© by YAMA



home




mail














ITTO RYU

storia di una grande scuola







LE SCUOLE DI KENJUTSU PRIMA DEL 1600

Il kenjutsu, arte della spada, nelle epoche anteriori al periodo Edo (1603 - 1857), era specificatamente un'arte aggressiva tesa solo alla sopraffazione ed all'eliminazione dell'avversario.
A dispetto di questa sua natura estremamente pratica, vi furono dei samurai che votarono se stessi ad un profondo studio di quest'arte approfondendone gli aspetti tecnici anche da un punto di vista filosofico, etico e morale.
Molti di questi guerrieri scoprirono che la pratica del kenjutsu instillava in loro un senso di pace interiore ed una visione della vita che faceva loro aborrire l'uccisione gratuita di altri esseri umani.
Le scuole, ryu, che derivarono da tali pensieri furono fondamentali nell'evoluzione dell'arte della spada, da mera tecnica a veicolo per il Do, la "Via", il miglioramento di se stessi tramite lo studio della spada, e quindi per il successivo passaggio da kenjutsu a kendo.
Tra questi personaggi uno dei più noti fu Ito Ittosai Kagehisa, fondatore della Itto Ryu.

Quattro furono le scuole di scherma che prima del periodo Edo (prima del 1600), diedero un nuovo impulso ed una svolta alla tradizione della spada giapponese. La prima fu la Tenshin Shoden Katori Shinto Ryu (1) che ebbe origine nei grandi santuari shintoisti, dedicati a deità marziali, di Katori e di Kashima. Fondata da Izasa Choisai Ienao nel 1447, è sopravvissuta alla storia ed è ancora attiva ai giorni nostri anche grazie ad un decreto Imperiale che ha dichiarato tesoro nazionale la cultura e gli insegnamenti trasmessi dalla scuola stessa. Inoltre, in epoca contemporanea, nell'ambito del kendo troviamo la Shinkatato Ryu che, oltre alla tradizione della scuola di Katori, propone insegnamenti derivanti dalla Itto Ryu e dalla Yagyu Ryu.

La seconda scuola fu la Chuyo Ryu dalla quale se ne evolsero innumerevoli altre, alcune attive ancora oggi e tra queste la Itto Ryu. Ai nostri giorni la tradizione della Chuyo Ryu si ritrova nella stessa Itto Ryu, nella Shinkatato Ryu e, assieme ad elementi della Toda Ryu e della Yagyu Ryu, nella Kyoshin Meichi Ryu.
La terza è la Kage Ryu che si evolse dalla Katori Shinto Ryu e della quale massimi esponenti furono i membri della potente famiglia Yagyu, la cui scuola, come già accennato, ancora oggi può essere riconosciuta nella tradizione della Shinkatato e Kyoshin Meichi Ryu.
La quarta ed ultima grande scuola del periodo pre Edo è la Nen Ryu della quale, per altro, non molto è noto.


ITO ITTOSAI KAGEHISA

Le fonti storiche che riguardano Ito Ittosai Kagehisa forniscono informazioni contraddittorie sia sulla sua vita sia sulla sua attività. Sicuramente era originario della provincia di Shimosa, ma ben tre paesi si contendono i suoi natali: Omi, Kage ed Izu. Anche la sua data di nascita è incerta, si sa solo che va collocata nel quinquennio compreso tra il 1555 ed il 1560. Pare che visse oltre i novant'anni in quanto morì nel 1653.
Non si conosce con esattezza quale fosse il suo rango di nascita, ma, quasi certamente, apparteneva alla piccola nobiltà bushi. Certo è che grandi onori e concessioni gli vennero, per la sua opera, dagli Shogun della casata Tokugawa.
Giovanissimo entrò nella scuola di Kanemaki Jisai, seguace, a sua volta, della Chuyo Ryu (2), la Kanemaki Ryu, dove si applicò, con grande profitto, allo studio del kenjutsu.
Vagabondò, poi, per tutto il Giappone, sostenendo molti duelli ed acquisendo una fama ed una popolarità che gli procurarono numerosi discepoli.
Non è noto quando, esattamente, fondò la sua scuola, la Itto Ryu, ma si sa che ciò avvenne nell'era Keicho (1596 - 1651).
All'apice della sua attività fu chiamato a corte dallo Shogun Hidetada Tokugawa come maestro di scherma, assieme a Yagyu Matazaemon Munenori della Yagyu Ryu (3).

Ben presto sia la Yagyu che la Itto Ryu divennero le scuole ufficiali della casata Tokugawa e dalla rivalità che si venne a creare tra loro fiorirono storie, aneddoti e leggende, vive ancora oggi nella tradizione culturale nipponica.
Verso la metà del XVII secolo, già ultra novantenne, Ito si ritirò dalla conduzione della scuola e tornò nella sua provincia natale di Shimosa dove restò sino alla morte.
Ito fu un guerriero rinomato per la sua abilità nell'arte della scherma che per lui si esemplificava nell'uso di una sola spada.
Nella sua carriera, partendo da un attento studio di innumerevoli tecniche, elaborò un proprio stile personale che tendeva a schematizzare nella loro essenzialità sia i movimenti del corpo sia i colpi. Seguendo tale metodo, attraverso successive operazioni di sintesi, giunse all'elaborazione di un'unica tecnica fondamentale che egli stesso chiamò kiriotoshi (kiri = tagliare; otoshi = in giù, verso il basso), convinto che un unico colpo fosse sufficiente per sconfiggere qualunque avversario.
L'elaborazione di tale concetto lo rese ancor più famoso, tanto da valergli il nome di Ittosai, il cui significato letterale è: "uomo con una sola spada", ma che va inteso nel senso di "uomo da un solo colpo".
Tale appellativo fu indubbiamente gradito da Ito che lo adottò come nome proprio e che, in seguito, volle chiamare la sua scuola Itto Ryu, ovvero "scuola di un unico colpo" (Itto = una spada, un colpo; ryu = scuola).

