PUBBLICATO L’ULTIMO VOLUME DELLA COLLANA

 CHIUDERE IL CERCHIO

RECENSIONE DI GRAZIA DELL’OGLIO

 

 

E’ appena stato pubblicato il quarto ed ultimo volume della collana di testimonianze “Chiudere il cerchio”, imperniata sulle vicende della Venezia Giulia e della Dalmazia durante il Novecento. Il libro, scritto da Guido Rumici ed Olinto Mileta, autori ben noti al pubblico per i numerosi lavori dedicati a diversi aspetti della storia del confine orientale d’Italia, è stato editato dall’A.N.V.G.D. di Gorizia (Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia) e dalla M.L:H. (Mailing List Histria).


Il volume è frutto della lunga ed ininterrotta ricerca di testimonianze che i due autori hanno iniziato a raccogliere già negli anni Novanta sia nel variegato mondo degli esuli istriani, fiumani e dalmati che tra le Comunità degli Italiani rimasti a vivere nelle terre cedute all’ex Jugoslavia. Questa ricerca sulle diverse anime del popolo giuliano-dalmata lacerate dai conflitti del Novecento rappresenta la peculiarità della collana “Chiudere il cerchio” che è stata sin dall’inizio una novità rispetto alle preesistenti opere di memorialistica che in passato avevano caratterizzato i lavori pubblicati da una parte e dell’altra del confine. L’aver messo insieme le storie e le vicende di chi aveva lasciato l’Istria, Fiume e la Dalmazia, di chi era rimasto nella propria Terra Natale, di chi era partito e poi era ritornato, di chi era giunto in Jugoslavia per costruire il socialismo, di chi invece era partito per emigrare oltre Oceano, l’aver costruito un grande mosaico di tutte queste diverse opzioni, ha rappresentato un lavoro difficile e coraggioso che Guido Rumici e Olinto Mileta hanno voluto compiere, consci che una parte dei potenziali lettori non avrebbe approvato questa scelta. Indubbio merito va anche all’A.N.V.G.D. di Gorizia e alla M.L.H. che hanno sempre creduto in questa linea di apertura verso una conoscenza a tutto campo delle varie scelte compiute dai giuliani e dai dalmati nei momenti più drammatici e difficili del Novecento.
 

Da pochi anni le tormentate vicende del confine orientale d’Italia nel corso del secolo scorso sono tornate alla ribalta dell'opinione pubblica nazionale grazie anche all’introduzione della ricorrenza del Giorno del Ricordo. La Venezia Giulia e la Dalmazia, terre di frontiera, di incontro e talvolta di scontro, tra popoli e culture diverse, sono state oggetto di eventi drammatici che hanno mutato in meno di cento anni l’immagine e l’essenza di questi territori, con diversi cambi di sovranità e numerosi spostamenti delle linee di confine che hanno provocato traumi e lacerazioni in buon parte della popolazione interessata. Sarebbe tuttavia sbagliato ridurre la storia di queste regioni ai soli periodi in cui prevalsero momenti e fatti drammatici sfociati anche e purtroppo in vere e proprie atrocità, perché l’insieme delle relazioni umane di questi popoli, dei loro commerci, delle commistioni sociali e culturali, ha storicamente prodotto anche lunghi periodi di convivenza e reciproco rispetto tra le varie etnie in una terra da sempre plurilingue.
 

Le vicende raccontate in questa collana, al termine di un progetto pluriennale di ricerca di testimonianze, hanno così cercato di poter contribuire, sebbene in piccola parte, alla ricostruzione di quel grande mosaico che è stata la storia della comunità giuliana e dalmata nel periodo considerato, sia in tempo di guerra che in tempo di pace.
 

Il rischio di fare una semplice miscellanea di ricordi slegati tra loro è stato ben presente nei due autori, soprattutto per l’estrema varietà degli argomenti raccolti. Ciò nonostante, l’estrema difficoltà nel reperire in futuro ulteriori testimonianze ci ha convinto comunque dell’utilità di dare alle stampe queste raccolte, anche se spesso non riconducibili ad un unico filone se non quello temporale.
 

