Vita da leone marino

                        Nel 1999 gli attacchi di squalo non provocati dall'uomo documentati dall'ISAF (International Shark Attack File) sono stati 58, e solo in 4 casi sono risultati mortali. Spesso infatti, dopo un morso "di assaggio" (è stato provato da vari studi che gli squali sono in grado di modulare il morso) lo squalo interrompe l'attacco: probabilmente si rende conto di non avere a che fare con un leone marino, che rappresenta uno delle prede preferite dello squalo. Diversamente in altri casi, sono stati documentati attacchi di una ferocia particolare dove il predatore ha divorato la malcapitata preda.

Le statistiche sugli attacchi riportano che i surfisti sono la categoria maggiormente a rischio per quanto riguarda gli attacchi da parte di squali: questo sembra dipendere dalla somiglianza della sagoma che il surfista e la sua tavola hanno con un leone marino. Di seguito sono riportati due racconti di surfisti scampati ad un attacco: il primo racconto è quello di un surfista attaccato da uno squalo bianco (Carcharodon Carcharias) nelle acque del nord della California, zona particolarmente frequentata da questa specie; il secondo riguarda un giovane surfista hawaiiano a cui l'attacco di uno squalo tigre (Galeocerdo cuvier) ha riservato conseguenze più gravi.


Squalo Bianco.   

Stavo facendo surf per la seconda volta in quel giorno a Waddel Reef (a Santa Cruz) con un paio di amici, Justy e Justin. Le onde erano tra i 6 e gli 8 piedi (tra 1,8 e 2,4 metri circa), le migliori che avevamo visto da una settimana e più. Stavamo "surfando" da circa un'ora quando stavo considerando quanto fosse bello per noi essere lì con quelle fantastiche onde: si trattava proprio di una sessione ideale.

Justy ed io eravamo un poco distanti dagli altri in acqua, aspettando un buon set di onde, e Justin stava remando per tornare sulla line-up (punto in cui i surfisti aspettano le onde). Justy ed io stavamo parlando seduti sulle nostre tavole quando improvvisamente sono stato sollevato e sospinto fuori dall'acqua. Sapevo di cosa si trattasse: Whitey (uno squalo bianco).

Urlai e sentii Justy urlare; un attimo dopo ero sott'acqua. Non sapevo se le mie gambe erano nella sua bocca o andate entrambe. Un milione di pensieri si sono rincorsi nella mia mente. Ho spinto le mani verso l'alto ed ho sentito lo squalo su di me. Ho pensato di togliermi il leash (laccio che lega la tavola al surfista) e nuotare via. Allora, sono riemerso ed ho visto il lato dello squalo immergersi. Le immagini successive sono la coda della mia tavola e gli occhi di Justy schizzare fuori dalle orbite. Capii di avere ancora le braccia, così cominciai a nuotare verso la riva, e Justy fece lo stesso. Arrivò un'onda, e Justy essendo nel punto giusto, la prese ed un attimo dopo era a riva. Rimasi solo, in quel punto e mi sentii perso. Credei di essere finito. Pensai che lo squalo mi avrebbe visto nuotare e non avrebbe commesso lo stesso errore la seconda volta. Immaginai che "la cosa" si stava preparando per afferrarmi con le sue fauci, masticarmi un pò, per poi ingoiarmi completamente. Un'altra onda arrivò e ruppe proprio sulla mia testa. Maledii quell'onda. Continuai a nuotare, e presto un'altra onda iniziò a rompere più fuori. Afferrai la coda della mia tavola, che stavo trascinando, la misi sotto di me e mi lasciai trasportare dalla schiuma fino in acque basse.

Allora, tirai un profondo sospiro di sollievo. "Ce l'ho fatta" pensai. Caddi sulle ginocchia, controllai le mie gambe e non trovai neanche una ferita. La mia tavola invece riportava i segni dei denti dello squalo. La bocca da 14 a 16 pollici (poco meno di 50 cm) mi aveva mancato di un paio di centimetri, e se fossi stato sdraiato sulla tavola, lo squalo mi avrebbe sicuramente afferrato. Sono stato fortunato.
 
Qualcosa su cui pensare circa la prossima volta in acqua: non sei in cima alla catena alimentare, e se sei sfortunato, puoi fare la fine di un "pasto".

Jack Wolf
 

Santa Cruz, California

 


Squalo Tigre.  

Un'altra onda, e Jesse Spencer sarebbe uscito dall'acqua. Dopo aver surfato fino al tramonto, divertendosi su onde di 60 cm. a Old Airport, a nord di Kailua-Kona a Big Island (così è chiamata l'isola di Hawaii), il giovane stava aspettando un ultimo set di onde prima di uscire.

In quel momento fu colpito. Qualcosa di grosso, potente e determinato colpì il lato destro della tavola di Spencer, facendolo capovolgere sul lato sinistro. Spencer si girò velocemente per vedere cosa l'aveva colpito e si trovò faccia a faccia con le fauci di uno squalo tigre di circa tre metri. Il pesce era balzato così tanto fuori dall'acqua che il suo muso colpì Spencer vicino la tempia destra, lasciandogli un livido ed una abrasione circolare. "Lo squalo era sulla mia destra," dice Spencer dopo tre settimane e tre interventi dall'attacco, " ed aveva uno slancio tale che mi sollevò dall'acqua e dalla tavola, afferrandomi per il braccio e la spalla destra. Vidi quasi l'intero squalo quando fu sopra di me: non potei vedere i denti perche la bocca era chiusa intorno al mio braccio. Il mio gomito era praticamente nella sua gola."

Lo squalo asportò solo una piccola parte del braccio di Spencer e un piccolo pezzo della sua tavola, ma i dammi al braccio furono estesi. Il morso recise muscoli, tendini, legamenti, vene, nervi e arterie del suo bicipite, squarciando l'osso a 360 gradi. Le ferite all'avambraccio non furono gravi ma comunque abbastanza profonde. Spencer, surfista già da due anni, non provò panico ne paura durante l'attacco di un paio di secondi, e racconta: "lo squalo iniziò a scuotere il mio braccio avanti e dietro. Potevo sentire i denti agire come una sega sull'osso del mio braccio".

Lo squalo sparì con la stessa velocità con cui mi attaccò. Spencer tentò di remare con entrambe le braccia, ma il suo braccio destro era "penzoloni", così si tenne alla tavola con il braccio sinistro mentre tentava di raggiungere la spiaggia, a più di cento metri spingendosi col le sole gambe. "Il sangue zampillava in acqua" disse il compagno Bala Clark, che aiutò Spencer, mentre urlava alla gente sulla spiaggia di chiamare il soccorso. Un'onda ruppe proprio dietro Spencer facendolo cadere di nuovo dalla tavola. "Ero preoccupato di raggiungere la spiaggia perché sanguinavo molto e mi girava la testa" disse il ragazzo.

Una volta a riva, Jesse si accasciò sulla schiena e molte persone accorsero per aiutarlo. Un'ambulanza lo trasportò al Kona Hospital dove fu sottoposto ad una operazione di quattro ore per riattaccare le arterie e far riprendere la circolazione sanguigna. Poi Spencer fu portato ad Honolulu il giorno successivo all'attacco, dove subì due nuove operazioni. Purtroppo sopraggiunsero due infezioni, che impedirono le successive operazioni fino ad un miglioramento della situazione.

Malgrado la brutta avventura Spencer afferma che a riabilitazione avvenuta intende continuare a fare surf, ma non nella stessa spiaggia, e comunque "non all'alba e al tramonto".



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