Ito Ittosai Kagehisa nacque alla fine del periodo Muromachi, noto anche come periodo Ashikaga (1337 - 1573), ed è proprio in quest'epoca, verso la metà del 1400, che nasce la figura del samurai quale combattente professionista e del maestro di scherma, così come oggi vengono riportati dalla tradizione.
E' sempre in quest'epoca, di cruente ed infinite lotte intestine per la conquista del potere, che la spada assume nuova importanza. Mutano, infatti, le modalità di partecipazione alle battaglie da parte della nobiltà bushi; questa non partecipa più, di massima, alle selvagge mischie, della fanteria e della cavalleria, nelle quali arco e lancia erano le armi privilegiate, ma affronta i samurai di parte avversa in singoli duelli alla spada.
In tale contesto divengono fondamentali, per le parti in conflitto, le capacità schermistiche dei bushi in lizza, tanto che questi possono fondare su ciò la propria carriera sperando perfino nell'elevazione al rango di daymio. Con ciò divenne fondamentale il ruolo del maestro di scherma, apprezzato, ovviamente, soprattutto dalle grandi casate della nobiltà bushi, tanto che i vari daymio si contendono i migliori, con fior di premi d'ingaggio, per l'istruzione e l'addestramento dei propri samurai.
Parallelamente all'affermarsi della figura del maestro di scherma, prolificano numerosissime scuole ove si comincia a codificare in kata le varie tecniche di combattimento.
Ito Kagehisa si formò e sviluppò la propria maturità nel successivo periodo Azuki Momoyama (1574 - 1603), epoca in cui si svolse la grande lotta per il potere e per l'unificazione del paese tra i grandi signori della guerra quali Oda Nobunaga, che fu un estimatore di Ittosai, Hideyoshi Toyotomi ed il giovane futuro rifondatore dello shogunato: Ieyasu Tokugawa. In questo particolare periodo si assistette ad una fioritura di scuole e di grandi maestri con un conseguente sviluppo della scherma, ma la grande evoluzione, soprattutto del pensiero di Ito, si avrà nella prima parte dell'epoca Edo, un'epoca finalmente di pace e stabilità politica nella quale il kenjutsu comincerà il suo percorso di trasformazione in kendo.

I sanguinosi avvenimenti del periodo Azuki Momoyama fruttarono a Ito crude esperienze di combattimento e lo portarono a sviluppare doti di introspezione ed ad una approfondita speculazione intellettuale sull'etica e sulla morale.
Fu proprio in questo processo meditativo che trascende la vita e la morte, che Ittosai affrontò il più severo confronto della sua carriera: quello contro se stesso, contro l'ego che tende ad interpretare ed affrontare la realtà in modo egoistico ed utilitaristico.
Egli combattè, quindi, per sconfiggere e superare quei dubbi etici e morali che, inevitabilmente, affliggono colui che con serietà si addentra in tale genere di meditazione.
Arduo e pieno di rinunce è il cammino di chi si inoltra nell'analisi dei valori della vita, nell'umana ricerca di una gerarchia che discerna ciò che è importante da ciò che non lo è, che distingua tra il duraturo e l'effimero.

Così fu anche per Ittosai, sorretto nella sua ricerca dalla ferrea disciplina della spada, e non fu cosa fine a se stessa poichè i suoi pensieri etico-morali impregnarono, e non poco, la sua scuola di scherma.
Egli, fedele seguace del pensiero zen, maturò la convinzione che come nel mondo tutte le cose sono accomunate da una stessa origine e da un'eguale fine e che tutte subiscono e seguono le leggi derivanti dal ruolo cui sono assegnate sulla terra (concetto buddista del karma), così anche nella scherma dovesse essere, per cui la sua naturale evoluzione doveva tendere all'essenza del kiriotoshi.

Il marchio che Ittosai impresse alla scherma influenzò notevolmente grandi uomini della sua epoca come Oda Nobunaga e gli Shogun Hidetada e Hiemisu Tokugawa.
Tale impronta rappresenta anche uno dei sintomi di quel cambiamento di costume che porterà ad abbinare alle tecniche di scherma del kenjutsu un pensiero etico-morale che, nel suo sviluppo, favorirà la nascita del kendo.
Ittosai, infatti, teorizzò che il principale scopo per cui un guerriero si dedica allo studio della scherma non deve essere quello della semplice acquisizione delle tecniche di combattimento, bensì quello di intraprendere anche una ricerca introspettiva tesa alla conoscenza ed al miglioramento di se stessi.
Affermò che un samurai con falsi valori morali che persisterà nel solo perseguimento dell'abilità nel maneggiare la spada, per combattere e sopraffare l'avversario, non potrà far altro che finire per autodistruggersi. Egli trovò nella fiorente cultura del suo tempo, positivamente influenzata sia dal pensiero shintoista che da quello buddista e confuciano, un valido supporto alle proprie teorie, tanto da portarlo ad affermare che i guerrieri, soprattutto quelli destinati al comando o che aspiravano a diventare maestri di scherma, dovevano essere versati tanto nelle lettere che nelle arti marziali, rispettivamente bun (cultura) e bu (combattimento). Bun e bu, sostenne, dovevano essere considerati come due aspetti della stessa cosa, due inseparabili funzioni dell'uomo, come "le due ali di un uccello in volo".


