LA LUNGHEZZA FOCALE
La lunghezza focale di un obiettivo è la distanza fra il
centro della lente e il piano della pellicola quando il fuoco è all'infinito.
Nel caso di obiettivi con n-lenti in più gruppi, si tratta della distanza fra il
piano della pellicola ed il punto "centrale" dell'obiettivo, che
non si trova necessariamente a metà dell'obiettivo stesso
(dipende, infatti, dallo schema ottico).
A seconda dei formati (cioè della grandezza del negativo), definiamo
lunghezza focale "normale" quella che più si avvicina
ad una normale visione ad occhio nudo; si tratta
di una lunghezza equivalente alla diagonale del negativo.
Nel caso del formato 35mm (24x36), l'obiettivo "normale" è il 50mm (in realtà, sarebbe il 43mm).
Nel caso del formato 6x6, l'obiettivo "normale" è l'80mm (84mm per l'esattezza).
Questo vuol dire che se scattiamo una foto con un 80mm, in formato 6x6,
otteniamo lo stesso angolo di copertura
che avremmo scattando con un 50mm, in formato 24x36.
L'immagine è la stessa? Non proprio: oltre al fatto di avere un negativo più grande (che ci permette ingrandimenti
maggiori e di miglior qualità), l'80mm ha una profondità di campo più ridotta, a parità di apertura; questo ci consente di ottenere effetti creativi diversi (ad esempio, è più
semplice isolare un soggetto in primo piano, sfocando lo sfondo).
Supponiamo di dover riprendere la situazione mostrata sopra a sinistra con un obiettivo di 50mm e con i formati mostrati a destra.
Quadrato rosso = 6x6;
Rettangolo grigio = 24x36 (il classico 35mm);
Rettangolo blu = CCD di una digitale compatta (in pratica, una matrice di punti: mezzo pollice di diagonale).
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La situazione viene ripresa con i vari formati: osserviamo che, avendo una stessa focale fissa,
la riduzione del negativo si traduce in una minor copertura di campo.
Con il 6x6, riusciamo a coprire quasi tutta la scena; con il 24x36 dobbiamo effettuare
un taglio che ci fa perdere totalmente il contesto. Il CCD coglie solo un particolare.
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Le tre foto riportate qui sotto mostrano i risultati dei tre scatti effettuati, ripeto,
con i tre diversi formati e con una focale fissa (reale) di 50mm.
Per una migliore visione, abbiamo mantenuto la stessa dimensione delle tre foto, riducendo il formato 6x6 ed ingrandendo il CCD.
Queste foto mostrano uno dei principali problemi delle macchine fotografiche digitali compatte
(che sono le più diffuse, visto il costo delle reflex).
Essendo il CCD molto piccolo, abbiamo un "effetto tele" di 1:5 rispetto al formato 24x36.
Nelle digitali reflex (con un CCD molto più grande), il rapporto è di 1:1,5. Questo problema è meno evidente.
Cosa avviene, in pratica?
Prendiamo come punto di riferimento il formato classico 24x36.
Il 50mm è l'obiettivo "normale": in questo caso, con un'inquadratura verticale, riusciamo a prendere più soggetti.
Se usiamo il 6x6, la copertura è molto più estesa: il 50mm (del 6x6) corrisponde ad un 30mm (grandangolo) del 24x36.
L'opposto avviene usando il 50mm con un CCD da mezzo pollice: abbiamo appunto un effetto tele abbastanza marcato equivalente ad un 250mm nel formato 24x36.
Di solito, desideriamo ottenere , anche nel digitale, la stessa copertura di un 50mm (del formato 24x36); allora, siamo costretti ad usare (per il piccolo CCD da mezzo pollice) un obiettivo da 10mm,
con tutto quello che ciò comporta in termini di profondità di campo.
Quando leggiamo che una macchina digitale compatta ha uno zoom 35-105 (rapportato al formato 24x36), significa che lo zoom è, in realtà,
un 7-21mm! Ecco perché viene sempre tutto a fuoco!
Un ulteriore esempio servirà a chiarire la questione.
La foto sotto a sinistra è stata ripresa con un 40mm (formato 24x36).
Se avessi scattato la stessa foto con una compatta digitale, avrei ottenuto lo stesso risultato,
a patto di usare un 8mm.
Infatti, il 40mm (in pratica un 200mm del formato 24x36) mi riduce l'inquadratura alla zona illuminata al
centro con il risultato riportato qui sotto.
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L'effetto zoom non è ottenuto con ottiche lunghe; ma è causato semplicemente dal minor angolo
di copertura, che deriva dalla ridotta dimensione del negativo (in questo caso, un CCD da mezzo pollice).
La conseguenza più evidente è una profondità di campo molto estesa.
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Sarebbe un errore pensare che questo sia sempre un problema; infatti,
in certe situazioni, l'estensione della profondità di campo può consentirci
interessanti effetti creativi, come nelle foto mostrate qui sotto.
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