La tragedia del USS Indianapolis (CA-35)


PARTE I La tragedia del USS Indianapolis (CA-35)
PARTE II LUGLIO 1945, il prologo
PARTE III 16 LUGLIO 1945, l'inizio della tragedia
PARTE IV 26 LUGLIO 1945, l'Indianapolis arriva a Tinian
PARTE V 28 LUGLIO 1945, l'Indianapolis salpa da Guam
PARTE VI 30 LUGLIO 1945, poco dopo la mezzanotte, l'Indianapolis affonda
PARTE VII 31 LUGLIO 1945, all'alba gli squali cominciano ad attaccare
PARTE VIII 2 AGOSTO 1945, i superstiti vengono avvistati
PARTE IX 6 AGOSTO 1945, l'epilogo

PARTE I

La tragedia del USS Indianapolis (CA-35)

Il 30 luglio del 1945, la nave da guerra della Marina Militare Americana "USS Indianapolis (CA-35)" viene silurata nel Mar delle Filippine da un sommergibile giapponese e si inabissa in una decina di minuti. Dei 1196 uomini di equipaggio, circa 300 periscono quasi subito, mentre i restanti 900 si gettanno in mare, la maggior parte senza giubbetto salvagente, senza cibo e senza acqua. Quattro giorni più tardi i superstiti vengono localizzati casualmente; alla fine si salveranno solo 317 uomini.


PARTE II

LUGLIO 1945, il prologo

Siamo all'epilogo della seconda guerra mondiale; gli Stati Uniti decidono di usare le armi nucleari per costringere il Giappone alla resa. Il "Dipartimento della Guerra" sceglie per il trasporto della bomba la nave "USS Indianapolis" sia per la sua velocità, sia per la vicinanza con la base di Los Alamos (New Mexico), dove ha sede la task-force alleata impegnata con grande fermento e segretezza allo sviluppo degli ordigni nucleari.


PARTE III

16 LUGLIO 1945, l'inizio della tragedia

Il 16 luglio le componenti degli ordigni nucleari vengo caricati a bordo dell'Indianapolis dentro enormi imballaggi di legno, mentre "l'uranio-235" viene sigillato in dei container di metallo. Nessuno a bordo, incluso il Comandante della nave, è a conoscenza del contenuto di quanto caricato nelle stive. Lo stesso giorno, prende il mare il sottomarino giapponese I-58, il più nuovo,il più grande il più tecnologicamente avanzato; al comando c'è Mochitasura Hashimoto, che ha l'ordine di pattugliare le acque ad est delle Filippine e di silurare ogni mezzo nemico.


PARTE IV

26 LUGLIO 1945, l'Indianapolis arriva a Tinian

L'isola di Tinian, saldamente nelle mani alleate, era una delle isole da dove partivano i raid dei B-29. All'incredibile velocità media di 29 nodi, dopo 5,300 miglie marine, l'Indianapolis getta l'ancora al largo dell'isola di Tinian, dopo aver effettuato un solo scalo di rifornimento di sei ore a Pearl Harbour. In tutta segretezza vengono scaricate quegli strani imballaggi e container. La missione della bomba è finita. Da Tinian l'Indianapolis salpa verso sud, effettua una breve sosta a Guam (quartier generale della flotta del Pacifico al comando dell'ammiraglio Chester A. Nimitz), per rifornirsi e prendere nuovi ordini. All'Indianapolis gli viene ordinato di salpare verso il golfo di Leyte (costa est delle Filippine), che dista 1,500 miglia marine ad ovest di Guam, dove si dovrà unire alla Idaho per svolgere delle manovre congiunte di addestramento e tiro (più di 400 membri dell'Indianapolis sono giovanissimi ed hanno bisogno di addestrarsi). Finita l'esercitazione dovrà riunirsi con la flotta al largo di Okinawa, in attesa dell'invasione del Giappone. Da Guam viene inviato un solo messaggio verso l'Idaho, che secondo quanto riferito in seguito dal comandante dell'Idaho viene ricevuto molto disturbato e praticamente incomprensibile; nonostante questo non viene richiesta la ripetizione del messaggio !!! L'Idaho non verrà mai a conoscenza che l'Indianapolis faceva rotta verso di lei.


PARTE V

28 LUGLIO 1945, l'Indianapolis salpa da Guam

L'Indianapolis salpa da Guam il 28 luglio, senza scorta e con un piano che prevede tre giorni di viaggio per raggiungere Leyte ad un velocità media di 15 nodi. Alla mezzanotte del 29 a cavallo con il 30 luglio l'Indianapolis procedeva a 17 nodi con una rotta di 262 gradi, il mare era moderatamente agitato (quasi calmo), la visibilità era scarsa. Allo stesso momento il sottomarino giapponese I-58 naviga all'incirca a metà strada tra le Filippine e Guam, e mentre scruta la superficie col periscopio intercetta l'Indianapolis. Aspetta qualche minuto per confermare l'identificazione poi arma i siluri e spara. Il capitano Hashimoto sul suo libro di bordo scriverà: abbiamo intercettato una nave da guerra americana "classe Idaho" e l'abbiamo colpita con tre siluri dei sei che abbiamo armato e sparato.