SHIN KI RYOKU

Bun e bu, sostenne, dovevano essere considerati come due aspetti della stessa cosa, due inseparabili funzioni dell'uomo, come "le due ali di un uccello in volo".
Tanta presa ebbero gli insegnamenti di Ittosai che furono ampiamente apprezzati dagli Shogun Tokugawa che ne impiegarono i principi nell'organizzazione del Bakufu, ovvero nell'allestimento della loro poderosa macchina di governo.
Nel pensiero e nelle azioni di Ittosai vi è lo specchio dello sviluppo e dell'evoluzione che nell'epoca Edo/Tokugawa ebbe l'arte della spada e, in un periodo che quest'arma assurgeva a simbolo dell'anima del samurai, egli rimase fermo nella convinzione che la scherma ed ancor più la via della spada fosse appannaggio e privilegio esclusivo della casta dei samurai. Ito Ittosai Kagehisa, infatti, fu uomo del suo tempo, a suo agio nella tradizione e nella cultura nipponica dell'epoca, rispecchiante una società feudale rigidamente divisa in caste (4).
Confinò il suo pensiero al solo mondo del guerriero professionista ponendo le basi per una crescita etico-morale del bushi che doveva tendere verso quella "vita virtuosa" in cui Ito credeva fermamente.
Probabilmente questa scuola di pensiero, unitamente ad altre similari che si svilupparono più o meno contemporaneamente, portò l'intera società nipponica ad un più alto livello etico-morale, predisponendola a quello sviluppo culturale, delle arti e della filosofia, che fiorirà a partire dalla seconda metà del XVII” secolo.
Non si faccia, tuttavia, l'errore di pensare a questa evoluzione in termini di etica e morale occidentale; il manicheismo popolare del bene e del male, del giusto e dell'ingiusto, come forgiato in occidente da secoli di cristianesimo, è totalmente estraneo alla cultura orientale. Pur semplificando, si può affermare che questa non si muove nell'ottica del libero arbitrio e quindi nella libera scelta del proprio comportamento, optando tra il bene ed il male, bensì nell'ottica della predestinazione, del Karma, dell'assolvimento totale dell'immutabile ruolo a cui siamo predestinati su questa terra.
Solo chiarendo ciò si può comprendere che, ad esempio, nei rapporti tra un samurai ed il suo signore, non è un vago spirito di abnegazione che ne determina il comportamento, non è una scelta di campo, bensì l'esecuzione di un ruolo che per nascita è stato acquisito e fatto proprio, la fedele interpretazione di un copione già scritto ed immutabile. Non si tratta di fatalismo di tipo islamico, ma di accettazione dell'inevitabile ed inevitabile è l'assolvimento degli obblighi e dei doveri che ciascuno assume venendo al mondo.
A dannare tale tipo d'uomo non è un'errata scelta tra il bene e il male, ma il mancato svolgimento del proprio compito che corrisponde al mancato rispetto del proprio ruolo e dei propri obblighi nei confronti dei superiori, della famiglia, della società cui si appartiene.
Tale condizione porterà, nel corso della storia, a comportamenti, per noi occidentali, aberranti ed, a volte, incomprensibili che, ai due estremi, spesso sono sfociati in atrocità o in nobili gesta.
Il samurai fa proprio l'ideale del suo daymio, ma la sua fedeltà andrà sempre prima alla persona e poi all'idea. Purtroppo, spesso tale realtà ha liberato dalle responsabilità morali gli esecutori di ordini efferati che, senza alcun apparente scrupolo, si sono consegnati alla storia nelle vesti del carnefice.
In base a queste concezioni, il torturatore o l'assassino non ha la responsabilità morale delle proprie azioni se conformi all'ordine ricevuto perchè, in tal caso, proprio in ciò sta l'assolvimento del proprio karma.

Solo così si può in parte comprendere come i figli di un popolo, la cui cultura apprezza i valori morali e che fa dell'etica un asse portante della propria esistenza, possano aver perpetrato, pur in momenti critici come quelli di guerra, efferate atrocità.
Per altro, questa assoluta fedeltà ai propri superiori permise anche ad Ito ed agli altri come lui, di portare un sensibile miglioramento nella società nipponica in quanto la loro azione era rivolta e recepita soprattutto dal vertice della gerarchia feudale.
Questa convivenza di valori etico-morali e di crudeltà guerriera si rispecchia pienamente nell'arma regina del samurai: la spada, la katana, nella quale alla raffinatezza della fattura, che a volte sfocia in vera e propria arte, fa da contr'altare la micidiale efficacia dell'arma, strutturata per produrre mortali ferite e mutilazioni.
Gli insegnamenti della Itto Ryu e di altre analoghe scuole del tempo, spinsero i guerrieri a crearsi una più alta personalità, coltivando la capacità di affrontare con completa integrità morale la vita di tutti i giorni e ciò diede origine ad una più giusta e meno violenta società.

Tre erano le doti che la Itto Ryu richiedeva ai propri esponenti e rappresentanti, come espresso nel motto della scuola: "shin ki ryoku".
Shin: la mente, capace di determinare ciò che è giusto e buono discernendolo da ciò che è sbagliato e cattivo (si ricordi, però, che a tali concetti di buono e cattivo non si applicano i canoni della cultura occidentale). Ki: lo spirito, la forza interiore alla quale si attinge per realizzare ciò che è buono e giusto.
Ryoku: l'energia, il potere fisico, lo strumento con il quale ciò che è bene e ciò che è giusto viene attuato e messo in pratica.
In quest'ottica, Ittosai disprezzava il termine kenjutsu per il suo significato di cruda tecnica. Per tanto decise di cambiare nome e chiamò la sua scherma Hejo (5) ed Itto Ryu Hejo gli insegnamenti della sua scuola.
Egli spiegò la ragione della sua scelta sostenendo che il kenjutsu è un'arte per uccidere mentre l'Hejo è un'arte per proteggere. Tuttavia riteneva anche che uccidere e proteggere potessero essere due aspetti dello stesso fenomeno, due facce della stessa medaglia. Nell'arte del proteggere spesso è necessario uccidere, sostenne Ittosai, dichiarando inoltre, che la differenza si trova solo nella priorità che ciascuno da ad un elemento sull'altro.

A livello tecnico, gli insegnamenti della Itto Ryu si basavano sul Katsugin no Ken, che significa: avvantaggiarsi dei movimenti dell'avversario per attaccarlo con un unico colpo, il kiriotoshi.
Ittosai sosteneva che il desiderio di vincere è umano e naturale in qualunque circostanza e questo pensiero fu fatto proprio dalla Itto Ryu ed applicato alle tecniche di combattimento. Infatti, questa normale tendenza verso la vittoria veniva utilizzata dai samurai della Itto Ryu che deliberatamente, in duello, si ponevano in posizioni apparentemente svantaggiose tali da indurre l'avversario a scoprirsi per attaccare ed in tal modo ottenevano l'occasione per colpirlo.
Attendevano l'iniziativa dell'avversario senza mostrare ne paura ne desiderio di vittoria. I combattenti della Itto Ryu ritenevano che la loro mente fosse libera da "cattive intenzioni" e quindi in grado di attendere immobile ed impassibile l'azione dell'avversario. Era questa un'estensione del concetto del Makoto, ovvero della "mente immacolata", che, nella sua evoluzione, porterà al concetto di Fudoshin, ossia della "mente vuota", noto anche ai praticanti del kendo moderno.
Ad ogni buon conto, il principio che la Itto Ryu poneva al più alto livello dell'arte della spada era la capacità del samurai di tenere la spada nel fodero o comunque di non estrarla per futili motivi o per il solo desiderio di prevalere sugli altri.
Gli insegnamenti della Itto Ryu non enfatizzano l'uccisione dell'avversario poichè ciò è ritenuto solo un gesto pratico che conclude lo scontro. Per altro, nei Makimono della scuola non vi è scritto nulla che affermi che i nemici non debbano essere uccisi. Risulta chiaro, da un esame degli scritti della scuola, che quando il samurai agisce per il bene e la giustizia ha il privilegio ed il dovere di estrarre e colpire senza esitazione, ma ha anche l'obbligo morale di tentare, con fermezza e sincerità, di raggiungere il proprio scopo senza far ricorso alla spada, o, quanto meno, a fronte di uno scontro inevitabile, di ricercare un vantaggio psicologico sull'avversario evitando di estrarre l'arma anzitempo.

