercato del credito e confermano la teoria che il saggio d'interesse è un prezzo fissato dalle aziende di credito né più e né meno che il prezzo di un frigorifero è fissato dall'impresa produttrice. 

     Il cambio della moneta a corso legale (lira in €uro, franco in €uro, marco in €uro ecc.) dilata di fatto il mercato del credito e le aziende di credito che operano nell'area della nuova moneta, quindi dell'€uro, si trovano ad operare su un nuovo mercato anche se la struttura economica sia del sistema bancario che del sistema industriale-commerciale è rimasta, almeno per il momento, invariata. 

    Nel nuovo mercato dell'€uro  le imprese bancarie dell'Unione si trovano sotto il vincolo di una unica autorità monetaria, il Sistema delle Banche Centrali Europee, che regola sia il flusso della moneta che il saggio d'interesse primario, quindi quel saggio d'interesse che le banche commerciali pagano per il proprio finanziamento presso il SEBC: nella pratica viene quindi uniformato il costo del denaro al livello dell'Unione e ciò ha effetti immediati e diretti sia sui saggi d'interessi attivi e passivi che le banche commerciali applicano alla clientela sia sulla posizione di equilibrio economico delle banche medesime. Il significato operativo più importante di tale circostanza è dato dal fatto che le banche operanti nell'Unione dovranno valutare e conseguire l'equilibrio economico a valere nel tempo sotto un doppio vincolo: l'efficienza tecnico-produttiva della struttura e il costo del denaro stabilito a livello non più nazionale ma dell'Unione. Ciò significa quindi che le banche destinate a consolidare le proprie posizioni economiche, finanziarie e patrimoniali  nel sistema economico modificato dell'introduzione dell'€uro saranno quelle che meglio sapranno interpretare le condizioni di efficienza bancaria tradizionalmente date da un limitato divario fra saggi attivi e passivi negoziati, da un costante incremento della raccolta e dei prestiti  e da una elevata  «mobilità» del denaro amministrato. 

La valutazione delle condizioni di economicità per la banca, infatti, non dipendono tanto dal saggio d'interesse e quindi dal «prezzo differenziale» come sopra illustrato quanto dalla dimensione dei costi e ricavi primi, vale a dire dell'entità delle somme raccolte sui depositi e concesse a prestito: è chiaro infatti che se a parità di struttura, per esempio di addetti impiegati, una banca amministra in un anno 100.000.000 di €uro in depositi e 90.000.000  di €  in prestiti mentre una seconda amministra 300.000.000 di depositi e 280.000.000 di prestiti il secondo istituto di credito si trova in una condizione migliore del primo. La prima banca con un saggio medio per i depositi del 5% e per i prestiti del 7%  realizzerà un utile lordo della gestione del denaro di 1.300.000 € mentre la seconda con i medesimi saggi realizzerà un utile lordo di 4.600.000 €: la seconda banca per ottenere il medesimo utile lordo della prima può concedere prestiti ad un saggio del 5,82% e realizzare comunque un utile supposte uguali o simili le strutture operative. 

    Pur nella semplicità dell'esemplificazione numerica sono chiari gli effetti dell'introduzione dell'€uro sulla formazione dei saggi d'interesse sui mercati del denaro e del credito.      

 

 

                 5. Il sistema dei pagamenti

 

    Nel precedente paragrafo si sono individuate le funzioni della moneta in misura di valori, riserva di valori e mezzo di scambio. L'€uro nella propria qualità di moneta «effettiva» svolge tutte le funzioni indicate e tipiche di ogni moneta. Nel presente paragrafo si esaminerà brevemente la funzione di mezzo di scambio, ovvero la funzione che «normalmente» si assegna alla moneta.

     Nella sua funzione di mezzo di scambio la moneta è utilizzata da tre grandi aggregati operatori del  sistema economico: lo Stato, le imprese e i consumatori.

     Nel sistema monetario «vigente» lo Stato finanzia il proprio disavanzo spesso ricorrendo all'emissione di moneta sotto la forma «tecnica» di «anticipazioni» dall'Istituto di Emissione che per l'Italia, per esempio, è stata la Banca d'Italia. Nel sistema monetario dell'€uro anche se la Banca d'Italia finanzia lo Stato Italiano la moneta utilizzata sarà l'€uro, il costo del finanziamento sarà determinato dal saggio vigente dell'€uro e l'entità del finanziamento, sia per accordi «politici» che per  vere e proprie «opportunità» economico-finanziarie nel rapporto Stato\Istituto di Emissione,  non potrà superare in modo stabile certi limiti. 