PARTE VI

30 LUGLIO 1945, poco dopo la mezzanotte, l'Indianapolis affonda

Sono passati appena 12 minuti dalla mezzanotte quando il primo siluro colpisce l'Indianapolis; qualche secondo più tardi il secondo siluro colpisce la dritta della nave, all'altezza della sala macchine, vicino alla polveriera ed alla stiva con il carburante. L'esplosione azzera l'energia elettrica di bordo e le speranze di lanciare un SOS. Viene dato l'ordine di abbandonare la nave; dopo appena dodici minuti l'Indianapolis affonda; in mare restano circa 880 superstiti, molti dei quali ustionati, mutilati e gravemente feriti. All'alba del primo giorno tra i superstiti c'è ancora ottimismo, si aspetta il soccorso dell'Idaho da un momento all'altro; con il passare delle ore comincia a serpeggiare la stanchezza (molti uomini non hanno neanche il giubbetto salvagente),la fame e la sete (assoluta mancanza di acqua e di cibo) e come se non bastasse l'aria e la superficie dell'acqua è intrisa di carburante maleodorante.


PARTE VII

31 LUGLIO 1945, all'alba gli squali cominciano ad attaccare

Gli squali cominciano ad attaccare alle prime luci dell'alba; i superstiti raggruppati in mare come le centurie degli antichi romani vengono attaccati uno alla volta sul perimetro esterno. Comincia un'agonia straziante che dura oltre tre giorni; gli squali sono centinaia, nuotano appena sotto la supericie e improvvisamente si avventano sui sventurati marinai; la superficie è un ribollire di sangue e carburante; il silenzio della notte è dilaniato dalle urla delle vittime. Dopo tre giorni i superstiti sono appena 400, in preda al panico, alla disperazione, alle allucinazioni.


PARTE VIII

2 AGOSTO 1945, i superstiti vengono avvistati

Intorno alle 10,25 del 2 agosto, il tenente Chuck Gwinn, 24 anni, a bordo del suo bombardiere Lockheed Navy Ventura PV-1, è in pattugliamento sulla zona del disastro alla ricerca di sommergibili nemici. Durante il pattugliamento individua una grossa chiazza di carburante che potrebbe indicare la repentina immersione di un sommergibile nemico allarmato dal suo passaggio. Si abbassa di qualche centinaio di piedi, apre lo sportello di lancio e si prepara a sganciare le bombe; mette a fuoco la zona e ditingue centinaia di uomini deliranti che cercano di attirare la sua attenzione. Riprende quota e contatatta immediatamente la sua base sull'isola di Palau: "molti uomini in mare, molti uomini in mare", fornendo latitudine e longitudine. Al comando di Palau non gli credono, fanno rapporto ma tutti pensano che sia uno scherzo; Gwinn sorvola a lungo la zona, poi in riserva di carburante si dirige verso la base di Palau. Tre ore dopo il primo avvistamento finalmente viene inviato sulle coordinate fornite da Gwinn un idrovolante; alla guida c'è R. Adrian Marks, 28 anni dell'Indiana; durante il tragitto sorvola la nave "USS Cecil Doyle" e essendo un caro amico del comandante, Graham Claytor, lo notizia sulla stranezza del rapporto. Il comandante Claytor contravvenendo all'ordine di procedere verso Leyte e di sua iniziativa fa rotta sulle coordinate del rapporto. L'idrovolante arriva presto sul luogo del disastro, si abbassa a solo 30 metri dal mare lanciando battellini di salvataggio e rifornimenti; mentre la squadra di Marks è intenta nell'operazione si accorgono che gli uomini in mare sono aggrediti e divorati dagli squali. Marks pur contravvenendo agli ordini decide di ammarare senza conoscere la nazionalità dei superstiti (potrebbero essere inglesi, australiani, americani o perfino giapponesi). E' il primo soccorso che viene prestato ai superstiti; Marks compie l'atterraggio in condizioni difficili, tra le onde lunghe che potrebbero causare un disastro; si avvicina al primo gruppo di superstiti e comincia a issarli a bordo; alcuni sono talmente stremati che annegano mentre si levano il giubboto salvagente per essere issati a bordo. I superstiti comunicano che sono dell'Indianapolis, e finalmente dopo quasi 5 giorni viene inviata via-radio una chiara richiesta d'aiuto. I superstiti intanto continuano a salire sull'idrovolante; riempita la fusoliera Marks ed il suo equipaggio bucano il rivestimento delle ali e li riempiono con altri superstiti dopo averli legati con le corde dei paracadute; si va avanti per tutta la notte. Adrian Marks ed il suo incredibile equipaggio quel giorno salvano 56 uomini. La mattina seguente la "USS Cecil Doyle" arriva sul luogo e carica a bordo tutti i superstiti; alla fine sono 317. Anche Marks ed il suo equipaggio abbandonano l'idrovolante (ormai ridotto ad una carcassa).


PARTE IX

6 AGOSTO 1945, l'epilogo

Un solitario B-29, l'Enola Gay, sorvola il Giappone; all'interno c'è una sola bomba . Alcuni componenti sono stati trasportati sull'Indianapolis dalla California all'isola di Tinian. Alcuni uomini armano la bomba mentre l'aereo si dirige su Hiroshima.


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