Ittosai riteneva essere questa la chiave delle più alte vittorie ed a sostegno di ciò portava l'aneddoto del Mutekatsu di Tsukahara Bokuden. Storia o novella, l'aneddoto riguarda un samurai chiamato appunto Tsukahara (6), famoso spadaccino, ed una sua avventura durante un viaggio sul lago Biwa.
"Un giorno Tsukahara Bokuden, durante un suo viaggio, doveva attraversare il lago Biwa e per far ciò trovò un passaggio su una barca assieme a molta altra gente.
Durante la traversata un borioso spadaccino cominciò a vantarsi della sua invincibile tecnica di scherma, descrivendo innumerevoli duelli che l'avevano sempre visto vincitore.
Con il suo sproloquiare catturò l'attenzione dell'equipaggio e degli annoiati passeggeri che lo seguivano, nel racconto, affascinati da tanta abilità.
Solo Bokuden, seduto sul ponte della barca, apparentemente addormentato, lo ignorava. Quando lo spadaccino se ne accorse ne fu infastidito e, interrotte le sue vanterie, gli si avvicinò. Scosse Bokuden rudemente ed in tono di sfida gli chiese di quale scuola di scherma fosse seguace.
Imperturbabile Bokuden rispose:
- Della Mutekatsu Ryu.
- E cosa è? - chiese lo spadaccino
- Non l'ho mai sentita nominare.

Pacatamente Bokuden gli spiegò che il suo stile di scherma rappresentava la più alta forma possibile di tecnica con la spada, tanto da non richiedere l'uso delle mani.
La risposta fece rabbuiare lo spadaccino che riteneva di essere schernito da Bokuden. - Vuoi dire che puoi sconfiggermi senza usare le tue mani? - chiese.
- Si. - rispose tranquillamente Bokuden.
- Allora perchè porti due spade? - ribattè lo spadaccino sempre più accigliato.
- Le porto come simbolo del mio rango di samurai.
Lo spadaccino, livido dalla rabbia, ordinò allora all'equipaggio di tesare la vela e, per buona misura, di mettersi ai remi con buona lena per arrivare al più presto a destinazione in modo da poter ingaggiare un duello con Bokuden per vedere chi sarebbe stato il migliore.
Quest'ultimo, da parte sua, sempre con estrema calma, suggerì di accorciare ulteriormente l'attesa e, avvicinatosi al timoniere, indicò una piccola isoletta sabbiosa, poco distante, a cui approdare.
Non appena la barca toccò terra, l'impaziente spadaccino sguainò la spada e, saltato a riva, iniziò a farla roteare velocemente e con destrezza per sciogliere i muscoli e prepararsi allo scontro.
Bokuden, con la sua esasperante calma che sempre più faceva infuriare l'avversario, si tolse la giacca, ripiegandola con cura ed appoggiandola sulla murata della barca. Poi scese a terra ed agli occhi di tutti sembrò che stesse per seguire il suo sfidante che nel frattempo continuava a menare grandi fendenti all'aria; ma con grande sorpresa, specialmente dell'eccitato spadaccino, Bokuden rapidamente spinse in acqua la prua dell'imbarcazione e con un agile balzo, risalì a bordo, mentre questa già scivolava via verso il largo.
- Questo è il modo in cui la scuola Mutekatsu sconfigge i suoi nemici - gridò Bokuden al suo allibito avversario - altre sono le occasioni nelle quali un guerriero può provare la propria forza.. Un vero samurai non si esibisce in futili duelli."

E' questa l'essenza dell'Hejo di Ittosai che si esemplifica nell'uso della ragione e con azioni non violente, in un sincero tentativo di contribuire all'edificazione di una società più pacifica.
Ittosai ritiene che un uomo in grado di accordarsi con questi alti principi dovrà per prima cosa conoscere se stesso attraverso la pratica dell'austera ed ardua disciplina della spada e quindi potrà pensare ed agire secondo le basi di consapevolezza dell'Hejo.
Il coraggio morale resta, per Ittosai, il punto di forza della sua arte della spada unitamente alla "cortesia" che è un altro aspetto fondamentale del suo pensiero. Sosteneva che la cortesia verso gli altri può svilupparsi attraverso un superficiale ed esteriore formalismo, ma soltanto quando questa si estende ed è sentita nella profondità dell'animo diventa una reale virtù ed una naturale attitudine mentale dell'uomo stesso che in tal modo, spontaneamente, valuterà sempre le proprie azioni e le proprie scelte anche in funzione del bene altrui.


I SUCCESSORI DI ITTOSAI

Ito Ittosai Kagehisa ebbe largo seguito e la Itto Ryu divenne una grande scuola che continuò la sua attività anche dopo la scomparsa del suo fondatore, tanto da giungere sino ai nostri giorni. Molti discepoli della Itto Ryu fondarono, a loro volta, nuove scuole di scherma e molti di loro trovarono un posto nella storia della spada giapponese.

Ono Jiroemon Tadaaki (1565-1628)
Noto anche col nome di Mikogami Tenzen Tadaaki, diretto discepolo di Ittosai , fu un seguace di Ieyasu Tokugawa e maestro di scherma personale dello Shogun Hidetada Tokugawa (1578-1632).
Tadaaki e suo figlio Ono Tadatsune (?-1665) furono i fondatori della Ono Ha Itto Ryu, rinomata scuola dell'era Kambun (1661-1673).
Tadaaki fu il primo maestro di scherma ad introdurre l'uso di protezioni, nelle fasi di allenamento, per salvaguardare l'incolumità dei propri discepoli.