    Per le imprese l'introduzione dell'€uro avrà molteplici effetti, molti dei quali saranno più oltre esaminati. Rispetto al sistema dei pagamenti occorre rilevare anzitutto una semplificazione, almeno per le imprese italiane, e una complicazione. La semplificazione è data dalla riduzione di tutti gli importi denominati in lire ad un valore approssimativamente più «piccolo» di 2000 unità di conto poiché il cambio di conversione è pari a 1 € per 1936,27 lire: quindi, per esempio, £ 1.936.270.000 diventeranno semplicemente €  1.000.000 con un «risparmio» di tre cifre. Attraverso introduzione dell'€uro l'Italia avrà così ottenuto, almeno in parte, la più volte auspicata «moneta forte». La complicazione è data dall'introduzione dei decimali sia nel sistema dei pagamenti effettivi sia nella contabilità per cui le imprese dovranno fare una certa attenzione nella conversione in €uro di determinati valori quali il capitale sociale, un prestito obbligazionario, crediti, debiti ecc.

    L'utilizzazione dell'€uro come moneta con potere liberatorio dei debiti contratti  implicherà la conversione di ogni importo espresso in lire per i contratti in essere ma ciò non dovrebbe comportare grosse difficoltà.

     Rispetto al vero e proprio sistema dei pagamenti la questione più rilevante per le imprese sembra essere quella della cosiddetta gestione della liquidità, ovvero delle temporanee eccedenze di cassa da impiegare proficuamente sul mercato monetario che sarà il mercato monetario dell'€uro. La gestione della liquidità in senso più ampio, quindi del flusso complessivo delle entrate e delle uscite monetarie nella gestione d'impresa, costituirà sicuramente un punto di «convergenza» per tutte le imprese operanti nell'area dell'€uro e poiché la gestione finanziaria delle imprese, e segnatamente delle imprese di maggiori dimensioni, è tutt'altro che «accessoria» alla corrente gestione industriale e commerciale ne segue che una parte importante dei profitti conseguiti sarà determinata da una attenta gestione della nuova moneta e quindi dalle capacità economico-organizzative di recepire e integrare la nuova moneta nell'ambito della gestione aziendale.  In pratica significherà, per esempio, che se le imprese tedesche e francesi hanno un tempo medio di riscossione dei crediti di 5 mesi e questo il il tempo medio di riscossione più basso necessariamente le imprese operanti nel resto dell'Unione dovranno, più o meno in fretta, adeguarsi a tale standard: in caso contrario o perderanno clienti (se il tempo di riscossione è più basso) o perderanno opportunità di proventi finanziari (se il tempo di riscossione è più alto).

     Per i consumatori il sistema dei pagamenti dipende sia da variabili soggettive che oggettive.

    Le variabili soggettive sono determinate dall'età, da grado di istruzione, dalla «dimestichezza» col denaro e, certamente non ultimo, dall'atteggiamento psicologico verso una nuova moneta. A quest'ultimo proposito si può senza dubbio star certi che nei Paesi nei quali circolerà l'€uro vi saranno persone non disposte all'accettazione della nuova moneta e quando dovranno farne uso un meccanismo mentale ben preciso produrrà una sorta di disagio nell'uso, disagio che potrebbe creare anche vere e proprie disfunzioni nel corretto uso della moneta. In molti casi la nuova moneta verrà vista anche come una «perdita» dell'identità nazionale e quindi sostanzialmente non accettata.

     Dal punto di vista oggettivo per i consumatori, a parte il problema dell'uso dei decimali e quindi delle monete di piccolo e piccolissimo taglio, gli effetti dell'introduzione dell'€uro saranno differenti a seconda del tipo di acquisti normalmente fatti e dei modi abituali di pagamento.Coloro che sono abituati a pagare con assegno o carta di credito avranno sicuramente più facilità ad adattarsi alla nuova moneta. Per tutti però, e forse soprattutto per gli acquisti più comuni, vi sarà all'inizio il problema della conversione «mentale» dall'€uro nella valuta soppressa. Chi è abituato a pagare 100.000 £ per un pieno di carburante, per esempio, se il benzinaio chiede dal 1 gennaio 2002  52 € farà subito il calcolo mentale per scoprire se il prezzo del carburante è aumentato o meno con l'introduzione della nuova moneta. E anche se in molti casi la determinazione del prezzo avviene in modo quasi automatico, come al supermercato con i codici dei prodotti e la lettura ottica alle casse, il controllo mentale della «congruità» del prezzo pagato in €uro con il controvalore della vecchia moneta sarà comunque fatto, almeno per un certo periodo di tempo.

     Da un punto di vista molto più pratico ma altrettanto essenziale sarà necessario per i consumatori prendere una sorta di confidenza «fisica» con la nuova moneta in modo da non consegnare per il pagamento di  10 € una banconota da 100 € considerando che in molti casi il riconoscimento della banconota il Lire non dipende tanto dalla cifra esposta quanto dalle dimensioni e dalla grafica del biglietto. Altro rischio potrebbe essere quello di ricevere come «resto» banconote fuori corso o banconote in €uro ma di importo non congruo. Infine, soprattutto per gli operatori turistici, il rischio potrebbe essere quello di ricevere in pagamento banconote in Marchi o Franchi ormai fuori corso, scambiandoli erroneamente per banconote in €uro.