La scansione dei vari volumi di questo progetto pluriennale si è snodato in un percorso diacronico che è andato dall’inizio del Novecento fino ai giorni nostri e quindi in una divisione della collana nei diversi libri in successione cronologica. Il percorso di questi racconti si è così articolato attraverso l’inizio del secolo con il Primo conflitto mondiale e gli anni del Ventennio (trattati nel primo volume), il Secondo conflitto mondiale (trattato nel secondo volume) ed il lungo, anzi lunghissimo, dopoguerra che per molti versi durò sino agli anni Sessanta (periodo trattato nel terzo e nel quarto volume).
 

L’ultimo e quarto volume appena pubblicato ha in particolare descritto:

- l’inserimento degli esuli nelle nuove realtà di insediamento dopo la loro partenza dalle terre cedute alla Jugoslavia, con i lunghi periodi passati nei Campi Raccolta Profughi (C.R.P.) e nelle altre strutture ricettive;

- la dispersione di tante migliaia di esuli che lasciarono l’Italia e andarono soprattutto oltre oceano, in Australia e nel continente americano;

- la sorte di chi invece rimase a vivere nella nuova Jugoslava di Tito; il ritorno di Trieste all’Italia nel 1954 ed i tempi difficili di chi visse quel periodo storico di qua e di là della linea di frontiera.
Ha chiuso il volume, e quindi la collana, il capitolo dedicato alla tematica del ritorno ed alle emozioni e sensazioni vissute da quelle persone che scelsero di tornare, nel tempo, a rivedere i propri Paesi lasciati con l’esodo e le case ed i beni abbandonati oltre confine.
 

La scelta di ritornare a vedere i luoghi del proprio passato è stata fatta solo da una parte degli esuli, dato che molti di loro hanno preferito fare invece la scelta opposta. Nello stesso modo anche la scelta di instaurare rapporti con coloro che erano rimasti in Istria, a Fiume e in Dalmazia non è stata condivisa da una parte degli esuli. L’aver deciso di partire o di restare, laddove si poté effettivamente scegliere, non fu facile dato che si trattò quasi sempre di scelte dolorose ed irreversibili che contribuirono a mutare vistosamente il tessuto e l’immagine di una regione di frontiera.
 

L’idea di questa raccolta è nata ormai molti anni fa quando i Curatori si erano accorti di occuparsi, con tempi e modalità diverse, allo stesso tipo di recupero delle testimonianze di coloro che, da un parte e dall’altra del confine, avevano vissuto in prima persona le vicende del Novecento giuliano e dalmata. Guido Rumici si era dedicato soprattutto alla ricerca delle motivazioni che avevano spinto le persone a partire o restare, specialmente nel volume “Fratelli d’Istria. Italiani divisi” (Mursia editore, Milano, 2001) ed all’analisi dei fatti del dopoguerra sul confine orientale. Olinto Mileta si era dedicato soprattutto alle indagini demografici sui censimenti delle Terre Cedute con il volume “Popolazioni dell’Istria, Fiume, Zara e Dalmazia” (A.D.ES., 2005).
 

Negli anni successivi molte persone hanno deciso di collaborare con questo progetto che si è potuto concretizzare sia grazie al contributo dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (A.N.V.G.D.) di Gorizia, sempre sensibile ed attenta alla storia di queste terre, sia grazie alla collaborazione della Mailing List Histria (M.L.H.), da tempo impegnata in questa opera di raccolta grazie anche, ma non solo, allo strumento informatico (www.mlhistria.it) che ne ha contraddistinto e ne caratterizza tuttora l’azione.
 

Le persone contattate ed intervistate da Guido Rumici e da Olinto Mileta nel corso dell’intera collana sono state centinaia e, nella presentazione, i due autori hanno chiarito che solo le comprensibili esigenze di spazio e di sintesi li hanno obbligati a stampare purtroppo solo una parte del vasto materiale raccolto negli anni. Nei quattro volumi sono state così pubblicate 309 testimonianze con il contributo di 162 autori, ma un numero ben più ampio è rappresentato dai testi che non sono potuti essere presenti sulle pagine della Collana. Il risultato ottenuto con la pubblicazione dei quattro volumi è comunque significativo e la speranza è che la diffusione della collana possa essere più ampia possibile sia nel mondo degli esuli che tra i residenti in Istria, a Fiume ed in Dalmazia.

 

                                                                Prof.ssa Grazia Dell’Oglio

aprile 2016