Chuta Nakanishi
Diretto discepolo di Ono Tadaaki, ebbe il merito di introdurre, negli allenamenti dei principianti, generalmente bambini, un simulacro di spada in bamboo, la fukuro shinai e di portare avanti le ricerche sulle protezioni da allenamento introdotte dal suo maestro. Ad un certo punto Nakanishi lascio la scuola di Tadaaki e ne fondò una propria: la Nakanishi ha Itto Ryu.
Il genere di scherma insegnato da Chuta aveva già tutte le caratteristiche del kendo. Poichè non era soddisfatto della fukuro shinai, in quanto troppo rigida e pesante, ideò un nuovo tipo di shinai composta da otto e più liste di banboo unite ed interamente rivestite da una leggera pezza di pelle. Ottenne un'arma flessibile e bilanciata di un peso approssimativamente uguale a quello di una katana. Oltre a ciò ideò ed introdusse una protezione per i polsi, prototipo dei futuri kote.
In principio l'uso delle protezioni e delle nuove shinai non fu ben accetta da parte di molti discepoli che lo lasciarono per cercare altri maestri più legati alla tradizione. Tuttavia ci furono anche coloro che capirono l'importanza di poter colpire pienamente l'avversario durante gli allenamenti, sfruttando le protezioni per non recare danno, invece di doversi limitare e controllare il colpo, abbozzandolo appena, senza poterlo affondare pienamente.
Infine, Chuta, incrementò la sicurezza dei praticanti introducendo una protezione per il tronco, il do, e ridisegnando una shinai più leggera, molto simile a quelle oggi in uso, fatta di sole quattro liste di banboo e dotata di una spessa tsuba di cuoio ad ulteriore protezione delle mani.
In definitiva fu proprio grazie a queste innovazioni, introdotte da Chuta Nakanishi, ed all'incremento della popolarità del kendo rispetto al Kenjutsu che fece sì che altri maestri elaborassero, in seguito, altre protezioni per la testa, il men, e per i fianchi e l'inguine, il tare, completando in questo modo l'armatura.

Kaji Shin'emon Masanao
Fu discepolo di Ono Tadatsune e fondò, nell'era Tenwa (1681- 1684), la Kaji Ha Itto Ryu che pur in breve tempo, Kaji morì nello stesso anno di fondazione della scuola, acquisì fama ed ebbe riconoscimenti dallo shogun.

Ito Tenzen Tadanari
Il più giovane dei fratelli di Tadaaki, fu il fondatore della Ito Ha Itto Ryu , nell'era Hoei (1704-1711) scuola nota anche con il nome di Chuia Ha Itto Ryu secondo la lettura in cinese dell'ideogramma del nome Ito.

Kofujita Kange Juzaemon Toshinao
Diretto discepolo di Ittosai, fu invece il fondatore della Yuishi Itto Ryu, della quale, per altro, non rimangono note storiche al di la della fama che acquisì nel proprio territorio.

Terada Goroemon Muneari (1744-1825)
Fu il fondatore, nell'era Kansei (1746-1838) della Tenshin Itto Ryu , fondendo in parte, nella sua scuola, gli insegnamenti della Itto Ryu con la tradizione della scuola Tenshin Shoden Katori Shinto Ryu.

Henmi Tashiro Yoshitoshi (1746-1838)
Fondò la Kogen Itto Ryu della quale, per altro, non si hanno notizie storiche al di la della fama di spadaccino che Tashiro acquisì.

Chiba Shusaku Narismasa (1794-1855)
Fondò la Hokushin Itto Ryu nell'era Tempo (1830-1844).
L'essenza della Hokushin Itto Ryu era pienamente in armonia con gli insegnamenti del budo classico e dei suoi aspetti di disciplina anche spirituale, tuttavia Chiba Shusaku considerava la scherma un'arte individuale che trovava il suo culmine nel confronto fisico con l'avversario.
Shusaku stesso, oltre ad essere un ottimo spadaccino era grande e grosso, due condizioni che ne fecero uno dei più validi combattenti del suo tempo.
Tuttavia, nonostante egli sfruttasse pienamente la propria prestanza fisica per avvantaggiarsi nei combattimenti, sosteneva fermamente che la scherma dovesse basarsi su un'eccellente tecnica più che sulla cruda forza.
I quattro pilastri del suo insegnamento possono essere così riassunti: "in silenzio cammina (e) taglia alla giusta distanza".
In silenzio: agisci in modo efficiente, in ogni tempo e in ogni luogo, ma senza fare rumore.
Cammina: fai tutti i passi che la situazione richiede, ma falli con naturalezza, senza forzature e con sincerità.
Taglia: per allenarti usa le protezioni per poter ben sviluppare l'abilità di affondare il colpo e tagliare.
Alla giusta distanza: usa, per prepararti, un bokuto robusto e diritta, senza sori (curvatura), per meglio sviluppare la percezione della giusta distanza.
Shusaku e i suoi kenshi (istruttori collaboratori) della Hokushin Itto Ryu privilegiavano gli esercizi competitivi che assieme alla cura dello spirito, secondo la secolare tradizione di Ittosai , rappresentavano l'essenza del loro metodo di insegnamento. Tra l'altro, egli prima ed i suoi successori poi, incoraggiarono le competizioni tra i praticanti di kendo e tra questi ed i rappresentanti del naginatado, generalmente donne, tanto che tali gare divennero talmente popolari, nel folclore urbano, che la gente pagava per assistervi.

Ishiyama Sonroku (1828-1904)
Fu ancora un grande maestro della Itto Ryu , ricordato dalla tradizione, oltre che per la sua abilità di spadaccino, per la sua grande umanità e disponibilità, soprattutto, nei confronti dei propri discepoli.

L'eredità di Ito Ittosai Kagehisa prosegue, in epoca contemporanea, con grandi e venerabili maestri come Junzo Sasamori, noto in occidente per il suo testo "this is kendo", seguace della tradizione della Ono Ha Itto Ryu; Takano Kosei, caposcuola della odierna Nakanishi Ha Itto Ryu ed Ozawa Takaeshi della Hokushin Itto Ryu.
Inoltre forti elementi della tradizione della Itto Ryu si trovano ancora nella Shinkatato ryu e nella Kyoshin Meichi ryu, oggi entrambe operanti nel vasto mondo del kendo nipponico.
Infine, gli istruttori del dojo della polizia metropolitana di Tokyo, per tradizione, sono, da sempre seguaci della Ono Ha Itto Ryu.


RIFERIMENTI STORICI

Per meglio orientare il lettore, vengono di seguito elencati gli avvenimenti caposaldo della movimentata storia del Giappone, a partire dalla vittoria dei Minamoto sui Taira, nel XIIo secolo, alla restaurazione dello shogunato da parte di Ieyasu Tokugawa all'inizio del XVIIo secolo, all'era moderna, percorrendo in tal modo l'intero ciclo di vita dell'epopea dei grandi Samurai.

1180 Inizia la guerra Gempei che concluderà la lotta per il potere tra le casate Taira e Minamoto con la vittoria di questi ultimi.

1184 Gli ultimi superstiti del clan Taira, tra i quali l'erede ancora bambino, vengono uccisi nella battaglia navale di Dan No Ura.

1192 Yoritomo Minamoto viene proclamato Shogun e pone la sede del Bakufu (letteralmente: governo della tenda) nella città di Kamakura.

1199 Muore Yoritomo e tutto il potere, pur restando di nome in mano a Shogun di paglia della casata Minamoto, passa alla famiglia della vedova, gli Hojo, che lo conserverà sino al 1333.

1274 Primo tentativo d'invasione mongola delle coste giapponesi.

1281 Secondo tentativo, d'invasione.

1333 Dopo anni di guerre intestine tra le varie casate sparse per l'arcipelago ed il clan Hojo - Minamoto, esplode, per la conquista del potere, la guerra civile su larga scala che vedrà vincente la casata Ashikaga, ramo cadetto della famiglia Minamoto e acerrima nemica degli Hojo. Il castello di Kamakura viene distrutto con tutta la famiglia Hojo che, assieme ad altri 800 seguaci, farà seppuku per evitare l'onta della cattura.

1339 A Muromachi, quartiere di Kyoto, si insedia il nuovo Shogun Takauji Ashikaga, ma gli antichi alleati contro gli Hojo sono insoddisfatti e così ha inizio un ennesimo periodo di sanguinose guerre che sfoceranno nel Sengoku Jidai (letteralmente: periodo del paese in guerra).

1387 Nasce Izasa Choisai Ienao.

1447 Choisai fonda la Tenshin Shoden Katori Shinto Ryu.

1489 Muore, ultracentenario, Choisai.

1490 Nasce Tsukahara Bokuden.

1555 Nasce Ito Ittosai Kagehisa fondatore della Itto Ryu.

1565 Nasce Ono Jiroemon Tadaaki fondatore della Ono Ha Itto Ryu.

1572 Muore Tsukahara Bokuden.

1573 Dopo lunghe battaglie politiche e militari il generale Oda Nobunaga depone l'ultimo Shogun della casata Ashikaga, Yoshiaki, ed assume la reggenza del paese.
Unico residuo di resistenza gli viene dall'ancora potente clan Takeda. A coadiuvare Nobunaga alla guida del suo possente esercito vi sono due giovani ufficiali: Ieyasu Tokugawa e Hideyoshi Toyotomi, quest'ultimo figlio di un contadino di umili origini; entrambi avranno un ruolo chiave nella storia del Giappone.

1575 Nella battaglia di Nagashino, Oda Nobunaga, assieme a Ieyasu ed a Hideyoshi, sconfigge e distrugge definitivamente il clan Takeda. A tale avvenimento è ispirato il film di Kurosawa "Kagemusha".

1582 Con l'arma del tradimento, un feudatario minore, fedele agli Ashikaga, uccide in un agguato Oda Nobunaga. Per suo stesso volere gli succede Hideyoshi Toyotomi che però, essendo di umili origini, non può fregiarsi del titolo di Shogun ed assume quindi con quello di Taiko, governatore, la reggenza del paese.

1584 Rinsaldato il suo potere, Hideyoshi prosegue nell'opera di unificazione del Giappone iniziata da Nobunaga, sconfiggendo gli ultimi daymio ribelli dell'Honshu.
Restano fuori dalla sua giurisdizione le isole di Kyushu e di Shikoku ed i territori controllati dal suo ex compagno d'armi Ieyasu Tokugawa che tuttavia, nel corso dello stesso anno, gli giurerà fedeltà.

1585 Hideyoshi conquista l'isola di Shikoku.

1587 Hideyoshi inizia la campagna militare che porterà all'annessione al regno dell'isola di Kyushu.

1588 Per scongiurare possibili focolai interni di ribellione, Hideyoshi, con un editto, disarma tutte le classi sociali imponendo il divieto di portare la spada a chiunque non appartenga alla casta dei bushi. Le due spade, katana e wakizashi, divengono il simbolo anche esteriore del samurai.

1589 I daymio del nord fanno atto di sottomissione a Hideyoshi che, in tal modo, in soli cinque anni, completa l'unificazione di tutto il paese.

1592 Hideyoshi fa il primo tentativo di invasione della Corea.

1593 Seconda campagna militare per l'invasione della Corea. L'ambizione del Taiko è quella di usare la Corea come testa di ponte per la conquista della Cina, per acquisirne le ricchezze e per proclamarsi Imperatore della Cina stessa. La campagna militare, disastrosa per la resistenza incontrata, verrà interrotta alla morte di Hideyoshi.

1596 Inizia l'era Keisho (1596-1651) durante la quale Ito Ittosai Kagehisa fonderà la Itto Ryu.

1598 Muore il grande dittatore, come viene definito nella storia giapponese, Hideyoshi Toyotomi e gli succede il figlio Hideyori che all'epoca ha solo cinque anni. Durante la malattia Hideyoshi aveva nominato cinque reggenti col compito di guidare il paese sino alla maggiore età del figlio; tra i cinque vi era anche Ieyasu Tokugawa divenuto nel frattempo uno dei più grandi e potenti feudatari del Giappone. Nonostante i cinque avessero giurato fedeltà alla casata Toyotomi, alla morte del Taiko si crearono due schieramenti contrapposti che videro la preminenza, da una parte, di Ieyasu e, dall'altra, di Ishida Mitsunari; ancora una volta erano state poste le basi per un ennesimo periodo di guerre civili.

1600 Nella battaglia di Sekigahara l'esercito di Ishida e dei fedeli della casata Toyotomi è sconfitto dalle pur numericamente inferiori truppe di Ieyasu, da sempre imbattibile generale. Ishida viene preso prigioniero e poichè si rifiuta di fare seppuku viene giustiziato. Hideyori Toyotomi e la madre Yodogimi si ritirano, con i pochi fedeli rimasti, nel castello di Osaka.

1603 Ieyasu Tokugawa si proclama Shogun e porta la sede del Bakufu nella città di Edo, l'odierna Tokyo, allora piccolo villaggio di pescatori.

1605 Ieyasu, sessantatreenne, abdica passando il titolo di Shogun al figlio Hidetada, ma continua a gestire il potere in prima persona lasciando al figlio solo i compiti formali e cerimoniali legati al rango.

1614 Ieyasu, visti fallire i vari tentativi di controllare Hideyori Toyotomi, prima invitandolo inutilmente ad Edo, dove sarebbe stato suo ospite ostaggio, in seguito facendogli sposare una sua nipote, pone sotto assedio il castello di Osaka con un esercito forte di 100.000 uomini. A difendere Hideyori e la madre Yodogimi vi sono 90.000 uomini, quasi tutti ronin, ex samurai dei daymio fedeli ai Toyotomi, destituiti o uccisi dopo la battaglia di Sekigahara, tutti ansiosi di vendicare contro Ieyasu la propria sorte e quella dei propri signori. La prima parte della campagna contro Osaka non è fortunata ed all'inizio dell'inverno Ieyasu sospende i combattimenti.

1615 In primavera, dopo aver convinto Hideyori ad aderire ad un falso trattato di pace che, di fatto, lo indebolisce militarmente, Ieyasu scatena l'ultima offensiva che porterà alla conquista ed alla distruzione del castello di Osaka. Hideyori farà seppuku nel castello in fiamme, la madre Yodogimi verrà uccisa da un seguace per risparmiarle la cattura. Unica superstite della famiglia, per esplicito volere di Ieyasu, sarà la moglie di Hideyori, nipote dello Shogun. Quelle di Sekigahara ed Osaka saranno le ultime grandi battaglie del periodo feudale del Giappone, salvo piccoli fatti d'arme circoscritti, per tutto il resto del periodo Edo (1603-1867) non vi saranno altre guerre.

1616 Muore Ieyasu Tokugawa. Nel suo testamento, tra le altre cose, scrisse: ".... se gli appartenenti ad un ordine inferiore (contadini, artigiani e commercianti n.d.a.) vanno oltre a ciò che è lecito nei confronti di un samurai, se un feudatario di ordine inferiore è negligente nei confronti di un superiore, nulla impedisce che venga all'istante eliminato...."
Tale diritto del samurai che sarà conosciuto col nome kirisute gomen (letteralmente: uccidere ed andarsene), costituirà uno degli elementi di base del potere della nobiltà bushi per gli oltre due secoli dello shogunato Tokugawa.

1628 Muore Ono Jiroemon Tadaaki fondatore della Ono Ha Itto Ryu.

1653 Muore Ito Ittosai Kagehisa.

1665 Lo storico Yamaga Soko da per primo una definizione scritta del Bushido, la via del guerriero (7).

1867 Termina il periodo Edo, inizia l'era della restaurazione Meiji; il Giappone passa direttamente dallo stadio feudale all'industrializzazione, conseguenza dell'apertura all'occidente. Almeno sulla carta, viene eliminata la suddivisione della società in caste. La tradizione bushi, dapprima eliminata, verrà ripresa e strumentalizzata a soli scopi militaristici e nazionalistici. L'arte della spada sarà aperta a tutti senza più preclusioni di casta.

anni '30/40 La propaganda governativa sfrutta appieno la tradizione bushi per coinvolgere il paese in una logica di supremazia ed espansionismo militare che, dopo la guerra di Manciuria e la campagna del Pacifico, troverà il suo tragico epilogo ad Hiroshima e Nagasaky.

1947 I vincitori americani impongono al paese un governo ed una costituzione democratica di tipo occidentale e, pur permettendo il mantenimento dell'istituto Imperiale, tentano con tutti i mezzi di sradicare, anche con la proibizione della pratica delle arti marziali, la tradizione bushi.

anni '50/'60 Tutte le energie del paese vengono canalizzate nella nuova offensiva espansionistica, questa volta commerciale, attuata dal Giappone. I lusinghieri successi rinsaldano il mai sopito e tipicamente isolano, orgoglio nazionale che proprio nelle sue origini storiche e nella tradizione bushi troverà un indispensabile complemento e di ciò sarà sintomatico anche il rifiorire delle tradizionali arti marziali.

Oggi Si valuta che in Giappone vi siano oggi tra i 10 ed i 15 milioni di praticanti l'arte della spada, suddivisi nei grandi settori dello Iai, del kendo e del kenjutsu. Dieci quindici milioni di nuovi samurai.

FINE




NOTE

(1) La scuola Tenshin Shoden Katori Shinto Ryu fu fondata nel 1447 da Izasa Choisai Ienao (1387-1489). Choisai, per un periodo fu maestro di scherma dello Shogun Yoshimitsu Ashikaga, dopo vari eventi, anche cruenti, si ritirò presso il tempio shintoista di Katori, dove fondò la sua scuola. Il tempio di Katori, come quello poco distante di Kashima, era dedicato alle deità marziali e molti dei seguaci di Choisai furono sacerdoti shinto.

(2) Nagaide Chuyo fu il fondatore della Chuyo Ryu, nell'era Oei (1394-1428). La famiglia Chuyo servì per generazioni gli Shogun Ashikaga, Nagaide stesso succedette al padre come consigliere di corte. Yoshimitsu Ashikaga (1358-1408) essendo un ammiratore dello speciale stile di scherma di Nagaide lo nominò maestro di scherma della casata Ashikaga.
Nagaide ebbe molti discepoli ed alcuni di loro fondarono nuove scuole come la Tomita Ryu fondata da Tomita Kuroemon Naga'ie all'epoca dello Shogun Yoshimasa (1436-1490), diretta poi dal figlio Tomita Kaga'ie ed in seguito dal nipote Tomita Kagemasa.
Dalla Tomita Ryu derivò la Kanemaki Ryu di Kanemaki Jisai, diretto allievo di Kagemasa, ma della quale non si hanno notizie salvo quella che di Kanemaki fu allievo il giovane Ito Ittosai Kagehisa.

(3) Originario del villaggio di Yagyu, nella provincia di Yamato, oggi Prefettura di Nara, il giovane Muneyoshi Yagyu (1527-1606) iniziò gli studi di scherma sotto l'abile guida di Kamiizumi Ise No Kami, caposcuola della Shinkage Ryu. Presto il giovane Muneyoshi divenne un abile spadaccino ed entrò al servizio di due grandi signori, Oda Nobunaga prima ed Ieyasu Tokugawa poi, e di quest'ultimo divenne istruttore personale. In quest'epoca fondò la Yagyu Ryu che ben presto diventò una delle più note scuole di tutto il Giappone.
Suo figlio Munenori Yagyu (1571-1646), attento studente alla scuola del padre, ne seguì i passi diventando anche lui istruttore di Ieyasu e del figlio Hidetada. Dopo la battaglia di Sekigahara, per i suoi meriti, Ieyasu gli assegnò un feudo, nella provincia di Yamato, ed un appannaggio annuo di 2.000 koku di riso. In seguito, sempre da Ieyasu, Munenori fu nominato governatore della provincia di Tajima. Per le sue dimostrate capacità di amministratore fu poi elevato al rango di Ometsuke (capo della polizia dello Shogun). La vita di Munenori è stata ed è ancora una fonte inesauribile di racconti e sceneggiature cinematografiche molte delle quali derivano anche dalla sua rivalità con Ito Ittosai Kagehisa, altro istruttore della casata Tokugawa.

(4) La società feudale nipponica era divisa in quattro caste, rigidamente separate, costituite, partendo dal vertice della gerarchia, da: Shi, la classe dei samurai, No, i contadini, Ko, gli artigiani e Sho, i commercianti. A tale suddivisione si aggiungevano, ai due estremi, i daymio, nobili feudatari, comunque appartenenti alla classe Shi, collocati al vertice della piramide sociale, e gli Eta, gli intoccabili, infimo grado della gerarchia umana, destinati ad occupazioni vietate alle altre caste da vincoli religiosi o di costume come seppellire i morti, conciare le pelli e macellare gli animali. Al di fuori di tale gerarchia, oltre al Tenno, l'Imperatore, vi era la classe medica, alcune categorie di artisti filosofi ed i sacerdoti, categorie libere di operare in qualunque contesto sociale.

(5) Il termine HEJO assume differenti significati a seconda che l'ideogramma venga letto in forma cinese o giapponese. In cinese il termine significa "la via della pace" mentre in giapponese "la via del soldato". Il celebre Miamoto Musashi ne parlerà poi, nel suo Gorin No Sho, Il Libro die Cinque Anelli, dandogli il significato di strategia.

(6) Molte storie sono state scritte su Tsukahara Bokuden (1490-1572). Crebbe nel villaggio di Tsukahara, nella Prefettura di Ibaraki e fu introdotto al kenjutsu da suo padre Kakuken Urabe, sacerdote shinto del santuario di Kashima e seguace della Tenshin Shoden Katori Shinto Ryu. Il giovane Bokuden imparò bene le lezioni del padre ed in pochi anni divenne uno dei migliori spadaccini del suo tempo; si dice che sostenne 37 duelli senza mai essere sconfitto. Il suo valido stile era dovuto essenzialmente al grande impegno ed alla concentrazione che metteva nello studio delle varie tecniche.
Caratteristiche queste che pretese anche dai suoi allievi nelle varie scuole dove prestò la sua opera e dove fu conosciuto anche come strenuo sostenitore dell'arte della pazienza. Pur invecchiando Bokuden continuò ad essere un buon spadaccino ed un valido maestro fino a quando non si ritirò, eremita, su una montagna, dedicandosi a vita contemplativa. Per anni, molti giovani samurai si recarono a fargli visita per chiedere consigli e riceverne gli insegnamenti, ormai più filosofici che marziali. Bokuden divenne uno dei massimi esponenti del buddismo zen della sua epoca. Morì in pace, per cause naturali, ottantatreenne, nel terzo anno dell'era Genki.

(7) Uno dei primi a trattare per iscritto del Bushido, la "via del guerriero", è un erudito del XVIIo secolo che, tra le altre cose, ci ha lasciato scritto: "... ciò che il samurai deve fare è riflettere sul suo posto nell'ordine delle cose e per ciò deve servire lealmente il suo signore, essere fedele agli amici, rispettare gli obblighi che esistono tra padre e figlio, tra fratello maggiore e fratello minore, tra marito e moglie e dedicarsi anima e corpo al suo dovere. Benchè questi siano i doveri morali che tutti dovrebbero osservare, i contadini, gli artigiani ed i mercanti sono troppo impegnati nelle loro occupazioni e quindi non possono sempre agire in armonia con la "via". Il samurai è libero da questi impegni e quindi può seguire la "via" e se qualcuno delle classi comuni trasgredisce, il samurai lo punisca sommariamente... ", ed ancora: "... non è bene che il samurai conosca le virtù marziali e civili e non le metta in pratica. Quindi sia sempre fisicamente pronto ad ogni chiamata e si sforzi nello spirito ad adempiere alla "via" nei rapporti tra signore e suddito, tra amico e amico, tra padre e figlio, tra fratello maggiore e minore, tra marito e moglie. Nel cuore coltivi la pace, ma abbia le armi sempre pronte all'uso... ", ed infine: "... le tre classi comuni lo riconoscano (il samurai - nda) loro maestro e lo rispettino e, seguendo i suoi insegnamenti, riescano a capire ciò che è fondamentale e ciò che è secondario. In ciò consiste la "via del samurai", il modo in cui si guadagna vitto, vestiario e alloggio, il modo per cui il suo cuore è in pace e gli permette di ripagare gli obblighi verso il suo signore,..."


BIBLIOGRAFIA

- DONN F. DRAEGER - THE MARTIAL ARTS AND WAYS OF JAPAN: VOL. 1 o CLASSICAL BUJUTSU - ed. Weatherhill, New York e Tokyo.
- DONN F. DRAEGER - THE MARTIAL ARTS AND WAYS OF JAPAN: VOL. 2 o CLASSICAL BUDO - ed. Weatherhill, New York e Tokyo.
- REINHARD KAMMER - THE WAY OF THE SWORD - ed. Arkana, London, Boston e Henley on Thames.
- H. REID & M. CROUCHER - LA VIA DELLE ARTI MARZIALI - ed. Red, Como.
- JUNZO SASAMORI & GORDON WARNER - THIS IS KENDO - ed. Tuttle, Rutland (Vermont) e Tokyo.
- RICHARD STORRY - SAMURAI: I GUERRIERI ARISTOCRATICI - ed. Istituto Geografico De Agostini, Novara.
- STEPHEN R. TURNBUL - SAMURAI - ed. Rizzoli, Milano
- aa.vv. - IL GIAPPONE DEGLI UOMINI MITO - ed. Curcio i Viaggi, Milano.
- aa.vv. - L'ARCIPELAGO GIAPPONESE - ed. Istituto Geografico De Agostini, Novara.













back - home